PARTE 1 | LA CITTÀ IN DIVENIRE METODI E QUADRI TEORICI PER LO STUDIO DEI PROCESSI DI URBANIZZAZIONE CONTEMPORANEA
5. INFORMALE, UN TEATRO DI COMUNITÀ | Anomalie (e analogie) dello spazio urbano informale
5.3. Verso le emersioni Infrastrutture di cittadinanza (fragile)
Le politiche sull’informale discusse nel Capitolo 3 si relazionano con gli elementi conoscitivi appresi sul campo, favorendo l’emersione di conflittualità in termini di visioni (e razionalità). Le osservazioni contenute in questo capitolo vanno a sostegno della prospettiva secondo cui il formale e l’informale non sono due nuclei autonomi e in contrasto, ma due parti entrambe eterogenee e compresenti. Non sono mondi che si escludono a vicenda, ma si compenetrano e vengono attraversati da elementi di passaggio, tra cui le politiche istituzionali. Questo riafferma l’esistenza di un confine sfumato tra la sfera dell’formale e l'informale.
Riguardo al teatro, alcune emersioni risultano particolarmente rilevanti. Tra queste la capacità di creare relazioni complesse e multilivello delle attorialità che fungono da reti di supporto. Le interviste e le osservazioni dal campo, pensata per entrare a fondo nelle dinamiche del teatro, ha avuto come outcome l’emersione di attori chiave abili nel intrecciare relazioni a più livelli (sia verso le istituzioni statali, sia verso la comunità dell’insediamento). Questo mette in luce la questione della governance non statale non pienamente riconosciuta dalle istituzioni come parte influente sulle dinamiche pubbliche. La capacità di leadership diventa determinante all’interno delle reti sociali. I leader della comunità sono visti come una forma di governo coinvolta in diverse pratiche storicamente sviluppate per affrontare problemi specifici della comunità (Drivdal 2016). Come mostra lo studio di Vivier e Sanchez-Betancourt (2020), questi adempiono il loro ruolo di intermediari attraverso improvvisazioni quotidiane per trovare “ciò che funziona”. Questo processo interattivo crea e sostiene relazioni di dipendenza e interdipendenza che rafforzano il ruolo di leader e crea delle infrastrutture sociali.
Le organizzazioni che operano nelle aree povere hanno una tradizione storica nell’assetto di governance in era democratica. Il loro ruolo e la loro postura seguono logiche progressiste che lavorano i concetti mettendoli alla prova sul campo. Questo però si scontra con le razionalità della pluralità di attori presenti nella realtà urbana. La percezione che ne deriva è di confusione e poca chiarezza nel riuscire a rintracciare le opportune informazioni. Le forme di agency osservate sul campo esprimono la governance urbana reale e premono per una riflessione politica sui modi in cui l'entusiasmo sociale e la capacità organizzative dal basso possano essere messi a lavoro per migliorare le condizioni di vita ai margini.
Allo stesso tempo, gli abitanti ai margini di un sistema economico, politico e sociale, delineano atti di cittadinanza che partono dalle pratiche di trasformazione e d’uso del territorio. Questa si mostra come una cittadinanza fragile, perché alla capacità di impegnarsi in processi di organizzazione con un forte impatto sul territorio, si contrappone la capacità limitata di agire come attore sociale nella scena politica urbana nel suo complesso.
Un punto che si ricollega al capitolo precedente riguarda la costruzione di relazioni di fiducia. Le forme di imprenditorialità presenti sono embrionali e restano instabili, in tensione tra la spinta di creare una comunità coesa e un individualismo pervasivo che regola le relazioni. È di esempio il caso della scissione dei rapporti tra Mandisi e il resto degli attori del teatro. Questo
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è in parte giustificabile dalla volontà di indipendenza ed emancipazione delle istituzioni e dal prossimo, ma al contempo dalla pervasiva sfiducia.
