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Family Guy e la adult animation: il pop del cartoon

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Academic year: 2021

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INDICE GENERALE

INTRODUZIONE 4-8

CAPITOLO UNO “OH BROTHER, WHERE AM I?” 9

1.1 PETER: RITRATTO DI UN IDIOTA 10-20

1.2 LOIS: RITRATTO DI UNA MADRE 21-23

1.3 BRIAN: RITRATTO DI UN CANE 24-29

1.4 STEWIE: RITRATTO DEL MALE 30-48

1.5 CHRIS E MEG: RITRATTI INUTILI 49-51 1.6 I PERSONAGGI MINORI DI FAMILY GUY 52-69

1.7 CONCLUSIONI 69

CAPITOLO DUE “LA STRUTTURA NARRATIVA” 70

2.1 LA STRUTTURA NARRATIVA 71-72

2.2 TRA GREIMAS E PROPP: TEORIA… 72-76 2.3 ….APPLICATA ALLA PRATICA 77-82

CAPITOLO TRE “LA TV IN TV” 83

3.1 LA TV VISTA DALLA TV 84-88

3.2 I GRIFFIN E LA TV: STORIA DI UN INCESTO 89

3.3 LA NOSTRA TV A QUAHOG 90-106

3.4 I GRIFFIN IN TV 107-111

3.5 CHANNEL 5 112-113

(2)

CAPITOLO QUATTRO “FAMILY GUY E LE ARTI” 116

4.1 LA MUSICA IN FAMILY GUY 117-136

4.2 IL CINEMA A QUAHOG 137-148

CAPITOLO CINQUE “ GOOD MORNING USA! ” 149

5.1 LA RELIGIONE 150-173

5.2 LA SCUOLA 174-175

5.3 LA STORIA 175-176

5.4 SESSUALITA’ E PERVERSIONE 176-179

5.5 CONCLUSIONI 179-180

CAPITOLO SEI “PETER GRIFFIN VS MOIGE” 181

6.1 PETER GRIFFIN L’INFEDELE 182-189

CAPITOLO SETTE “WELCOME TO ADULT ANIMATION” 190

7.1 I SIMPSON 191-208

7.2 DRAWN TOGETHER 209-222

7.3 SOUTH PARK 223-238

7.4 AMERICAN DAD! 239-242

CAPITOLO OTTO “E SE PETER FOSSE ITALIANO?” 243

(3)

3

8.2 I PERSONAGGI PRINCIPALI 246-249

8.3 PERSONAGGI MINORI 250-253

8.4 STRUTTURE RICORRENTI 254-255

8.5 STRUTTURA NARRATIVA 256-257

8.6 IDEA PUNTATA ZERO 258-259

8.7 ALTRE PUNTATE 260-264 8.8 VALUTAZIONI 265-266 CONCLUSIONI 267-271 BIBLIOGRAFIA 272-280 WEB-GRAFIA 281-283 RINGRAZIAMENTI 284

(4)

INTRODUZIONE

La televisione sta cambiando, dall’altra parte dell’oceano. Acclamati registi di cinema che si mettono a fare serial tv (come Barry Sonnenfeld con

Pushing Daisies), proliferazione di prodotti seriali, ma di una certa qualità,

come Lost, Weeds, How I met your mother, Heroes, Dexter e così via. Da noi, invece, trionfano i Vivere, Un posto al sole, Centovetrine. La ricerca, oltre che a livello scientifico, la si fa anche a livello mediatico: tanti prodotti diversi nella sostanza, pur condividendo la forma seriale, riescono ad arricchire, acculturare, far riflettere. Le discussioni che si possono avere dopo una puntata di Lost vanno addirittura al di là di quello che è il suo indiscutibile valore audio-visivo.

Dal 1989, dagli Stati Uniti, è arrivato un nuovo modo di fare Tv, che qui, a quasi quattro lustri di distanza, ancora non ha produttivamente attecchito. La

adult animation, dal pioniere Homer Simpson, ha fatto breccia nei canali

comunicativi. Una rivoluzione assoluta: un cartone attraverso il quale criticare e scimmiottare la società attuale, un cartone per adulti. Temi forti, religione, stato sociale, obesità, teledipendenza, amicizia, morte: con mediatiche trombette per bambini si lanciano grida di allarme, con un sorriso riflettiamo sulla nostra condizione disperata. Un linguaggio nuovo, senza limiti, né di cast, né di location: può essere ovunque e con chiunque. Peter Griffin è uno dei figli di Homer: per la verità, gli assomiglia molto, tant’è che è stato più volte citato di plagiarismo, ma con il passare del tempo ha assunto una propria identità. Nonostante il tributo ed il rispetto per The

Simpsons sia fuori discussione, andremo ad analizzare quelle che sono le

innovazioni portate da Family Guy, la sua struttura narrativa, le sue tematiche, i suoi personaggi, la sua essenza. E scopriremo che, nonostante l’apparente copia, Peter Griffin si troverà ad affrontare temi anche più spinosi di Homer, che comunque ha 13 anni di più.

Family Guy, con la sua leggera stupidità, ci mette di fronte a tematiche importanti, nostre, quotidiane.

(5)

5 In questo elaborato, verranno forniti gli elementi per comprendere pienamente cosa sia Family Guy, anche in relazione al resto della principale

adult animation. Infine, un divertito progetto di come potrebbe essere un

serial di adult animation in Italia.

Cominciamo, però, con il capire con chi abbiamo a che fare.

I Griffin: chi erano costoro? Family Guy è una serie animata statunitense, trasmessa a partire dal 199 da alcuni canali a stelle e strisce, come Fox, Tbs e Cartoon Network, ideata da Seth MacFarlane, giovane autore anche di

American Dad!. MacFarlane studiò animazione alla "Rhode Island School

of Design" che lo inspirò per l'ambientazione di Rhode Island in Family

Guy.

Durante il college, creò un corto intitolato The Life of Larry (, una versione grezza di Family Guy. Dopo essersi laureato, fu assunto da Hanna-Barbera Cartoons Inc., e successivamente lavorò come animatore e scrittore per serie animate di Cartoon Network, come Johnny Bravo, Il laboratorio di

Dexter e Mucca e Pollo. Fu anche scrittore per una versione animata di Ace Ventura: l'acchiappanimali.

Nel 1996, MacFarlane creò un sequel di La vita di Larry per Hanna-Barbera chiamato Larry and Steve1, in cui compare un inetto di mezza età Larry e il suo cane dal quoziente intellettivo superiore Steve. Il corto fu mandato in onda su Cartoon Network. Dirigenti della Fox videro entrambi i corti di Larry e fecero firmare un contratto a MacFarlane per creare una serie basata su quei personaggi. La Fuzzy Door diventa la sua campagna di produzione. Immediatamente prima di iniziare con Family Guy nel 1998, creò e scrisse un corto intitolato Zoomates per la Federator Studios' Oh Yeah! Cartoons su Nickelodeon.

Da Larry and Steve a Family Guy il passo è breve. C’è da cambiare il connotato principale, saltando da un cortometraggio ad una serie: questo comporta più pesonaggi, più situazioni, più Storia.

Ma perché questi serial animati stanno riscuotendo così tanto successo? Sembra tutto così semplice, scuola di disegno, Hanna & Barbera, Fox.

(6)

Praticamente tutte le serie animate per adulti a partire da The Simpsons sono divenute delle serie cult2, caratterizzate da pratiche di consumo che vanno oltre la semplice fruizione. Intorno a queste serie nascono fan club, fanzine e webzine, cresce la vendita di merchandising, si radunano adepti che collezionano gli episodi e frequentano le fiere di fumetto e cartoon per aggiudicarsi delle rarità.

La trasformazione di queste serie in cult si radica in due distinti processi. Da un lato, c’è il fenomeno del culto del brutto: un testo fortemente trasgressivo, magari isolato e denigrato dalla corrente mainstream, può generare negli adepti identificazione ed appagare esigenze di differenziazione dalla massa, guadagnandosi in questo modo il proprio status cult tramite l’accumulo di una forte carica trasgressiva.

L’uso di un’estetica del brutto o del demenziale, una scelta che non teme di mostrare ciò che è disgustoso, disturbante o privo di senso, contribuisce ad accrescere la carica trasgressiva dei testi e conseguentemente la loro potenzialità cultuale.

