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5 VIDEOARTISTI ITALIANI

5.2 Piero Gilardi

Piero Gilardi è nato a Torino nel 1942 e ha iniziato la sua attività artistica negli anni '60. Nel 1963 ha realizzato la sua prima mostra personale “ macchine per il futuro” presso la Galleria Immagine di Torino e due anni dopo ha prodotto i Tappeti natura: opere in poliuretano che riproducono in modo realistico frammenti di ambiente naturale. Nel 1968 ha partecipato all'elaborazione tecnica delle nuove tendenze: movimento Arte povera, Land art, Antiform art. In seguito, si è dedicato al fenomeno della creatività collettiva e spontanea operando nelle periferie urbane. Negli anni '80 ha sperimentato i nuovi linguaggi tecnologici e ha realizzato delle installazioni interattive come

Connected es.390

Questa installazione, tuttora funzionante, indaga le relazioni fra impulsi del corpo e rapporti interpersonali: sensori rilevano il battito cardiaco e il respiro del partecipante e nello schermo rotondo appaiono forme globulari pulsanti che gradualmente formano un vortice virtuale.391

390 Vedi Bordini (a cura), L'arte elettronica. Metamorfosi e metafore, cit.; “Piero Gilardi”

Parcoartevivente, accesso 26 luglio, 2012 http://www.parcoartevivente.it/atelier/index.php?id=31

391 Vedi Lorenzo Taiuti, Corpi sognanti (Milano: Feltrinelli, 2004),73-74.

“CONNECTED ES” Installazione interattiva con realtà virtuale. Collaborazione tecnica di Ennio Bertrand. Ambiente m 5x5

Nel 1988 Gilardi ha presentato al Parc de la Villette di Parigi il progetto

IXIANA: parco tecnologico a forma di bambola bionica gigantesca in cui il pubblico

avrebbe potuto sperimentare le tecnologie digitali (il progetto non è mai stato realizzato).392

Alla fine degli anni '80 Loredana Parmesani ha descritto le opere dell'artista con queste parole: “La tecnologia che caratterizza il suo lavoro fa i conti con la morte del soggetto e la morte della natura, ben consapevole che solo un atto esterno, l'impulso di un circuito elettronico, potrà porsi come speranza di vita per l'intero sistema vivente, anche se all'interno di un evidente artificio. La linfa della natura e il sangue dell'uomo sono stati sostituiti da circuiti elettronici in grado di darci una vita, un'illusione di vita, più eccitante e seducente del reale quotidiano. […] In queste opere l'elemento tecnologico non viene vissuto come elemento straniante, ma come mezzo che proprio al soggetto può venire in aiuto per allargare sempre più la possibilità di linguaggio e di comunicazione”.393

392 Vedi “Piero Gilardi” Parcoartevivente, accesso 26 luglio 2012,

http://www.parcoartevivente.it/atelier/index.php?id=31

393 Loredana Parmesani “recensione” in << Flash Art >> (maggio 1989). Pubblicata all'indirizzo on-line

IXIANA,1988. Modello della struttura con proiezione degli spazi interni dedicati ai 5 sensi.

Mentre Frank Popper ha scritto: “ Gilardi valorizza le qualità insostituibili del nostro ambiente utilizzando le forze della natura come modello e le nuove tecnologie per farne risaltare la forza d'espressione artistica”394

Negli anni '90, insieme a Claude Faure e Piotr Kowalski, Gilardi ha costituito l'associazione internazionale “Ars Technica” e ha promosso a Torino le mostre internazionali “Arslab. Metodi ed emozioni” (Mole Antonelliana,1992), “Arslab. I Sensi del virtuale” (Palazzo della Promotrice delle Belle Arti, 1995), “Arslab. I labirinti del corpo in gioco” (Lingotto,1999).395

Nel mentre ha continuato la produzione di opere virtuali come Survival (realtà virtuale interagita da 6 persone contemporaneamente) e

General intellect (realtà virtuale interagita da 6 persone contemporaneamente e

interfaccia ad ultrasuoni) .

Dal 2002 ha lavorato al progetto del Parco d’Arte Vivente della Città di Torino di cui è diventato direttore artistico. Il parco ormai in via d'ultimazione, sorto in un'area

http://www.centrostudipierogilardi.org/ (accesso 6 settembre 2012)

394 Frank Popper, “Expression e Signe” in <<Psychologie Medicale>> (Parigi,1993). Pubblicato all'indirizzo on-line http://www.centrostudipierogilardi.org/ (accesso 6 settembre 2012)

395 Vedi “Archivio storico” Arslab, accesso 26 luglio 2012, http://www.arslab.it/italiano/index.html

Survival, 1995. Installazione ambientale interattiva. Museo Pecci - Prato.

