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LA NOSTRA TV A QUAHOG

La prima serie

3.3 LA NOSTRA TV A QUAHOG

Stagione 1

Puntata 1

Death has a shadow

Quando l'alcolismo di Peter lo porta a perdere il lavoro, egli si rivolge all'assistenza sociale che gli concede una somma particolarmente generosa. Nonostante ciò Peter perde la fiducia di Lois. Nel frattempo Stewie costruisce un fucile a raggi per il controllo della mente.

Abbiamo già precedentemente parlato del folgorante inizio, della presenza di The Brady Bunch all’inizio della puntata 1. Anticipazione, gli eroi di casa Brady torneranno altre volte sia nella Tv che nella vita della famiglia Griffin. La puntata 1, però, ha in serbo altre intromissioni del mondo televisivo. Anche questo è un aspetto particolare di Family Guy. A pensarci bene, quello che vediamo è in fondo un mondo televisivo, che noi (umani) guardiamo soltanto in Tv. È quindi un mondo che esiste sul reticolo dello schermo televisivo, sul pennello elettronico: concediamoci di chiamarlo mondo catodico, dove esiste tutto ciò che non esiste. Ecco allora che elementi della nostra televisione, nostre “creature”, vivono e si fondono in una realtà fittizia, qual è appunto la città immaginaria di Quahog. E se qualcuno (come i Brady, talvolta irreali perfino per degli irreali quali sono i Griffin) è televisione nel mondo della televisione, qualche altro vive in contatto fisico con gli abitanti della cittadina del sindaco West.

Gli esempi, come vedremo, sono innumerevoli, ma andiamo con ordine. In questa prima puntata, non appena Peter commenta da par suo la vita dei Brady, ecco che sbuca aunt Jemima, che altro non è se non un brand di prodotti per la colazione, il cui simbolo è, appunto, la zia Jemima, che in realtà si chiamava Nancy Green, ed era una donna nata e cresciuta nella schiavitù del Kentucky di metà ‘800. Nancy divenne, al termine di una serie

91 di peripezie decisamente avventurose, che spaziano dalla bancarotta al vaudeville, il simbolo della Aunt Jemima, che finirà poi per essere fagocitata dal cugino bianco Quaker Oats, il cui uomo simbolo, stavolta immaginario anche se autentico stereotipo, è appunto un quacchero.

Il mondo televisivo compare, in maniera più subliminale, in altri momenti: citazioni di slogan dei cereali Coca Puffs o dei pupazzi di Pound Puppies, o lieve e breve caricatura del programma storico che sottolineava i vari errori (bloopers) presenti in film, telefilm o trasmissioni tv, TV's Bloopers & Practical Jokes, nonché la diretta citazione di uno dei più efficaci messaggi dell’emittente Fox (non a caso l’emittente che trasmetteva effettivamente il cartoon) sulle felpe della security allo stadio, “Just one Fox”.

Merita invece una rilevanza particolare, se non altro perché ricorrerà numerose volte in altre puntate, l’esilarante comparsa di Kool Aid Man38, la mascotte del popolare drink Kool Aid. Il suo famoso “Oh, yeaaaahh!” spezza la serie di “Oh, no!” susseguenti alla condanna di Peter, e la spezza nel modo tipico delle sue apparizioni nei commercials, ossia abbattendo un muro di mattoni. La cosa si ripeterà anche in altre puntate, ed in alcuni casi i ruoli si rovesceranno. Sarà talvolta il muro della casa di Kool Aid Man ad essere devastato da altri. Come a sottolineare l’estrema uguaglianza che lega tutte queste creature catodiche.

Puntata 2

I never met the dead man

Riportando a casa Meg dal suo esame di guida non superato, Peter va a sbattere contro l'antenna satellitare cittadina e promette a Meg che se se ne assumerà la responsabilità le comprerà una macchina tutta per lei. Stewie studia varie tattiche per non mangiare i broccoli.

