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Un passo indietro Situare le pratiche e il quotidiano nei precedenti tentativi di teorizzazione

PARTE 1 | LA CITTÀ IN DIVENIRE METODI E QUADRI TEORICI PER LO STUDIO DEI PROCESSI DI URBANIZZAZIONE CONTEMPORANEA

2. COSTRUZIONE DEL QUADRO TEORICO | Esplorando il terreno teorico del “Sud”

2.2. Ri-politicizzare le politiche Riflessioni a partire dalle pratiche urbane

2.2.2. Un passo indietro Situare le pratiche e il quotidiano nei precedenti tentativi di teorizzazione

Il tema della vita quotidiana e delle pratiche come campo di ricerca privilegiato non è una novità nell’ambito delle teorie urbane. Da una revisione della letteratura sulle pratiche e il quotidiano nei lavori accademici provenienti dalle città del Sud, emerge come vengano presi di riferimento gli autori del passato che hanno esplorato queste tematiche nell’ambito delle scienze sociali, in particolar modo della sociologia e degli studi antropologici.

In questo paragrafo si propone un riepilogo non esaustivo di alcuni dei principali autori e contributi teorici sulle pratiche e sul quotidiano. Il problema teorico sullo sfondo che si tiene presente con questo elaborato è il gap tra le politiche e le pratiche di pianificazione che interessa gli studi urbani dal secolo scorso. Il rapporto tra pratiche e politiche è stato ripreso negli studi urbani post-coloniali che hanno contribuito a riproporre il dibattito sulla dimensione delle pratiche, dell’informale e del quotidiano in rapporto alle politiche. Soprattutto in un’epoca di transizione, questa relazione arriva al cuore dei problemi dell’azione collettiva. Seguire questa analisi sull’esplorazione dello spazio tra le pratiche e le politiche risulta complesso perché lavora in tensione tra questioni epistemologiche e politiche. Il forte carattere esplorativo che contraddistingue studi impegnati in questa direzione permette di generare connessioni e intuizioni che arricchiscono il panorama conoscitivo. L’intreccio di esperienze e apprendimenti dal micro e dal quotidiano di contesti per certi versi emblematici (come la vita delle township) può stimolare vivaci e fertili contributi alla ricerca, aprendosi a ricerche più radicate e sintonizzate nello spazio e nel tempo.

Un testo che ritorna nei lavori attuali – e che può essere considerato il lavoro che inaugura questo filone di ricerca – è racchiuso nei volumi della Critica della vita quotidiana di Lefebvre (1947 [1977]). In questo testo, di epoca post-bellica, viene esplorato come ci si possa affrancare

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dai meccanismi di riproduzione delle strutture sociali precostituite24. L’autore arriva ad un esame della vita quotidiana letta come un terreno di lotta significativo (Elden 2004). Nel suo lavoro riflette sulla vita quotidiana e sullo spazio vissuto25 e li considera i luoghi entro i quali sorgono domande per rinnovare i modelli di vita urbana. L'esame di Lefebvre ha influenzato diversi studi in merito alla produzione dello spazio urbano (esito delle forme di potere e di controllo), riguardo l’accessibilità alla città, la mobilitazione degli abitanti, gli intrecci tra processi lavorativi, polarizzazione socio-spaziale, forma costruita e vita quotidiana (alcuni scritti esemplificativi ma non esaustivi dell'utilizzo del lavoro di Lefebvre, utilizzati nella revisione della letteratura per questa tesi, sono: Cirolia e Scheba 2018; Davies 2016; Duminy et al. 2014; Görgens e Van Donk 2011; Kudva 2009; Lindell 2019; Parnell e Oldfield 2014; Yap e McFarlane 2020). Nonostante ciò, l’utilizzo contemporaneo delle opere dell’autore (e, soprattutto, delle sue più celebri frasi) porta con sé il rischio di indebolirne il potere politico, se non costruito come solido contributo alla comprensione di specifiche dinamiche sociali e politiche urbane, al fine di svelarne le analogie sull’utopia urbana nelle contestazioni emergenti nella città (in merito si veda l'analisi di Bénit-Gbaffou e Oldfield 2011).

È in particolare negli anni ’70 che il tema del quotidiano si coniuga a quello delle pratiche grazie ai lavori di Bourdieu (1977[1990]). In particolare, i contributi che vengono sviluppati a partire dalle sue intuizioni afferiscono ai modi in cui è possibile concepire la “politica” nella sua dimensione spaziale26.

Negli stessi anni, la ricerca di de Certeau sul quotidiano sposta il focus guardando non solo a come le pratiche vengono prodotte, ma a quello che esse producono. In questo modo si passa dalle pratiche lette come reazioni alle forme di dominio, alla capacità dell’uomo di “arrangiarsi”, cercando e creando soluzioni creative alle difficoltà quotidiane. De Certeau sostiene che le pratiche quotidiane degli individui siano compromessi tattici di risposta alle dinamiche urbane, in tensione tra il bisogno di un individuo di conformarsi a un ordine sociale dominante e la sua personale espressione di identità, significato e valori (Buchanan 2000).

