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Politiche specifiche di attrazione e loro declinazione

Sergio Mariotti 1 , Marco Mutinelli

3. Politiche specifiche di attrazione e loro declinazione

Il segno più vistoso della crescente importanza delle politiche di attra- zione degli IDE è data dalla diffusione delle agenzie nazionali e sub-nazionali che dedicano tutta o parte rilevante dell’attività alla loro implementazione: si stima che siano più di 10mila le Investment Promotion Agencies (IPA) che nel mondo competono per accaparrarsi i progetti degli investitori internazionali, con una grande varietà di strutture, fini, politiche, mezzi e risultati conseguiti. Dal 1995 è attiva la World Association of Investment Promotion Agencies (WAIPA), cui aderiscono 244 IPA di 162 diversi paesi, una frazione del nume- ro sopra citato, ma importante per la rilevanza istituzionale dei membri che la compongono. Parallelamente alla crescente letteratura sul tema, organismi in- ternazionali come Nazioni Unite e Word Bank hanno svolto indagini ad hoc e raccolto documentazione sulle IPA, le loro politiche e best practices.

L’esame di questo materiale è prezioso al fine di tracciare le linee guida per una “politica specifica” di attrazione degli IDE in Italia, che deve configu- rarsi come un insieme differenziato e coordinato di interventi calibrati attorno alle caratteristiche proprie del Paese, da un lato, e alle dinamiche contingenti degli IDE nel mondo, dall’altro. Si tratta di definirla negli obiettivi, nelle risor- se, nelle strutture di supporto e negli strumenti di merito, modulandoli in ra- gione di uno schema di riferimento capace di richiamare le scelte fondamentali che debbono essere fatte.

L’identificazione del campo d’azione ha fondamento in aspetti evolutivi delle IMN e degli IDE. Ormai compiuti e in via di esaurimento i processi di in- sediamento e di consolidamento oligopolistico, i paesi sviluppati non sono più oggetto prevalente di investimenti delle IMN per la conquista del mercato, ma di scelte localizzative che dipendono dalla loro capacità di offrire, in virtù di specifici vantaggi comparati, le migliori opportunità quanto a competenze e

know-how, assets produttivi e commerciali, esternalità e spillovers che com- plementano il profilo dei vantaggi proprietari della IMN (Mariotti et al., 2010). Un importante corollario è che la composizione tipologica degli IDE cambia: più acquisizioni cross-border per attività che incorporano i vantaggi di paese e meno investimenti greenfield, ormai ridotti nei paesi industrializzati a una quota minoritaria.

Anche le opportunità di investimento offerte dai diversi settori di attività sono evolute nel tempo. Nei paesi sviluppati, in particolare, si consolida la tendenza che vede aumentare il peso del terziario come destinatario delle nuo- ve iniziative estere; inoltre, le risorse e le competenze esclusive di paese non vengono più acquisite dalle IMN esclusivamente tramite l’insediamento di sus- sidiarie e/o l’acquisizione di imprese indigene, ma sono embedded nella costel- lazione di relazioni tra le prime e le altre imprese del paese ospite, nonché nelle esternalità e negli spillovers rilasciati da queste ultime sul territorio (Castellani, Zanfei, 2006). Vi è dunque attrattività nei confronti delle IMN in tutti i settori in cui il paese ha competenze e risorse esclusive non facilmente replicabili tra- mite il mercato e la cui cattura passa attraverso la presenza diretta e, soprat- tutto, il radicamento nel contesto locale.

In questo scenario, il profilo dei vantaggi competitivi di paese, specie se incorporati nel tessuto economico e culturale locale, emerge come fattore di- scriminante sul piano dell’attrattività. In particolare, opportunità di IDE e van- taggi competitivi di paese definiscono uno spazio a diverso potenziale intrinseco di attrattività come campo d’azione per le politiche (Mariotti, Piscitello, 2012).

