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LA PAROLA AGLI INTERVISTAT

LA GRANXA FAMILIAR: UN GRANDE PROGETTO PER PICCOLI PRODUTTORI MADE IN GALIZIA

7.2 LA PAROLA AGLI INTERVISTAT

Come detto precedentemente, per la realizzazione dell’indagine empirica, mi sono avvalsa degli strumenti messi a disposizione dalla ricerca qualitativa, con ampio uso dell’intervista semi- strutturata. La scelta è stata motivata da esigenze organizzative e conoscitive orientate all’esplorazione e all’approfondimento di più sfere appartenenti ai soggetti intervistati. Il corpo dell’intervista era suddiviso in tre sezioni allo scopo di dirottare in modo più naturale possibile la discussione su tutte le tematiche oggetto di interesse. La prima parte dell’intervista rivolta ai consumatori mirava a sondare la sfera personale ed emozionale dell’attore sociale, oltre che gli aspetti più pratici di carattere socio-demografico. La seconda parte , invece, affrontava il legame tra il consumatore e il consumo critico in senso stretto; la terza ed ultima parte voleva esplorare la percezione che l’individuo ha del mondo intorno a sé, quindi, prevedeva domande sull’attuale crisi, la globalizzazione e l’utilizzo delle tecnologie nell’era 2.0.

Una delle prime interviste è stata rivolta al fondatore di una cooperativa di consumo. La cooperativa di Santiago de Compostela, la quale si configura come un grupos de consumo responsable o grupos de compra, si chiama Eirado164, si è costituita nel 2008 e raccoglie un gruppo di persone di Santiago che si sono associate per comprare alimenti ecologici direttamente dai produttori della regione. Precisamente si tratta di 37 nuclei familiari con una media di due a tre persone per famiglia, per un totale di un centinaio di persone di età compresa tra i 25 e i 35 anni. L’andamento degli acquisti è di due volte al mese. Tutti gli ordini vengono raccolti in un locale dove si recano i

      

consumatori per l’acquisto. La cooperativa si fa carico delle spese di trasporto che si finanziano con le quote dei soci, senza intaccare minimamente il prezzo richiesto dal produttore. Dopo aver effettuato gli acquisti, i consumatori si dividono i prodotti tra loro. L’agire di questi consumatori è contraddistinto principalmente dalla volontà di:

 Acquistare prodotti freschi e di stagione;

 Eliminare gli intermediari tra produttori e consumatori;  Puntare allo sviluppo sostenibile delle zone rurali;  Rivolgersi alle piccole aziende agricole;

 Ricercare un rapporto di fiducia con i produttori.

Riguardo a ciò, riporto di seguito i tratti più salienti dell’intervista:

Eiera in galiziano significa giardino. Eirado è dove sono conservati gli strumenti di lavoro della terra. Si tratta di una parola legata alla terra che ci ricorda la nostra missione e che, inoltre, rappresenta per noi un ritorno al lavoro della comunità.

I valori principali su cui si basa la nostra cooperativa sono: la sovranità alimentare, il consumo responsabile, i circuiti brevi di distribuzione e consumo, il consumo di prodotti biologici e locali, il sostegno ai piccoli agricoltori. Ci rifacciamo ai valori e alle ideologie della sinistra, chiaramente.

Il motivo per cui è nato Eirado è quello di evitare gli intermediari e avere accesso a consumo diretto ed ecologico. Siamo un gruppo di persone che si sono unite con l'idea di fare una cooperativa di consumo con potere decisionale sugli acquisti e sopra chi ci fornisce gli alimenti, sempre basandoci su un prezzo fisso e giusto, in modo da eliminare i margini degli intermediari. Evitiamo, quindi, lo spostamento dei prodotti, riducendo il costo energetico del trasporto e della produzione. Noi rispettiamo la terra e l'ambiente. (presidente Eirado)

Per quanto riguarda le dimensioni del Gas e le sue attività principali, così si esprime sempre il presidente di Eirado:

“Noi ci teniamo a rimanere di piccole dimensioni. Siamo favorevoli alla creazione di nuovi gruppi di consumo attraverso workshop o gruppi di lavoro in cui si segnala il consumo responsabile. Ma ciascuno di questi nuovi gruppi deve imparare e decidere la sua forma e il limite di persone che vuole contenere. Noi non vogliamo crescere troppo, altrimenti rischiamo di non seguire più nella pratica gli ideali per cui siamo nati. Noi siamo per il consumo locale di prodotti locali e quindi vicini a noi. Intendiamo diffonderci soprattutto a Santiago. Vogliamo che il nostro gruppo sia piccolo per renderne più facile la gestione. Noi non vogliamo il crollo dei produttori perché questi non sono in grado di soddisfare le esigenze di troppe famiglie. Inoltre, vogliamo mantenerci di piccole dimensioni per una questione organizzativa all’interno del gruppo. Organizziamo workshop o gruppi di lavoro, corsi su come fare il sapone, ad esempio, per recuperare i saperi

tradizionali. Sappiamo che sono conoscenze che si sono perse con il passare del tempo. Noi riutilizziamo l'olio facendo il sapone. In questo modo operiamo anche un riciclo dei rifiuti che si creano con la lavorazione del sapone. In questo modo attraiamo persone che sono fuori dalla cooperativa. Inoltre, partecipiamo al farmer market Fusco e Lusco. Il farmer market entra nella nostra filosofia di sviluppo sostenibile.”

La scelta dei prodotti segue poi dei criteri precisi:

“Distinguiamo tra due tipi di prodotti: i prodotti- base, ogni 15 giorni, e quelli eccezionali, ogni due mesi. I prodotti- base sono: ortaggi, frutta, pane, yogurt, latte, biscotti. Quelli eccezionali: olio, riso, legumi (ceci, lenticchie), prodotti per l’igiene, ecc… I prodotti-base appartengono a produttori vicini a Santiago, massimo 70 km di raggio. Ci si sposta solo per i prodotti che non sono disponibili in Galizia. Per esempio, di olio ce n’è poco in Galizia, perciò possiamo chiedere al nord del Portogallo che è più vicino a Jaen. Il Portogallo è un ottimo riferimento anche per le arance. Non sono uguali a quelle di Valencia, ma sono comunque arance biologiche e locali. Cioccolato, cacao, devono essere ecologici. La pasta fresca la compriamo a Saragozza, perché la produzione di pasta in Galizia è minima. Ma quella di spostarci è un'eccezione. Solitamente si compra all'ingrosso, senza imballaggi. Compriamo grandi quantità per eliminare i costi di trasporto e anche perché alcuni prodotti, come la pasta, non vengono venduti in piccole quantità.”

Si può osservare come le principali difficoltà si rilevano nella individuazione dei produttori e in fase logistica in quanto si tende a ridurre al minimo i costi. Per questa ragione si tende a minimizzare gli atteggiamenti individualisti, a mantenere un comportamento cooperativo in ogni fase e a coinvolgere i partecipanti in tutte le decisioni.

“Il problema è che sono tutti prodotti biologici e locali. Il problema è il "registro galego della produzione biologica", che in Galizia porta un elenco specifico di produttori. Quando abbiamo iniziato, la maggior parte erano produttori dedicati a produzioni specifiche come quelli della GranxaFamiliar. Noi non possiamo chiamare 20 produttori, perché siamo in pochi e per noi è molto lavoro. Non abbiamo dipendenti e il lavoro dei soci non viene pagato. Fa parte del regolamento interno di Eirado che tutti i membri lavorino un minimo. Infatti noi non assumiamo personale per non avere spese. Dobbiamo già pagare il posto di smistamento dei prodotti e, qualche volta, anche il trasporto. Per il locale di smistamento paghiamo un canone mensile di 5 euro. Se assumessimo persone, non avremmo soldi. Il nostro sistema è questo. Il nostro è il lavoro della comunità, recuperare lo spirito collettivo, anti-individualista, sono altri nostri valori.”

Il Gas Eirado è molto selettivo nella scelta dei produttori, tant’è che rifiuta qualsiasi produttore che abbia contatti con la grande distribuzione organizzata. L’ortodossia organizzativa si riflette in più ambiti, da quello pubblico in riferimento all’immagine che il Gas fornisce all’esterno

configurandosi come un posto inaccessibile per i produttori non certificati, ma anche per i consumatori che vedono la partecipazione in un gruppo di acquisto troppo faticosa proprio per l’impegno che richiede. I consumatori individuali non strutturati vedono la partecipazione al Gas come un limite e non come una risorsa in cui condividere principi e azioni. Le difficoltà di accesso al Gas per i produttori possiamo intuirle da questo stralcio di intervista, che riflette anche il carattere indipendentista del gruppo di acquisto:

“Con l’acquisto dell’olio ci è capitato un produttore che era obbligato a lavorare con la distribuzione. L’ho abbiamo cambiato, perché non rientra nella filosofia lavorare con gli intermediari.