Vi è poi un secondo fattore: si tratta di una caratteristica a cui Umberto Eco3 fa riferimento con l’espressione “collage intertestuale”.

Per comprenderla va tenuto presente che il sistema culturale è composto da una serie di realizzazioni testuali prodotte secondo operazioni separate e apparentemente autonome, il cui senso effettivo, però, dipende da come queste, a un livello meno immediatamente visibile, si legano tra loro dando vita ad un reticolo di rimandi, allusioni, associazioni, trasformazioni, complementarità e integrazioni.

I prodotti dell’immaginario sono legati tra di loro in una “rete di senso” da “fili invisibili”: questo fa sì che essi interagiscano attivando richiami reciproci al momento della fruizione.

2 Per lo studio sulla nascita del cult nell’industria culturale: Claudia Di Cresce, Cult movies. Il cinema come prassi

rituale, Cagliostro E-Press, Milano 2006.

3 Umberto Eco, nei saggi Casablanca: cult movie and intertextual collage e Casablanca, o la rinascita degli dei, contenuti nelle raccolte Faith in fakes. Travels in Hyper-reality, Secker & Warbug Ltd, 1986; e Dalla periferia dell’impero. Cronache da un nuovo medioevo, Bompiani, 1976.

(7)

7 Come risultato delle connessioni tra le componenti della rete e della loro reciproca attivazione, un nodo può surriscaldarsi semanticamente a tal punto da divenire qualcosa di altro da sé, subendo un processo definito “surrinterpretazione” o “deriva semantica”. Questo processo porta alla trasformazione di un oggetto culturale in un cult.

Un prodotto culturale, nel nostro caso un cartoon, assume una forte potenzialità cultuale, dunque, nel momento in cui contiene numerosi richiami ad altri nodi della rete, ed è capace di attivare le connessioni naturalmente presenti tra questi nodi, innescando processi di surriscaldamento semantico.

Cartoon ricco di citazioni, I Griffin costituisce un perfetto esempio di “collage intertestuale”: raccoglie elementi, richiami, frame intertestuali e topos narrativi che provengono dai diversi punti della rete, favorendo il processo di surriscaldamento semantico e la conseguente trasfigurazione cultuale.

I Griffin, strutturato in modo da rimandare continuamente al altri nodi del sistema culturale, è naturalmente predisposto a diventare un cartoon di culto, e offre in ogni episodio la possibilità allo spettatore di fare un altro giro nell’enorme megastore dell’immaginario contemporaneo.

Atterriamo allora a Quahog, Rhode Island, in Spooner Street, e seguiamo le vicissitudini della famiglia Griffin. Facendo degli schizzi, ci troviamo davanti a personaggi assolutamente particolari: in casa Griffin, Peter, il padre idiota, grasso, ubriaco e sprovveduto e la moglie Lois, assennata, dolce, innamorata, gentile, disponibile. I figli Chris e Meg, teenager senza amici, senza ascolto e senza niente da dire: il piccolo Stewie, enfant prodige del maligno, un geniale diavolo tascabile che, forte della sua erudizione borghese e della sua crudeltà nordica vuole uccidere la madre. Infine, il cane Brian, semplicemente il più intelligente della casa (sottile messaggio subliminale, là dove neanche i Simpson si erano spinti). I vicini di casa, e frequenti compagni di avventura: il poliziotto giustizialista e paraplegico Joe, il ninfomane Quagmire ed il placidissimo, ai limiti dell’andropausa,

(8)

Cleveland, l’unico black privo di ritmo. Tutti circondati da un alveare di personaggi esilaranti, necessari e pungenti. E ci accorgeremo che il collage

intertestuale sembra una definizione scelta dopo la visione di Family Guy.

(9)

9

CAPITOLO

uno

OH

BROTHER..

WHERE AM I?

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1.1 PETER: RITRATTO DI UN IDIOTA

“ He is Archie Bunker without the knowledge of what he’s doing. He has

the mind of a child, basically, and a source of big laughs is when he doesn’t realize he’s doing something inappropriate. ”

Questo è il modo in cui Seth MacFarlane, l’inventore di Family Guy, descrisse il suo Peter in un’intervista per The Advocate.

Caratterizzare Peter Lowenbrau Griffin è impresa ardua, talmente abbondante è il materiale a disposizione. Sicuramente possiamo partire dal certo, ovvero dall’anagrafica. Ma anche questa, come vedremo, risente del riflusso dell’idiozia del personaggio.

Il secondo cognome Löwenbräu, in realtà, è il nome di una birra tedesca, che tradotta significa la birra del leone. Sembrerebbe appropriatissimo, visto che Griffin altro significa grifone (creatura mitologico con corpo di leone e testa d’aquila), e la bevanda preferita da Peter è la birra. Comunque, la fonetica rimanda a Lowbrow, che altro non è se non un peggiorativo usato per identificare alcune forme di cultura popolare, come ad esempio kitsch,

slapstick, camp4 (uso deliberato, consapevole e sofisticato del kitsch nell'arte, nell'abbigliamento, negli atteggiamenti), escapist fiction (le fiction che distolgono l’attenzione dai problemi reali, quali l’horror, gialli, romanzi esotici etc.), popular music, tattoo art ed exploitation films ( un esempio su tutti: Cannibal holocaust di Ruggero Deodato -1980). In poche parole, il fondo del livello più basso.

4 Il termine camp compare per la prima volta nel 1909, all’interno del Passing English of the Victorian Era, in cui è spiegato come un termine significante: "Actions and gestures of exaggerated emphasis. Probably from

French. Used chiefly by persons of exceptional want of caracter" ("Azioni e gesti di enfasi esagerata. Probabilmente di origine francese. Usato principalmente da persone che dimostrano un'eccezionale mancanza di carattere”).

Nello stesso anno, anche l'Oxford English Dictionary propone una definizione per camp: "ostentatious,

exaggerated, affected, theatrical; effeminate or homosexual; pertaining to or characteristic of homosexuals. So as n., ‘camp’ behaviour, mannerisms, etc.; a man exhibiting such behaviour." ("ostentato, esagerato, teatrale, effeminato o omosessuale; riguarda le caratteristiche dell'omosessualità. Come nome, comportamento camp, maniere camp, etc.; un uomo che esibisce un tale comportamento").

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11 Peter, nato in Messico per colpa di un’erronea interruzione di gravidanza, è figlio di Thelma, ottantatreenne fumatrice accanita, divorziata da Francis perché “lei aveva bisogni che Francis non riusciva a soddisfare”, e di tal Mickey McFinnigan, ubriacone di un villaggio irlandese. All’insegna dell’Irlanda, comunque, rimane la sua educazione. Francis, quello che, a questo punto, sembrerebbe essere il padre adottivo, lo ha cresciuto all’insegna dell’ortodossia cattolica bigotta, ovviamente con il risultato di assoluta indifferenza nei confronti di quello che concerne la cura dell’anima, escluso un vuoto di coscienza dovuto ad una crisi mistica, per la quale Peter, dopo aver provato ad avvicinarsi a numerose religioni, ne fonda una propria, ispirata alla divinità Fonzie.

L’educazione che Peter riceve, per quel poco che ci viene fornito, è quella di un bambino buono, anche se con qualche stravaganza, che non riceve nessuno stimolo durante la sua esistenza. Il padre, indefesso lavoratore, non ha mai tempo da dedicargli, mentre della madre le tracce svaniscono, probabilmente in qualche bordello di periferia.

Peter nasce in Messico, da padre irlandese e mamma probabile meretrice. Destinazione obbligatoria: una bassa, bassissima borghesia. Ma fortunatamente per noi, una completa mancanza di consapevolezza.

Negli anni ’80 Peter, studente universitario di dubbie prospettive, si guadagnava di che vivere da lavori saltuari e ai limiti della credibilità. Da ghostbuster part-time ad addetto asciugamani presso una delle ville (Cherrywood) della ricchissima famiglia Pewterschmidt, quella della zia Marguerite. È ai bordi di una loro piscina che conosce Lois, rampolla della famiglia, annoiata ed infastidita dal borghese way of life. L’amore tra i due, nonostante alcune indampienze a posteriori di Peter ( v. episodio Meet the

Quagmires), scoppia immediatamente, in una sera in cui, durante una festa

da ricchi, Lois abbandona i suoi simili e si intrufola nella festa della servitù, il cui leader, manco a dirlo, era proprio Peter.