General intellect, 1998. Installazione ambientale interattiva.

industriale dismessa (zona Lingotto), ospita opere d'arte intese come spazi in divenire con identità sempre in evoluzione e installazioni virtuali interattive come Giochi

d'acqua e Mutazioni vegetali.396

David Ebony ritiene che “ rimanendo fermo nell'idealismo della sua giovinezza così

come allo spirito innovativo di Arte Povera, ma con l'aggiunta di mezzi dell'età elettronica , Gilardi riesce a fondere arte e vita”.397

Nel maggio del 2012 l'artista ha costituito la Fondazione Centro Studi Piero Gilardi per preservare e trasmettere le opere e gli scritti del suo lungo excursus di ricerca artistica.398

396 Vedi “PAV” Parco arte vivente, accesso 26 luglio 2012,

http://www.parcoartevivente.it/pav/index.php?id=199

397 David Ebony, “Organic Technology” in <<Art in America>> (New York, giugno, 2010) Pubblicato all'indirizzo on-line http://www.centrostudipierogilardi.org/ (accesso 6 settembre 2012)

398 Vedi “La fondazione” Fondazione Centro Studi Piero Gilardi, accesso 26 luglio, 2012

http://www.centrostudipierogilardi.org/

Giochi d'acqua,2008. Installazione virtuale interattiva.Percorso interno di "Bioma" . Parco d'arte vivente.

Mutazioni vegetali, 2008.

Installazione interattiva. Percorso interno di "Bioma". Parco d'arte vivente.

5.3 Mario Sasso

Mario Sasso è nato a Staffolo (Ancona) nel 1934. Inizialmente ha avuto una formazione da pittore e successivamente ha seguito a Torino corsi di grafica e pubblicità. Nel 1958 dopo il trasferimento a Roma ha iniziato a collaborare con la Rai avviando un percorso di ricerca che lo ha portato ad affiancare alla pittura la progettazione grafica e i linguaggi dell'elettronica. Nella prima metà degli anni '60 ha alternato all'impegno televisivo (realizzazione sigle televisive) l'attività pittorica con mostre personali e collettive. Negli anni '70 ha preso parte ad alcune esperienze (Premio Fiorini, Premio Salvi, Premio Suzzarra), avviato la sua riflessione sulla dimensione urbana con i Pittogrammi e intensificato la produzione di sigle televisive. Negli anni '80, grazie anche ai contributi dell'informatica, ha aumentato la produzione dei video con i quali ha partecipato a diverse rassegne come il “Festival d'Arte Elettronica di Camerino”. Negli anni '90 ha collaborato con RaiSat per la quale ha prodotto Foot

Print, video con cui ha vinto il Golden Nica alla rassegna “Arts Electronica” di Linz.399 Nella seconda metà degli anni '90 l'artista ha concentrato la propria attenzione sulle videoinstallazioni, genere con cui riassume compiutamente la ricerca del campo pittorico e la sperimentazione del multimediale, tant'è che in un intervista di Marco Maria Gazzano si è definito “Pittore in Tv”.400

Nel 1993 Sasso ha realizzato la videoinstallazione La stanza di Vertov in cui si fondono alcune sequenze cinematografiche tratte dal film di Dziga Vertov, L'uomo con

399 Vedi Francesca Gallo, “ Biografia” in Bordini (a cura di), Mario Sasso le città continue, cit., 59; Armando Ginesi ( a cura di), Catalogo Mario Sasso. Dalla pittura all'elettronica. Rassegna internazionale d'arte G.B. Salvi 2003. (Ancona: Aniballi Grafiche, 2003); “Biografia” Mario Sasso, accesso il 30 agosto, 2012, http://www.mariosasso.net/biografia.htm

400 Vedi Marco Maria Gazzano, “Mario Sasso. Autoritratto. Una conversazione con Marco Maria Gazzano” in Marco Maria Gazzano (a cura di), Catalogo Mario Sasso. Architetture elettroniche. La

la macchina da presa (1929) e le mappe delle città trasmesse dai monitor.401

In Visionica (1994) Sasso ha giocato con il tema della strada lastricata dai ritratti dei protagonisti dell'universo dei mass media, modificabili dal pubblico, che calpestandoli poteva sostituire la propria immagine a quella originaria attraverso un dispositivo interattivo.402

401 Vedi Francesca Gallo, “Schede delle opere” in Bordini (a cura di), Mario Sasso. Le città continue, cit., 57.

402 Vedi Silvia Bordini, “A volo radente tra arte e comunicazione” in Bordini (a cura di), Mario Sasso.

Le città continue, cit., 12.

