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Settore “Qualità delle produzioni”

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LE POLITICHE REGIONALI NELLE MATERIE DI INTERESSE COMUNITARIO

V) PROTEZIONE CIVILE

VI.6 Settore “Qualità delle produzioni”

Le politiche per la valorizzazione dei prodotti agro-alimentari di qualità, anche nell’Unione Europea, si sono affermate piuttosto tardi nel percorso della Politica agricola comune. Se si escludono specifiche misure per il settore vitivinicolo, infatti, è solo nel 1991 che viene emesso il primo regolamento relativo alla identificazione, tutela e valorizzazione dei prodotti biologici (Reg.

2092/91) e bisogna attendere la riforma Mac Sharry dell’anno successivo per giungere alla definizione e tutela, a livello UE, delle denominazioni di origine per i prodotti agroalimentari, le ormai ben note DOP e IGP con il Reg. 2081/92. Parallelamente, sempre “a margine” della prima profonda riforma degli strumenti che per decenni avevano guidato e sostenuto l’agricoltura europea, tra le cosiddette misure di accompagnamento, furono introdotti per la prima volta anche sostegni specifici per i produttori che decidevano di passare alla produzione di prodotti agroalimentari “di qualità”, quali i prodotti bio e quelli ottenuti con tecniche di produzione integrata (Reg. 2078/92).

Con la riforma del 2003, l’UE ha messo a disposizione di Stati membri e regioni, nell’ambito del nuovo regolamento sullo sviluppo rurale, nuovi strumenti utili a questo fine quali, ad esempio, un sostegno agli agricoltori che decidano di entrare in sistemi di qualità comunitari o nazionali, e un contributo importante alle iniziative di informazione e promozione di questi prodotti presso i consumatori. Ma una strategia di valorizzazione delle produzioni alimentari di qualità richiede soprattutto un approccio complessivo, aziendale e di filiera; per questo è ancor più importante, sempre nel contesto dell’applicazione delle misure di sviluppo rurale, adottare un approccio complessivo ed integrato che unisca in modo sinergico diversi elementi.

Nel 2008 la Commissione europea ha pubblicato l’atteso “Green Paper” sulla qualità dei prodotti agricoli, documento con il quale si propone di lanciare una fase di riflessione, approfondimento e coinvolgimento sulle politiche e sulle modalità più utili al fine di “proteggere e promuovere la qualità dei prodotti agricoli” senza creare inutili costi o impegni addizionali per gli agricoltori e gli altri soggetti delle filiere. Con questo atto la Commissione ha aperto formalmente una fase di consultazione, sulla adeguatezza o meno degli attuali strumenti presenti nella normativa dell’Unione Europea, sui possibili miglioramenti da apportare e sulle eventuali nuove iniziative da lanciare. Il documento è suddiviso in tre parti: la prima è relativa al tema dei requisiti minimi e degli standard commerciali comuni dell’UE per i prodotti agricoli; la seconda si concentra sulle problematiche connesse con le indicazioni geografiche (DOP e IGP, denominazione di origine protetta e indicazione geografica protetta), le attestazioni di specificità (STG, o Specialità Tradizionali Garantite), i prodotti biologici ed i prodotti delle regioni periferiche; nell’ultima parte, infine, si affrontano i temi relativi agli altri schemi di certificazione, prevalentemente promossi e adottati da privati, di uso abbastanza comune anche nell’ambito agroalimentare.

Con riferimento al Green Paper, la Regione Emilia-Romagna nell’ambito della fase di consultazione delle parti interessate ha elaborato alcune riflessioni trasmesse il 23 dicembre 2008 al Commissario europeo in cui si rappresentano le posizioni regionali.

L’Emilia-Romagna è tra le regioni italiane che vantano il maggior numero di produzioni DOP e IGP. Da questa condizione discende un’accentuata sensibilità nei confronti di alcuni dei temi trattati o correlati ai quesiti del Libro Verde.

