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Obiettivi e impostazione della ricerca

A multiple case study Marta Bertagnoll

4. Obiettivi e impostazione della ricerca

Lo studio, muovendosi all’interno di un paradigma trasformativo (Mertens, 2009; Creswell, 2013) caratterizzato al contempo da un’attenzione a gruppi generalmente oppressi (donne, migranti, persone con disabilità, LGBQT, ecc.), alle iniquità generate da genere, etnia, classe, orientamento sessuale, e da un’ot- tica collaborativa e partecipativa, è stato guidato da una principale domanda di ricerca. Ci si è chiesti con quali approcci, metodi, strumenti, competenze si possa sostenere e promuovere la genitorialità a distanza esercitata dalle donne migranti che in Italia lavorano come assistenti familiari. Per poter rispondere a tale quesito si è ritenuto opportuno osservare e indagare, oltre alla letteratura presente, anche “l’esistente”, in altri termini le pratiche messe in atto finora in Italia, quei progetti cioè che si sono posti come obiettivo il sostegno alle madri transnazionali provenienti dai paesi dell’Europa dell’Est. Lo studio si è perciò indirizzato all’esplorazione delle linee di intervento realizzate, identificandone le concettualizzazioni sottese, in particolare quelle riferite ai modelli familiari, genitoriali, di cura e le principali strategie individuate per favorire il sostegno di tali famiglie.

Tre i principali obiettivi posti dalla ricerca:

a) affrontare in una prospettiva pedagogica la problematica delle assistenti familiari i cui figli sono rimasti nei paesi di origine;

19 Il crollo dei sistemi di welfare in seguito alla fine dei regimi socialisti è uno dei fattori che in- centiva le partenze.

b) analizzare i principali progetti di sostegno alla genitorialità a distanza; c) delineare alcune linee guida capaci di orientare l’implementazione di futuri

progetti.

L’esplorazione del contesto nazionale ha portato all’individuazione di tre progetti capaci di rispondere ai requisiti posti dallo studio, aventi cioè come obiettivo il sostegno alla genitorialità a distanza e come destinatarie le madri transnazionali provenienti dall’Europa dell’Est. I progetti individuati, tuttavia, si sono rivelati relativi ad esperienze concluse e non più attive, un aspetto quest’ultimo che ha costituito un limite per la ricerca e per la raccolta dei dati, ma che allo stesso tempo ha sollecitato una doverosa riflessione rispetto alle cause che hanno portato all’interruzione di tali progetti e alla direzione intra- presa dal welfare

4.1 La metodologia utilizzata: lo studio di caso multiplo

Per rispondere adeguatamente alla domanda di ricerca, vista la peculiarità del- l’oggetto di indagine, si è ritenuto opportuno servirsi dello studio di caso perché particolarmente capace di dare rilevanza al contesto in cui sono stati implemen- tati i progetti di sostegno alla genitorialità a distanza. Lo studio di caso, sebbene sia molto utilizzato in ambito pedagogico, è contraddistinto da una certa con- fusione terminologica e da un variegato posizionamento epistemologico. In let- teratura ad esempio non c’è consenso rispetto a come concettualizzarlo: per Yin (2005) si tratta di un metodo di ricerca o strategia di ricerca, mentre per Stake (1995, 2006) lo studio di caso è individuato più dall’oggetto di ricerca che non dal metodo. Per Merriam (2009) è una “qualitative inquiry”; infine secondo Si- mons (2010) si tratta di un approccio di ricerca. Nella presente ricerca si è scelto di fare riferimento all’impostazione di Stake relativa al multiple case study (2006) – che, attraverso lo studio di più casi, permette di indagare un oggetto di ricerca generale calandolo in più contesti e situazioni ma preservando la particolarità e la “situazionalità” (context-bound) di taluni risultati – in quanto ritenuta parti- colarmente coerente con il paradigma trasformativo adottato e gli obiettivi co- noscitivi posti dalla ricerca. Le rassegne sul tema (Brown, 2008; Yazan, 2015; Harrison & Birks et al., 2017), infatti, definiscono l’orientamento epistemolo- gico di Stake “interpretativista” e “costruttivista” e lo distinguono da quello in- dividuato invece in Merriam (2009) (pragmatista – costruttivista) e in Yin (2005) (realista – post-positivista).

Nel lavoro di analisi – svolto attraverso l’ausilio del software Nvivo – si è cercato un difficile equilibrio tra la salvaguardia dell’unicità e della specificità

dei singoli casi studiati e l’oggetto della ricerca, ciò che – secondo Stake (2006) – collega assieme i singoli studi di caso, nella fattispecie il sostegno alle donne migranti e all’esercizio della genitorialità a distanza. L’analisi cross-case ha dun- que prediletto una procedura “Emphasizing Case Findings” (Ivi, p. 50); si è proceduto con l’analisi dei singoli casi e la stesura dei relativi report, per poi in una fase successiva procedere all’individuazione dei risultati facenti riferi- mento alle tematiche trasversali20relative all’oggetto della ricerca indagato nella

singolarità dei progetti. Gli elementi scoperti in ogni studio di caso sono stati espressi sotto forma di affermazioni, le quali sono state successivamente vali- date dalla triangolazione, confermate cioè da almeno tre diverse fonti (Ibidem). Lo studio svolto su progetti non più attivi ha comportato alcuni limiti per lo studio di caso che ha dovuto rinunciare, ad esempio, allo strumento dell’os- servazione partecipante, limitandosi a una raccolta dati basata su interviste, documenti primari e secondari, fonti bibliografiche, tra cui “letteratura grigia”, legislazioni, documenti normativi, periodici, fonti in rete, ecc. (Lucisano & Salerni, 2002). Inoltre ci si è confrontati con l’impossibilità di incontrare le utenti – le madri migranti – un passaggio auspicabile vista l’ottica partecipativa assunta dallo studio (Mertens, 2009). Per ovviare a tale limite si è ritenuto op- portuno svolgere in una fase successiva alcune interviste semi-strutturate (Sor- zio, 2006) rivolte a donne migranti dell’Europa dell’Est che stessero vivendo o avessero vissuto l’esperienza della maternità a distanza. Tali interviste avevano l’obiettivo di presentare loro i progetti analizzati e di ricavarne impressioni, possibili miglioramenti e criticità finalizzati alla stesura delle linee guida finali.

