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La pianificazione della campagna elettorale e l’importanza della comunicazione politica Il dibattito tra Berlusconi ed Occhetto

Terzo Capitolo

3.10  La pianificazione della campagna elettorale e l’importanza della comunicazione politica Il dibattito tra Berlusconi ed Occhetto

 

Dopo  il  discorso  del  26  gennaio  prese  avvio  una  delle  campagne  elettorali  più  intense della storia repubblicana. Mentre dal 1948 in poi il sistema si era stabilizzato su un  equilibrio  consociativo,  che  tendeva  a  mediare  le  fratture,  con  le  elezioni  del  ’94  ci  si  catapultava in una sfida tra due schieramenti apertamente contrapposti ed alternativi.   L’obiettivo  di  Berlusconi  era  chiaro:  la  crisi  del  biennio  ’92‐’93  aveva  portato  al  dissolvimento delle forze politiche che avevano guidato l’Italia dal post‐fascismo. I partiti  della maggioranza di governo, che ancora nel ’92 avevano vinto le elezioni, non esistevano  più. Rimanevano esattamente 60 giorni di campagna elettorale per colmare questo vuoto  e giocarsi la vittoria, introducendo nella continuità una novità: il suo, almeno nei progetti,  sarebbe stato il primo movimento liberale di massa ad affermarsi alla guida del paese.   Berlusconi  dalla  sua  aveva  un’organizzazione  invidiabile,  mezzi  a  disposizione  e  competenza  nel  mondo  della  comunicazione.  Sfruttò  queste  atout  e  pianificò  la  sua  campagna elettorale in ogni minimo dettaglio. Un gruppo di esperti di marketing politico e  di  comunicazione  studiò  ogni  singolo  passaggio  televisivo  dei  candidati  di  Forza  Italia,  a  capo di questo gruppo fu indicato Alessio Gorla, altro dirigente distaccato da Fininvest. A  guidare la comunicazione del leader sempre i sondaggi del fido Gianni Pilo e della Diakron.  Infine,  Roberto  Lasagna,  che  da  amministratore  delegato  di  Saatchi&Saatchi,  venne  incaricato di seguire direttamente la campagna elettorale di Berlusconi449. 

La Diakron svolse anche gran parte del lavoro di coordinamento e supporto ai candidati di  Forza  Italia.  La  società  fornì  ad  ognuno  un  “kit  del  candidato”,  al  prezzo  di  un  milione  di  lire, contenente oltre ai soliti gadget, dalle spille agli accendini, dalle cravatte con marchio  Forza Italia alle bandiere del movimento, anche un opuscolo con l’appello di Urbani, Alla 

ricerca del Buongoverno, dodici videocassette con la spiegazione del programma di Forza 

Italia  ed  infine  il  Vademecum  del  candidato.  Preparato  dalla  Diakron,  il  Vademecum  conteneva  informazioni  sulla  legislazione  delle  campagne  elettorali,  consigli  su  come 

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organizzare  i  comitati  elettorali,  suggerimenti  sulla  comunicazione  nei  confronti  dei  cittadini,  su  come  promuovere  la  propria  immagine.  La  Diakron  inoltre  si  occupò  della  produzione  del  materiale  grafico  dei  candidati,  così  da  dare  un’unica  veste  grafica  ai  volantini  ed  ai  manifesti.  Nei  collegi  in  bilico,  la  Diakron  fornì  dei  servizi  ulteriori,  come  sondaggi  di  opinione  ed  analisi  sociologiche  per  indirizzare  in  maniera  più  efficace  la  campagna elettorale su determinati temi. Il monitoraggio dei collegi in bilico fu una novità  assoluta, mutuata da alcune esperienze elettorali statunitensi. Ma era nel complesso tutta  questa  professionalità  nel  gestire  la  campagna  elettorale  l’aspetto  assolutamente  innovativo  dell’impresa  berlusconiana;  vi  si  potevano  scorgere  elementi,  come  abbiamo  detto,  delle  campagne  per  la  presidenza  americana,  tuttavia  in  questo  caso  c’erano  da  curare anche le centinaia di candidati sparsi in tutta la penisola.  

