LE POLITICHE REGIONALI NELLE MATERIE DI INTERESSE COMUNITARIO
VII) ATTIVITÀ PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO
VII.2 Il Patto per attraversare la crisi
Nel 2009 è stato istituito il Tavolo di Monitoraggio degli interventi per la crisi. Il Tavolo ha continuamente monitorato i risultati degli interventi realizzati per l’attuazione del patto regionale per attraversare la crisi sottoscritto tra Regione, associazioni imprenditoriali, organizzazioni sindacali, enti locali, Camere di commercio, dalla sua firma 8/5/2009 sino ai primi 2 mesi del 2010. Sono stati attivati al 28 febbraio 2010, accordi per la utilizzazione della cassa integrazione in deroga per 4.513 imprese che interessano 30.398 lavoratori; in tutti i settori prima non coperti (piccole imprese con meno di 15 dipendenti, aziende artigiane, del commercio, della logistica, cooperative) e tipi di lavoro prima non tutelati: apprendisti, lavoratori interinali e a tempo determinato. Per ciò che riguarda l’industria sono stati conclusi al tavolo della Regione e ai tavoli delle amministrazioni provinciali e sono ancora in essere al 28/2/2010 688 accordi sindacali per accedere alla cigs che interessano potenzialmente 39.379 lavoratori, concentrati soprattutto nella meccanica e nella industria ceramica. I risultati del monitoraggio dimostrano che il patto e l’accordo sottoscritto tra Regione e forze sociali in Emilia-Romagna ha sin qui salvato dal licenziamento ormai oltre 65.000
persone e per questo è necessario proseguire per salvare l’occupazione preparando insieme anche con le politiche attive del lavoro che si sono iniziate riconversioni professionali e produttive per la rioccupazione. Il monitoraggio ha anche rilevato che nel 2009 le iscrizioni nella lista di mobilità, quindi il numero dei fuoriusciti effettivi dalle aziende è stato di 27.000 persone superiore quindi effettivamente di 12.000 unità rispetto al 2008, più 2.000 nelle imprese industriali più 10.000 nelle piccole imprese sotto 15 dipendenti. Questi dati dimostrano che il patto contro i licenziamenti ha funzionato mentre il peso più grave della crisi sta sui contratti a tempo determinato e atipici, i co.co.co. non rinnovati, quindi sui giovani; e anche per questo è urgente, assieme alla riforma degli ammortizzatori sociali, quella della contrattualistica per l’accesso al lavoro che ormai crea precariato fino ai trentacinquenni o costringe all’apprendistato laureati e diplomati.
VII.3 Industria
Nell’ambito della ricerca, innovazione e in generale incentivi alle imprese si è puntato a perseguire l’obiettivo di mettere a sistema le varie esperienze di settore. Il sistema produttivo della regione parte da una situazione altamente competitiva e caratterizzata da un forte orientamento alla esportazione. La grande molteplicità di imprese collegate e intrecciate tra loro in filiere, o cluster composte da settori complementari ed imprese altamente specializzate in nicchie globali è efficace nel generare una competitività di sistema. Occorre trovare gli strumenti per consolidare la capacità innovativa di tali sistemi e per alimentare la nascita di nuove imprese. Lo sforzo è quello di individuare nuovi punti di incontro, terreni di lavoro comune, interessi convergenti alla collaborazione tra tutti gli attori coinvolti che dovrà accompagnare la Regione verso una riorganizzazione del sistema produttivo capace di rispondere alle mutate e più difficile esigenze del mercato.
A seguito della crisi che ha colpito i mercati finanziari a partire dal mese di settembre 2008, la Regione Emilia Romagna, al fine di garantire le migliori condizioni per l’accesso al credito delle PMI ha sottoscritto un accordo (approvato con Delibera della Giunta n. 2059/2008 “Approvazione schema di accordo tra Regione, Banche, Confidi avente ad oggetto interventi urgenti per favorire e garantire la continuità dell'erogazione del credito alle imprese”) per il credito con Unioncamere, i Consorzi fidi e 48 Istituti di credito che prevede un tasso d’interesse non superiore all’Euribor maggiorato di uno spread massimo di 1,5 punti. Questa intesa è frutto del tavolo di confronto per individuare insieme al sistema bancario e creditizio gli strumenti e le condizioni economiche più adeguate per garantire la continuità nell’erogazione del credito al sistema produttivo regionale.
