LE POLITICHE REGIONALI NELLE MATERIE DI INTERESSE COMUNITARIO
VII) ATTIVITÀ PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO
VII.5 Ricerca innovazione e trasferimento tecnologico
Per rafforzare gli indirizzi già assunti dalla Regione Emilia-Romagna con la Legge Regionale 7/2002 e poi con il PRRIITT, l’obiettivo della ricerca e dell’innovazione ha assunto un ruolo centrale nella programmazione FESR 2007-2013.
I tre filoni chiave di questo macro obiettivo strategico sono quindi:
– lo sviluppo di una rete regionale per la ricerca industriale e il trasferimento tecnologico;
– la promozione della ricerca industriale nelle imprese;
– la promozione di nuove imprese di alta tecnologia.
Con DGR n. 736/2008, la Regione ha adottato le linee guida per la “creazione di tecnopoli per la ricerca industriale e il trasferimento tecnologico”, in attuazione dell’attività 1.1 dell’Asse 1 Ricerca industriale e trasferimento tecnologico del POR FESR 2007-2013.
Da questa procedura è nato, innanzitutto, un nuovo accordo tra la Regione, le Università e gli Enti di ricerca della Regione, per concordare le modalità di governance e di sviluppo delle attività di ricerca industriale intorno ai tecnopoli. La Regione ha, inoltre, approvato accordi con tutti gli enti di ricerca e le Università e, in diversi casi, con gli enti locali che hanno voluto sostenere le iniziative, per realizzare i tecnopoli nell’ambito dei vari territori. I tecnopoli sono, dunque, infrastrutture che contengono laboratori di ricerca, strutture per il trasferimento tecnologico e per l’incubazione di imprese hi tech o che ospitano laboratori privati che intendono collaborare per la ricerca. I laboratori sono coordinati su scala regionale come Rete Regionale dell’Alta Tecnologia, organizzata per piattaforme tematiche: meccanica e materiali, energia ed ambiente, scienze della vita, agroalimentare, edilizia e costruzioni, ICT e design. Tale coordinamento ha soprattutto lo scopo di valorizzare competenze e risultati presso le industrie. Accanto a questo, per garantire il trasferimento industriale della ricerca, la Regione ha anche avviato una procedura di accreditamento volta a verificare le condizioni organizzative e gestionali che garantiscono tale trasferimento verso il mercato dei risultati. Infine, è stato avviato un servizio di Technology assessment con lo scopo di valutare il potenziale tecnologico della Rete e il suo posizionamento nel contesto europeo.
Sempre in attuazione del Programma Operativo Regionale FESR 2007-2013 Asse 1
“Ricerca industriale e trasferimento tecnologico”, è stato, inoltre, approvato, DGR n.1043/2008, il bando per progetti di ricerca collaborativa delle PMI avente come finalità quella di aumentare la capacità delle PMI di sviluppare nuovi prodotti, nuovi processi o altre innovazioni rilevanti. Sono stati approvati 248 progetti in 14 settori industriali. Con fondi diversi dal POR, in questo caso statali, è stato invece emanato un bando dal titolo “Dai Distretti Produttivi ai distretti Tecnologici”
con il quale si finanziano programmi di ricerca industriale, sviluppo sperimentale e trasferimento tecnologico realizzate da imprese leader con propri laboratori, che si impegno quindi anche nell’attività di diffusione dei risultati verso l’intera filiera di riferimento, al fine di massimizzare l’impatto regionale dell’attività di ricerca. In questo ambito sono stati approvati 35 progetti.
Infine, tornando al POR, è stato anche fatto un intervento di sostegno alle nuove imprese di alta tecnologia che ha esitato la presentazione di 134 proposte progettuali di nuove imprese legate al mondo della ricerca o appartenenti a settori tecnologicamente avanzati.
Garantita l’attuazione dei suddetti interventi, la Regione Emilia-Romagna si propone però di rafforzare ulteriormente l’efficacia della strategia di Lisbona valorizzando la dimensione regionale delle politiche per la ricerca e l’innovazione. Tutto ciò in ragione del fatto che, anche sulla base della esperienza già maturata, la dimensione regionale è quella che più idonea a costruire reti di trasmissione di conoscenza, di collaborazione tra persone appartenenti a diverse imprese e organizzazioni che agiscono per la ricerca e l’innovazione nonché a promuovere la costruzione di clusters tecnologici con l’intervento di soggetti chiave della produzione di conoscenza. Le politiche regionali rappresentano, quindi, un moltiplicatore degli investimenti in ricerca, quel moltiplicatore
necessario a superare il famoso “paradosso europeo” (elevati investimenti in ricerca/bassa competitività tecnologica).