Le reti Fininvest, così come gli altri media del Gruppo (Mondadori e il «Giornale») furono  ampliamente utilizzati a sostegno della campagna elettorale dei candidati. In generale sulle  reti televisive di Berlusconi fu dato un grande spazio all’informazione politica, ai sondaggi,  che  davano  il  leader  del  Polo  in  continua  ascesa,  e  a  vari  personaggi  del  mondo  dello  spettacolo che si mostravano favorevoli alla scelta del loro editore. Rimarranno un simbolo  di questa campagna elettorale gli interventi a favore del loro editore di Mike Buongiorno  alla  Ruota  della  Fortuna  o  di  Ambra  Angioini,  che  durante  una  puntata  di  Non  è  la  Rai  paragonò  Occhetto  a  Satana.  Furono,  poi,  lanciate  due  campagne  massicce  di  spot  televisivi.  Una,  dal  titolo  “scendi  in  campo”,  apparve  subito  dopo  l’annuncio  di  Ciampi di  sciogliere le Camere, il 15 gennaio, ed aveva l’obiettivo di far conoscere il nuovo partito,  Forza Italia, al grande pubblico; la seconda, che fu trasmessa al partire dal 28 gennaio, si  concentrava  sulla  figura  del  leader,  Silvio  Berlusconi.  Complessivamente  si  arrivò  ad  un  migliaio di spot sulle reti Fininvest450.  

Del  programma  elettorale  di  Forza  Italia  se  ne  occupò  un  giovane  toscano,  Paolo  Del  Debbio, laurea in filosofia, già assistente personale di Confalonieri, all’epoca 35 anni. Fu lui  l’estensore ufficiale del programma, seppur in collaborazione con Antonio Martino, per le 

 

450 Sulla comunicazione durante la campagna elettorale del 1994, cfr, S. Bentivegna, Attori e strategie comunicative 

della  campagna  elettorale,  pp.  99‐130,  in  G.  Pasquino,  La  vittoria  inattesa,  Rubbettino  Editore,  Soveria  Manelli(Cz) 

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questioni  economiche  e  Giuliano  Urbani  per  le  riforme  istituzionali.  Fu  scelto  un  metodo  rivoluzionario,  ma  in  linea  con  l’immagine  che  Berlusconi  voleva  dare  di  sé:  45  punti,  pagina a sinistra di quindici righe con l’analisi del problema, quindici righe a destra con la  proposta  per  risolverlo.  Facile,  comunicativo,  poteva  raggiungere  ed  essere  compreso  da  un grande pubblico451. Più in generale le issues affrontate riprendevano l’Appello di Urbani:  modernizzazione, privatizzazioni, libero mercato, riduzione del ruolo dello Stato, tagli agli  sprechi,  insomma  un  programma  liberal‐moderato.  L’idea  forza  che  aveva  portato  alla  nascita di Forza Italia veniva tradotta attraverso il programma. 

Le  apparizioni  televisive  di  Berlusconi  furono  pianificate  da  Roberto  Lasagna.  Anche  in  questo  caso  furono  studiate  le  tecniche  del  marketing:  ad  un  prima  fase  in  cui  furono  mandate,  più  volte  al  giorno,  le  interviste,  le  dichiarazioni,  gli  stralci  dei  discorsi  di  Berlusconi al fine di far conoscere il “prodotto”, seguì una seconda fase in cui le apparizioni  furono  centellinate  per  evitare  la  sovraesposizione.  Alla  fine  della  campagna  elettorale  Berlusconi  sarebbe  intervenuto  a  due  soli  dibattiti  televisivi  sulla  Rai,  fece  due  interventi  telefonici  sempre  in  Rai  e  apparve  in  nove  trasmissioni  di  informazione  politica  sulle  reti  Fininvest. Evitò il confronto televisivo con i candidati della coalizione avversaria, ma infine  prese parte solo al famoso confronto con Achille Occhetto su Canale 5 pochi giorni prima  delle elezioni452.  