Al fine di contribuire all’adeguamento dei Consorzi Fidi che operano a livello regionale ai requisiti previsti dall’art. 107 del decreto legislativo 385/93, nel 2009 la Regione Emilia-Romagna ha consentito all’utilizzo di parte delle risorse date in gestione ai Consorzi stessi per l’adeguamento dei loro requisiti patrimoniali per consentire di affiancare alle imprese il loro rating di garanzia per facilitare e allargare l’accesso al credito.
La Regione Emilia-Romagna ha voluto aderire all’avviso comune per la sospensione dei pagamenti (moratoria di debiti delle piccole e medie imprese) nei confronti del sistema bancario del 3.08.2009 sottoscritto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, dall’ABI e dalle Associazioni imprenditoriali.
Con riferimento al nuovo modo di lavorare, inoltre, nell’arco temporale del 2010 si prevede di portare a regime:
a) l’intrapresa attività di informatizzazione dei bandi sulla base dell’individuazione delle modalità procedimentali più efficaci e la messa a punto dei vari aspetti connessi all’informatizzazione e anagrafica dei beneficiari, l’apposizione della firma elettronica e l’applicazione del protocollo informatico;
b) l’attuazione di modalità di semplificazione delle procedure e delle modalità standardizzate nella gestione dei bandi al fine di rendere più snelli i processi relativi alle concessione dei contributi.
VII.4 Pesca
Conformemente ai dettami della PCP (politica comune della pesca) volti ad una funzionale gestione della pesca e dell’acquacoltura, integrata dall’applicazione del Fondo Europeo della pesca che promuove l’economia ittica con vari Assi e misure, e l’applicazione del reg. CE 1967/2006 <Mediterraneo> la Regione propone l’adozione di misure atte ad assicurare da un lato uno sfruttamento sostenibile delle risorse acquatiche, dall’altro un impatto minimo della pesca sugli ecosistemi marini ed infine promuove lo sviluppo di una responsabile economia ittica regionale.
In questo senso si propone innanzitutto la promozione di misure di conservazione volte alla protezione degli stock ittici ed alla limitazione dello sforzo di pesca con una contestuale promozione / valorizzazione del prodotto ittico locale rispetto a quello anonimo.
Per proteggere e conservare tali risorse e per ridurre al minimo l'impatto della pesca sugli ecosistemi marini, un’attenzione specifica viene accordata anche al tema della tutela dell’ambiente ed a tal fine si cerca di far produrre maggiorente il mare creando aree di nursery con nidi artificiali, ricostruendo banche di ostriche e di altri molluschi bivalvi. L’intervento in corso sviluppa, con l’applicazione di sistemi innovativi e di controllo finalizzati, la tutela ambientale e una conservazione delle risorse alieutiche con una politica di tutela degli stock. Tale politica è condivisa a livello interregionale ed è sorretta in prospettiva dall’avviamento del Distretto di pesca del Nord Adriatico che in via sperimentale vede la partecipazione delle regioni Friuli Venezia Giulia, Veneto ed Emilia-Romagna ed è aperta a tutte le regioni della sub area 17 e 17/18 che nell’Adriatico va dal Friuli Venezia Giulia alla Puglia. Tale area territoriale è indicata dal Reg CE. Mediterraneo ed il Distretto di Pesca Nord Adriatico è stato istituito dal MIPAAF con DM 23/ 02/2010.
Sono in corso di attuazione i piani di gestione locali che promuovono la georeferenziazione del mare con la distribuzione delle specie ittiche e le pratiche di pesca con regole d’esercizio da
parte dei pescatori, è avviato un innovante modo di gestione diretta dell’economia del mare condivisa a livello interregionale e con prospettive transfrontaliere.
La Regione è pure impegnata a far riconoscere da parte del governo e quindi della Unione Europea l‘ammodernamento della flotta peschereccia tramite la sostituzione delle barche in legno con barche in vetroresina o fibre di carbonio; tali tipologie di barche consentirebbero l’utilizzo di motori di portata inferiore ed un conseguente risparmio energetico. Non solo. Potrebbe essere perseguito l’obiettivo dell’utilizzo di energia alternativa al gasolio e alla benzina. Sempre collegato al tema della gestione delle flotte potrebbe essere utile riconsiderare la portualità ed i servizi della pesca in funzione delle esigenze di un’attività che attualmente manifesta criticità ubicazionali e dimensionali.