L’utilizzo di reti di relazioni è anche presente all’interno del tema della sicurezza, che ritroviamo di sfuggita. Questo si ricollega alle costruzioni di relazioni di potere e auto organizzazione per risolvere le problematiche presenti, utilizzando il legame con il contesto criminogeno. La comunità del teatro si auto organizza per superare il problema delle insicurezze, pagando chi potrebbe creare problemi e coinvolgendolo all’interno dell’organizzazione. L’insicurezza è una delle dimensioni esperite dagli abitanti, ma l’obiettivo del teatro è quello di rendere sicuro la permanenza nella fruizione di questi luoghi. Questo è permesso da un contesto di relazioni di potere con gli ecosistemi di criminalità.
È importante sottolineare che la quotidianità soffocata per molti dalla lotta alla sopravvivenza. La morfologia urbana risulta complessa e ad alta densità. Attraversando gli stretti cunicoli tra una baracca e l'altra, si incontrano cavi dell’elettricità, modesti spazi vuoti con i panni stesi ad asciugare, alcuni angoli delimitati a terra da assi di legno che individuano aree di toilette all’aperto. Dalle conversazioni emerge la volontà di rivendicazione, il riconoscimento del luogo in quanto tale e una spinta al cambiamento per migliorare la qualità di vita dei suoi abitanti. Inoltre, i racconti di Siphosethu sulla la scarsità, l’insicurezza e i tentativi, al momento falliti, di miglioramento dell’insediamento, fanno emergere alcuni dei fattori di resistenza alle spinte di cambiamento.
L'infrastruttura materiale (fatta di fango, lamiera, estrema congestione e densità, cunicoli stretti e labirintici) e la morfologia degli insediamenti informali sono un substrato fondante delle vite e influenza i mezzi di sussistenza degli abitanti. Le infrastrutture insediative agiscono come agenti politici (vedi Amin, 2014), la loro economia politica e la materialità sono coinvolte attivamente nel modellare il benessere sociale, le aspettative e opportunità. L’impossibilità di costruzione di fognature o pozzi neri all’interno dell’insediamento rende necessaria spesso una buona relazione con i vicini delle case formali, per permettere di svuotare l’accumulo di acque nere dai luoghi predisposti con la funzione di bagni. Questo rende gli ecosistemi limitrofi "materiali simbiotici" di collegamento con il progetto abitativo (Ernstson, 2013). Il tema della materialità non viene esplicitamente trattato in questa tesi, ma si rende necessario evidenziare come gli spazi d’azione esistenti attorno le reti di attivismo e mobilitazione possono essere un attore agentivo nelle politiche. Le amministrazioni cittadine dovrebbero cogliere l’occasione di creare uno spazio politico da cui apprendere e reagire in modo costruttivo insieme ai movimenti sociali urbani (McFarlane e Silver, 2017).
In particolare, l'utilità del termine informale nel rendere conto della natura, del funzionamento e delle dinamiche della governance urbana, risulta limitata. Attraverso le osservazioni dal campo e a dispetto del valore analitico, l’informalità perde la capacità interpretativa. L'imposizione di un confine (per quanto mobile) tra formale e informale, è strumentale per ostacolare le dinamiche dell'informalità urbana come modo di produzione della città. Gli abitanti informali con le loro pratiche/politiche culturale evidenziano quanto possa essere socialmente utile il loro lavoro culturale, negoziando uno spazio per sviluppare interessi non strettamente strumentali di ricerca del profitto.