Avevamo qualche dubbio dopo aver visto la prima puntata, che è di solito il pilota. Accade, nella maggioranza delle puntate pilota, di avere una forte condensazione di elementi che si riveleranno essere poi l’essenza della serie. Questo per una serie di motivi, sia narrativi che produttivi, ma anche commerciali. Con la puntata zero l’attrazione deve essere massima, si deve già essere in grado di definire almeno i protagonisti della serie, di identificarli, di attribuire loro almeno una caratteristica essenziale. Nel caso di Family Guy, Peter dà già ampiamente dimostrazione di amare terribilmente l’alcool e di non essere certo un modello di integrità morale. Diciamo che, in quanto creatura catodica che vive il momento, Peter non ha in se’ il concetto di futuro, ma vive in un estremo presente, senza mai pensare alle possibili conseguenze future, anche le più prossime. Ecco allora una sufficiente interpretazione delle risposte che Peter dà ai suoi interlocutori: risposte che muoiono nello stesso istante in cui nascono. Il dubbio, dicevamo all’inizio: l’impronta di prodotto metatelevisivo, che riguardava la televisione facendola, era già marcata dalla puntata pilota. I Brady, Kool Aid Man, Aunt Jemima e così via.

Dubbio dichiaratamente fugato dalla puntata numero due. Da tutti i punti di vista: anzi, sembra proprio sorgere una dichiarazione d’intenti. Family Guy vuole distruggere la Tv: e come? Semplice: Peter, guidando verso casa per non perdersi un programma sui filini veloci ed i bambini lenti, vede che in un appartamento una famiglia sta guardando proprio quel programma. Si distrae, sbanda, e distrugge la parabola della tv via cavo (anche se poi spesso si vedono le tv disegnate con le antenne: Seth McFarlane dirà “per distinguerle dai microonde”), scatenando le ire dei concittadini. Morale fin

93 troppo evidente: la Tv stupida (felini veloci e bambini lenti) distrugge la Tv. Ed ancora: la Tv è ormai il nostro orologio (bio)logico?

La Tv vista dalla Tv di casa Griffin continua ad offrire spunti, riferimenti culturali, puramente televisivi o squisitamente mediatici, decisamente interessanti, sempre all’insegna dello smascheramento, come se in quella Tv noi (o più precisamente gli autori, ma io concordo quasi sempre) ponessimo i nostri atavici dubbi.

Ad esempio, nessuno si è mai chiesto se nella popolare serie Tv Chips non sia mai successo che, corteggiando la sventolona di turno, Ponciarello non abbia perso le tracce del criminale? Nel mondo de I Griffin questo succede, ovviamente esasperato (alle spalle del brillante Ponciarello, che abborda ragazze con frasi da repertorio, passa un furgone enorme con la scritta “cocaina pura non tagliata”).

O ancora, come era possibile che Sunny, la mascotte di Kellogg’s raisin

bran, lanciasse uvetta sul mondo? Nel mondo di Quahog, quell’uvetta esiste

veramente, e per essere piccola per le mani del sole, è enorme per gli abitanti: ecco perché sfascia le automobili parcheggiate.

La seconda puntata della prima serie di Family Guy è una delle più dense di significati e di riferimenti, anche violenti, nei confronti della Tv.

Charles Manson, usato per riferire uno degli slogan più famosi della NBC, che giustificava le repliche estive (non soltanto in Italia capita di avere per 10 estati consecutive Professione Vacanze con Jerry Calà) con la frase “If I

haven’t seen it, it’s new to me!” è quantomeno emblematico. La Violenza, Il

Male, che pronuncia frasi televisive: purtroppo la traduzione non fa altro che rendere vani i segnali più forti e profondi.

La critica alla televisione, specialmente in questa puntata, è emblematica: anche Peter lo dice espressamente, ( “Tv is evil” ), lui che dava spazio alla famiglia durante le pause pubblicitarie, lui che, nel momento di oscuramento del segnale, si costruisce una sorta di visuale televisiva, una strutture che lo illude di vedere quello che realmente vede, come se venisse proiettato da una televisione.

L’incubo è un vero e proprio delirio meta-televisivo: un sogno in stile Mago di Oz, con personaggi televisivi come Alf, il robot di Lost in Space, Sabrina la strega che si trasforma in Be-witched. Sono loro, ormai, i personaggi che sostituiscono le amicizie, i valori, le realtà.