24 Con il capitalismo viene teorizzato lo spostamento della produzione di consenso sociale (e le sue influenze sul mondo culturale ed economico), prima costruito tramite élite di intellettuali appartenenti a una classe dominante, successivamente affidato a “strumenti” dalla modernità, quali i mezzi di informazione. Henri Lefebvre ha sostenuto la necessità separare criticamente la quotidianità dal ruolo che essa svolge nel capitalismo, dove serve a riprodurre le caratteristiche imposte alla vita collettiva da parte della classe dominante.

25 Lo spazio urbano viene teorizzato da Lefebvre come il risultato delle relazioni tra spazio percepito (perceived space) cioè lo spazio concreto che le persone esperiscono quotidianamente, spazio concepito (conceived space) come lo spazio costruito mentalmente e spazio vissuto (lived space) ossia la combinazione dei precedenti.

26 Egli interpreta le pratiche (individuali e collettive) come rituali culturali e abitudini individuali che riproducono le condizioni sociali esistenti e riflettono, quindi, disposizioni o comprensioni subconsce del mondo (habitus). Queste rappresentano le modalità attraverso le quali i soggetti sociali interiorizzano le forme culturali dominanti che posizionano gli individui all'interno di particolari classi sociali

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“le tattiche sono procedure che valgono grazie alla pertinenza che conferiscono al tempo - alle circostanze che l’istante preciso di un intervento trasforma in una situazione favorevole, alla rapidità dei movimenti che modificano l’organizzazione dello spazio, ai rapporti fra momenti successivi di una ‘mossa’ alle intersezioni possibili di durate e ritmi eterogenei eccetera” (de Certeau, 1990, p. 75)

Nel libro L’invenzione del quotidiano (1984 [1990]) evidenzia come siano le pratiche a creare valori simbolici e a conferire senso ai luoghi, intessendo la città di una trama di relazioni sociali. Le pratiche quotidiane ridisegnano la città creando orizzonti di senso, fuori dall’individualismo.

“(...) ciascuna individualità è il luogo in cui si espleta una pluralità incoerente e contraddittoria delle sue determinazioni razionali”. (de Certeau, 1990, p. 5)

Il punto di vista delle pratiche diventa un punto di vista privilegiato per cogliere le relazioni tra vita quotidiana e urbanistica; queste rappresentano la chiave di lettura per la comprensione delle modalità con le quali si vivono gli spazi e si dà senso ai luoghi. Con i suoi lavori indica un approccio per lo studio delle pratiche quotidiane e la produzione di modelli teorici formali capaci di evidenziare i processi trasformativi, dandone un peso rilevante in un’ottica di pianificazione (Andres et al. 2020; Simone 2004).

Seguendo un approccio dialogico, Habermas et al. (1984) legge le pratiche (comunicative) – concordate e comprese reciprocamente – come occasione per aiutare individui o gruppi a gestire le differenze in modo più efficace, contribuendo a creare razionalità comunicativa, ovvero una situazione in cui i conflitti tra gruppi sociali sono gestiti e mediati attraverso sistemi politici più pluralistici e più equi (Jones e Murphy 2011). Tale visione è letta sotto una luce critica dagli studi di Vanessa Watson (Siame 2017; Watson 2016b, 2016a) attraverso la concettualizzazione delle razionalità conflittuali27.

È nella letteratura delle comunità di pratica (CoP) che si mette a fuoco principalmente la coerenza e la coesione sostenute delle organizzazioni, mettendo l’accento su come avviene l'apprendimento collettivo e sulle dinamiche di trasferimento della conoscenza (Amin e Roberts 2008; Wenger 1999). Per Wenger (1999), la pratica è la modalità con la quale si condividono risorse, prospettive storiche e sociali che possono sostenere l'impegno reciproco nell'azione. Le pratiche riflettono le relazioni sociali che accompagnano le nostre azioni e diventano patrimonio della comunità attorno ad esse si creano, nel tempo, attraverso lo svolgimento continuativo di un’attività comune (Pasqui 2008:59).

Questi studi si interessano a come le pratiche contribuiscono alla coesione organizzativa, all'apprendimento collettivo e al modo in cui incarnano forme tacite di conoscenza. Ancor prima, Michael Polanyi (Polanyi 1967 [2009])ha messo in relazione le azioni inconsce degli

27 In sintesi, ad agire nei territori sarebbero razionalità conflittuali che rendono l’operazione di sintesi e negoziazione complessa, se non impossibile. A questo contributo verrà dato seguito più avanti.

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individui con i processi creativi e innovativi. Secondo l’autore, le caratteristiche tacite della conoscenza derivano da sentimenti, identità e circostanze personali, pratiche spesso non consce che non possono essere facilmente trasferite da un individuo o da una comunità all'altra. Viste in questo modo, le pratiche si manifestano nelle attività quotidiane che stabilizzano le comunità organizzative e fungono da depositari di forme tacite di conoscenza che possono essere vitali per la competitività di lungo periodo.

2.2.3. Pratiche urbane e contributi italiani a partire dai lavori di Pier Luigi

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