Acquistare dai mercati tradizionali va contro la nostra filosofia. Anche se non rinneghiamo un prodotto ecologico che non abbia la certificazione Noi guardiamo ai requisiti del prodotto, se questo li soddisfa, lo compriamo anche se non è certificato. Inoltre, instauriamo relazioni di fiducia con i produttori. Visitiamo la loro terra per assicurarci che adottino metodi di produzione ecocompatibili. La certificazione europea non è importante. Conosciamo i nostri produttori. Molte volte è ingiusto pagare per la certificazione, anche perché rende il prodotto più costoso. Prima dell’Europa c’è la Galizia.”

Dunque, l’intervista al gruppo d’acquisto ha messo in evidenza tre caratteristiche principali:

 L’ortodossia organizzativa che impedisce una certa flessibilità utile all’intercettazione di più soggetti che intendono avvicinarsi al consumo critico.

 Il sentimento di orgoglio e nostalgia per quello che per la terra di Galizia, con le sue tradizioni e la sua economia locale.

 Il senso di abbandono da parte delle istituzioni, con la conseguente sfiducia nelle stesse che porta la società a ricercare sempre nuove forme di autorganizzazione per esprimere la loro volontà in arene diverse da quella politica e diverse anche dal mercato convenzionale.

Per quanto riguarda, invece, le interviste ai consumatori non strutturati, i circa quindici soggetti intervistati erano di sesso, età ed estrazione sociale differente. L’accesso al campo è stato complicato per più ragioni: innanzitutto, per la difficoltà di individuare i reali consumatori visto che l’elenco di circa duecento consumatori fornito dal Centro Idega comprendeva sia quelli strutturati in gruppi di acquisto e sia quelli che ho definito falsi consumatori, ovvero persone che avevano acceduto alla piattaforma multimediale della GranxaFamiliar ma non avevano instaurato alcun contatto con i produttori non avendo mai effettuato degli acquisti.

Nel tentativo di delineare un profilo del consumatore tipico della GranxaFamiliar, cercherò di sintetizzare le informazioni acquisite e riportare parti di interviste a sostegno delle conclusioni

avanzate. Una prima intervista è stata rivolta ad una consumatrice del progetto universitario firmato Idega. Il soggetto intervistato è una donna di 52 anni, nata e residente a Santiago de Compostela, con un medio livello di istruzione. Coniugata, con una figlia, lavora come bibliotecaria con un orientamento politico che definisce di sinistra. L’intervistata ritiene di aver ereditato dalla sua famiglia importanti valori come: la giustizia, la solidarietà, l’amore per la libertà e l’etica per il lavoro, valori che si sono consolidati attraverso le sue esperienze di socializzazione, soprattutto attraverso la famiglia, l’università e il luogo di lavoro.

L’intervistata è venuta a conoscenza della GranxaFamiliar tramite il web, strumento verso il quale nutre molta fiducia in quanto utile alla ricerca e alla condivisione di informazioni, pur non prediligendo la vita mediatica tant’è che non partecipa a nessun social network. La sua ricerca era mirata a intercettare un canale di vendita alternativo di prodotti naturali, pur avendo una tradizione familiare da sempre improntata al consumo responsabile È da circa due anni una consumatrice abituale dei prodotti GranxaFamiliar, soprattutto di formaggio, polli, patate e miele. La frequenza dei suoi acquisti ha cadenza mensile. Questo significa che il soggetto in questione, così come tutti gli altri intervistati, si rivolge anche al mercato tradizionale per l’acquisto di beni alimentari, per l’impossibilità di acquistare sempre dai piccoli produttori sia per limiti derivanti dalle esigenze di consumo e sia per i limiti legati alla produzione:

“Non è possibile acquistare sempre dai nostri piccoli produttori perché i prodotti hanno cadenza stagionale e in famiglia ci sono tante esigenze; quindi se un giorno ci vanno le fragole e non è tempo delle fragole, le compriamo lo stesso. Sono piccole eccezioni alla regola che non fanno male a nessuno. Del resto, sarebbe impossibile consumare sempre criticamente. Non è solo attraverso il cibo che combattiamo un sistema e, dagli altri fronti, è ancora più difficile mettere in atto la nostra lotta.” (Consumatrice 1)

Da sottolineare che una buona percentuale degli intervistati, quando è impossibilitata ad acquistare prodotti dalla GranxaFamiliar, cerca di rivolgersi a Botteghe del Commercio Equo, piccoli negozi, mercato comunale. Raramente si recano in supermercati o ipermercati, emblemi della grande distribuzione organizzata.

