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STEWIE: RITRATTO DEL MALE

Sia ben chiaro: stiamo per parlare del personaggio più importante, narrativamente ed in qualità di simbolo della novità di Family Guy. Prima di lui nessun bambino animato era mai stato così completo, così poliedrico, così attentamente studiato. E così ben riuscito.

Stewart Gilligan Griffin, ultimogenito della famiglia, è un bambino di almeno un anno17, con una malignità, un accento, un livello culturale e una psicologia degni di un grande protagonista.

Andiamo con ordine, partendo dal nome: in effetti, ad un primo impatto, il

Gilligan risulterebbe un po’ strano, decontestualizzato, insignificante. In

realtà, basterebbe pensare al famoso telefilm statunitense Gilligan’s Island, in onda sulla CBS dal 1964 al 1967, il cui rimando fonetico è immediato. Si tratta di un telefilm incentrato sulle avventure di un gruppo di naufraghi, dispersosi nei pressi di un’isola sconosciuta (vi ricorda qualcosa? Devo arrendermi all’evidenza: il prossimo studio debbo farlo su Lost) e le cui speranze di salvezza sono puntualmente rovinate dal personaggio centrale, Gilligan appunto, che, dall’alto della sua goffaggine, riesce a sprecare ogni opportunità.

È proprio il personaggio di Gilligan, interpretato da Bob Denver, l’amico goffo dello skipper, con il quale creava una coppia standard della serialità comica dei primi anni di tv (seguendo l’esempio

di Stan Laurel e Oliver Hardy), ad essere, probabilmente, l’origine del secondo nome di Stewie. Personaggio tanto seguito da meritarsi un posto nella lista delle 200 più grandi icone pop del secolo, lista redatta da People nel 2003. La

sagoma della testa di Gilligan, comprensiva dell’onnipresente copricapo, ricorda decisamente quella della testa di Stewie, simile ad un pallone da rugby. Anche il costante fallimento delle iniziative dei due personaggi,

31 seppur in contesti e con modalità e personalità distinte, riesce a fornire un parziale e soddisfacente risposta all’enigma del secondo nome.

Ma passiamo ad altro: anche l’accento, il cosiddetto Boston Brahmin, l’accento della classe intellettuale della città del New England, la classe discendente dai fondatori della città, composta di una serie di famiglie storiche, dai Peabody ai Perkins, è un legame che unisce Stewie a Gilligan’s

Island. Thurston Howell III, il milionario avido interpretato da Jim Backus

(la voce di Mr Magoo), ha lo stesso, tipico accento, simile all’inglese ma con qualche influenza americana.

L’accento di Stewie, interpretato da Seth Mac Farlane, è importantissimo nell’economia del personaggio: è un accento che sprigiona alta borghesità, e che si sposa benissimo sia con livello culturale che con la fisiognomica di Stewie. La particolarità di questo personaggio è la descrizione della vita di un infante attraverso le parole e l’acume osservativo di un uomo colto, maturo, intelligente e crudele. La simpatica dissonanza causata da questa

sinestesia lessicale porta Stewie ad essere il personaggio più amato della

serie18, nonché quello che in gergo tecnico si chiama il breakout character, ovvero personaggi non protagonisti che, con il passare delle puntate, risalgono la gerarchia fino a diventare idoli, pur mantenendo posizioni narrative non primarie. Per semplificare con delle immagini, diciamo che nella storia dei breakout characters troviamo Fonzie (Happy Days), Sylar (Heroes) e J.R. (Dallas) i Tv, Jack Sparrow e l’ispettore Clouseau al cinema, Snoopy e Wolverine tra i fumetti, per fare qualche nome. Questa ascesa di popolarità di Stewie sorprenderà anche gli stessi autori, che dovranno così ampliare le iniziali peculiarità del piccolo genio del male: vedremo come, a cavallo tra la seconda e la terza serie, Stewie cambierà, per certi tratti radicalmente, la sua posizione all’interno del meccanismo narrativo19.