Il  dibattito,  come  poteva  essere  prevedibile,  fu  piuttosto  accesso.  In  effetti  una  serie  di  eventi  avvenuti  in  mattinata  si  prestava  ad  accendere  la  miccia.  Un  magistrato  di  Palmi,  infatti,  aveva  richiesto  l’acquisizione  dell’elenco  degli  iscritti  a  Forza  Italia  e  di  tutti  i  candidati alle politiche. Proprio la mattina del dibattito gli agenti della Digos avevano fatto  irruzione nelle sedi di Milano e Roma di Forza Italia per dare esecutività alla richiesta della  magistratura. In seguito nel pomeriggio era arrivata la notizia delle dimissioni di Violante  dalla  commissione  Antimafia,  in  evidente  polemica  con  Berlusconi,  che  veniva  accusato  dall’esponente del Pds di aver organizzato un complotto nei suoi confronti. Ancora, come  annunciò  il  conduttore  Mentana,  proprio  in  contemporanea  con  la  registrazione  della 

  451 P. Pagani, op. cit., pp. 80‐88.  452

  Per  il  dettaglio  del  dibattito  televisivo  cfr.  G.  Da  Rold,  Occhetto:  Cavaliere,  non  faccia  la  vittima,  «Corriere  della  Sera», 24 marzo 1994. 

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trasmissione  si  riuniva  il  Csm  per  analizzare  le  incursioni  della  magistratura  per  quanto  riguardava Forza Italia453.  

La  giustizia  si  confermava  “materia  incandescente”,  punto  di  frattura  tra  i  due  schieramenti,  «senza  esclusione  di  colpi  il  faccia  a  faccia  tra  Achille  Occhetto  e  Silvio  Berlusconi,  andato  in  onda  ieri  sera  su  Canale  5.  I  due  leader,  […],  si  sono  affrontati  rinfacciandosi  reciprocamente  attacchi  contro  i  rispettivi  schieramenti.  Infatti  a  mano  a  mano  che  i  minuti  passavano  il  tono  della  polemica  tra  Berlusconi  e  Occhetto  è  gradatamente salito: il leader di Forza Italia ha accusato Violante di usare la sua posizione  istituzionale e i suoi poteri “per condurre una guerra contro un’altra formazione politica”.  Immediata la replica di Occhetto che ha accusato l’esistenza “di un processo all’Antimafia  più  che  alla  mafia”».  Quando  poi  il  dibattito  si  spostò  sui  programmi,  attraverso  le  domande  degli  ospiti,  il  clima  divenne  più  pacato,  nonostante  le  evidenti  differenze  programmatiche  tra  i  due  schieramenti454.  Il  duello,  lungamente  richiesto  da  Occhetto,  nella  speranza  di  far  emergere  le  contraddizioni  di  Forza  Italia  e  del  suo  programma,  in  realtà, si concluse con una sostanziale parità, nessun vincitore e nessuno sconfitto455.  Più  che  un’analisi  sulle  reali  differenze  tra  i  due  schieramenti,  divenne  più  che  altro  una  scaramuccia personale a colpi di battute.  

Tuttavia  la  padronanza  del  mezzo  televisivo  in  senso  ampio,  come  strumento  di  propaganda politica e mezzo per la promozione della propria immagine, rappresentarono  una  delle  armi  vincenti  di  Berlusconi.  Il  leader  di  Forza  Italia,  infatti,  non  era  sempre  brillante  negli  interventi  televisivi,  alcune  volte  dava  risposte  impulsive  che  si  rivelavano  degli auto‐gol. Nonostante ciò in un mondo politico in cui vari leader guardavano il mezzo  televisivo  ancora  con  un  certo  distacco,  Berlusconi,  presentandosi  come  un  candidato 

outsider esterno alle logiche dei vecchi partiti corrotti, conquistò consensi attorno al mito 

dell’imprenditore che si era fatto da solo e che adesso avrebbe rilanciato “l’Azienda Italia”. 

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  «L’arresto  di  paolo  Berlusconi.  Le  perquisizioni  delle  nostre  sedi.  Noi  non  eravamo  dei  malviventi,  eravamo  una  grande azienda. Poi basta vedere le copertine dell’Espresso, loro avevano combattuto in maniera violenta per vincere,  ora non potevano accettare che l’outsider vincesse». Intervista dell’Autore ad Antonio Palmieri, 11/12/2011.  454  V. Testa, Occhetto e Berlusconi divisi dalla mafia, «la Repubblica», 24 marzo 1994.  455  S. Bentivegna, op. cit., p. 108. 