La donna intervistata è sensibile ai temi del consumo responsabile già da 20 anni; come accennavo pocanzi. Infatti, ha una tradizione familiare che tende a privilegiare l’acquisto di beni genuini, prodotti localmente. Il fatto che la donna sia sensibile ai temi del consumo critico non è un dato da sottovalutare. Difatti, tutti i soggetti intervistati manifestano una certa padronanza dei concetti legati allo sviluppo sostenibile e al consumo responsabile che non è stata acquisita a seguito della partecipazione nel gruppo della GranxaFamiliar, ma che derivava da abitudini, comportamenti,

narrazioni pregresse. Questa sensibilità già insita nei consumatori antecedentemente alla partecipazione alla GranxaFamliar, e riscontrata nella maggioranza dei consumatori (soltanto due si definivano “iniziati” al consumo critico) evidenzia un limite del progetto spagnolo, comune a molte pratiche di consumo alternativo, ovvero il basso coinvolgimento di soggetti estranei ai concetti di solidarietà ed eticità. Si riscontra la presenza di individui che, per ragioni inerenti alla loro educazione familiare o al loro particolare percorso esperienziale, sono già fortemente sensibili al tema del consumo critico. E’ palese un rallentato ritmo di inclusione, dunque, nonostante questo sia uno degli obiettivi principali dei progetti votati ad un consumo responsabile, con conseguente frenata del moltiplicarsi di nuovi stili di vita centrati sulla sostenibilità ambientale e sociale.

Intervistando una delle fautrici della GranxaFamiliar ho cercato di comprendere le ragioni di tale lacuna progettuale e la motivazione rintracciata dalla Dott.ssa Yolanda Garcia Vazquez è insita nella struttura sociale della Galizia. Il popolo gallego, sventrato da una violenta emigrazione abbattutasi come una calamità su un Paese fondamentalmente povero, ha cercato da sempre di mantenere inalterato il suo legame con la terra. Nella stessa capitale della Galizia, sono pochissimi coloro che non si occupano di un appezzamento di terra. Questo legame viscerale con la cura della natura e dei suoi frutti, da un lato costituiva un elemento fortemente positivo poiché consentiva il tramandarsi di tecniche di lavorazione della terra di generazione in generazione, dall’altro lato però innalzava una barriera tra il cittadino gallego e il resto del mondo. La terra diventava il suo unico sostentamento e la sua àncora di salvezza, fortezza inespugnabile difesa ad ogni costo. Per tale ragione, qualsiasi intromissione istituzionale o trasformazioni impercettibili nell’uso di questo bene indisponibile, provocava una reazione di chiusura:

“La Galizia è una terra sensibile al suo passato. Se vogliamo metterla in termini semplicistici, possiamo dire che il popolo gallego è molto testardo e ha un cuore difficile da conquistare proprio perché nel corso degli anni ha visto levarsi via tutto: terra, affetti, tradizioni, lingua. Non è facile far loro dimenticare il passato né farli ricongiungere ad esso. È una ferita ancora aperta per cui anche una cura, come può essere il progetto della Granxa, risulta dolorosa e la gente la guarda con diffidenza.” (coordinatrice progetto GranxaFamiliar)

È a causa di questo meccanismo che le innovazioni vengono rifiutate o difficilmente assimilate; progetti come quello della GranxaFamiliar, quindi, fanno fatica ad intercettare i produttori i quali, pur nella loro problematicità ad inserirsi sul mercato, stentatamente aderiscono ad un progetto o, se decidono di aderirvi, rivelano, in seguito, difficoltà a collaborare in un squadra, così come è stato palesato da un produttore nel corso di un’intervista:

“Aderire al progetto porta dei vantaggi, solo che camminiamo da soli, ognuno per conto suo. Noi produttori abbiamo un difetto: pensiamo sempre che l’altro ci vuole fregare e questo non ci fa mai collaborare. E’ una mentalità dura a morire. Non si cambia. Ma il peggio è nostro.” (Produttore 3)