Rispetto al tema della riforma dell’organizzazione comune dei mercati (OCM) nel settore dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura, lo sforzo è chiaramente nel senso di equilibrare le esigenze del mercato comunitario con gli interessi dei pescatori dell'Unione europea, nonché garantire il rispetto delle regole sulla concorrenza leale. In questo senso sono state individuate alcune specifiche proposte riassunte nei seguenti termini:
– incremento degli allevamenti di vongole e cozze sia come produttori di reddito ma anche come depuratori biologici del mare;
– sviluppo di barriere sommerse e nidi artificiali come misure per rigenerare l’ecosistema, per incrementare la riproduzione e facilitare il ripopolamento della fauna marina per promuovere la pesca e le attività collegate ( pesca turismo, subacquea, pescasportivo ecc);
– sviluppo dell’innovazione telematica nella rete distributiva del prodotto ittico e nei pescherecci anche in applicazione al Reg. CE 1005/208 “regime comunitario per eliminare la pesca illegale”;
– attivazione di “marchi collettivi” garantiti dall’ente pubblico ed in grado di fornire la tracciabilità con riferimento alle zone di provenienza (questo permette di garantire maggiormente anche il consumatore rispetto ai prodotti provenienti da un mercato ittico “globalizzato”);
– sviluppo di mercati ittici nell’entroterra (e non solo sulla costa) con l’attribuzione di risorse aggiuntive per dislocare al di fuori delle città marittime non solo i mercati ma anche la portualità collegata alle barche da pesca anche in applicazione al Reg. CE 104/2000
“organizzazione comune dei mercati nel settori dei prodotti della pesca e dell’acquicoltura”;
– azioni collettive per aggregare tutta la filiera produttiva in modo da innovare il processo di vendita (anche attraverso la telematica) e consentire ai produttori la possibilità di intervenire in maniera più diretta nella determinazione del prezzo del prodotto;
– azioni collettive per la lavorazione del prodotto in eccesso o secondo la domanda di mercato;
– promuovere la modernizzazione dei mercati ittici e ridurre la filiera;
– garanzie per il consumatore attraverso la certificazione della qualità del prodotto (con la contestuale individuazione di precisi indicatori per i minerali pesanti).
Accanto ai temi trattati, assume poi un ruolo di assoluta centralità l’attività di negoziazione volto all’attuazione di accordi di collaborazione per lo sviluppo di una pesca sostenibile e responsabile con i partner del distretto di Pesca Nord Adriatico, con i Partner della sub area 17 e 17/18 nonché in prospettiva con i Paesi transfrontalieri (a tal fine occorrerà un impegno unitario in quanto la risorsa alieutica è comune a tutti).
La Regione Emilia-Romagna, in questa prima fase, ritiene opportuno attivare una governance condivisa con il Distretto di Pesca che prevede un’organizzazione interregionale composta dai rappresentanti amministrativi delle regioni supportati da un gruppo tecnico scientifico, e prevede inoltre una governance delle singole regioni per l’applicazione degli indirizzi e delle direttive promosse dal Distretto. Per una maggiore rappresentatività di tutti gli interessi si prevede di promuovere con il Governo una politica comune della pesca, una gestione comune delle risorse alieutiche e di tutela ambientale collaborando con i Paesi transfrontalieri tramite protocolli d’intesa e accordi di programma dando anche maggiore riconoscimento all’Euroregione Adriatica.
A tal fine sarà opportuno condividere programmi e piani d’intervento anche a livello normativo per rendere le competenze in materia marittima comune a tutte le regioni costiere in un rapporto di leale collaborazione transfrontaliera.
Per facilitare il processo di aggregazione tra i vari soggetti interessati - soprattutto rispetto a quelli operanti nelle varie sub aree (CGPM e FAO)– il Governo e l’U.E. dovranno dar corso ad accordi bilaterali in applicazione della Politica Comune della Pesca e dei Regolamenti CE. Infine per una politica di governo omogenea delle sub aree e/o distretti di pesca si ritiene indispensabile dotarsi di strumenti operativi come un “piano regolatore del mare” con le varie destinazioni d’uso e piani di monitoraggio dei quadranti individuati a seconda delle specie ittiche presenti e della loro distribuzione temporale, con i dovuti controlli sull’applicazione delle direttive e di riduzione della pesca illegale.