LA LIBERTÀ COME COSTITUTIVO ESSENZIALE DELLA PERSONA
2. Il pensiero di Edgar Cayce
La tesi reincarnazionistica e karmica è avvalorata anche da Edgar Cayce, personaggio notevole e incredibilmente eclettico che ha lasciato una quantità enorme di testimonianze della sua medianità. Era un soggetto che operava nella trance più totale, tant”è che solo “dopo” prendeva coscienza di ciò che
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aveva detto. Inizialmente lui non credeva alla reincarnazione ma, con il tempo, le sue letture mettevano sempre di più in luce i collegamenti tra le esistenze passate e i dilemmi e le problematiche di quella su cui stava indagando. Nella documentazione della Fondazione a lui dedicata esistono prove di questo suo passaggio in cui finì per accettare l’idea della reincarnazione.
Il punto di vista di Cayce esclude la trasmigrazione delle anime, secondo la quale gli umani possono reincarnarsi sotto forma animale. Per Cayce la rein-carnazione è la credenza che ognuno di noi ha delle vite successive nello sco-po di evolvere spiritualmente e sco-poter così ritrovare la piena coscienza della propria natura divina. In sostanza, Cayce procura un quadro filosofico al pas-sato, mettendo l’accento sul modo di assumere la nostra esistenza attuale: dobbiamo vivere l’istante presente, sviluppando la nostra anima e aiutandoci gli uni con gli altri. Dai suoi vari scritti deduce che il percorso che abbiamo ef-fettuato ci ha condotto dove siamo. La cosa essenziale non è “chi siamo stati” o “cosa abbiamo fatto” prima, ma come reagiamo di fronte alle opportunità e alle prove che ci capitano adesso.
In effetti, sono le nostre scelte e le nostre azioni del momento, generati dal nostro libero arbitrio, che importano realmente. La prospettiva di Cayce, in nessuna maniere fatalista, apre orizzonti quasi illimitati. Cayce segnala an-che i pericoli di una comprensione errata della reincarnazione. Egli indica an-che certe teorie ne altererebbero il vero significato. In particolare, tutte quelle che non riconoscendo la libera volontà, creavano ciò che nominava “una bestia nera karmica” cioè un”idea non corretta che ignorava gli atti autentici e i rap-porti stretti legando Karma, libero arbitrio, sorte e Grazia. Ancora nei nostri giorni la reincarnazione è sovente interpretata, a torto, come un incatenamen-to ineluttabile di esperienze e di relazioni imposte dal Karma. Se fosse così, le nostre decisioni anteriori ci costringerebbero a seguire una traiettoria segnata di avvenimenti specifici e il nostro avvenire sarebbe già fissato. Questa visione diverge totalmente da quella di Cayce che dice che il passato non fornisce che una congiuntura possibile o probabile che ci dimostra che, lontano dal com-portarsi come semplice spettatore, a volte reticente, l’essere umano gioca un ruolo dinamico nello sviluppo della propria esistenza.
Varie letture si accordano con questa definizione, ma aggiungono la nozio-ne filosofica inozio-nedita ed esclusiva che il karma può essere considerato come una memoria. Non si tratta dunque di un debito da pagare conformemente ad un tabella universale, né di una serie di esperienze determinate dalle nostre azioni precedenti, buone o cattive. Il karma è soltanto una fonte d”informazio-ni contenente elementi positivi ed altri negativi in apparenza, ove il subconscio attinge alle informazioni che utilizza nel presente. Questo spiegherebbe, per esempio, le affinità o le animosità spontanee che sentiamo verso certe perso-ne. Benché questa memoria subcosciente si rifletta nella nostra fisionomia e influenzi i nostri pensieri, le nostre reazioni e le nostre decisioni, abbiamo sem-pre la possibilità di ricorrere al libero arbitrio per orientare la nostra vita.
