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ANALISI DELLE STRUTTURE INFORMATIVE NELLA CINEMATOGRAFIA SPAGNOLA DI ATTUALITÀ

2.1 U NA DOVEROSA PREMESSA STORIOGRAFICA

Lo studio del cinema spagnolo, e, nel caso specifico, del cinema spagnolo di attualità legato al contesto della guerra civile, comporta una serie di riflessioni, nonché di limitazioni, su cui è doveroso porre l’attenzione. In primo luogo, la poca storiografia disponibile sul tema causa una sorta di difficoltà aprioristica nell’individuare un filo conduttore comune che sia alla base di una ricerca che cerca di muoversi in questa direzione. Al tempo stesso però, pur riconoscendo il grande contributo che le analisi esistenti hanno apportato allo studio del cinema spagnolo di attualità, permane una prospettiva parziale della rappresentazione della guerra. Un punto di vista, questo, che deve necessariamente essere accompagnato da un discorso più ampio, che restituisca un’immagine complessa del rapporto tra cinema e guerra. Paradossalmente, proprio la presenza nella Spagna della guerra civile di più punti di vista così eterogenei – quello repubblicano e quello nazionalista – aiuta a comprendere la genesi e l’evoluzione della complessa macchina propagandistica che

si è messa in moto durante gli anni del conflitto, connotando di fatto la comparazione di una valenza positiva. Sulla base di tali premesse, uno studio critico del cinema spagnolo potrebbe essere in grado di fornire un quadro complesso e articolato che rispecchia alla perfezione le diverse sfumature politiche, ideologiche e sociali presenti nel paese all’indomani del 18 luglio.

In Italia, un tentativo di definire storiograficamente la cinematografia spagnola si evince dai contributi, qualitativamente ricchi ma quantitativamente limitati, forniti da Román Gubern all’interno del complesso lavoro di elaborazione sulle cinematografie mondiali proposto da Gian Piero Brunetta.121 Si tratta certamente di uno studio esaustivo e dettagliato che presenta un quadro altrettanto ampio e articolato degli sviluppi, dei caratteri e delle identità delle singole cinematografie nazionali dell’Europa. Se in Italia, gli studi sul cinema spagnolo sono stati a lungo trascurati e i caratteri di una nascente cinematografia nazionale non sono mai stati oggetto di un’indagine storiografica accurata, ciò è probabilmente imputabile alla volontà di articolare le proprie ricerche in una dimensione dall’impianto prettamente nazionale, che sottovaluta il valore esplicativo della comparazione con altre culture, altre regioni, altre cinematografie e il supporto fondamentale che essa avrebbe potuto fornire in un contesto di ricerca più ampio.

In Spagna, l’approccio al tema è naturalmente diverso. Lo stesso Román Gubern si è dedicato a lungo all’analisi del cinema nazionale, dedicandosi ad importanti riflessioni sul cinema della guerra civile. 122 Dai suoi studi emerge non una storia “estetica” ma una storia “politica” del cinema spagnolo dove, periodo dopo periodo, fenomeno dopo fenomeno, tendenza dopo tendenza, si determinano i caratteri particolari della genesi della produzione cinematografica, proponendo una ricostruzione che, per l’ampiezza del periodo preso in considerazione e per la vastità di un orizzonte storiografico in cui il più tradizionale dei mass media è al centro dell’attenzione, documenta un importante spaccato del cinema europeo di questo

      

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Sull’argomento si veda lo studio di G. P. Brunetta, Storia del cinema mondiale. L’Europa. Le cinematografie nazionali, Torino, Einaudi 1999