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Riferimenti  al  “sogno”  e  al  “miracolo”  furono  abbondantemente  utilizzati  durante  la  campagna elettorale, ciononostante non mancarono indirizzi politici più concreti.  

Nelle settimane della campagna elettorale tutta l’attenzione fu concentrata su Berlusconi,  che a sua volta condusse una campagna elettorale estremamente personalizzata, di fatto  monopolizzando  la  scena  politica  rispetto  agli  altri  candidati.  Anche  i  candidati  di  Forza  Italia furono risucchiati in questo vortice e ne risultò un’autonomia limitata. In questi primi  mesi di vita era evidente che non era possibile ravvisare in Forza Italia un vero e proprio  partito.  In  periferia  a  coordinare  la  campagna  per  le  politiche  erano  gli  agenti  Publitalia,  molti dei quali candidati, e quando non lo erano avevano comunque determinato le scelte  ed ora mantenevano il controllo sull’organizzazione di “partito”. «Tuttavia, a predominare  era il messaggio televisivo di Berlusconi, che non aveva bisogno di strutture tradizionali di  partito  per  raggiungere  l’elettorato»456.  Attraverso  i  club,  la  Diakron,  le  risorse  umane  di  Publitalia, e le reti Fininvest poteva arrivare tranquillamente in tutte le case. La macchina  da guerra, flessibile e veloce, creata da Berlusconi e dai suoi collaboratori era pronta alla  sua blitzkrieg contro la “gioiosa macchina da guerra” di Occhetto e compagni457.  

Si  è  molto  discusso  in  sede  scientifica  di  quanto  il  successo  di  Forza  Italia  fosse  derivato  dall’efficacia  della  sua  comunicazione  politica.  Berlusconi  diede  sicuramente  l’idea,  al  contrario dei progressisti, di poter essere l’uomo con le caratteristiche adatte per guidare il  paese fuori dalla crisi.  

Si  pose  al  centro  della  scena  politica  con  questo  messaggio  chiaro  e  accentrò  su  di  sé  la  campagna  elettorale,  accelerando  il  percorso  verso  la  personalizzazione  della  politica  in  Italia458.  Come  mi  ha  detto  l’ex  Ministro  Sacconi,  nel  ’94  una  delle  innovazioni  fondamentali  di  Berlusconi  «è  stata  l’affermazione  della  società  sui  partiti  e  sulle  istituzioni,  che  spesso  erano  stati  il  luogo  di  giochi  di  potere  autoreferenziali.  Berlusconi  introdusse  nei  fatti  la  designazione  diretta  del  capo  di  governo  consentendo  agli  elettori  una scelta trasparente»459. Tutto ciò non era immaginabile fino a pochi anni prima, tuttavia  era  necessario  configurare  quello  che  avvenne  nella  primavera  del  ’94  nel  clima 

  456 E. Poli, op.cit., pp. 66‐67.  457Id., op.cit., pp. 63‐67.  458  Sulla personalizzazione politica, cfr. M. Calise, Il partito personale, Laterza, Roma‐Bari 2007.  459  Intervista dell’Autore a M. Sacconi, 21/03/2012. 

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eccezionale  post‐Muro  e  post‐Tangentopoli,  nel  quale  si  creò  una  voragine  di  riferimenti  ideali  e  di  valori460.  Una  frattura  storica  indiscutibile  e  Berlusconi  fu  colui  che  meglio  interpretò le inquietudini della società. Per questo motivo sarebbe riduttivo derubricare la  vittoria di Forza Italia ad un riuscito esperimento di comunicazione. C’erano altri fattori a  spiegare  quel  successo  e  la  comunicazione  era  solo  uno  degli  aspetti  da  tenere  in  considerazione. Le strategie di comunicazione rivelarono indubbiamente in quell’occasione  le  loro  notevoli  potenzialità.  Attraverso  queste  passò  il  messaggio  di  Berlusconi  ed  anzi   risultò pienamente convincente e condiviso.  

 

3.11  Il  Polo  vince  le  elezioni.  Forza  Italia  tra  innovazione  e  fratture  di  lungo