Comparativamente, i settori di attività caratterizzati da alti valori sia di opportunità di investimento, sia di vantaggi competitivi di paese, sono i mi- gliori candidati per vedere un estrinsecarsi “spontaneo” del potenziale di at- trattività, con minore necessità di interventi di sostegno e promozione (a parte le “politiche generali” oggetto del precedente paragrafo). I problemi di policy diventano più severi quando da questa posizione ci si muove verso situazioni simmetriche, ad alta (bassa) opportunità di IDE e basso (alto) livello di van- taggio competitivo. Esiste poi un’area ove l’intervento diventa proibitivo, a fronte di risorse scarse, ovvero in presenza contestuale di bassi livelli sia di op- portunità di investimento, sia di vantaggio competitivo.

È infine evidente come, a complemento di una diversa intensità di risorse e mezzi da applicare alla politica di attrazione, gli strumenti di intervento di quest’ultima varino nello spazio d’azione così definito, poiché variano i loro riferimenti, nell’un caso, assets specifici di paese e, nell’altro, opportunità eso- gene di crescita di attività internazionali4.

4 Schematicamente, tali leve possono essere così individuate: (i) attrazione di nuovi investitori, (ii) valorizzazio-

ne degli IDE esistenti, (iii) offerta di fattori localizzativi, (iv) offerta di incentivi monetari, (v) competenze delle IPA, (vi) coordinamento centro-periferia e mission orientation. Per la discussione di alcuni aspetti critici ad esse relativi si rimanda a Mariotti et al. (2015), op. cit.

Utilizzando i quadranti sopra delineati è possibile disegnare politiche specifiche di attrazione, declinandole a seconda che il campo d’azione sia ca- ratterizzato dalla presenza di: (i) forti vantaggi competitivi di paese e elevate opportunità di IDE; (ii) forti vantaggi competitivi di paese e ridotte opportuni- tà di IDE; (iii) scarsi vantaggi competitivi di paese e elevate opportunità di IDE5. Per ciascuno di questi campi d’azione, discutiamo di seguito tipologia e

mix degli interventi che si possono porre in essere, ponendo particolare alle

principali leve strategiche su cui è possibile agire.

Forti vantaggi competitivi di paese ed elevate opportunità di IDE

L’insieme di attività che associa queste due prerogative potrebbe essere oggetto di interventi e misure relativamente contenuti per risorse impiegate, ma di elevata efficacia, date le favorevoli condizioni sul lato sia dell’attrattività di paese, sia della disponibilità di progetti internazionali di investimento. Tut- tavia nel caso italiano tale campo d’azione è assai limitato (né potrebbe essere altrimenti, viste le deludenti performance nei flussi di IDE) e riguarda per lo più attività manifatturiere a medio-alto contenuto ingegneristico, quali la mec- canica strumentale, parti della meccanica e della strumentazione, per le quali è alta l’attenzione degli investitori internazionali e si ha riscontro di forti compe- tenze di paese e di un’elevata competitività internazionale; ad esse si possono aggiungere alcuni segmenti del made in Italy (lusso e beni di consumo per la persona e la casa ad alto contenuto di qualità e design), dei settori di larga sca- la (alimentare-bevande e materiali per l’edilizia) e rarefatte attività a elevato contenuto tecnologico, cui corrispondono importanti punti di attrattività su scala locale. In tutti questi ambiti, l’accaparramento dei progetti internazionali di investimento è peraltro oggetto di una forte competizione tra paesi e solo l’eccellenza e l’esclusività delle competenze coinvolte può rendere selettivamen- te attraente la loro localizzazione in Italia.

In corrispondenza di una felice intersezione tra vantaggi di paese e op- portunità di IDE il fabbisogno di una “politica specifica” di attrazione è mino- re che negli altri casi. In questa luce, la policy dovrà fare perno, in primo luo- go, sulla dotazione locale di fattori localizzativi, ovvero di tecnologie, skills e conoscenze esclusive che possano arricchire in una prospettiva competence-

enhancing le IMN, sia attraverso acquisizioni e partnership con PMI locali, sia

tramite investimenti greenfield che possano trarre vantaggio da spillovers locali di conoscenza e da altri assets specifici. L’attenzione andrà rivolta in egual mi- sura sia alle IMN già operanti in Italia, al fine di un’estensione e un up-grading delle loro attività, sia alle IMN non ancora attive, interessate alla realizzazione

5 Non viene considerata la combinazione tra scarsi vantaggi competitivi e basse opportunità di IDE, che impli-