La passione tra i due, superando le evidenti differenze fisiche, è travolgente: fanno l’amore in mezzo ad una strada, causando la morte di un camionista (Death Live), si sposano e si trasferiscono in una dimensione di più basso

(12)

profilo, esattamente a Quahog, Rhode Island, in Spooner Street. Questo è anche dovuto al fatto che il padre di Lois, Carter, non approva assolutamente l’unione tra i due, tanto da strappare un assegno da un milione di dollari per convincere Peter a togliersi di mezzo (e successivamente spedendogli e-mail con il pugno incorporato, e deridendolo in ogni momento possibile, esclusa una puntata in cui sembra addirittura approvare l’amicizia di Peter). Ma l’amore, l’unico vero sentimento, riesce a trionfare.

Dall’unione di Peter e Lois arrivano, in ordine di tempo, Meg, Chris e Stewie, i tre figli di cui parleremo in separata sede.

In Spooner Street, la famiglia Griffin ha come vicini i Swanson (vedi avanti), Glenn Quagmire (v.), ed i Brown. Tipica cittadina statunitense tranquilla, case tipicamente USA5, con doppio ingresso, frontale e dal cortile, giardino anche retrostante, due piani, zona giorno al terreno e zona notte al primo piano.

Abbiamo capito l’origine di Peter. Adesso vediamo di capire qualcosa dalla sua vita: i lavori che ha fatto, le sue passioni, la sua personalità, la sua condizione fisica, l’essenza della sua completa idiozia.

PETER AL LAVORO

Conosciamo Peter come addetto (inadempiente) alla sicurezza presso la

Happy-Go-Lucky Toy Company, la fabbrica di giocattoli di Quahog.

Purtroppo per lui, la sua situazione lavorativa si dimostrerà tuttaltro che stabile. Nel corso delle puntate, Peter cambia una quantità indefinita di professioni, molte delle quali quantomeno improbabili. Su tutte il sindaco di New Quahog in Da Boom, in cui sorteggia a caso i lavori da assegnare alle persone (un medico farà lo scemo del villaggio, mentre un asino è un dentista).

Dividendo le professioni in due grandi categorie, seguendo dei criteri di durata, Peter lavora gran parte del suo tempo o alla fabbrica di giocattoli, o

5 Per uno studio sull’architettura domestica americana, si veda MORRISON HUGH. - CASE AMERICANE:

(13)

13 alla fabbrica della Pawtucket (da Jungle Love), la sua birra preferita, nella quale anche Francis aveva lavorato per quarant’anni. Grazie ai suoi problemi di alcoolismo (ubriaco fradicio il primo giorno di lavoro, nonostante fosse “l’unica cosa da non fare”), Peter viene inserito nell’ufficio spedizioni. In Hell Comes to Quahog, tutti i dipendenti della birreria vengono licenziati, per la crisi d’affari causata dall’intromissione di un enorme centro commerciale (in cui Peter, leader dei rivoltosi, si fa assumere). In Whistle While Your Wife Works Peter è già tornato al lavoro alla birreria, facendosi aiutare da Lois per essersi fatto esplodere la mano destra: probabilmente, la distruzione dell’Usa Superstore ha riportato tutto nelle condizioni di partenza.

Padre de Familia rappresenta un’altra interruzione lavorativa di Peter

presso la birreria: il suo improvviso odio razziale lo porta a proporre all’azienda un vincolo lavorativo, essere cittadini americano. Peter però scopre di essere in realtà messicano, e si trova quindi, dopo aver provato a fare la donna delle pulizie presso un motel, o la tata a là Mary Poppins, a lavorare per il suocero Carter, che, come volevasi dimostrare, lo deride (ad esempio facendogli bere il suo sangue diabetico). Fortunatamente, al termine della puntata Peter torna a lavorare in birreria.

Nella seconda categoria dei lavori di Peter, rimane da distinguere tra quelli mantenuti almeno per una porzione significante di episodio, e quelli invece durati il tempo di un flashback.

Vista l’esilarante successione, credo che sia sufficiente elencarli: ognuno sorriderà almeno una volta, ed avrà la possibilità di immaginarsi Peter nei diversi panni.

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LAVORI DI UNA PUNTATA

• Titolare di un bar in Mind over Murder (Nota: alla fine dell’episodio, la macchina del tempo di Stewie cancella questa esperienza)

• Sindaco di New Quahog in Da Boom (Nota: in realtà trattasi di un’allucinazione di Pamela di Dallas )

• La Morte in Death Is a Bitch

• Produttore/regista teatrale in The King Is Dead • Presidente del comitato scolastico in Running Mates

• Personaggio di un reality show in Fifteen Minutes of Shame • Infiltrato antidroga in Let's Go to the Hop

• Presidente della repubblica di Petoria in E. Peterbus Unum

• Presidente di una multinazionale del tabacco in Mr. Griffin Goes to

Washington

• Giostraio rinascimentale in Mr. Saturday Knight • Sceriffo di Bumblescum in To Love and Die in Dixie • Produttore tv in PTV

• Vescovo della chiesa di Fonzie in The Father, the Son, and the

Holy Fonz

• Sumo wrestler in Breaking Out Is Hard to Do • Centro dei New England Patriots in Patriot Games • Scrittore erotico in Peterotica

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15 • Reporter di Channel 5 News (Grind My Gears) in Stewie B. Goode

(primo atto di Stewie Griffin: The Untold Story) • Commesso Superstore USA in Hell Comes to Quahog • Poliziotto in Barely Legal

• Ristoratore in No Meals on Wheels

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LAVORI APPARSI NEI FLASHBACK

STAGIONE 1

• Mascotte dei Cocoa Puffs, guardiano degli starnuti in Death Has

a Shadow

• Modello per Calvin Klein in A Hero Sits Next Door • Medico chirurgo in The Son Also Draws

STAGIONE 2

• Consigliere presso clinica per bulimici in Da Boom • Acchiappafantasmi in The Story on Page One

• Testimonial per carta assorbente Bounty in Fore Father

STAGIONE 3

• L’uomo verde nel videogioco Tron, in One If by Clam, Two If

by Sea

• Impiegato presso una compagnia elettrica in Mr. Saturday

Knight

• Membro dei Simon and Garfunkel in To Love and Die in Dixie • Guardia della villa di George Harrison (nella notte

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17 STAGIONE 4

• Muratore a New York in The Perfect Castaway

• Una delle Wonder Twins in Fast Times at Buddy Cianci Jr.

High

• Pittore della Cappella Sistina e cantante in un quartetto

barbershop in The Cleveland-Loretta Quagmire

• Animatore per bambini terminali in Breaking Out Is Hard to Do • Membro del coro dei Quattro Peter in Model Misbehavior • Manager di Christina Aguilera e pilota d’aereo in Peter's Got

Woods

• Occhio di vetro di Sandy Duncan e specchio magico di Kevin Federline in Jungle Love

• Impiegato presso Acme Corporation in PTV

• Direttore del coro “Sand People Choir” in The Courtship of

Stewie's Father

• Membro della suadra di nuoto sincronizzato "the bulls" in Brian

Sings and Swings

• Intrattenitore di carcerati e allenatore di calcio in Sibling Rivalry • Commesso per Burger King in Deep Throats

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STAGIONE 5

• Addrizzatore degli occhi di Uma Thurman in Bill and Peter's

Bogus Journey

• Venditore ambulante di "Butt Scratcher" in No Chris Left

Behind

• Consulente di economia domestica per tossicodipendenti in

Prick up your ears

STAGIONE 6

• Domestica, Baby Sitter (á là Mary Poppins) in Padre de Familia • Ispiratore di Robin Williams in McStroke

Alla luce dei fatti, un gran bel curriculum: i lavori di Peter sono comunque utili per carpire le (grossolane) direttive della sua personalità. La stupidità, ovviamente, ma anche la completa mancanza di scrupoli nel lanciarsi in situazioni a dir poco imbarazzanti. D’accordo, la mancanza assoluta di acume potrebbe essere la causa scatenante, ma resta comunque l’innata consapevolezza di dover trovare un lavoro per mantenere la famiglia. Ma stiamo già entrando nella personalità. Non prima di parlare del vestiario: escluse improvvise stravaganze, come i vari cappelli o il pigiama di pile che lo trasforma in Electric Man, Peter veste quasi sempre camicia bianca e pantaloni verdi con cintura nera, con scarpe marroni. Medio, normale, quotidiano e ripetitivo. Come una puntata della Famiglia Brady6.