In chiusura, indimenticabile, l’iperbolico movimento degli attori di Star

Trek, che sarà così citato in Family Guy da costituire il riferimento per

eccellenza della puntata 100. Seth McFarlane è un Trekkie, ossia un grande fan di Star Trek, ed ha fatto da Guest-Star in un paio di episodi di Enterprise.

Puntata pregna di significati, di opinioni, di critiche: questa è una caratteristica che contraddistinguerà, come spesso accade, tutta la prima serie. Comprensibile, visto che quando si scrive un serial, si punta a dire tutto quello di più urgente ed impellente nella prima serie, quella che sicuramente verrà mandata per intero. Ecco perché l’analisi della prima serie verrà scandagliata puntata per puntata, mentre le altre puntate verranno inserite in un’analisi generica della serie.

95 Puntata 3

Chitty Chitty Death Bang

Lois vuole che il primo compleanno di Stewie sia perfetto ma Meg lo diserta e inconsapevolmente si unisce ad un culto che organizza un suicidio di massa. Stewie ripercorre l’increscioso tormento della gestazione e decide di uccidere colui che lo ha erroneamente tirato fuori dal carcere uterino e vuole riportarlo nel “gulag materno”: l’uomo in bianco.

Dopo aver devastato il satellite Tv, Peter si dimostra l’esatto opposto di re Mida anche nel contesto familiare, confermando di non avere idea di cosa significhi il futuro, la conseguenza.

Detto che il titolo è un ovvio riferimento al film del 1968 con Dyck Van

Dyke (Chitty Chitty Bang Bang, e risulterà poi inutile sottolineare l’amore

viscerale di Seth McFarlane per i musical), c’è da dire che emerge poco in questa puntata riferito al tema “Tv vista dalla Tv”. Il linguaggio televisivo emerge nella descrizione della lite tra il bambino e Peter da “Cheesy Charlie” per l’orologio: in questo caso viene proprio usato il classico escamotage (ed anche la stessa terminologia “ruspante”, nonché la stessa voce di Waylon Jennings) del famosissimo serial Hazzard. Inoltre, Brian ad un certo punto insegue una mini-diligenza per la casa, che lo porta ad aprire uno sportello della credenza in cui compare del cibo per cani. Altro non è che l’apparizione “reale” dello spot del cibo per cani Purina Chuck Wagon. Il tema portante della puntata, però, non è la Tv, bensì la proliferazione delle sette mistiche auto-distruttive, di cui parleremo nel prossimo capitolo. A livello narrativo, invece, la puntata evidenzia definitivamente la volontà estrema di Stewie, ossia dominare il mondo (possibilmente conquistandolo con le stesse armi di Star Wars) e preparare una vendetta suprema nei confronti della madre.

Puntata 4

Mind over murder

Peter, agli arresti domiciliari per aver preso a pugni una donna dall'aspetto mascolino, apre un bar nello scantinato di casa in cui Lois diventa la principale attrazione nel ruolo di cantante. Stewie costruisce una macchina del tempo per liberarsi del mal di denti.

Versione Usa dell’evasione dagli arresti domiciliari, questa puntata ci regala comunque un altro momento in cui la Tv di Quahog si rivela qualcosa in cui si fondono sogni, incubi, improbabilità mediatiche, in cui “shows running

together”, come dice Peter appena prima di assistere ad una vera e propria

fusione sconcertante. La tv trasmette infatti Homicide: Life on Sesame

Street, un mix composto di Homicide: Life on the Street, un serial

criminale, ed il famoso spettacolo televisivo per bambini Sesame Street, che apparirà in svariate occasioni. Nel segmento, Bert ed Ernie, che dormono insieme in una stanza ubicata nella malfamata Sesame street, danno dimostrazione di rimanere in qualche modo coerenti ai loro personaggi (Bert fa il matto ed Ernie il passivo, cercando sempre i problemi), ma traslati in un linguaggio e in maniere da gangster, appunto da criminali.

Questo non fa che confermare il fatto che, in Family Guy, le creature televisive o vivono realmente oppure hanno un’altra vita mediatica, decisamente diversa dal loro contesto originale. È una sorta di attribuzione di ruoli diversi su personaggi la cui conformazione era stata pensata per altri scopi. Il sentimento del contrario, diceva qualcuno dalle parti di Girgenti. Compare inoltre, in modo identico a quello della nostra Tv, Tim Allen ed il suo Home Improvement (it. “Quell’uragano di papà”), citato per i suoi problemi legali e per le famose dissolvenze bizzarre del telefilm in cui interpreta un vero campione di lavori domestici. Il modo in cui tira via la scena con la cannuccia è ovviamente riconducibile ai problemi per droga avuti dal celebre attore.