I vari scritti di Cayce menzionano che, quando decidiamo, non ci reincar-niamo immediatamente. Visto che quello che chiamiamo in questo mondo
“subconscio” diventa nostro “conscio” nell’aldilà, l’anima ricapitola tutto
quello che ha attraversato e seleziona, tra le lezioni che deve imparare, quelle che si sente capace di assumere adesso al fine di continuare la sua evoluzione. Aspetta il momento propizio per rinascere sulla terra e torna ordi-nariamente in un ambiente conosciuto anteriormente. Ad ogni nuova vita, sce-glie tra un corpo maschile o femminile, a seconda dell’obiettivo della sua in-carnazione. Inoltre, sceglie l’entourage e le condizioni (parenti, famiglia, luogo, epoca, ecc) che le permetteranno di perfezionarsi e di compiere quello che spera realizzare. Tuttavia, le sue esperienze dipenderanno dal modo con cui impiegherà il libero arbitrio all’interno di questo contesto. Possiamo in effetti considerare le nostre tribolazioni come degli ostacoli e dei scogli o, al contra-rio, trasformarli in situazioni benefiche, in opportunità per elevare il nostro li-vello di coscienza. Il processo di reincarnazione prosegue finché non riuscia-mo a personificare l’ariuscia-more universale nel riuscia-mondo ed esprimere la nostra es-senza divina in tutti gli aspetti della vita sulla terra. Dobbiamo far notare che i talenti e le qualità non si perdono mai, in modo che le facoltà coltivate in ogni incarnazione aumentino il capitale del futuro. Così, il dono dei “bambini prodi-gio” è la risorsa di un talento coltivato in una o più esistenze precedente. Le nostre attitudini si manifestano in funzione del motivo della nostra incarnazio-ne attuale.
Il karma non si stabilisce tra individui ma unicamente nei confronti di sé stessi. Il nostro karma è personale, eppure ci sentiamo costantemente attirati da gente o gruppi che ci offrono occasioni favorevoli al fine di assumerlo. In modo analogo, questi vengono verso di noi nel loro cammino individuale per soddisfare la loro memoria karmica. Le nostre interazioni con gli altri ci per-mettono dunque di confrontarci con noi stessi e di vivere avvenimenti che c”insegnano e che ci aiutano a progredire sul sentiero spirituale. Non incon-triamo mai qualcuno accidentalmente, perché non c’è coincidenza. Dobbiamo subire le conseguenze delle nostre scelte, atti e attitudine anteriori. La Bibbia declama: “Quello che l’uomo avrà seminato, lo raccoglierà in seguito”. Gli ad-detti della reincarnazione esprimono questa verità con “Attiriamo quello che ci
assomiglia”. Contrariamente alle dottrine fataliste che ci destinano ad una
sor-te immutabile, la sor-teoria di Cayce afferma che rimaniamo “maestri del nostro destino”. In effetti, abbiamo la possibilità di controllare i nostri pensieri, le no-stre parole e le nono-stre azioni e di scegliere il nostro comportamento verso le circostanze della vita che abbiamo noi stessi generati: “Comprendiamo che
tutto quello che si produce nella nostra esistenza è il frutto della nostra propria creazione e che le prove contribuiscono sempre al nostro sviluppo quando le guardiamo come a delle opportunità di correggere gli errori del passato o di ac-quisire saggezza e intendimenti”. Lo stesso concetto è ribadito da Swami
Yo-gananda Giri: “Ciò che siamo oggi, che ci crediamo o no, non è altro che il
ri-sultato delle vite passate, basta fare una piccola riflessione su quello che l’uo-mo si trova ad essere, sulle sue potenzialità, le sue tendenze, i suoi limiti; da qualche parte devono avere origine, questa origine nasce dalle esperienze del passato. La capacità di essere liberi significa diventare consci di questo
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batoio di tendenze, solo a queste condizioni è possibile una vera libertà, se non conosciamo ciò che ci induce a muoverci, ad agire, difficilmente siamo li-beri, quindi la capacità di essere lili-beri, il libero arbitrio, la capacità di determi-nare con una nostra azione una scelta tra diverse tendenze, questo è un atto conscio; la capacità di determinare con la nostra azione, scegliere l’azione ido-nea ai nostri obbiettivi, quella è capacità di scelta”.