La stanza di Vertov,1993. Videoinstallazione a circuito chiuso: 5 monitor, telecamera,

plastico, amplificazione sonora,

videoregistratore, videoproiettore. Roma. Proprietà dell'artista.

Silvia Bordini suggerisce che “l'attenzione per il pubblico e il coinvolgimento dello spettatore è un altro dei motivi della poetica di Sasso, in sintonia con la propria attitudine comunicativa e con una tendenza profondamente radicata nella storia delle arti elettroniche”.403

Tra il 1994 e il 1997 l'artista ha realizzato una serie di videotape, dedicati alle città italiane e intitolati Le città continue, che proietta negli spazi delle sue mostre.

403 Ibidem., 11.

Visionica,1994.

Videoinstallazione a circuito chiuso cm 400 x 200: struttura in ferro, diapositiva,

telecamera. Roma, proprietà dell'artista.

Nel 1997 ha realizzato l'installazione Omaggio a Leopardi in cui i monitor disegnavano il profilo delle colline di Recanati, sormontate da una grande sfera luminosa in cui si stagliava il profilo del poeta.

Omaggio a Leopardi, 1997. Videoinstallazione: 20 monitor, 6 videoregistratori, videoproiettore, amplificazione sonora. Roma. Proprietà dell'artista.

Le città continue videocartoline, 1994-1997. Videoproiezione multipla. Roma, collezione dall'Italia

Bordini afferma che in quest'opera “lo sguardo si immerge nella temporalità sospesa ed emotiva di immagini che, tra la fascinazione della sequenza di paesaggi e lo spiazzamento integrante della danza di una figura femminile, sembrano evocare non solo i temi poetici di Leopardi ma anche il piacere della varietà e dell'incertezza analizzato nello Zibaldone”.404

L'anno seguente Sasso ha realizzato la Torre delle trilogie ( con cui vince il Premio Guggenheim), un monolite composto da 60 monitor in cui scorre il microcosmo delle icone della luce, dell'acqua e del colore, accompagnato dalle musiche di Nicola Sani. Mario Sasso diceva che: “la Torre delle trilogie è stata pensata e progettata come una struttura urbana capace di contenere scritture luminose, e diffondere suoni, come un novello campanile”405

404 Ibidem, 12.

405 Mario Sasso citato da Bordini, “A volo radente, tra arte e comunicazione” in Bordini (a cura di),

Mario Sasso. Le città continue, cit., 12.

Torre delle trilogie, 1998. Videoinstallazione m7 x 2 x 5: 60 monitor, 1 computer, 6 centaline. Recanati, collezione i Guzzini

Secondo Bordini “il novello campanile” è la chiave che la spinge a leggere l'intera attività di Sasso “come un viaggio a volo radente sul mondo d'oggi”.406

Nel dicembre del 2002 l'artista ha sperimentato una nuova tecnica e ha realizzanto

Dalle sei alle otto, ossia una grandissima retroproiezione su ventaglio d'acqua per il

porto d'Ancona.407

406 Ibidem, 12.

407 Vedi “Dalle sei alle otto” Mario Sasso, accesso 7 settembre, 2012

http://www.mariosasso.net/install1.htm

Dalle sei alle otto, 2002. Retroproiezione su ventaglio d'acqua m 25 x 12. Porto di Ancona.