6 www.bradyworld.com

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19 PETER PANICO

Maschilista, razzista, omofobico, distante dalla pedagogia, diseducativo, profano, crudele, traboccante di pregiudizi, ritardato mentale. Ma in fondo buono. Tutto questo è Peter Griffin.

Ufficialmente ritardato mentale, Peter, nel corso delle puntate di Family

Guy, lascia emergere alcuni baluardi del suo carattere. Innanzitutto la sua

autostima è a dei livelli altissimi, nonostante i fatti gli diano sempre torto. In quasi ogni puntata, è una sua “freakin’7” idea a dare il via alle danze degli eventi, puntualmente con esiti ai limiti del catastrofico.

Peter non ama perdere, odia venire contraddetto, specialmente da Lois: considerata come una donna, adorabile, ma pur sempre una donna (bigotto in modo impressionante, Peter sarà costretto a rivedere la sua concezione di donna, ovvero “essere con due tette, in modo che tu abbia qualcosa da guardare mentre loro blaterano”), Lois ha invece molto spesso ragione. Peter attende 15 anni prima di sentire la moglie dargli ragione su qualcosa, e può finalmente far partire il suo festeggiamento personale pronto da anni, con palloncini, uno striscione con scritto “Peter’s right” ed un clown (morto, ormai), in PTV.

Molto spesso i due entrano in conflitto, e costantemente Peter perde di vista il contesto e si getta a capofitto verso la vittoria, cercando di ottenerla con ogni mezzo possibile: che sia teatro (King is dead), scuola (Running

Mates), giochi da tavola (Petarted), l’importante è sconfiggere Lois, per poi

deriderla per giorni con battute idiote.

La sua autostima ha comunque altri rivali: Joe Swanson, appena trasferitosi in Spooner St, si dimostra una sorta di idolo, e Peter cerca di fare qualsiasi cosa per farsi riconoscere come leader. Ma anche il figlio Chris, con il pene più grande di quello del padre: chiunque metta in dubbio il valore di Peter

7 Quelle come freakin’ sono definite minced oaths, letteralmente bestemmie sminuzzate, tutte quelle bestemmie modificate foneticamente, come gosh invece di god, o come in Italia alcune diffusissime, come porco zio. Per approfondire, Hughes, Geoffrey Swearing: A Social History of Foul Language, Oaths and Profanity in English. Cambridge, Blackwell, 1991. In questo caso, freakin’

(20)

Griffin dovrà subire una quantità industriale di reazioni idiote, come andarsi a prendere un fucile per sopperire alle deficienze falliche (come ogni persona repressa).

Ha anche dei talenti, che però rientrano nel suo microcosmo: se ubriaco, sa suonare perfettamente il pianoforte, però soltanto sigle di programmi televisivi (Wasted talent).

A proposito di idiozia, è l’ottimo Family Guy and philosophy, a cura del professor J.Wisnewski, a fornirci una prospettiva quantomeno inusuale, specialmente se l’oggetto di riferimento è un prodotto cultu(r)ale come

Family Guy. Il volume è una raccolta di saggi nei quali le tematiche che

emergono dal cartoon vengono passate sotto il micro-macroscopio della filosofia, applicando teorie filosofiche a quello che emerge dalla visione di

Family Guy.

In questo caso8, ci si riallaccia alla convizione socratica che una vita spesa senza mai investigare non valga la pena di essere vissuta, e che la consapevolezza di non sapere sia il motore dell’esistenza. Ecco, Peter è il paradigma della vita senza valore, della vita inesistente, dell’essere anti-socratico. Non c’è mai un momento in cui Peter si ferma, esce da se stesso e riflette: il suo è un eterno presente, senza prima né dopo, ma soltanto ora.

In definitiva, Peter è tutto quello che non dovremmo essere: è l’unico essere umano assolutamente non pensante, che agisce per istinto, ed il cui super-ego è in vacanza alle Maldive. Brian, come vedremo più avanti, è colui che presta un cervello maschile alla casa, perché Peter impersonifica la soluzione peggiore, in qualsiasi momento.

Sia ben chiaro, noi lo amiamo per questo, perché essere così, a Quahog, significa avere una vita divertentissima, una moglie bellissima ed un cane parlante.

Per quanto mi riguarda, la prossima vita vorrei essere Peter Griffin.

8

Jerry Samet, “Let us praise clueless men”, in “Family Guy and philosophy”, a cura di J.Wisnewski, Blackwell 2007.

(21)

21

1.2

LOIS: RITRATTO DI UNA MADRE

Rampolla della famiglia borghese di origini germaniche Pewterschmidt, figlia di Barbara e Carter, persone nobili nel portafoglio ma meschine nell’animo, che danno un prezzo a tutto. Proprio per questo Lois si innamora del povero Peter, dal quale avrà tre figli. Il passato di Lois, escluse una parentesi al college ed una breve storia con Paul Stanley dei Kiss, non è così citato nei flasback griffiniani. Ecco perché parleremo di lei esclusivamente riguardo alla sua funzione all’interno del cartoon.

Appurato che Peter è lo scoppio del motore narrativo, almento nel 90% dei casi, Lois è la madre, la madre di tutti i membri della famiglia. Nell’esrcizio del suo ruolo, una madre deve possedere tre virtù fondamentali: prudenza, tolleranza e serenità.

La prudenza altro non è che l’esercizio dell’attenzione, della cautela e del buon giudizio ( vicino al giusto mezzo aristotelico): la prudenza di Lois è espressa benissimo quando, in When you wish upon a Weinstein, veniamo a sapere che la signora Griffin aveva preservato una somma di denaro per improvvise necessità familiari (in quel caso, gli occhiali di Meg), che Peter aveva dilapidato per comprarsi un’assicurazione contro i vulcani.

La tolleranza e la serenità, per una madre, sono prove durissime: continuamente i figli infrangono le regole, si mettono nei guai, si sporcano, rompono le cose, ci sfidano, ci irritano, ci tolgono ogni energia, tentando molto spesso la madre all’uso della potenza fisica. Ma ecco la tolleranza di Lois, che usa metodi non violenti, come la retorica persuasiva, colpa e vergogna, premi, e così via.

Una madre, però, deve anche relazionarsi, per conto del figlio, con un universo di personaggi esterni, medici, insegnanti, forze dell’ordine. Ecco qua servita la serenità di Lois, che emerge praticamente da ogni dialogo: Lois che si interessa alla scuola dei propri figli, all’asilo, ai problemi relazionali, alla felicità dei bambini, ai bisogni primari e non dei propri figli. Come ogni madre perfetta, Lois sa anche imparare dai propri errori (vedi

(22)

la violenza alcune problematiche quotidiane, ma anche Breaking Out Is

Hard to Do, in cui viene condannata per cleptomania, e The son also draws,

in cui viene travolta dal gioco d’azzardo): assimila il concetto di violenza come antagonista al suo ruolo di madre, e riconosce che la disciplina della maternità include altre virtù. Si intuisce che è soggetta a cadere, come ogni essere umano, nelle buie grinfie del vizio, ma il suo super-ego materno la prende per mano, forte come in nessun altro.

Stephanie Empey, dell’università della California, crede che Lois sia “l’esempio supremo della mamma americana…con l’eccezione di passi falsi (come quando legge nel diario di Meg, nessuno è perfetto), ma, come ogni madre americana, la sua maternità trova degli ostacoli nel partecipare pienamente ed equamente nella società, inclusa la famiglia”9.

Un’altra peculiarità di Lois, conforme al suo ruolo di madre americana, intelligente più del marito ma ascoltata meno del cane, è la sua vulnerabilità, la sua debolezza determinata anche e soprattutto dal ruolo (madre) che ricopre. Esempi lampanti, in King is dead e Running mates, in cui le sue aspirazioni professionali-artistiche (regista teatrale e presidente del comitato scolastico) cozzano irrimediabilmente con il suo essere madre, equilibri familiari che si sfaldano, figli che necessitano, visto il padre, di lei.

Un altro caso in cui il suo ruolo (ma anche le conseguenze) contrastano con le sua ambizioni, è Model Misbehavior. Lois, da ragazzina, vinse un concorso di bellezza, ma il padre, conservatore-negriero-vizioso borghese, le impedì di inserirsi nel mondo della moda. Le viene data un’opportunità di entrarvi e coglie l’attimo, salvo essere travolta dai veleni di quel mondo. Tra l’altro, in questa puntata, Peter dimostra di avere uno shining di intelligenza, pronunciando la frase in assoluto più intelligente: “I just want you to be

happy”.