Per quanto concerne invece il rapporto di stretta relazione necessariamente sussistente tra Università ed Impresa, la Regione Emilia-Romagna, sempre sulla base della l.r. 7/02, ha sviluppato una strategia e una serie di strumenti che hanno puntato ad avvicinare concretamente le Università e i centri di ricerca alle imprese, in particolare le PMI. Sono stati sostenuti progetti di R&S delle imprese che, per la loro realizzazione dovevano prevedere almeno un contratto con un centro di ricerca e la assunzione di almeno un giovane laureato in materie tecnico-scientifiche, da destinare alla R&S. Questo strumento, semplice ma efficace, è stato accompagnato da un intervento di riorganizzazione dell’attività di ricerca applicata a fini industriali e di trasferimento tecnologico da parte delle Università e degli enti pubblici di ricerca, che si è concretizzato nell’organizzazione di laboratori e centri in partenariato con le imprese, che dovranno costituirsi in una rete regionale coordinata e accreditarsi come interlocutori tecnologici delle imprese.
Sempre sul piano del rapporto Università, centri di ricerca e Imprese si è inoltre ritenuto di dover sostenere quelle forme di collaborazione che permettono di affrontare processi di innovazione organizzativa nelle imprese. Questi processi possono favorire l’inserimento in quest’ultime di figure manageriali esterne provenienti dalle Università e dai Centri di Ricerca, attivando veri e propri percorsi di trasmissione di conoscenze.
VII.6 Turismo
In ragione dei nuovi orientamenti e nell’ottica di perseguire gli obiettivi prefissati dapprima dalla strategia di Lisbona, ed ora nella prospettiva delineata dal programma di lavoro ella Commissione per il 2010 (E’ ora di agire) tra i cui obiettivi principali si propone il rafforzamento di misure per affrontare la crisi tenuto conto degli impatti della crisi medesima, la Regione Emilia – Romagna valuta l’opportunità di un forte investimento sul settore del Turismo considerata peraltro la stretta correlazione esistente tra tale settore e le tematiche attinenti allo sviluppo sostenibile e alla crescita occupazionale. Si propongono pertanto interventi specifici rispetto al recupero e riclassificazione delle strutture alberghiere proponendo, ad esempio, agevolazioni e detassazioni (in ordine al valore dell’immobile) per le compravendite nelle quali l’acquirente si impegni ad operare interventi di ristrutturazione. Sempre rispetto al tema del risanamento/ristrutturazione di tali strutture si propone inoltre di poter utilizzare i finanziamenti comunitari attraverso le società di trasformazione urbana (STU), ovvero società per azioni miste (costituite tra Comuni/Città metropolitane e privati, cui possono partecipare regioni e province) finalizzate alla realizzazione di interventi di trasformazione urbana in attuazione degli strumenti urbanistici vigenti.
Alla stessa stregua si propone il perseguimento di politiche fiscali in grado di garantire una sostanziale parità di trattamento tra gli Stati membri, ad esempio, omogeneizzando a livello comunitario il regime dell’IVA per l’acquisto di prodotti collegati all’esercizio dell’attività turistica.
In merito all’adeguamento della legislazione della Regione Emilia-Romagna in ambito turistico alla Direttiva 2006/123/CE c.d. Bolkenstein o Direttiva “Servizi” , la l.r. 16/2004 “Disciplina delle strutture ricettive dirette all'ospitalità” è stata modificata da alcune disposizioni contenute nella l.r. 4/2010 di adeguamento dell’ordinamento regionale alla direttiva “servizi”, in vigore dal 28 febbraio 2010, che, per le nuove aperture di strutture ricettive alberghiere e all’aria aperta, ha trasformato in dichiarazione inizio attività (dia) differita a 30 giorni il previgente regime di autorizzazione. Con riferimento al bed and breakfast il requisito della residenza, è stato affiancato a quello alternativo dell’abituale dimora del titolare dell’attività nel luogo in cui l’attività medesima è svolta.