Per gli stessi motivi, dal lato dei consumi, non è così scontato captare soggetti non sensibili ai temi del consumo critico. Il popolo gallego è diffidente e poco incline ad accettare le trasformazioni proprio per le motivazioni suddette, dunque diviene complicato instaurare un clima di fiducia anche tra i componenti appartenenti ad una stessa categoria lavorativa. Ne consegue una certa difficoltà nel favorire il cooperativismo; questo emerge anche da un’intervista rivolta ad un membro del comune di Santiago de Compostela , il quale sostiene che:

“Si sta tentando di far avanzare il movimento cooperativo, ma oggi questo è molto difficile. La tradizione pesa molto sulla mentalità del Paese. Fa parte della cultura della Galizia avere piccole proprietà terriere, il cosiddetto minifundismo. Cerchiamo di creare gruppi di lavoro per un'azione comune, ma alla fine sono coloro che sono coinvolti nel settore che devono sforzarsi di portare avanti l’iniziativa comune”.

Dunque, i promotori della GranxaFamiliar sono consapevoli di questo vuoto culturale e sono pronti ad affinare le tecniche e gli strumenti necessari ad incrementare il processo di “contaminazione” tra tutti quegli attori sociali ancora poco o per nulla informati sulla deriva ambientale verso la quale si sta muovendo il pianeta, e nei confronti di tutti coloro che, per dirla secondo una metafora buddhista, hanno bisogno di “aprire il terzo occhio” ossia sviluppare una coscienza critica che derivi da una maggiore consapevolezza di sé stessi e del mondo che ci circonda.

Un altro importante dato da mettere in evidenza, è l’idea di sostenibilità che i consumatori intervistati hanno, ponendo quasi sullo stesso piano la sostenibilità ambientale con la il sostegno alle produzioni locali. Ancora una volta, per questo aspetto gioca un ruolo fondamentale la forte componente autonomista della Galizia, la quale si manifesta non solo con il rifiuto della lingua spagnola, ritenuta la lingua del dominatore, sia nella comunicazione orale e sia nei programmi didattici (su richiesta delle frange più estremiste nel movimento indipendentista è prevista l’adozione della lingua gallega in tutte le scuole della Galizia), ma tale rivendicazione identitaria si esprime anche con il boicottaggio di prodotti provenienti da luoghi fuori dalla Galizia, principale strumento di consumo negativo165 in riferimento al consumerismo politico. In questo senso, i

consumatori intendono sostenere con forza il lavoro dei piccoli produttori agricoli galleghi, nonché

      

conservare le tradizioni di questa terra che poco o nulla hanno a che fare con il resto della Spagna, essendo di stampo celtico l’origine e l’evoluzione della Galizia. I consumatori, infatti, riconoscono come uno dei principali vantaggi del progetto GranxaFamiliar, la possibilità di avere uno sbocco sul mercato per i prodotti Galleghi.

“La Galizia è una terra onesta e sofferta. Onesta perché non ha ceduto alle ingerenze esterne; sofferta perché, in alcuni casi, ha dovuto cedervi per forza. È un paese di migranti. Non è facile vivere a distanza o sentire di perdere la propria identità.” (consumatore 5)

E ancora:

“Vediamo, mi piace innanzitutto avere l'opportunità di conoscere chi mi vende i prodotti. Ho un buon rapporto con i produttori, mi piace parlare con loro, della loro storia, del loro lavoro. Sarà per deformazione professionale166, ma mi incuriosisce capire e vedere se e come dei piccoli contadini o imprenditori si

affannano a rimanere sul mercato senza speculare su ampi margini di guadagno, ma cercando di mantenere tradizioni e genuinità a discapito di tutto il resto. Alcune aziende a conduzione familiare stavano letteralmente morendo. è meravigliosa la capacità di resistenza che hanno avuto. Del resto, la testardaggine è una delle qualità di noi galiziani.” (consumatore 3)

Un altro elemento da non sottovalutare riguarda il prezzo. La maggioranza degli attori sociali intervistati, pur riconoscendo alle volte un prezzo superiore dei prodotti della GranxaFamiliar rispetto ai beni venduti sul mercato tradizionale e commercializzati dalla GDO, non considerano come elemento negativo la differenza del prezzo, in quanto sostengono che si ricavi nel lungo periodo un vantaggio economico derivante dal consumo di prodotti naturali e genuini che hanno un effetto benefico sulla salute: