• Non ci sono risultati.

BACK TO THE ‘80S

4.1 LA MUSICA IN “FAMILY GUY”

4.2 IL CINEMA A QUAHOG

4.2.1 BACK TO THE ‘80S

Spesso il cinema cristallizza un desiderio, gli dà forma, essenza, metodo. Può capitare che una situazione particolare, decisamente variabile soggettivamente, assuma, una volta espressa sul grande schermo, una veste predefinita, standard. Da quel momento, quell’azione, quel desiderio, quel sogno lo immagineremo così, perché il cinema ce l’ha disegnato perfettamente.

Ecco perché se ascoltiamo la cavalcata delle valchirie pensiamo alla guerra in Vietnam, ecco perché se pensiamo al nostro giocattolo preferito di quando eravamo bambini pensiamo a Rosebud, ecco perché se desiderassimo mangiare tantissimo vedremmo, nella nostra lavagna mentale, un furgone carico di cibo che entra in una villa, con Ugo Tognazzi che lo accoglie.

Ad esempio, come immaginiamo la situazione in cui, travolti dal rimorso, desideriamo tornare indietro nel tempo per riparare l’errore? Ovviamente, con Doc, un’automobile speciale che brucia l’asfalto ed un computer di bordo. In altre parole, ci immedesimiamo in Back to the future.

Peter, invidioso dei racconti da single di Quagmire, vorrebbe tornare indietro nel tempo, visto che ha passato tutta la sua vita con Lois. Incontra la Morte, che gli concede il favore. Ma Peter altererà il corso degli eventi. La brevissima sinossi di Meet the Quagmires illustra già il meccanismo narrativo chiaramente ispirato alla celebre serie diretta da Robert Zemeckis negli anni ‘80, nella quale il professor Emmet “Doc” Brown trasforma in una macchina del tempo una vecchia De Lorean DMC-12.

Nel caso di Peter, non c’è nessuna macchina, ma soltanto la macabra amicizia con Death, che, con estrema bontà, decide di far divertire un po’ Peter, catapultandolo negli anni ’80.

Si tratta di Peter, non di Micheal J.Fox: ed ecco che, in una sola notte, altera la storia del mondo. Non sposando Lois, ma l’attrice Molly Ringwald, il mondo ha seguito una strada che l’ha portato ad essere perfetto, con Al Gore presidente degli USA, finanziamenti alla ricerca, zero criminalità nelle

141 strade: come a sottolineare che la felicità di Peter è a spese del mondo intero.

Ma riflettiamo sul cinema: in questo caso, uno dei sicuri pilastri dell’educazione cinematografica di Seth McFarlane, ovvero la trilogia di Zemeckis, si assurge a modello narrativo per assolutizzare il punto di forza di Family Guy, il flash-back. In questo modo, l’intero episodio diventa un enorme flash-back, con l’ulteriore vantaggio di colpire lo spettatore rievocando quelle, che ora sembrano bizzarre, tendenze tipiche degli anni ’80, dal colletto alla musica al look a là Micheal Jackson.

Dunque, il cinema che interviene come riferimento per la costruzione dell’intreccio, che consente allo spettatore sia di riattivare quella sperduta casella di memoria nella quale è sepolto il ricordo della serie Back to the

future, sia di essere in grado di capire più precisamente la stupidità di Peter,

addirittura più stupido ed imbranato di M.J.Fox.

Questa ripresa della struttura narrativa ricorre altre volte nel corso delle serie di Family Guy, e questo è significativo della passione che Seth Mc Farlane nutre nei confronti del grande schermo. Basti pensare all’episodio

Petergeist, (S04E29), evidentemente ispirato al film scritto da Spielberg Poltergeist (1982), in cui Carol Anne, la figlia, annuncia, parlando davanti

al televisore, “They’re here!”, e presenze diaboliche infestano la casa nei modi più terrificanti. Accade lo stesso a casa Griffin, con Stewie nei panni di Carol Anne (con tanto di “They’re heeere”), e gli stessi meccanismi narrativi, come Peter davanti allo specchio che si toglie la pelle, ma invece di avere una faccia insanguinata è Hank Hill, volto noto della sitcom King of

the Hill, il cui motto è, appunto, “Propane” (quello che dice Peter allo

specchio), o come il medium contattato per risolvere la faccenda (che in questo caso, ovviamente, è Bruce, il polivalente gay di Quahog doppiato con voce da rugbista). Anche il tema musicale riprende quello del film. C’è da dire che Poltergeist ha ispirato molti altri happening televisivi, da The

Simpsons (in due distinti episodi di Treehouse of Horror, prima la casa

implode come quella del film, poi Homer, lanciato nella terza dimensione, parla con una voce il cui riverbero ricorda molto quella della piccola

protagonista dell’horror dalla locandina meravigliosa) a South Park ( nell’episodio Something Wall-Mart This Way Comes, il finale del film è chiaramente citato quando il Wal-Mart svanisce, e nell’episodio "ìWith

Apologies to Jesse Jackson, il Dr. Nelson dice "Carol Anne - don't go into

the light" durante la sfida con Cartman), da X-Files a Supernatural, fino addirittura ad un videoclip delle Spice Girls, Too much. In effetti è un po’ troppo. Ma rende l’idea di quanto una semplice frase come “They’re here!” associata ad un film come Poltergeist abbia influenzato la cultura americana.

In conclusione, la ripresa dei soggetti cinematografici, di cui abbiamo dato due esempi (ma ce ne sono molti altri, come la serie dei Road to.. di Stewie e Brian), dà un seppur piccola dimostrazione di quanto il cinema funga, spesso, da simbolo, da stereotipo di una certa situazione. Ormai, alcune immagini sono esclusivamente cinematografiche, come le strane presenze in una casa o un viaggio indietro nel tempo, o ancora un duro allenamento per superare se stessi.

In produzioni come Family Guy, l’omaggio, strategicamente sempre azzeccato, permette anche di valutare la consistenza dei personaggi, tramite il paragone che lo spettatore fa con il personaggio speculare nel film. E Peter non perde occasione di essere sempre più stupido, che nel momento in cui la famiglia sta disperatamente provando di recuperare il figlio smarrito, sbuca con un “I call upon all nations to do everything they can to stop these terrorist killers. Thank you. Now, watch this drive” e gioca a golf. Che idiota. Qualcuno l’aveva forse già detto?49

49 Si. Si tratta di G.W.Bush in un’intervista all’interno di “Faherenheit 9/11” di Micheal Moore (2004), in cui parlava dei problemi del mondo, ma voleva giocare a golf.

143

4.2.2 PASSIONE INTERNAZIONALE

Mel Gibson come Philip Vandamm, e Peter Griffin come Roger Thornhill.

Passion of the Christ 2 diventa un Intrigo internazionale, ed alla fine,

fortunatamente, non si vedrà.

Questa puntata, che cita direttamente il capolavoro di Hitchcock (tit. originale North by northwest, 1959, titolo della puntata North by north

Quaogh), è un esempio di commistione tra cinema di ieri, cinema di oggi e

(censurato addirittura da Peter) cinema di domani.

In breve, Peter trova la copia del seguito di Passion of the Christ, il cui trailer, esilarante unione tra gli action movie ed un personaggio qual è Gesù, con il titolo blasfemo di Passion of the Christ 2: crucify this, lo disgusta clamorosamente. Decide quindi di farlo sparire, ma due sacerdoti, emuli degli scagnozzi di Philip Vandamm nel film di Hitchcock, lo inseguono in tutti i modi, incluso il famoso aereo tra i campi. Ma Lois viene rapita, e Peter si presenta nella villa di Mel Gibson, sul monte Rushmore (ancora come nel film) per salvarla.

In questo caso, il cinema entra prepotentemente in Family Guy, determinando il ruolo dei personaggi, l’intreccio vero e proprio ed il ruolo dei cineasti contemporanei.

Mel Gibson è infatti visto come personaggio misterioso, con qualche scheletro nell’armadio (oltre a vari gadgets nazi), e con un esercito personale di chierici che, pur eccessivo, risulta coerente con l’immagine che emerge dal cartoon della Chiesa Cattolica, ormai sul piede, come dimostra il trailer, di darsi una rinfrescata all’immagine, abbattendo il muro di una religione che non tiene il passo coi tempi, ma che piuttosto rivaluta Gesù come super-eroe-moderno. Un regista che, sembra uscire dalla puntata, fa dell’intolleranza la base del successo (Peter, spacciandosi per Mel Gibson, dice di essere ingrassato per interpretare il ruolo di Peter Griffin, un eroe che combattè gli Inglesi per liberare l?inghilterra dagli Inglesi), tanto da assumere le sembianze di uno dei cattivi cinematografici per eccellenza, Vandamm.