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Uno degli ultimi contributi dello storico catalano risale al 1999, in un’opera collettanea. Cfr. R. Gubern, “El cine sonoro (1930-1939)”, in AA.VV., Historia del cine español, Madrid, Cátedra 1999, pp. 123-181. Dello stesso autore si vedano anche importanti studi anteriori che indagano soprattutto sul rapporto tra cinema e guerra civile. Cfr. El cine español en el exilio, 1936-1939, Barcelona, Ed. Lumen 1976; El cine sonoro en la II República, Barcelona, Ed. Lumen 1977; 1936-1939, la guerra de España en la pantalla, Madrid, Filmoteca Española 1986

secolo. Se si guarda alla produzione storiografica spagnola, ci si accorge che gli studi sulla cinematografica relazionati con la guerra civile sono abbastanza recenti, ad eccezione di qualche storico esempio.123 Si tratta di lavori particolari che nascono, con buona probabilità, dalla necessità di portare alla luce tutti gli aspetti del conflitto che sono stati taciuti nel corso della dittatura. All’alba del nuovo secolo viene pubblicato l’innovativo lavoro di Magí Crusells, uno storico catalano, Guerra civil

española: cine y propaganda, una panoramica nazionale e internazionale sull’uso del

mezzo cinematografico, come arma politica e di propaganda, durante il triennio bellico. Ma anche un’accurata analisi metodologica che mette in luce la necessità dell’interazione tra il cinema e la storia nella dimensione ampia della ricerca storica.124 È interessante notare quanto negli ultimi tempi, il proliferare di termini come “mito” e “memoria” abbiano caratterizzato e delineato la complessa sfera della guerra civile spagnola; entrambi rivelano il crescente interesse degli storici nell’indagare sui molteplici fattori di natura politica che hanno generato il conflitto. Il cinema costituisce, in un simile contesto, lo spazio più idoneo per affrontare il tema in questa duplice dimensione.

Dopo la fine della dittatura franchista, ma soprattutto dopo la fine di quel delicato processo che è stata la transizione democratica, cominciano a fiorire, seppur timidamente, studi complessi sulla guerra civile, nel tentativo di rompere il silenzio sui temi più scottanti legati al conflitto e uscire fuori da quell’atteggiamento di amnesia collettiva in cui gli spagnoli avevano volutamente scelto di chiudersi. Tale mutamento politico, identificato più volte come una sorta di «pacto del olvido», tra gli esponenti dell’élite franchista e quelli dell’opposizione di sinistra, mirava a seppellire fatti e misfatti della dittatura, per garantire una transizione indolore verso la democrazia. Si trattava di un accordo politico necessario per dar vita ad una nuova fase nella storia della Spagna, un accordo che aveva un prezzo molto alto giacché obbligava a rimuovere dalla memoria collettiva e individuale tutti i crimini e gli orrori legati alla guerra civile e al franchismo producendo – secondo una definizione       

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Come si avrà occasione di vedere più avanti, il riferimento è al testo El cine del Gobierno Republicano entre 1936 y 1939, curato da R. Alvarez, R. Sala y J. Perucha in occasione del 21° Certamen Internacional de Cine Documental, tenutosi a Bilbao nel 1979 e al già citato lavoro di R. Gubern, El cine español en el exilio, 1936-1939, apparso nel 1976.

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Cfr. M. Crusells, Guerra civil española : cine y propaganda, Barcelona, Ariel Cine 2000. Dello stesso autore si veda anche Cine y guerra civil española: imagenes para la memoria, Madrid, Ed. J. Clementine, 2006

dello storico Gabriele Ranzato – un’ipertrofia della memoria.125 Di fatto dal 1975 in poi, la classe dirigente della transizione ha ritenuto che la neonata democrazia fosse una creatura troppo fragile per venire esposta alla prova della verità sul franchismo. E fragile lo era davvero, la democrazia spagnola dei tardi anni Settanta e dei primi anni Ottanta: minacciata alla sua destra da un esercito nostalgico e tendenzialmente golpista, alla sua sinistra dai sanguinosi furori del terrorismo basco.126 Ma sia l’impossibilità politica di raccontare la verità sul franchismo, sia l’immunità giudiziaria garantita agli epigoni della dittatura dall’amnistia del 1977, hanno alimentato la frustrazione, lo scandalo, la rabbia dei discendenti delle vittime.127

Tuttavia, come sottolinea Vicente Sánchez-Biosca, il «pacto del silencio» costituisce una semplificazione inammissibile del periodo in questione poiché pecca di anacronismo. La transizione alla democrazia viene interpretata non come un successo ottenuto dallo Stato e dalle forze politiche che vi erano coinvolte, quanto piuttosto come un processo; un processo sicuramente incerto per molto tempo che, per essere analizzato in maniera esaustiva, ha bisogno di una lettura approfondita di tutte le contraddizioni che caratterizzarono il periodo. E una delle incertezze fu proprio la richiesta paradossale proveniente dalle forze politiche che per costruire un nuovo futuro bisognasse rinunciare a fare i conti con quel passato doloroso che riguardava un intero un paese.128 Proprio durante la fase della transizione verso la       