4.2 I progetti analizzati

Nella fase di individuazione dei casi da analizzare, sono stati rintracciati tre diversi progetti capaci di rispondere ai criteri di selezione. Nonostante non sia stata necessaria una procedura di campionamento in quanto sono stati i soli individuati, i tre progetti sembrano aderire ai criteri selettivi posti da Stake, (2006, p. 23), quali:

– la rilevanza con l’oggetto di ricerca;

20 1) Definizione sostegno alla genitorialità (com’è inteso); 2) come è realizzato (azioni, stru- menti, metodi, modelli); 3) modalità coinvolgimento donne; 4) professionalità e competenze in campo; 5) fattori che hanno facilitato/ostacolato il progetto; 6) reti, partnership e tipologia di finanziamento; 7) risultati ottenuti; 8) sostenibilità del progetto; 9) ragioni della chiusura.

– la capacità dei casi selezionati di offrire uno scenario eterogeneo attraverso i contesti in cui sono collocati;

– l’opportunità di entrare in contatto con la complessità e con diversi con- testi.

I tre progetti, infatti, anche ad un primo sguardo sembrano differenziarsi notevolmente in molteplici aspetti, come ad esempio, nella tipologia dell’ente promotore e dei finanziamenti, nel livello di strutturazione, nelle professiona- lità coinvolte, nelle attività svolte. In generale l’accesso al campo di ricerca ha richiesto una negoziazione lunga ed impegnativa, inoltre la “storicità” dei pro- getti talvolta ha reso impossibile il reperimento di documenti perché conservati in formato cartaceo e oggi irreperibili. La contrarietà e il malessere per la chiu- sura dei progetti hanno inoltre influito sulla disponibilità a lasciarsi coinvolgere nella ricerca e hanno talvolta fatto da sfondo alle interviste. L’assunzione di un atteggiamento comprensivo ma al tempo stesso perseverante nella condu- zione della ricerca empirica, unito alla ridondanza delle fonti individuate, hanno in ogni caso permesso un corretto svolgimento degli studi di caso.

Di seguito, una breve descrizione dei singoli progetti:

1) Punto di Incontro Madreperla: Carezze al telefono-Madri lontano Il Punto di incontro Madreperla viene aperto nel 2004 dal Comune di Reggio Emilia come spazio destinato alle lavoratrici della cura provenienti dall’Europa dell’Est. Il Punto di incontro vuole rispondere ad alcuni bisogni delle donne migranti, quali quelli legati alla socializzazione, allo svago, alla formazione, al riposo, alla comunicazione con la famiglia di origine, ecc. Tale spazio viene coordinato da una dipendente del comune e da una mediatrice culturale di nazionalità ucraina. Nel 2006, in collaborazione con il Servizio di Psicologia Clinica dell’Ausl presso lo spazio viene attivato un percorso di so- stegno alla genitorialità a distanza, condotto da due psicologhe. Lo spazio viene chiuso nel dicembre 2014.

2) Soleterre Onlus – Strategie di Pace: “Milano-L’viv LontaneVicine” Soleterre, Ong attiva con diversi progetti in Est Europa, Africa, Asia e Sud America, a partire dal 2008 ha avviato, attraverso la strutturazione di alcuni “Centri Gemelli”, un progetto transnazionale finalizzato al co-sviluppo tra Ita- lia e Ucraina21. Il progetto22, attraverso un approccio integrato, ha lavorato

21 In parallelo è stato avviato un progetto della stessa natura tra Milano e El Salvador. 22 Per un approfondimento cfr. Baldo & Lainati (2012).

per favorire la comunicazione familiare transnazionale e accompagnare i ri- congiungimenti familiari. Nei Centri Gemelli di Milano e L’viv lavoravano équipe composte da mediatrice, psicologa, consulente legale e counselor del la- voro. Alle famiglie transnazionali venivano offerti diversi servizi, alle madri migranti nello specifico consulenza legale, sostegno psicologico, un luogo dove incontrarsi, attività ricreative ecc. Il progetto chiude nel 2015.

3) Te Iubeşte Mama – La mamma ti vuole bene

Nasce a Milano nel 2011, promosso dall’Associazione delle Donne Ro- mene in Italia (A.D.R.I.) con l’obiettivo di fornire servizi di supporto alla co- municazione telematica tra madri e figli/e sia nel paese di origine, (Romania) che in quello di emigrazione (Italia). Il progetto è stato promosso, oltre che da A.D.R.I, dalla Fondazione romena Irex e dall’Associazione Nazionale dei Bibliotecari e delle Bibliotecarie Rumene. Ha coinvolto numerose biblioteche romene (13 a Bucarest e altrettante nel resto del paese) e nella fase di speri- mentazione (6 mesi del 2011) anche 4 biblioteche comunali di Milano. Il pro- getto ha lavorato molto anche su azioni di diffusione, comunicazione e sensibilizzazione sul tema degli “orfani bianchi”.

5. Analisi e interpretazione dei risultati. Sostenere le madri non basta: la ne-