Tuttavia, in Mind over murder, sembra che una soluzione ci sia: Lois ha sempre sognato di essere una star del pianoforte, come testimonia il suo sogno ricorrente, e Peter, condannato ai domiciliari per aver picchiato una

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23 donna incinta, sente incredibilmente la mancanza del bar. Ecco che, nel sottoscala, Peter costruisce un bar, nel quale Lois si esibisce, scatenando la gelosia delle mogli dei clienti, nonché quella di Peter. Il bar brucia, ed il sogno finisce.

Ma Lois, al di là dei suoi impedimenti e delle sue virtù, rimane un personaggio assolutamente centrale nell’economia narrativa di Family Guy. Verso di lei sono concentrate le attenzioni di molti personaggi: Peter, Brian, Chris, Meg, Stewie, Quagmire, Carter, Barbara10.

Lois è una bravissima madre ed una bellissima donna: ecco perché il suo universo di personaggi gravitanti nella sua orbita si dividono in figli ed amanti (o presunti tali): è una donna che riesce a bilanciare il suo estremo buonismo materno con le sue passioni (il sadomaso con Peter, il sesso in generale, il gusto del brivido), senza che nessuno se ne accorga. Anzi, una volta queste cose emergono: in It Takes a Village Idiot, and I Married

One, Lois diventa sindaco di Quahog, e si abbandona alle sue femminili

debolezze: lo shopping, inteso nel suo senso più femminile, abiti costosi e pellicce da favola. Ma in questo caso la cosa diventa di dominio pubblico, e Lois deve tornare a fare quello che ha sempre fatto, ovvero la madre e la moglie. Anche perché l’episodio in questione ha visto Lois come protagonista, paradossalmente, per evidenziarne la rettitudine. Se il significato primario è che il mondo della politica è talmente marcio da infettare anche Lois, almeno lei ha avuto il buon gusto di farsi da parte. Anche se istruita da Brian. Il vero, l’unico cervello. Colui di cui parleremo adesso.

10 Che, oltre al nome, ha una incredibile somiglianza con la moglie di George Bush. Non a caso il marito Carter è uno dei più detestabili personaggi di Family Guy. Mac Farlane è infatti un convinto democratico. Brandon, Voss.

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1.3

BRIAN: RITRATTO DI UN CANE

È difficile nascere dotati di una intelligenza acuta. Essere in grado di capire, criticare, comprendere e compatire. È una grossa difficoltà, che talvolta ci fa confessare “beato te che non capisci” ad un gatto che se ne sta comodamente sdraiato sopra la stufa.

Figurarsi se, oltretutto, abbiamo delle evidenti difformità, se esteticamente ci distinguiamo enormemente dagli altri.

A rileggere queste righe, mi vien da pensare subito a Giacomo Leopardi da Recanati, un fisico storpiato dal fato, una vita di privazioni (la leggenda narra che, per non far vedere troppo l’enorme gobba, camminasse spalle al muro fino alla chiesa) e di eccessivi premi (una sensibilità spropositata, ad esempio), che hanno portato a scrivere parole immortali, quali “se la vita è sventura / perché da noi si dura?”11.

No. Niente di tutto questo. Stavo parlando di Brian Griffin. Che non è gobbo, ma un cane. Francamente non saprei scegliere.

Brian è un cane intelligentissimo, acuto, acculturato, alcolizzato: è Seth Mac Farlane, il creatore di Family Guy, travestito da cane (è anche democratico come il creatore, pronunciando una volta la frase “You know, I like Hillary Clinton”: unica differenza con il suo creatore, che ha finanziato la campagna di Obama) . Tanto che la voce di Brian è quella di Mac Farlane, come Peter ed altri, ma non modificata, naturale, vera: inoltre, sia Brian che Seth hanno un cugino gay (al di là dell’idiozia, fa riflettere se vista nell’ottica della costruzione dei personaggi). Questo, se non sufficiente, è necessario per comprendere la vera sorgente delle battute che vengono affidate, puntata dopo puntata, al buon Brian, figlio di Biscuit, cane degenere, da subito su due zampe (o piedi?), vita sfortunata fino all’incontro con Peter, l’unico essere umano che lo tratta da pari (bè, in questo caso potrebbe aprirsi un’annosa questione: chi è il pari di chi? Peter è in realtà l’anello che non

tiene tra l’umano e l’animale, oppure è Brian ad essere il migliore amico del superuomo, il supercane? Io voto la seconda).

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25 La vita di Brian, esclusa quella all’interno della casa di Peter, si può delineare nelle poche righe sovrastanti, aggiungendo la sua esperienza del college e limitandoci alla visione di tutte le puntate con il suo nome nel titolo, tra cui Brian portrait of a dog, Brian goes back to college e Brian

does Hollywood. Dell’infanzia di Brian abbiamo detto, nato nel profondo

Texas, ad Austin, in una fattoria made in Usa. Sfortunatamente per lui, la madre è stata impagliata e ridotta ad un comò. Il povero Brian, strappato dal seno materno appena nato, si trasferisce nel Rhode Island dove frequenta la "Brown University", anche se non conseguirà la laurea, cosa che gli impedirà di lavorare presso il giornale "The New Yorker". Amante della cultura e del bel vivere, negli anni '70 lavora anche con Andy Warhol. Dopo una vita come senzatetto, un giorno Brian viene trovato per strada da Peter Griffin che lo accoglie nella sua famiglia, dove viene accettato con calore da subito, tranne che dal piccolo Stewie, con cui non mancherà mai di scontrarsi. Il suo sogno nel cassetto è sempre stato quello di scrivere, ma sembra che la sua estrema intelligenza lo porti ad essere troppo prolisso ed accademico, togliendo enfasi al racconto. Tuttavia non desiste, e prepara una sceneggiatura che cerca di vendere una volta ad Hollywood: purtroppo per le sue alte aspirazioni, finisce a fare il regista porno.

Le avventure che gli capitano nelle ultime serie di Family Guy, come del resto qualsiasi cosa riguardi i personaggi principali (escluso, come vedremo, Stewie), sono più trovate utili in fase di sceneggiatura che non indizi utili a costruire la personalità di un personaggio. D’altronde, si tratta di una scelta decisamente condivisibile, in quanto sono le prime puntate quelle in cui si forma il personaggio, ed il resto è semplice conferma di quanto appena detto, in salse diverse se si tratta di un prodotto audiovisivo seriale.

In fondo, Brian è il più intelligente, il più onesto, il più sensato di casa Griffin: beve come una spugna, d’accordo, ma questo non vuol dire non essere intelligenti né disonesti, è solo dimostrare poco affetto nei propri confronti.

C’è una peculiarità di Brian che merita una particolare attenzione: è l’unico della famiglia che consulta uno psicologo (freudiano, e questo sarà un

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particolare che nella successiva riflessione sarà un punto a mio favore), il Dr. Kaplan, perché è ovviamente combattuto da due diverse nature. Brian ha sì degli aspetti umani, ma è pur sempre un cane: ha paura degli aspirapolvere, soffre di vermi, di pulci, i suoi istinti sessuali sono quelli di un animale, non ha imparato ad usare il WC. Tuttavia, mangia seduto a tavola con gli altri, beve, legge, parla, scrive, comprende, comunica con gli stessi codici dell’uomo, è fisicamente attratto da Lois. Questa asincronia, questo sbilanciamento tra le due nature è difficile da affrontare e da superare, e Brian, infatti, si trova ad essere così Lost in translation.

Le sensazioni fisiche che Brian prova, come l’innamoramento, sono purtroppo destinate a fuoriuscire anche sotto l’aspetto fisico: in poche parole, un’altissima ed acuta intelligenza intrappolata nel corpo di un cane. Vedere per credere Play It Again, Brian, in cui il canide non riesce più a contenere i suoi istinti, e prova a baciare Lois. Il tutto all’insaputa di un Peter che stava bevendo qualsiasi sostanza alcoolica gli passasse sotto gli occhi, con tanto di duello rusticano finale.