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Sull’argomento si veda l’ultimo lavoro di G. Ranzato, Il passato di bronzo. L’eredità della guerra civile nella Spagna democratica, Bari-Roma, Laterza 2006

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Il più grave pericolo per la democrazia era costituito dal terrorismo dell’Eta, l’organizzazione dell’indipendentismo basco di ispirazione marxista-leninista, che nel corso della transizione mise a segno un crescendo impressionante di attentati provocando, nel periodo compreso tra il 1975 e il 1982, 354 vittime, con un’incidenza maggiore nel 1980. L’area delle operazioni non era limitata al solo Paese Basco, ma riguardava tutto il territorio nazionale. L’esercito invece, che era stato il nucleo essenziale del regime franchista, comprendeva soprattutto tra i quadri più giovani, alcuni settori favorevoli ad una democratizzazione moderata del paese; tuttavia, i nostalgici del regime, o quelli propensi a stabilire un regime semiautoritario, erano ancora largamente presenti. Proprio da questi, i comandi superori dell’esercito, provenivano segnali di insofferenza rispetto al cambiamento che si andava delineando, mettendo a dura prova tutto il processo di transizione. Ibidem, pp. 28-31. Per uno studio più approfondito sull’Eta, si veda A. Botti, La questione basca, Milano, Mondadori 2003

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La Spagna ha pagato il carattere indolore della transizione della fine degli anni 1970 fra dittatura e giovane democrazia con un relativo occultamento dei dolorosi scheletri nell'armadio ereditati dal franchismo e dalla guerra civile. Di fatto, la legge d’amnistia approvata nel 1977 in nome della riconciliazione nazionale, sanciva l’impunità per i responsabili franchisti dei crimini commessi nel corso della guerra civile e nel lungo periodo della dittatura, scatenando la rabbia delle famiglie delle vittime. Si veda sull’argomento, l’innovativo studio di J. Rodrigo, Vencidos. Violenza e repressione nella Spagna di Franco, Verona, Ombre Corte 2006

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È questa la tesi esposta da V. Sánchez-Biosca in “Tiempos de deconstrucción. El espíritu analítico de la transición” , un interessante saggio contenuto in V. Sánchez-Biosca, Cine y guerra civil española. Del mito a la memoria, Madrid, Alianza Editorial 2006, pp. 243-250

democrazia, storicamente collocata tra il 1975 e il 1982, ovvero tra la morte del generale Franco e la vittoria elettorale del PSOE, fiorisce un approccio critico verso la storiografia cinematografica della guerra civile.129 L’espressione più concreta del nuovo approccio scientifico è data dalla pubblicazione degli atti del secondo incontro di studi “Revision historica del cine documental español”, tenutosi a Bilbao nel 1979. Il testo che ne deriva, El cinema del Gobierno Republicano entre 1936 y 1939, (Bilbao, 21° Certamen Internacional 1980), curato da storici del cinema tra cui figurano Rosa Alvarez, Ramon Sala e Julio Pérez Perucha è un libretto di poco più di venti pagine in cui sono esposti i contenuti delle relazioni presentate al convegno. In realtà, si tratta di un lavoro di notevole rilevanza poiché rappresenta in assoluto il primo studio critico sul cinema documentale repubblicano negli anni della guerra civile.130

Pur tenendo in considerazione il complesso apparato storiografico spagnolo sul tema, che nel corso degli anni si è andato arricchendo di considerazioni e spunti di riflessione di notevole importanza, sicuramente lo studio più rappresentativo per un’analisi del cinema di attualità rimane il volume a quattro mani di Alfonso Del Amo e Maria Luisa Ibáñez, Catálogo general del cine de la guerra civil, pubblicato per la prima volta nel 1996 dalla casa editrice Cátedra con la partecipazione della Filmoteca Española di Madrid. Si tratta di un lavoro di oltre mille pagine, all’interno del quale viene presa in esame tutta la produzione filmica nazionale e internazionale che abbia una qualsiasi relazione col conflitto spagnolo, prodotta sia durante la guerra che negli anni successivi. Il nucleo centrale di questa opera risiede nel