Stewie, bretelle rosse e maglietta gialla d’ordinanza, è addirittura tra le 100

canaglie più canaglie del secolo, secondo Wizard, un magazine

specializzato sui fumetti. A sole due posizioni da Norman Bates di Pshyco,

18 http://www.pollpub.com/who-is-your-favorite-family-guy-character.aspx 19 vedi intervista a Seth Mac Farlane, http://www.avclub.com/content/node/23365

Stewie è al 95° posto (per la cronaca, sul podio, in ordine crescente, troviamo Palpatine – Star Wars - , Pazuzu – L’esorcista - e Joker – Batman. Solo 30° Dracula, Mr Burns precede Iago, malinconico 72° Tony Scarface Montana20): niente male per un bambino di un anno, destinato a conquistare il mondo!

Stewie, personaggio complicato e in itinere, necessita di una diramazione nella sua caratterizzazione: nell’ordine, dovremo affrontare prima una panoramica sulla completezza della sua malvagità, e successivamente analizzare, invece, in quali termini il suo personaggio è cambiato, nel corso delle serie e a causa del suo internazionale successo.

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1.4.1 SEVEN

Stewie è il male. Almeno nelle prime due serie. Cerca con ogni diavoleria di uccidere Lois, che in Mr Griffin goes to Washington ha anche un sogno premonitore, presto dimenticato, di quello che il figlio ha intenzione di fare. Il suo indirizzo e-mail, per dirla tutta, è [email protected]: per lui, Lois è nemica a prescindere, quasi si trattasse di un complesso di Edipo al contrario (o complesso di Elettra? Vedremo nel capitolo seguente che potrebbe essere un’interpretazione), in cui il desiderio di morte e sostituzione non è nei confronti di Peter, bensì di Lois (sebbene non vi sia volontà di sostituzione, ma soltanto di morte). Lois è colpevole di aver tenuto imprigionato Stewie per nove mesi, impedendogli di lavorare al suo progetto di conquistare il mondo. Il racconto della gestazione, vissuta dal piccolo Stewie, è in Chitty Chitty death bang, in cui Stewie, appreso che la sua famiglia festeggerà il suo primo compleanno, scrive (!) sul suo diario, ricostruendo la sua “evasione dall’Alcatraz amniotica”. La visione robotica, da guerre interstellari tra spermatozoi, lo vede vincere e poi scoprire di essere caduto nella trappola del gulag uterino, trappola che durò nove mesi. Per questo Lois deve morire: e Stewie inventa marchingegni terribili, da fucili congelanti al carbonio fino a macchine per il controllo della mente. Il male più assoluto, dunque: tentare di uccidere chi ti ha donato la vita, conquistare il mondo, dominare uccidendo.

Ma cos’è il male?

Dal punto di vista metafisico e soprattutto per certa tradizione filosofica antica (in particolare per S. Agostino, ma tenendo presenti anche i filosofi della Grecia antica come Platone e Aristotele), il male, essendo l’esatta antitesi del Bene e quindi dell’essere, si configura come una privazione di essere o, che dir si voglia, con il non-essere stesso. Il Male, non avendo di per sé consistenza autonoma, essendo privazione del Bene ed esistendo quindi solamente in virtù dell’essere e come suo esatto contrario, è un accidente della realtà.

S. Agostino risolve infatti la dibattuta questione sostenendo la non- sostanzialità del Male, poiché Dio non crea il Male, ovvero il non-essere, ma solamente il Bene, ovvero l’essere che in ultima istanza si configura come la vita stessa. Secondo quest’ottica e secondo i disegni di Dio il Male quindi, in se stesso, non esiste: esso non è però pura allucinazione dell’uomo comune che è portato a scorgerlo nelle realtà contingenti e transitorie del mondo. È invece l’uomo stesso che, con la libertà che gli è stata data (il libero arbitrio, ovvero la possibilità di decidere del proprio futuro) e attraverso le sue scelte, decide di servirsene e di praticarlo. L’essere umano fa ciò sostanzialmente per due motivi: per un desiderio di “autodeterminazione assoluta21”, ovvero per un’incondizionata autonomia di scelta e per l’emancipazione totale da Dio, e per il “falso oggetto” del suo amore (che non è più rivolto a Dio ma al mondo materiale.

Agostino distinse il male in tre categorie:

1. male ontologico - la creaturalità - l’essere ed il bene sono