97 Ma la crudeltà massima, stavolta non contro i programmi televisivi, bensì contro le pubblicità aggressive, è all’inizio della puntata. Lo spot della

Mintos, musicalmente e nominalmente (nonché per il dolciume) quasi

identico alla Mentos, ha come soggetto l’uccisione di Abraham Lincoln. Questa è una chiara parodia degli spot Mentos, che collegavano la gomma alle circostanze più stravaganti, ma è anche un monito alla direzione errata che il liguaggio pubblicitario sta percorrendo. Capita infatti molto spesso di vedere pubblicità che non promuovono più il prodotto, ma che si occupano semplicemente di raccontare cose gradevoli: in questo modo viene incoraggiato quello che in economia si chiama acquisto inconsapevole, ossia comprare qualcosa senza saperne il perché, messo nel carrello mentre, annoiati, aspettiamo il nostro turno.. Al di là di definizioni pseudo scientifiche, il sottile confine tra consiglio e raggiro, ancora più esile in un mondo in cui i fili dei burattini sono fatti di filigrana, rischia di rendere lo spettatore uno stupido ammasso di carne che reagisce a degli stimoli visivo- luminosi. Peter, infatti, recepisce come un automa il messaggio sbagliato, e ripete roboticamente “Must kill Lincoln!”: si conferma così l’anti-esempio, ossia la somma algebrica di tutte le cose che non dovremmo fare, l’incarnazione della scelta sbagliata.

Episodio 5

A hero sits next door

Peter scopre che il suo nuovo vicino Joe Swanson è costretto a vivere su una sedia a rotelle. Meg ha problemi a rapportarsi con il figlio di Joe e Stewie cerca di avere il comando della sedia a rotelle di Joe per conquistare il mondo.

In questa puntata tocca ai Teletubbies essere i protagonisti di un programma visto nella tv di Quahog. Ma portano in testa strane antenne, varie tipologie di antenne televisive, ed hanno occhi allucinati, completamente neri. Il piccolo Stewie, appena dirige il suo sguardo verso la Tv, ne rimane ipnotizzato, e non può fare a meno di distogliere lo sguardo dalla Tv.

C’è da dire che i TeleTubbies, durante gli anni della loro esistenza televisiva ( dal 1997 al 2001 ) alimentarono discrete discussioni: secondo Ewa

Sowinska, responsabile dell'agenzia nazionale per la protezione dei bambini in Polonia, il cartone potrebbe propagandare l'omosessualità ai

bambini; di fatto queste sono le parole della parlamentare dell'ultracattolica Lega delle famiglie polacche: "Si tratta di una specie di cartone simpatico e innocuo. Non mi ero però accorta che il protagonista Tinky Winky, porta con sé sempre una borsetta rossa pur essendo un maschio. "All'inizio pensai che la borsetta potesse essere una caratteristica di questo personaggio, dopo ho capito che poteva avere un messaggio omosessuale nascosto. Rischia di mandare un messaggio sbagliato ai bambini". Con queste motivazioni la Sowinska voleva affidare a un equipe di psicologi infantili un'inchiesta sui quattro personaggi della serie televisiva della Bbc, salvo poi ritrattare pubblicamente e ritornare sulla propria decisione.

La parlamentare polacca non è stata l'unica a tacciare di omosessualità Tinky Winky, di fatto nel 1999 il reverendo Falwell, della Liberty University a Lynchburg in Virginia, famoso per posizioni più che estremiste, ha fatto notare in un articolo che il personaggio "è viola, come il colore dei gay pride, e che la sua antenna è a triangolo proprio come il

99 simbolo del gay-pride" ("he is purple - the gay pride color; and his antenna is shaped like a triangle - the gay-pride symbol").

Questo aspetto della polemica non sembra essere rilevato e rilevante nello spezzone di Family Guy, tuttavia è curioso se considerato che la latente omosessualità di Stewie andrà di serie in serie scoprendosi sempre più, come abbiamo visto nella sua descrizione.