5.4 Studio Azzurro

“Studio Azzurro nasce dapprima come studio fotografico, formato da sette persone legate tra loro dall'esperienza comune con Aldo Ballo, grande fotografo di design e interni. Io non ne facevo parte venivo da un'altra storia, vicina all'ambiente artistico, dove tra l'altro avevo preso parte all'esperienza del Laboratorio di comunicazione militante. Eravamo solo amici sino al momento in cui ho chiesto loro, che avevano grandi conoscenze tecniche, di aiutarmi in un'avventura cinematografica. C'era anche Leonardo Sangiorgi. Il film lungo un'ora, si intitolava Facce di festa. Era un lavoro particolare, performativo, un'analisi della nostra generazione che stava mutando pelle, passando da una stagione fortemente ideologizzata a una sorta di riaffermazione di individualità verso la deriva degli anni ottanta”.408

Con queste parole Paolo Rosa nell'intervista di Angela Madesani ricorda la genesi di Studio Azzurro, ormai, gruppo affermato di ricerca che si esprime con i linguaggi delle nuove tecnologie. Fondato nel 1982 da Fabio Cirifino (fotografia), Paolo Rosa (arti visive e cinema) e Leonardo Sangiorgi (grafica e animazione), nel corso degli anni ha visto l'entrata di numerosi nuovi componenti fino a raggiungere le trenta persone.409 Secondo Bruno Di Marino tutti i membri del laboratorio “hanno intrapreso il lungo viaggio nell'arte elettronica animati da uno spirito che ricorda quello di una bottega medievale o rinascimentale, dove l'obbiettivo è produrre un'arte che, pur utilizzando le più elaborate e moderne tecnologie, conservi uno spirito antico; un arte comportamentale che non sia soltanto da guardare a distanza, ma un'esperienza

408 Paolo Rosa in Madesani, Le icone fluttuanti, cit., 210.

409 Vedi Paolo Rosa e Fabio Cifrino (a cura di), Catalogo Studio Azzurro. Immagini vive. (Milano: Electa, 2005).

collettiva da condividere, in cui potersi riconoscere, rispecchiare”.410

L'evoluzione della ricerca del gruppo si divide in periodi della durata di dieci anni. Il primo decennio di attività si caratterizza per il dialogo evidenziato tra video, ambiente fisico e spettatore, poi la ricerca si spinge verso gli infrarossi e la performance fino al passaggio all'interattività, un campo di cui Studio Azzurro ne è stato pioniere. 411

Paolo Rosa afferma che “le ricerche di Studio Azzurro sono dirette verso la creazione di ambienti sensibili dove la tecnologia si fonde con la narrazione e con lo spazio, dove gli effetti derivano dalle scelte e dalle presenze di più persone, dove accanto alla relazione uomo-dispositivo, rimane presente quella tra uomo e uomo”.412

Domenico De Gaetano, in Mutazioni elettroniche, le immagini di Studio Azzurro, apre una riflessione sulle componenti sonore delle opere e dichiara che i

progetti visivi si trovano a proprio agio con le musiche di Pietro Milesi, la cui collaborazione tocca diversi ambiti creativi, permettendo la realizzazione di differenti soluzioni: << E' una connessione molto più profonda di quanto si può pensare inizialmente, soprattutto perché le esperienze culturali di Rosa e Milesi si riferiscono ad un medesimo ambiente di avanguardia: i concetti di “minimalismo” musicale, di “ambientazione visiva”, di “architettura” sonora ritornano spesso sia nelle dichiarazioni d'intenti di Rosa che nelle interviste di Milesi >>.413

Anna Detheridge, in Scenari di bellezza oltre la tecnologia, afferma che

l'elemento che meglio contraddistingue il lavoro di Studio Azzurro è il buio: “Ancor più

410 Bruno Di Marino, “Il dispositivo come forma simbolica. Le immagini sensibili di Studio Azzurro” in Bruno Di Marino (a cura di), Tracce sguardi e altri pensieri. Libro allegato a doppio DVD in

cofanetto intitolato Studio Azzurro: videoambienti, ambienti sensibili e altre esperienze tra arte,

cinema, teatro e musica (Milano: Feltrinelli, 2008), 5.

411 Ibidem, 44-46.

412 Rosa (a cura di), Immagini vive, cit., 208

413 Domenico De Gaetano (a cura di), Catalogo Mutazioni elettroniche. Le immagini di Studio Azzurro (Torino: Lindau, 1995), 49.

della virtualità è il buio a dare allo spettatore la sensazione di aver vissuto lo spazio di un'illusione, che si sia materializzato davanti a i suoi occhi un sogno”.414

Bruno Di Marino invece evidenzia che nelle opere “Il dispositivo non è solo un medium, un apparato tecnologico, un contenitore d'immagini, un sistema di segni, ma diviene la forma simbolica che condiziona tutti gli elementi in gioco e instaura una nuova visione del mondo e delle cose”.415