Ed il cinema di domani? Quello che Peter ferma è ciò che ha tutte le sembianze di un arrivo obbligato, una spettacolarizzazione ossessiva di qualsiasi cosa. Ma quando non ci sarà nessun Peter, il cinema blockbuster tornerà a colpire.

145

4.2.3 GRIFFINS STRIKE BACK

Se pensiamo che Seth MacFarlane è un fan accanito di Star Wars, Star Trek e tutta la science fiction in generale, riusciamo subito a dare una risposta ai milioni di riferimenti che, durante le puntate di Family Guy, ci riportano o sull’Enterprise o da qualche altra parte nello spazio.

Lo stesso Seth, addirittura, fa delle apparizioni in puntate di Star Trek, ed ha presentato Blue Harvest, la puntata interamente dedicata alla trilogia spaziale, ad una convention su Star Wars.

Blue Harvest, che tra l’altro è il titolo ufficioso durante la preparazione del Ritorno dello Jedi, è la storia che Peter racconta alla famiglia durante un

black-out. È l’intreccio di Star Wars: Episode IV - A New Hope, USA,

1977, ma con i personaggi di Family Guy nei ruoli principali. Con * si

indicano i personaggi presenti soltanto nella versione uncut del dvd.

• Chris Griffin - Luke Skywalker • Peter Griffin - Han Solo

• Lois Griffin - Princess Leia • Stewie Griffin - Darth Vader • Brian Griffin - Chewbacca • Glenn Quagmire - C-3PO • Cleveland Brown - R2-D2 • Herbert - Obi-Wan Kenobi • Mayor West - Grand Moff Tarkin • Carter Pewterschmidt - Owen Lars • Barbara Pewterschmidt - Beru Lars • Jake Tucker - a Repair Droid • Mort Goldman - a Jawa • Opie - the Tusken Raider

• Bruce the Performance Artist - Greedo • Tom Tucker - an Imperial newscaster* • Diane Simmons - an Imperial newscaster*

• Ollie Williams - an Imperial meteorologist* • Fouad - an Imperial officer

• Meg Griffin - the Dianoga • RJ - a Stormtrooper

• Joe Swanson -Biggs Darklighter*

Blue Harvest, episodio n° 99, della durata di un’ora, è una sorta di

contenitore nel quale tutte le fantasie e la voglia di omaggiare una pietra miliare del cinema fantascientifico, vedendo le proprie creature impersonificare i personaggi della saga.

Ovviamente, il tutto viene raccontato in stile Family Guy, con il discorso introduttivo subito distorto dalla demenza gratuita e dal nonsense. Anche la condotta dei personaggi, oltre alle deviazioni dell’intreccio, subiscono l’influsso degli autori del cartoon, che inseriscono qua e là dei marchi di fabbrica, ad esempio quando Leia-Lois dice a Darth Vader-Stewie che ha nascosto le planimetrie in una delle 26 scatole, associate a delle modelle, come nel programma televisivo Deal or no deal. Stewie vince solo 5$, ma è comunque “contento di essere stato in tv”: oppure, uno dei momenti più comici della puntata, quando Obi-Wan – Herbert dedica a Luke – Chris The

time of your life, tratta da Flashdance (A.Lyne, 1983), con tanto di balletto

spaziale.

L’aspetto interessante di questa puntata, al di là della comicità che, comunque, continua a rispettare il “sentimento del contrario” (noi non ci aspetteremmo mai che, ad esempio, R2-D2 fumi le canne), è il fatto che i rispettivi linguaggi visivi, di Star Wars e Family Guy, vengono ad unirsi in un prodotto unico, ricco di elementi del primo, come le stravaganti dissolvenze, ma anche del secondo, come gli inserti nonsense o i riferimenti impliciti alle personalità dei personaggi. Anche se alcune cose hanno fatto infuriare i fan di Star Wars, come la presenza di Bender, il robot di Futurama, nella cantina di Han-solo: tutti sanno che la cantina aveva una severa politica anti-robot.

147 Questa puntata, in definitiva, offre un chiaro esempio di un altro modo in cui il cinema entra in Family Guy: in questo caso, dalla porta principale, offrendo non solo il soggetto, ma anche tutto il resto, escluse le facce degli attori e gli inserti griffiniano. Quelli ce li mettiamo noi. Tra l’altro, l’esperimento è andato talmente bene da replicarlo: nel corso del 2008, infatti, verrà proposto Something, something, something darkside, versione Griffin di Star Wars Episode V: The Empire Strikes Back.