A proposito di questo, l’aspetto più interessante è che, contrariamente ai cani che richiedono ai propri padroni affetto, Brian chiede a Peter (che non è suo padrone ma suo amico) rispetto. Basti vedere la manifestazione canina in Brian portrait of a dog. Peter chiede a Brian di partecipare ad un percorso canino ma lo tratta da cane, facendolo infuriare. Certo, l’impressione che abbiamo quando guardiamo una puntata di Family Guy è che evidentemente Brian sia una persona: è addirittura più intelligente. Ma basterebbe pensare che, a tuttoggi, non tutti gli esseri umani sono considerate persone. Secondo la vecchia costituzione americana, fino al 1789 gli schiavi afro-americani erano considerati pari ai 3/5 di una persona12: le donne hanno dovuto subire vessazioni e violenze per anni,

private della dignità di persone.

Dunque, cos’è che ci fa dire che Brian è una persona? E perché lo ascoltiamo?

12 1789 (4 marzo): la Costituzione degli Stati Uniti entra in vigore e legittima lo schiavismo in un gran numero di stati in particolar modo del Sud. Uno dei suoi articoli permette ai proprietari di schiavi di calcolare il numero dei voti a partire dall'equazione 1 nero= 3/5 di un bianco. http://it.wikipedia.org/wiki/Abolizionismo

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27 Semplice: sogna, spera, soffre, ha un’anima (nonostante Chris non sia d’accordo, in North by north Quahog). È una persona, dunque. Ma cosa vuol dire persona?

Persona è un concetto proprio dell’antropologia filosofica, ed ha si definisce persona un essere razionale dotato di coscienza di sé ed in possesso di una

propria identità. L'esempio ovvio di persona è la persona umana: dunque

l’esempio, non l’assoluta verità.

Quante volte abbiamo comunicato con i nostri cani, pensando che fossero come noi, che ci ascoltassero, che ci parlassero, e ci siamo arrendesi soltanto di fronte all’evidenza estetica? Bè, la soluzione è uscire dall’egoismo superomistico (nel senso di superiorità dell’uomo) e dare un nome alle cose. Persona non significa uomo, ma deriva il suo nome dal greco prós!pon, la maschera dell’attore. Qualcosa, insomma, come conferma anche la versione latina, che permetta alla voce di diffondere il suo suono, per-sonare.

Una persona, come la intendiamo adesso, ha dunque un’identità, brutta o bella che sia (ma in fondo, che cos’è brutto e cosa è bello? Ci sono ancora le mezze stagioni? D’estate fa caldo? Quante sono le sette fatiche di Ercole? Ok, basta), e Brian ha i prerequisiti adatti per entrare a far parte del mondo delle persone. Con un grosso difetto, però: Brian è un grandissimo ed impenitente vizioso. Beve, fuma la marijuana, si fa di coca (The thin white

line) e, sbronzo, corteggia in malo modo le donne vicine a lui (Road to Rhode Island). In più, assume altri atteggiamenti “umanoidi” negativi, quali

la masturbazione (Screwed The Pooch) e l’abbaiare a persone di colore (Don’t make me over: i sospetti di razzismo, in effetti, vanno al di là di questo episodio, ma alla fine dei conti non sembra qualcosa di “umano”, bensì di canino), ed altri meshup13 speciali (riviste pornografiche canine, come Doggystyle) che ne rendono problematica l’esistenza, e lo spinge,

talvolta, a lottare per la parità dei diritti (arrabbiandosi anche con Lilli e il Vagabondo, cui urla “No! È quello che vogliono che facciate!”. Passerà anche di emarginazione al college, vista il suo essere cane). Tuttavia, il suo

13 Il mashup è un brano musicale composto sovrapponendo parti di due o più canzoni. Per informazioni,

http://www.revolved.blogspot.com/, in cui si potrà ascoltare un meraviglioso mashup tra Tomorrow Never Knows, The Beatles, e You Only Live Twice di Nancy Sinatra/John Barry.

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inserimento sociale sarà buono, anzi ottimo, per essere un cane: ha anche insegnato nella scuola di Chris, ha svolto diverse professioni, suona la keytar, ha la patente, addirittura una ragazza, Jillian (con la voce di Drew Barrymore: questo fu, a detta di MacFarlane, un passo gigante, vista la grossa possbilità di essere accusati di bestialità), tanto bella quanto idiota, (tralasciamo il bacio con Meg in Barely Legal? No. Lo sottolineiamo. BRIAN SI E’ BACIATO CON MEG. Disgustoso. Per Brian, ovviamente), ma è pur sempre un cane, che vede in bianco e nero e che “usa la lingua come toelette”, e che fa i suoi bisogni all’aperto.

Insomma, in definitiva, Brian pretende rispetto, rispetta gli altri, ma non rispetta se stesso, varcando spesso il confine dell’autocontrollo. Ma è l’unico ad avere alcune qualità, come la memoria: è l’unico personaggio la cui memoria affonda radici tra gli eventi delle puntate. Ad esempio, in The

Fat Guy Strangler, Brian ricorda a Peter quando non lo fece saltare nella

Generale Lee, chiudendogli il finestrino (fatto realmente accaduto in To

Live and Die in Dixie), o ancora lascia che Stewie ingurgiti tabacco

ricordando la violenza subita dal piccolo riguardo ad un affare di soldi (rispettivamente Airport '07 e Patriot Games).

Abbiamo già parlato del suo essere persona: ad una seconda riflessione, sembrerebbe essere molto più persona di Peter. Perché?

Semplici strutture filosofiche: akrasia (Peter) contro scelta (Brian). L’akrasia, in pochissime parole, è la mancanza di autocontrollo, l’incontinenza, la debolezza della volontà: è stata per la prima volta introdotta da Aristotele (Etica Nicomachea, VII, 1145a15-1151a30). Aristotele rigetta la possibilità dell’akrasia come nozione dotata di intenzionalità “L’incontinenza è contraria alla scelta (…) un uomo non può essere dotato di saggezza pratica e nel contempo essere incontinente”. Quindi chi è incontinente non sceglie, e chi non sceglie non è una persona14.

14 Frankfurt, H. (1971) Freedom of the Will and the Concept of the Person in "Journal of Philosophy", Princeton

University Press. Emergono concetti che, derivanti dal compatibilismo classico di Hobbes, dividono in tre grandi gruppi gerarchichi gli esseri umani, secondo un “reticolo gerarchico” determinato dal conflitto tra desiderio di primo ordine, il dominante, e di secondo ordine, il suo opposto (es. voglio smettere di fumare ma voglio fumare). La divisione porta a "wanton addicts", "unwilling addicts" and "willing addicts." I primi non hanno desideri di secondo ordine, e quindi non vogliono non fumare, e non sono considerate neanche persone, essendo privi di

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29 Peter non sceglie quasi mai quello che fa, ma è un po’ uno wanton addict15, ha solo un desiderio, causato dalla presenza di un solo neurone, e non sceglie mai, bensì agisce. Peter non ha bivi, non ha dubbi, non ha curve: la sua vità non è assolutamente binaria, ma ha un solo valore, un solo colore, una sola parola ( Freakin’). La sua è incontinenza, senza scelta, senza pensiero, senza essere. Non c’è riflessione, né ontologica esistenza: c’è solo un ammasso di grasso che ride, mangia e beve. Con un ensemble di flatulenze, ad aggiungere quel pizzico di stile.

Brian, in questi termini, è invece una persona, un willing addict16, qualcuno che, nonostante talvolta esca dai binari, lo fa avendo una concezione del mondo sicuramente superiore a quella dell’amico umano: è almeno binario, pensa, valuta, decide, pondera. Vorrebbe possedere Lois, ma se ne fa una ragione, e convive con l’idea di non poterla mai avere: quando capita a Peter la stessa impossibilità di avere Lois (Perfect Castaway), non c’è verso di far capire all’ex marito di Lois (che si è risposata appunto con Brian, dando stabilità alla famiglia vista la sparizione di Peter) che la situazione è cambiata, a suo sfavore. Niente. Peter continua a provarci in modi anche discutibili, come se il suono No fosse solo un intercalare privo di significato alcuno.