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Inoltre, questi luoghi offrono l’opportunità di riflettere a livello urbano della memoria traumatica, accennata ad introduzione del capitolo, che affligge la popolazione che vive ai margini. La maggior parte delle istituzioni e delle organizzazioni in Sudafrica porta avanti politiche di trasformazione, che comportano, tra gli altri obiettivi, la trasformazione delle relazioni attraverso le linee razziali (Gobodo-Madikizela 2012). Tuttavia, nella maggior parte di queste istituzioni la discussione e articolazione significativa di cosa significhi “passato” per i diversi gruppi. Le discussioni sul passato raramente vanno oltre l'articolazione della razza e delle “questioni razziali”. Il teatro mostra come alcuni degli abitanti si stanno facendo carico e stanno trovando modalità per costruire percorsi di riabilitazione dal trauma e della memoria traumatica (un esempio è progetto Shack Maze di Siphusethu, che propone percorsi della storia dell’insediamento all’interno dello stesso come occasione di riqualificazione, oppure la scuola Kasi RC che parte dall’educazione dei bambini e la cura dello stigma con il quale nascono). Politiche territoriali interattive come quella dell’upgrading che parte dagli apprendimenti e dalla costruzione di una conoscenza prodotta dal basso per connettere le istituzioni con la cittadinanza fragile ci orienta verso la questione della costruzione di policy. Dalle osservazioni sembra essere presente una rigidità delle politiche risalente al livello del policy design. Le politiche urbane vengono esperite come non adattabili e flessibili alla molteplicità presente nei territori ai quali si rivolgono. Una conseguenza è la frustrazione di chi lavora sul campo e apporta – con tentativi di adattamento e interpretazione dell’applicazione delle politiche – elementi di innovazione tramite la pratica. Il lavoro di questi ultimi, spesso ONG nel caso sudafricano, subisce inerzie sia a livello delle politiche sia nell’interazione con le comunità.
Inoltre, le reti di poveri urbani adottano strategie di auto-enumerazione che diventano potenti strumenti di negoziazione nei rapporti con i governi, rendendosi “visibili” a questi ultimi. Questo sembra essere in parte quanto è successo all’insediamento di S Section, che ha visto una parte della comunità iniziare un processo parallelo da utilizzare come strumento di negoziazione politica.
Le osservazioni mostrano come attraverso pratiche informali è possibile sviluppare spazi che diventano siti innovativi di sperimentazione politica formale (Schindler, 2014: 792), al di là del successo della politica. Questo dovrebbe portare a riflettere sul significato del fallimento di questo processo e, in generale, quale sia lo scopo di una politica. Il processo ha sicuramente avuto degli effetti sulla comunità in un’ottica di empowerment degli abitanti, che si sono trovati a possedere e utilizzare strumenti come la mappatura di comunità (al riguardo si segnala la ricerca condotta da Jennifer Barella (2020) sulla mappatura partecipata a S Section). Questo potrebbe far pensare al potenziale che ha lavorare su quella che viene chiamata interfaccia Stato-cittadini, che non è uno spazio bidimensionale, ma rappresenta uno spazio molto più complesso in cui esercitare la democrazia.
Attorno al teatro e all’insediamento è visibile un substrato economico informale che consente la sopravvivenza di alcuni abitanti. Questo si connota come un altro aspetto rilevante del contesto di studio ed è rappresentato dalla geografia del commercio informale. La vita sociale è modellata da un layout spaziale di commercio informale (Dierwechter 2004); i primi
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posizionamenti di apartheid e post-apartheid che incidono sulle possibilità di vita e le infrastrutture influenzano il posizionamento di bancarelle di cibo che contribuiscono a plasmare fortune imprenditoriali, la disponibilità, il prezzo e il consumo di cibo fresco per i residenti locali. Dierwechter (2004) mostra che le infrastrutture cittadine – dalla topografia e la qualità estetica dell'ambiente costruito alle strade e ai materiali del commercio – non sono solo il terreno su cui viene condotta la vita sociale, ma sono le tecnologie chiave dell'organizzazione e dell'esperienza sociale. Esse sono dunque materia di governo. Le qualità di questa materia e le politiche di condotta alla base di esse (cioè regole di pianificazione, competenza cartografica, decisioni di progettazione, parti di controllo, battaglie sociali su disposizioni, regole e rituali nascosti di accesso e allocazione) sono attivamente coinvolte nella creazione della vita quotidiana e delle prospettive sociali.
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6. SPAZI D’AZIONE ATTORNO UN EDIFICIO SCOLASTICO |