      

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È interessante osservare come gli storici spagnoli così come i politici che si occupano di rilevare le contraddizioni insite nella transizione democratica abbiano opinioni assai differenti, che riguardano in primo luogo la datazione effettiva che diede inizio al processo. Alcuni sostengono che la transizione abbia avuto inizio esattamente in coincidenza con la morte di Franco, altri rievocano l’incontro di Monaco del 1962 quando per la prima volta esponenti di destra ed esponenti di sinistra si strinsero la mano. Sulla data della conclusione, alcuni la situano nel momento in cui il PCE (il Partido Comunista Español) torna alla legalità, dopo la morte di Franco; altri intravedono nella data delle prime elezioni democratiche, quelle del 1977, l’inizio di un nuovo percorso, frutto degli sforzi compiuti nel periodo della transizione, altri ancora spostano la conclusione del processo di transizione al 1982, anno della vittoria elettorale dei socialisti. Ibidem, p. 244

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Ancora prima del lavoro curato da R. Sala, R. Alvarez e J. Pérucha, è opportuno segnalare la presenza in Spagna di un testo di carattere generale, edito nel 1972. Sebbene non vi sia un rapporto di continuità né tra gli autori, né tra le linee ideologiche seguite, lo studio di Carlos Fernández Cuenca (giornalista, storico del cinema e critico cinematografico legato agli ambienti del franchismo) La guerra de España y el cine, Madrid, Editorial Nacional, è considerato un riferimento storiografico importante, giacché per la prima volta, durante il periodo franchista, si indaga sul complesso rapporto tra cinema e conflitto civile spagnolo.

proporre al lettore un panorama filmico estremamente differenziato, considerando tutto quanto è stato prodotto dal 1936 al 1995, dai notiziari cinematografici ai film di fiction, alle produzioni per la televisione. Il contenuto del volume non è solo il risultato di una ricerca durata dieci anni, ma è anche il frutto di un lungo e complesso lavoro di catalogazione di tutto il materiale cinematografico prodotto sul tema della guerra civile, arricchito da indici tematici e cronologici e da studi preliminari sui diversi aspetti storici, legali e documentali della rappresentazione audiovisiva di quello che è stato, senza alcun dubbio, l’evento storico più rilevante della storia della Spagna del XX secolo. Un supporto fondamentale, ma anche un punto di partenza per il reperimento di dati, numeri, statistiche e pubblicazioni ufficiali in relazione all’attività cinematografica di ogni singolo paese europeo che nel corso degli anni si è interessato alla rappresentazione del conflitto spagnolo.

Solo sulla base di questa premessa storiografica è possibile dunque costruire un lavoro indirizzato verso l’analisi della cinematografia di attualità nella Spagna della guerra civile. Le riflessioni e gli esiti di ricerca più fertili cui si è giunti negli ultimi anni in Spagna, permettono infatti di indagare sulla complessa rappresentazione del conflitto non solo dal punto di vista della rappresentazione, ma anche da quello più strettamente legato al contesto storico. Tuttavia, servendosi della comparazione tra le diverse cinematografie che si sviluppano nelle diverse regioni spagnole è possibile afferrare l’essenza propria del conflitto basandosi sui dati inerenti alla produzione, nonché verificando gli aspetti più intrinseci di una rappresentazione, mettendo in risalto le caratteristiche e le problematiche di ogni zona. Occorre infine osservare come le modalità di penetrazione delle pellicole in un territorio piuttosto che in un altro, l’elaborazione delle immagini di guerra – concetto, questo, strettamente legato alla percezione stessa della guerra – la ricezione e l’assimilazione di una determinata idea del conflitto, siano elementi di fondamentale importanza nel delineare le geografie ideologiche che hanno trasformato le regioni spagnole nei teatri sui quali è stata rappresentata la guerra civile

     

2.2 IL CINEMA SONORO NELLA SPAGNA DEGLI ANNI TRENTA. LA NASCITA