Il partito pro-Brian ha trionfato: Brian è più persona di Peter. Passo e chiudo.

volontà; i secondi hanno un desiderio di secondo ordine di non fumare, ma fumano (dipendenti senza volontà), mentre gli ultimi hanno il desiderio di secondo ordine identico a quello di primo ordine, e fumano

deliberatamente,

15 Vedi nota precedente. 16 Vedi ancora nota precedente

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1.4

STEWIE: RITRATTO DEL MALE

Sia ben chiaro: stiamo per parlare del personaggio più importante, narrativamente ed in qualità di simbolo della novità di Family Guy. Prima di lui nessun bambino animato era mai stato così completo, così poliedrico, così attentamente studiato. E così ben riuscito.

Stewart Gilligan Griffin, ultimogenito della famiglia, è un bambino di almeno un anno17, con una malignità, un accento, un livello culturale e una psicologia degni di un grande protagonista.

Andiamo con ordine, partendo dal nome: in effetti, ad un primo impatto, il

Gilligan risulterebbe un po’ strano, decontestualizzato, insignificante. In

realtà, basterebbe pensare al famoso telefilm statunitense Gilligan’s Island, in onda sulla CBS dal 1964 al 1967, il cui rimando fonetico è immediato. Si tratta di un telefilm incentrato sulle avventure di un gruppo di naufraghi, dispersosi nei pressi di un’isola sconosciuta (vi ricorda qualcosa? Devo arrendermi all’evidenza: il prossimo studio debbo farlo su Lost) e le cui speranze di salvezza sono puntualmente rovinate dal personaggio centrale, Gilligan appunto, che, dall’alto della sua goffaggine, riesce a sprecare ogni opportunità.

È proprio il personaggio di Gilligan, interpretato da Bob Denver, l’amico goffo dello skipper, con il quale creava una coppia standard della serialità comica dei primi anni di tv (seguendo l’esempio

di Stan Laurel e Oliver Hardy), ad essere, probabilmente, l’origine del secondo nome di Stewie. Personaggio tanto seguito da meritarsi un posto nella lista delle 200 più grandi icone pop del secolo, lista redatta da People nel 2003. La

sagoma della testa di Gilligan, comprensiva dell’onnipresente copricapo, ricorda decisamente quella della testa di Stewie, simile ad un pallone da rugby. Anche il costante fallimento delle iniziative dei due personaggi,

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31 seppur in contesti e con modalità e personalità distinte, riesce a fornire un parziale e soddisfacente risposta all’enigma del secondo nome.

Ma passiamo ad altro: anche l’accento, il cosiddetto Boston Brahmin, l’accento della classe intellettuale della città del New England, la classe discendente dai fondatori della città, composta di una serie di famiglie storiche, dai Peabody ai Perkins, è un legame che unisce Stewie a Gilligan’s

Island. Thurston Howell III, il milionario avido interpretato da Jim Backus

(la voce di Mr Magoo), ha lo stesso, tipico accento, simile all’inglese ma con qualche influenza americana.

L’accento di Stewie, interpretato da Seth Mac Farlane, è importantissimo nell’economia del personaggio: è un accento che sprigiona alta borghesità, e che si sposa benissimo sia con livello culturale che con la fisiognomica di Stewie. La particolarità di questo personaggio è la descrizione della vita di un infante attraverso le parole e l’acume osservativo di un uomo colto, maturo, intelligente e crudele. La simpatica dissonanza causata da questa

sinestesia lessicale porta Stewie ad essere il personaggio più amato della

serie18, nonché quello che in gergo tecnico si chiama il breakout character, ovvero personaggi non protagonisti che, con il passare delle puntate, risalgono la gerarchia fino a diventare idoli, pur mantenendo posizioni narrative non primarie. Per semplificare con delle immagini, diciamo che nella storia dei breakout characters troviamo Fonzie (Happy Days), Sylar (Heroes) e J.R. (Dallas) i Tv, Jack Sparrow e l’ispettore Clouseau al cinema, Snoopy e Wolverine tra i fumetti, per fare qualche nome. Questa ascesa di popolarità di Stewie sorprenderà anche gli stessi autori, che dovranno così ampliare le iniziali peculiarità del piccolo genio del male: vedremo come, a cavallo tra la seconda e la terza serie, Stewie cambierà, per certi tratti radicalmente, la sua posizione all’interno del meccanismo narrativo19.

Stewie, bretelle rosse e maglietta gialla d’ordinanza, è addirittura tra le 100

canaglie più canaglie del secolo, secondo Wizard, un magazine

specializzato sui fumetti. A sole due posizioni da Norman Bates di Pshyco,

18 http://www.pollpub.com/who-is-your-favorite-family-guy-character.aspx 19 vedi intervista a Seth Mac Farlane, http://www.avclub.com/content/node/23365

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Stewie è al 95° posto (per la cronaca, sul podio, in ordine crescente, troviamo Palpatine – Star Wars - , Pazuzu – L’esorcista - e Joker – Batman. Solo 30° Dracula, Mr Burns precede Iago, malinconico 72° Tony Scarface Montana20): niente male per un bambino di un anno, destinato a conquistare il mondo!

Stewie, personaggio complicato e in itinere, necessita di una diramazione nella sua caratterizzazione: nell’ordine, dovremo affrontare prima una panoramica sulla completezza della sua malvagità, e successivamente analizzare, invece, in quali termini il suo personaggio è cambiato, nel corso delle serie e a causa del suo internazionale successo.

(33)

33

1.4.1 SEVEN

Stewie è il male. Almeno nelle prime due serie. Cerca con ogni diavoleria di uccidere Lois, che in Mr Griffin goes to Washington ha anche un sogno premonitore, presto dimenticato, di quello che il figlio ha intenzione di fare. Il suo indirizzo e-mail, per dirla tutta, è stewiekillslois@yahoo.com: per lui, Lois è nemica a prescindere, quasi si trattasse di un complesso di Edipo al contrario (o complesso di Elettra? Vedremo nel capitolo seguente che potrebbe essere un’interpretazione), in cui il desiderio di morte e sostituzione non è nei confronti di Peter, bensì di Lois (sebbene non vi sia volontà di sostituzione, ma soltanto di morte). Lois è colpevole di aver tenuto imprigionato Stewie per nove mesi, impedendogli di lavorare al suo progetto di conquistare il mondo. Il racconto della gestazione, vissuta dal piccolo Stewie, è in Chitty Chitty death bang, in cui Stewie, appreso che la sua famiglia festeggerà il suo primo compleanno, scrive (!) sul suo diario, ricostruendo la sua “evasione dall’Alcatraz amniotica”. La visione robotica, da guerre interstellari tra spermatozoi, lo vede vincere e poi scoprire di essere caduto nella trappola del gulag uterino, trappola che durò nove mesi. Per questo Lois deve morire: e Stewie inventa marchingegni terribili, da fucili congelanti al carbonio fino a macchine per il controllo della mente. Il male più assoluto, dunque: tentare di uccidere chi ti ha donato la vita, conquistare il mondo, dominare uccidendo.

Ma cos’è il male?

Dal punto di vista metafisico e soprattutto per certa tradizione filosofica antica (in particolare per S. Agostino, ma tenendo presenti anche i filosofi della Grecia antica come Platone e Aristotele), il male, essendo l’esatta antitesi del Bene e quindi dell’essere, si configura come una privazione di essere o, che dir si voglia, con il non-essere stesso. Il Male, non avendo di per sé consistenza autonoma, essendo privazione del Bene ed esistendo quindi solamente in virtù dell’essere e come suo esatto contrario, è un accidente della realtà.

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S. Agostino risolve infatti la dibattuta questione sostenendo la non-sostanzialità del Male, poiché Dio non crea il Male, ovvero il non-essere, ma solamente il Bene, ovvero l’essere che in ultima istanza si configura come la vita stessa. Secondo quest’ottica e secondo i disegni di Dio il Male quindi, in se stesso, non esiste: esso non è però pura allucinazione dell’uomo comune che è portato a scorgerlo nelle realtà contingenti e transitorie del mondo. È invece l’uomo stesso che, con la libertà che gli è stata data (il libero arbitrio, ovvero la possibilità di decidere del proprio futuro) e attraverso le sue scelte, decide di servirsene e di praticarlo. L’essere umano fa ciò sostanzialmente per due motivi: per un desiderio di “autodeterminazione assoluta21”, ovvero per un’incondizionata autonomia di scelta e per l’emancipazione totale da Dio, e per il “falso oggetto” del suo amore (che non è più rivolto a Dio ma al mondo materiale.