Puntata 6

The son also draws

Andando a New York la famiglia si ferma ad un casinò indiano dove Lois diventa dipendente da un videopoker

Torna ad essere ricco di riferimenti televisivi il sesto episodio, il penultimo della prima serie, in cui addirittura Fonzie viene a rivelarsi lo spirito guida di Peter (che ricorda anche, oltre alle varie apparizioni, una particolarmente trash del nonno di Bobby Sixkiller in una puntata del telefilm Renegade). Il mondo tv di Quahog rivela finalmente l’omosessualità di Richie verso Potsie, in uno spezzone di Happy Days: se però valutiamo il frammento al di là dell’immediata sensazione di pura idiozia, fuoriescono delle tematiche probabilmente degne di interesse.

Quello che Peter dice appena dopo aver visto la confessione di Richie e l’immancabile apparizione di Fonzie ( “Take that, 1950 society”, tradotto in “Eccola lì la mitica società degli anni ‘50”) merita una piccola riflessione: forse un piccolo monito (ricordiamoci che Peter simboleggia tutto quello che non dovremmo essere, dire, fare) riguardo al modo in cui si guardano i programmi, al modo in cui vengono ricordati. Happy Days è, ormai, Fonzie che dice “Ehii!”, e tutte le altre battute che scorrono durante le varie puntate altro non sono se non riempitivi nell’attesa del prossimo “Ehiii!”. Tant’è che, appena pronunciato il fatidico “Ehii!” Peter si alza. Forse un’interpretazione della società degli anni ’50, quella abbacinata dagli slogan dal “There’s no way like the American Way”, mentre ventate di razzismo, intolleranza e società purulenta infettavano il mondo intero, e che dietro Fonzie non vedeva arrivare tutto quello che di malato è giunto da oltreoceano? E forse, di riflesso, un’interpretazione della società attuale che, continuando ad esaltarsi ascoltando Fonzie, continua a vivere e a riempirsi i polmoni di quell’aria malsana che soffia ormai dal dopoguerra? Speriamo. Come è possibile constatare, anche dietro la più stupida delle “versioni griffiniane” è possibile rintracciare tracce di critica, sociale e culturale

101 s’intende. D’altronde, la Tv è pensabile come indizio di una società, non tanto per quello che mostra direttamente (il quale può subire storture o deformazioni per motivi di amplissimo genere), quanto per quello che sta alle spalle del risultato, ossia per l’impulso, la necessità che ha portato ad una determinata scelta stilistica. In poche parole, perché si sceglie di far essere gay Richie, di far reagire Peter in quel modo, di far passare una confessione così importante come priva di significato?. Il personaggio interpretato dal regista di Cocoon avrebbe potuto dire “Stamani ho visto un cane”, e la reazione della sua famiglia sarebbe stata identica. È una tematica, quella dei genitori che non ascoltano e fingono che tutto vada bene, evitando di affrontare anche le più banali avversità della vita, che trova decisamente seguito nelle produzioni odierne: in How I met your mother, una sitcom della CBS che sta avendo un grande successo di pubblico, nella terza puntata della seconda serie, intitolata Brunch, i genitori del protagonista, Ted Mosby, si dimostrano esattamente nel modo in cui erano, anche se parodiati, quelli di Richie. Non ascoltano, ed evitano di approfondire ogni tematica per non incappare in notizie spiacevoli, ed evitano persino di parlare di loro stessi (Ted, ad esempio, scopre per caso che i genitori sono divorziati e che la nonna è morta).

Questo per dire che inserire un frammento del genere, forse, non è così fine a se stesso: la famiglia continua ad essere un contesto in cui è sempre meno quello che si impara, dove non si viene educati ma si viene soltanto cresciuti, nel quale anche i sentimenti si tramutano in qualcosa di inutile e addirittura imbarazzante, nel quale ci viene insegnato a tacere quello che crea disagio (qual è la reazione di Peter quando Chris gli si mette sulle ginocchia e lo bacia sulla guancia).

Altro riferimento televisivo presente nella puntata è quello relativo a One

day at a time, decennale sit-com americana degli anni ’70-’80 sulle vicende