Mentre Valentina Valentini suggerisce che il medium utilizzato non è “ più protesi del corpo, per meglio guardare il mondo, ma un medium che si rivolge intransitivamente a guardare il soggetto stesso”.416

Le opere realizzate dal gruppo sono tantissime ma per motivi di spazio potrò citarne solamente alcune.417

La prima videoinstallazione, pensata per presentare gli oggetti della collezione 1981-82 del gruppo Memphis, è Luci di inganni . Paolo Rosa, nel Catalogo Immagini

vive, ne racconta con entusiasmo il momento della progettazione: << Uscì dalla mente

come un flusso inarrestabile.[...] per la prima volta pensammo a una “videoambientazione” per undici piccoli lavori, ognuno dei quali elaborato con un televisore. Nei nostri pensieri ciascuno schermo doveva essere trattato come lo spazio di un piccolo teatrino nel quale l'oggetto reale si rispecchiava, si prolungava, si animava, con l'intento di creare un dialogo continuo tra gli elementi e lo spazio, tra la staticità

414 Anna Detheridge, “Scenari di bellezza oltre la tecnologia, ” in <<Il sole 24 ore>> (25 aprile 1999). 415 Di Marino, “Il dispositivo come forma simbolica” in Di Marino (a cura di), Tracce sguardi e altri

pensieri, cit., 14.

416 Valentina Valentini, “Verifiche incerte. L'identità italiana dell'arte elettronica” in Di Marino (a cura di) Corpo elettronico, cit.,44.

417 Per degli approfondimenti rinvio a Valentina Valentini (a cura di), Catalogo Studio Azzurro:

percorsi tra video cinema e teatro (Milano: Electa,1995); Cirifino (a cura di), Studio Azzurro: ambienti sensibili,cit.; Valentina Valentini (a cura di), Catalogo La camera astratta: tre spettacoli tra teatro e video (Milano: Ulubri, 1988); De Gaetano Domenico (a cura di), Catalogo Mutazioni elettroniche. Le immagini di Studio Azzurro. Mediateca del Cinema Indipendente Italiano (Torino:

Lindau, 1995); Paolo Rosa e Fabio Cirifino (a cura di) Meditazioni mediterraneo (Milano: Silvana editoriale, 2002).

fisica dell'oggetto e la mobilità dell'immagine rappresentata>>.418

Il lavoro più celebre della prima stagione è comunque Il nuotatore, una videoinstallazione formata da 24 monitor accostati e attraversati dall'immagine di un nuotatore.419

418 Rosa (a cura di), Immagini vive, cit., 18.

419 Vedi Di Marino, “Il dispositivo come forma simbolica” in Di Marino (a cura di), Tracce sguardi e

altri pensieri, cit., 8.

Luci d'inganni,1982. Videoambientazione: 11 monitor , 7 oggetti della collezione 1981-82 del gruppo Menphis (videoarmadio, goccia, videolaminati, fumo,lampada, fiori, videopoltrona). Prima presentazione: Milano, Showroom ARC-74198.

Il nuotatore (va troppo spesso ad

Heidelberg),1984.Videoinstallazione: 24 monitor, 12 programmi video sincronizzati, 1 orologio elettronico. Musiche originali di Peter Gordon; interprete Aurelio Gravina. Prima presentazione: Venezia, Palazzo Fortuny, 1984

Vittorio Fagone nel Catalogo della mostra a Palazzo Fortuny (Venezia), primo luogo

dell'esposizione dell'opera, espresse le sue considerazioni dichiarando che “questo videoambiente può certo leggersi come una complessa parabola della ripetizione appena differente di ogni gestualità chiusa nell'immagine elettronica o come un'analisi del precario confine, che noi oggi attraversiamo di frequente, tra realtà e riproduzione artificiale del mondo o, più semplicemente, come uno scandaglio del nostro muoversi nel tempo, senza sbandamenti, in una sorta di infinito percorso circolare”.420

Molto particolare è il videopercorso Storie per corse del 1985 formato da una serie di monitor disposti per terra, accostati come a formare un tapis-roulant .421

Dello stesso anno è Vedute, un videoracconto che si articola su dodici schermi televisivi collocati a semicerchio in un salone di palazzo Fortuny a Venezia e collegati

420 Vittorio Fagone (a cura di), Catalogo Studio Azzurro. Palazzo Fortuny (Venezia, 1984). 421 Vedi Di Marino (a cura di), Tracce sguardi e altri pensieri, cit.,130.

