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CAPITOLO 3: LA FIGURA DEL GENITORE SENZA CUSTODIA E IL “DIRITTO DI VISITA”

3.2 Il problema delle visite

3.2.3 Negazione o interruzione delle visite

Le visite, generalmente, si basano su due concetti: il principio del miglior interesse del bambino (in giapponese Kodomo no Rieki63), e legato ad esso, la salvaguardia del cosiddetto benessere del bambino (Kodomo no Fukushi64); per quanto, è da precisare, che non esistono criteri ben definiti per stabilire cosa sia il miglior interesse del bambino o a che cosa

titubanti nell'utilizzare questo strumento; temono che impoverirebbe la famiglia custode. MCCAULEY, Divorce

and the Welfare of the Child …, 2011, pp. 600-601. Si discuterà più avanti di questa debolezza del tribunale di

famiglia giapponese. JONES, In the Best Interests of the Court …, 2007, pp. 229-230

59 KAWASHIMA, Kodomo no Kenri …, 2010, pp. 8-9

60 Che quindi può essere tranquillamente soggetto a “modifiche” o ritenuto non valido.

61 Questo, poiché è caratteristica principale delle pratiche del Kyōgirikon che tutte le decisioni siano lasciate

interamente alla discrezione dei genitori stessi. MCCAULEY, Divorce and the Welfare of the Child …, 2011, pp. 595

62 MCCAULEY, Divorce and the Welfare of the Child …, 2011, pp. 600-601 63 Si veda KAWASHIMA, Kodomo no Kenri …, 2010, pp. 1-21

62 corrisponda realmente il benessere del minore (il che rende questi due concetti soggetti a diverse interpretazioni anche in base alla cultura e alla mentalità del Paese).

Una caratteristica alquanto peculiare del sistema, prevede che nonostante non siano presenti linee guida per garantire le visite o definire come queste debbano essere effettuate, esistano però diversi elementi atti a limitarle. Si potrebbe pensare che qualsiasi pretesto che possa dimostrare che le visite causino un impatto negativo sul benessere del minore, sia una giustificazione sufficiente da interrompere le visite del genitore senza custodia. Vi sono casi nei quali la corte ha interrotto le visite poiché il genitore affidatario ha espresso una “instabilità psicologica” dovuta al fatto che i figli incontrassero l’altro genitore, e che questa instabilità causasse quindi un impatto negativo sul suo modo di crescere i bambini65.

Un altro elemento che può causare la negazione delle visite, è il cosiddetto Kattō, esprimibile come la presenza di conflitto (e astio) tra le parti66: in altre parole, poiché si ritiene nel miglior interesse del minore l’evitare che questo venga esposto all’astio che si potrebbe generare tra i due genitori a seguito del divorzio, l’interruzione delle visite del genitore non affidatario è considerato il metodo migliore per salvaguardare il benessere del bambino. Risulta però paradossale pensare come il conflitto che si genera tra i due genitori, possa (in certi casi) essere legato proprio alla mancanza di un sistema in grado di gestire e garantire il diritto di visita: come già sostenuto in precedenza, l’idea di perdere totalmente il contatto con i figli a causa di questo sistema, porta le parti a litigare ancora più ferocemente ed intensifica le controversie per la custodia67.

Un altro elemento che limita l’esercizio delle visite è costituito dal periodo di conciliazione obbligatoria che precede la procedura di divorzio in tribunale. Come descritto nel capitolo uno, se la coppia non riesce a raggiungere un accordo (tramite il divorzio consensuale) prima di portare il caso all’esame della corte, è necessario attraversare un processo di conciliazione, la cui durata può variare da settimane a mesi. Durante questo periodo il bambino è generalmente affidato ad uno solo dei due genitori, il quale tendenzialmente (non è una

65 JONES, In the Best Interests of the Court… , 2007, cit., pp. 232-233

66 NINOMIYA, Mensetsukōryū no Gimusei... , 2004, pp. 311-312; 324-327. JONES, In the Best Interests of the Court …, 2007, pp. 233

67 BENNETT WOODHOUSE, Child Custody in the Age of Children’s Right …, 1999, pp. 820-821. Si fa riferimento

63 regola) viene poi investito dello Shinken68. Il genitore che esercita temporaneamente una

sorta di “custodia esclusiva ufficiosa”, ha la capacità di generare una particolare influenza sul bambino, poiché risiede nello stesso luogo69. Più tempo trascorre, più la corte sarà restia a spostare il luogo di residenza del bambino; più tempo impiega la conciliazione, più la corte riterrà “stabile” la sistemazione del bambino70. Nel momento in cui un genitore viene investito della totale potestà genitoriale, qualora fosse estremamente contrario alle visite, difficilmente la corte si opporrebbe al suo volere.

Osservando la situazione del divorzio dal punto di vista del bambino, la cosa più utile e rassicurante in questo periodo di confusione, è ritenuta essere la garanzia che entrambi i genitori continueranno ad essere presenti come figure amorevoli e di supporto71; per suddetto motivo, si ritiene essenziale iniziare le visite immediatamente dopo la separazione dei genitori, al fine di non far percepire al minore troppo distacco dalle figure genitoriali72. Questo, è l'esatto opposto di quello che avviene nella pratica comune in Giappone: durante il periodo di conciliazione, le visite vengono posticipate con la scusa che queste non possono essere applicate fino alla effettiva conclusione della conciliazione, e quindi si finisce con l’attendere che tutte le pratiche di divorzio vengano completate73.

Secondo un questionario condotto da Uemura74, la ragione principale per cui il genitore affidatario (la madre) fosse contrario alle visite, era riconducibile ad un sentimento di preoccupazione nei confronti dell’incontro con il padre del bambino, specialmente in situazioni in cui suddetto incontro avveniva fuori di casa, a causa del timore che l'altro genitore potesse rapire il minore durante la visita.

68 Capitolo uno paragrafo 1.2 e 1.4

69 Per approfondimento: JOHNSTON, Children of Divorce Who Reject a Parent and Refuse Visitation …, 2005, pp.

757-775

70 Come descritto in precedenza è abitudine delle corti giapponesi dare grande rilevanza alla stabilità del

minore.

71 Questo viene considerato l’obbiettivo ideale, anche nei casi in cui siano presenti particolari conflitti tra I

genitori; come espresso da Sauer, si rivela necessario creare un sistema che permetta ai genitori di trovare un accordo per una più sana collaborazione, al fine della migliore crescita ed educazione del minore. Jessica J. SAUER, Mediating Child Custody Disputes for High Conflict Couples: Structuring Mediation to Accommodate the

Needs & Desires of Litigious Parents, Pepperdine Dispute Resolution Law Journal, Volume 7, Articolo 5, 2007,

pp. 1-33

72 TANASE, Divorce and the Best Interest of the Child …, 2011, pp. 582-3 73 Ibidem

74 Si fa riferimento ai dati riportati in UEMURA, Rikongo no Kodomo no Kyōdōkyōiku ni Mukete …, 2012, pp. 38-

64 E’ da precisare che, secondo quanto riportato, le tensioni iniziali hanno iniziato a svanire, una volta che sono state effettivamente praticamente le prime visite: notando la serenità e la felicità del bambino durante il periodo trascorso con il padre, l’opinione della madre relativa alle visite è andata modificandosi.