Agostino distinse il male in tre categorie:

1. male ontologico - la creaturalità - l’essere ed il bene sono proporzionali; quindi tanto più perfetto è ontologicamente un ente, tanto “più bene” si troverà in esso: ora, per quanto perfetto sia un ente, in quanto creato non potrà mai coincidere con “il” bene, perché sarà comunque ontologicamente più povero del Creatore. Di questa povertà ontologica Dio non è responsabile e quindi lo stesso male non è qualcosa, ma solo “privatio boni”, privazione di bene;

2. Il male morale, secondo Agostino, era un errore della volontà dell’uomo: essa sceglieva d'indirizzare l’uomo verso qualcosa, un bene particolare scambiato per il bene sommo, che corrisponde a Dio. Ogni essere è bene perché è creato da Dio che è bene assoluto. Il male non è dunque essere né può esserci un principio del male contrapposto al principio del bene e in lotta con esso. Il male è solo carenza, deficit di essere e quindi di bene. Nessun principio assoluto, infatti, tollera, per così dire, la compresenza di un altro principio egualmente assoluto.

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35 3. male fisico - Il male fisico è una conseguenza del male morale, ed è un atto estremo della giustizia divina, ossia è una punizione di Dio di fronte al peccato.

Dio è innocente, dunque: è tutta colpa nostra, che ancora espiamo una colpa perenne: una mela su un albero ci è costata salatissima. Da queste categorie

maligne, il male morale, ovvero il peccato, è il grande insieme delle

infrazioni, in cui la Municipale Clericale ha inserito tutte le azioni che prevedono una sanzione. Tra questi, invece del divieto di sosta e la circolazione in Ztl, i nostri eroi hanno inserito il sottoinsieme dei peccati capitali, sette grandi piaghe morali da cui dobbiamo guardarci (ma nelle quali tutti hanno fatto un bagnetto, almeno una volta).

Sette peccati, lussuria, gola, accidia, avarizia, ira, invidia e superbia. Manca la politica, ma sembra un ritratto ben fatto. Ce lo spiega molto bene sempre San Tommaso dicendo : Capitali si dicono quei vizi da cui, come da

cause finali, ne nascono altri.

Tanto, comunque vada, sarà un insuccesso. Non si salverà nessuno. E mica lo dico io.22

Un carpiato con avvitamento di quinto grado ci riporta al nostro amatissimo Stewie, di cui benissimo si è parlato finora.

L’unione tra il bambino di casa Griffin e il concetto dei peccati capitali è stimolante, e dà un senso a quello che comunemente si dice di lui, che è il male, che è crudele, etc. etc. Diamo dimostrazione di quanto pensiamo.

LUSSURIA

È per i cattolici uno dei sette vizi o peccati capitali, il "vizio impuro", al di

fuori della norma morale. Secondo le elaborazioni dottrinali della teologia morale del Cattolicesimo, la lussuria è causa di svariati effetti negativi, alcuni dei quali aventi una preminenza in ambito religioso, ed altri intervenendo più specificatamente sul libero arbitrio:

22 "Chi si potrà dunque salvare?". E Gesù, fissando su di loro lo sguardo, disse: "Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile."» (Mt 19,25-26)

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• grave turbamento della ragione e della volontà • accecamento della mente

• incostanza ed incoerenza (rispetto ai valori proposti)

• egoistico amore di sé (egoismo, egotismo, negazione dell'amore per il prossimo)

• incapacità di controllare le proprie passioni

Nella dottrina cattolica classica, la lussuria è frutto della concupiscenza della carne (al pari del peccato di gola e dell'accidia) ed infrange sia il Sesto Comandamento che vieta di commettere atti impuri sia il Nono che riguarda il desiderare la donna d'altri.

Fra questi atti impuri la Chiesa indica tanto le azioni concrete materialmente compiute in materia di sessualità non finalizzata alla procreazione e all'unione in seno al matrimonio, quanto il solo desiderio e l'immaginazione ("chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.", Vangelo di Matteo 5,28: chiedere conferma della bontà di questo comandamento a Padre Bisceglia).

Il Catechismo della Chiesa Cattolica così sintetizza:

• Tra i peccati gravemente contrari alla castità, vanno citate la masturbazione, la fornicazione, la pornografia e le pratiche omosessuali.23 (CCC n.2396) Chiedere ancora a Padre Bisceglia e

Luana Borgia.

• L'adulterio e il divorzio, la poligamia e la libera unione costituiscono gravi offese alla dignità del matrimonio. (CCC n.2400). Qui basta

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37 guardare la percentuale di divorzi: nel 2005, ogni 1000 matrimoni, 151,2 divorzi e 272,1 separazioni. In pratica, il 21% degli italiani è già all’inferno. Per essere al primo peccato niente male. Il 79% dei reduci deve resistere ai prossimi sei peccati. Tireremo i conti alla fine.

Dunque, la lussuria. Sessualmente, Stewie dovrebbe essere insensibile, vista l’età ma anche le intenzioni di conquistare il mondo. Invece, Stewie non solo lancia messaggi di una sessualità in sviluppo, ma anche di una inconscia (neanche tanto) omosessualità.

Questo orientamento sessuale si sviluppa, come tutte le cose che non riguardano i suoi presupposti di dominare il mondo ed uccidere Lois, a partire dalla terza seria, dopo che (Damnit, Janet!) aveva avuto relazioni eterosessuali e sembrava lanciato verso una vita piena di donne. Invece, a partire dal misterioso Rupert, pupazzo gay (ne abbiamo la conferma in Road

to Rhode Island, in cui Stewie lo accusa di non aver fatto la guardia ai

bagagli ma di essersi deconcentrato nel guardare i ragazzi), Stewie comincia a lasciare qua e là indizi di una sessualità ancora da scoprire. Ad esempio, quando sbircia un gruppo di cheerleaders cambiarsi nello spogliatoio (Peter

Griffin: Husband, Father, Brother?) bisbiglia “ It appears my wee-wee’s been stricken with rigor mortis”, oppure quando incontra il getto d’acqua ai

bordi della piscina “Hellooo Mr water jet!” (He’s too sexy for his fat). Ogni tanto si veste da donna (“Look at you there. You’re a filthy girl, aren’t

you?”, Emission Impossibile), oppure lancia segnali di feticismo (“I smell a messy diaper. God, why does that turn me on?”, Lethal Weapons), anche

quando scopre piacere nell’essere percosso da Lois, tanto da sognare rapporti fetish con la madre . eppure ha anche avuto esperienze eterosessuali (Damnit, Janet! e Chick Cancer), ha desiderato altre ragazze ( Mr

Saturday night ), ma ha avuto un barlume di lucidità e sincerità quando,

davanti alle camere del confessionale di 15 minutes of shame, ha confessato:

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“ There's always been a lot of tension between Lois and me, and it's not so

much that I want to kill her, it's just I want her not to be alive anymore. Ah, I sometimes wonder if all women are this difficult, and then I think to myself: My God, wouldn't it be marvelous if I turned out to be a homosexual?”.

Ricapitoliamo. Stewie è il male. La lussuria è una parte di male. Stewie è colpevole di lussuria. Avanti.

GOLA

San Tommaso d'Aquino nella Summa Theologica scrive così:

La gola non indica una qualsiasi brama di mangiare e di bere, ma una brama disordinata. Ora, un appetito si dice disordinato, perché si allontana dall'ordine della ragione, che costituisce la virtù morale. Ma una cosa è peccaminosa per il fatto che è contraria alla virtù. Perciò è evidente che la gola è peccato24.

Diceva S. Francesco di Sales: Si ha da mangiare per vivere, non si ha da

vivere per mangiare.

Gola e lussuria sono due peccati che solitamente viaggiano a braccetto. Le tentazioni di gola sono spesso correlate alle tentazioni impure...e chi cede alle voluttà della gola peccando, molto spesso cade in peccati di lussuria, poichè il piacere carnale è una forma di fame insaziabile, per molti aspetti simile a quella della fame del goloso!

San Paolo nella lettera ai Filippesi 3,19 fa luce su questo problema sottolineando la gravità di questa forma di idolatria nella lettera ai Filippesi parlando dei buoni e cattivi cristiani dice: "Perché molti, ve l`ho già detto

più volte e ora con le lacrime agli occhi ve lo ripeto, si comportano da nemici della croce di Cristo: la perdizione però sarà la loro fine, perché essi, che hanno come dio il loro ventre, si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi, tutti intenti alle cose della terra".

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