Storie per corse,1985. Videopercorso: 10 monitor, 6 programmi video, 6 proiezioni per corridore e scenario etrusco. Prima presentazione: Volterra, Progetto Etruschi.

ad altrettante telecamere disseminate per i vari angoli della città.422

A proposito, Antonio Caronia ci suggerisce che nell'installazione “la realtà è frammentata e sta a noi ricomporla, con la rete degli sguardi che vagano da un monitor all'altro”. 423

In Prologo a diario segreto contraffatto di Giorgio Barberio Corsetti e Studio Azzurro il dispositivo elettronico è utilizzato durante una performance teatrale e secondo Valentina Valentini si comporta come “ una terza persona che racconta ciò che ha visto, che sta in ascolto, senza atteggiamenti voyeristici, e con delicatezza difende le persone che gli sono state affidate”.424

422 Ibidem, 132.

423 Antonio Caronia, “Cuore di video” in Di Marino (a cura di), Tracce, sguardi e altri pensieri, cit., 85. 424 Valentina Valentini, Teatro in immagine, eventi performativi e nuovi media (Roma: Bulzoni, 1987),

183.

Vedute (quel tale non sta mai fermo),1985.Videoinstallazione:12 monitor, 12 videocamere di sorveglianza, chroma-key. Prima presentazione: Venezia, Palazzo Fortuny.

Nel 1989 al TTV Festival di Riccione è stata presentata l'opera video musicale Il

combattimento di Ettore e Achille, giudicata da Alessandro Amaducci << uno

straordinario esempio di come l'uso di un elemento molto semplice e molto usato, nella pratica di montaggio video, la così detta “finestra”, possa creare nuove dimensioni espressive dell'immaginario >>.425

425Amaducci, Banda anomala, cit.,74.

Prologo a diario segreto contraffatto,1985. Opera videoteatrale: 7 performer, 20 monitor, 13 videoacamere. Prima presentazione La Piramide, Roma.

Il combattimento di Ettore e Achille, 1989. Opera videomusicale: 2 performer , 2 schermi sincronizzati. Prima presentazione TTV Festival Riccione.

Del 1992 è la videoambientazione Il giardino delle cose in cui viene utilizzato il dispositivo ad infrarossi.

Simonetta Cargioli racconta l'esperienza personale con l'opera nel libro

introduttivo alle videoinstallazioni: “ […] Ogni oggetto è chiamato alla vita dal calore delle mani: la telecamera legge il calore e non la luce e fa emergere una realtà non visibile a occhio nudo. Ecco quindi che siamo chiamati ad essere testimoni oculari del farsi dell'immagine”.426

Dalla metà degli anni '90 Studio Azzurro ha cominciato ad occuparsi di installazioni interattive, di cui la prima è Tavoli, considerata da Anna Detherige:

426 Cargioli, Sensi che vedono, cit.,114.

Il giardino delle cose,1992.Videoambientazione per immagini ad infrarossi: 6 programmi sincronizzati, 18 monitor, 1 lungo tavolo. Prima presentazione: Milano, Triennale di Milano, XVIII Esposizione Internazionale.

<<Un'illusione, tuttavia, che ha un rapporto straordinario con la vita poiché viene suscitata soltanto dal contatto con i corpi, come, per esempio, la comparsa misteriosa di una ciotola soltanto grazie al calore delle mani>>.427

Del 1996 è la videoambientazione Totale della battaglia ispirata alla battaglia di San Romano di Paolo Uccello e allestita al Baluardo San Paolino di Lucca.428

427 Detheridge, “Scenari di bellezza oltre la tecnologia” in <<Il sole 24 ore>>, cit.. 428 Vedi Di Marino (a cura di), Tracce sguardi e altri pensieri, cit., 154.

Tavoli (Perché queste mani mi toccano?), 1995. Videoambientazione interattiva: 6 videoproiettori, 6 tavoli sensibili, 6 CD-I, 1PC. Prima presentazione: Milano- “Oltre il villaggio globale”, Triennale di Milano.

Sandra Lischi, nel libro Visioni elettroniche, ne descrive dettagliatamente l'interattività : <<Si entra nel buio umido, arcuato, del primo corridoio del bastione: per terra, come scavati nel pavimento, dei personaggi si agitano, si ritraggono, sembrano balzare verso di noi, si rotolano si nascondono: per farli agire, per vedere “cosa succede