Nel corso del 2009 la Commissione in relazione alla consultazione relativa al Libro verde sulla qualità dei prodotti agricoli pubblicato nell’ottobre 2008, ed alla conferenza ad alto livello sulla politica di qualità dei prodotti agricoli tenutasi durante la presidenza ceca nel marzo 2009, con apposita Comunicazione ha definito gli orientamenti strategici in vista di migliorare, nel medio termine, la comunicazione tra produttori, acquirenti e consumatori sulla qualità dei prodotti agricoli.

La Comunicazione intende inoltre armonizzare le norme dell'Unione europea (UE) relative alla qualità di tali prodotti e migliorare e semplificare gli attuali regimi di certificazione e di etichettatura.

Le norme di commercializzazione garantiscono una concorrenza leale ed evitano che i consumatori siano indotti in errore sulla qualità dei prodotti. Le attuali norme di commercializzazione contengono informazioni di quattro tipi:

- una definizione di base dell'identità del prodotto (ad esempio la definizione di «burro»,

«succo di frutta», ecc.);

- una classificazione del prodotto (ad esempio il tenore minimo di materie grasse del «latte parzialmente scremato» o le categorie «grandi», «medie», e «piccole» per le uova, ecc);

- termini riservati che conferiscono valore aggiunto al prodotto (ad esempio per l'olio d'oliva

«prima spremitura a freddo», per gli spumanti «metodo tradizionale», ecc.);

- requisiti in materia di etichettatura sull'indicazione dell'origine o del luogo di produzione.

In relazione a quanto già individuato nella Comunicazione del 2009, nel corso del 2010 la Commissione prevede di:

- istituire una norma di base generale, per disciplinare le materie in cui un approccio facoltativo falserebbe il mercato unico o i casi in cui l'etichetta obbligatoria è necessaria per fornire al consumatore le informazioni basilari sul prodotto;

- estendere i regimi di etichettatura per l'identificazione del luogo di produzione ad altri prodotti oltre a quelli attualmente coperti;

- esaminare la possibilità di introdurre termini riservati facoltativi per i «prodotti di montagna» e i «prodotti tradizionali». La dicitura «prodotto tradizionale» potrebbe sostituire l'attuale regime delle specialità tradizionali garantite che ha chiaramente mostrato i suoi limiti;

- contribuire all'elaborazione di norme internazionali.

I regimi delle indicazioni geografiche incoraggiano una produzione agricola di alta qualità, mettono al riparo le denominazioni protette da un utilizzo abusivo e dalle imitazioni, aiutano i consumatori fornendo loro informazioni relative alle proprietà specifiche dei prodotti. Attualmente esistono tre regimi (per i vini, le bevande alcoliche e i prodotti agricoli e alimentari) e due strumenti, la DOP (denominazione di origine protetta) e l'IGP (indicazione geografica protetta).

In seguito alla consultazione, la Commissione prevede di creare un registro unico che raccolga gli attuali tre regimi (vini, bevande alcoliche e prodotti agricoli e alimentari), tutelando al contempo le specificità di ciascun regime e rafforzando la tutela delle indicazioni geografiche sul piano internazionale.

Per quanto riguarda il settore biologico, la normativa comunitaria è stata rivista nel 2007, nel contesto del Piano d’azione per l'agricoltura e l'alimentazione biologica del 2004. Per facilitare il commercio dei prodotti biologici, la Commissione ha creato un marchio obbligatorio dal 2010 per tutti i prodotti biologici necessario per il riconoscimento delle norme di produzione biologica con i paesi terzi. I regimi nazionali o privati di certificazione della qualità alimentare permettono di garantire che i prodotti agricoli rispettino le norme di produzione obbligatorie e rispondano ai requisiti in materia di tutela ambientale, benessere animale, ecc. definiti in un disciplinare. Tuttavia, essi possono generare confusione tra i consumatori e comportano oneri amministrativi oltre che costi per i produttori. La Commissione nel 2010 istituirà, di concerto con il gruppo consultivo sulla qualità, degli orientamenti sulle buone pratiche nel settore dei regimi di certificazione privati, in modo da ridurre tali inconvenienti.

Su questi temi la Direzione ha fatto valere la propria posizione e proseguirà la sua azione sia attraverso i tavoli interministeriali sia attraverso AREPO (Associazione delle regioni europee dei prodotti d'origine) a cui la Regione Emilia-Romagna aderisce.

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