Nel primo decennio di esistenza della Repubblica Federale Tedesca (fino alla fine degli anni ’50) gli obiettivi della politica estera di Bonn ‐ ovvero la ricostruzione, la sicurezza e la riunificazione ‐ si trovarono ad essere incompatibili tra loro e solo i primi due poterono registrare un significativo successo. Furono proprio gli ottimi risultati nel settore della ricostruzione politico‐economica (in senso filo‐occidentale) e nell’ambito della sicurezza che resero sempre più lontano e difficile l’obiettivo della riunificazione della Germania e, al contrario, contribuirono in parte a solidificarne la divisione.21 Le varie proposte di riunificazione che venivano avanzate negli anni ’50 da parte sia del campo occidentale sia di quello comunista erano inoltre irrealistiche e facevano sì che tale obiettivo rimanesse piuttosto vago e comunque relegato nel lungo periodo.22 La Repubblica Federale Tedesca si trovò dunque ad incarnare nella sua stessa esistenza un paradosso. Mentre infatti proclamava una continuità legale con il passato della Germania e si poneva come unica erede legittima dello stato tedesco sostenendo il cosiddetto “Alleinvertretungsanspruch” (ovvero la pretesa ad essere l’unica rappresentante della nazione tedesca), la BRD nello stesso
20 L’espressione significa “Sicurezza per e dalla Germania” e vuole evidenziare come nel dopoguerra la comunità internazionale reputasse prioritario realizzare un ordinamento che garantisse una sicurezza dalla Germania, la cui potenziale ricostruzione come stato egemone al centro del continente europeo appariva una prospettiva inquietante dal punto di vista sia del Patto di Varsavia sia dell’Alleanza Atlantica. Almeno per i primi quindici‐venti anni dell’esistenza della Repubblica Federale Tedesca, questa
“sicurezza dalla Germania” sembrò coincidere pertanto con una “sicurezza per la Germania” (che le superpotenze di entrambi i blocchi garantivano al proprio alleato tedesco), evidenziando gli stretti limiti che la Guerra Fredda poneva allo sviluppo di una politica estera e di sicurezza autonoma della stessa BRD.
Questa espressione dà il titolo ad un volume di Egon Bahr, in cui sono stati pubblicati alcuni suoi celebri scritti sul tema della sicurezza: Egon Bahr, Sicherheit für und vor Deutschland. Vom Wandel durch Annäherung zur Europäischen Sicherheitsgemeinschaft (München; Wien: Carl Hanser Verlag, 1991).
21 W. F. Hanrieder, Germany, America, Europe, cit., pp.5; 10; 332.
22 W. F. Hanrieder, Germany, America, Europe, cit., pp.142; 152 e segg.
tempo era stata costituita come un’entità statale “provvisoria” e pertanto implicitamente revisionista per quanto riguardava il futuro.
La storia della Repubblica Federale Tedesca nella prima fase della sua esistenza fu fortemente determinata dalla politica che gli Stati Uniti perseguirono nei confronti dell’Europa a partire dall’immediato dopoguerra: la strategia del
“double containment”. Tale politica consisteva nel cercare di contenere contemporaneamente sia l’Unione Sovietica sia la Germania, seppure applicando naturalmente mezzi diversi.23 Uno strumento funzionale al double containment e agli interessi statunitensi era l’integrazione della BRD in un framework atlantico‐
occidentale di sicurezza, che doveva prevedere anche un percorso verso un riarmo tedesco controllato.24 L’incorporazione della Repubblica Federale Tedesca in un’alleanza anche militare con gli Stati Uniti assolveva alla doppia necessità di fronteggiare in modo più efficace la minaccia sovietica e di rendere politicamente accettabile l’importante ruolo che la Germania avrebbe dovuto a svolgere nel contesto di sicurezza europeo. Le implicazioni politiche di questa strategia militare erano notevoli, infatti la Germania occidentale ‐ a causa delle necessità dei suoi stessi alleati ‐ riprendeva possesso rapidamente di una delle prerogative fondamentali della sovranità di uno stato nazionale, ovvero il settore militare.25
23 W. F. Hanrieder, Germany, America, Europe, cit., pp.6; 331. I governi di Bonn erano consapevoli che nel dopoguerra la politica di containment statunitense nei confronti dell’Unione Sovietica veniva applicata in modo per certi versi simile anche al loro paese.
24 W. F. Hanrieder, Germany, America, Europe, cit., pp.30; 62. Hanrieder sottolinea ‐ a p.30 ‐ come ad una dottrina di contenimento politico corrispondesse una strategia militare di deterrenza collettiva. Il (doppio) contenimento e la dottrina di deterrenza del sistema transatlantico erano pertanto negli anni ’50 complementari. Scrive poi Hanrieder a p.62: “From the American perspective (…) and for the West Europeans too (…) NATO remain the most effective way of dealing with the ‘German problem’”.
25 M. Trachtenberg, A Constructed Peace, cit., p.103. L’autore sostiene che fu proprio la necessità del blocco occidentale che Bonn contribuisse alla difesa comune transatlantica a provocare la significativa trasformazione della BRD da paese sconfitto e occupato a partner a pieno titolo dell’Alleanza Atlantica.
Il decisivo supporto statunitense alla ricostruzione economica tedesca (soprattutto attraverso il Piano Marshall)26 e l’incorporazione della BRD nel percorso europeo di integrazione economica fin dalla sua origine furono del pari determinanti per una ripresa della Repubblica Federale Tedesca che fosse funzionale a tutto il blocco occidentale. L’integrazione della BRD nelle strutture economiche che si stavano costituendo a partire dal dopoguerra tra i paesi dell’Europa occidentale (CECA, CEE, Euratom) e l’inserimento della Repubblica Federale Tedesca nella NATO nel 1955 dimostravano dunque che, dieci anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, tale stato era divenuto parte integrante del blocco occidentale e un partner fondamentale degli Stati Uniti.27
In questa prima fase di storia tedesco‐occidentale ci fu una grande polarizzazione dei principali partiti politici della BRD, in quanto i socialdemocratici (SPD) erano inizialmente molto contrari alla linea di inserimento politico‐militare della Repubblica Federale Tedesca nell’Alleanza Atlantica, che veniva portata avanti dai partiti di governo (i cristiano‐democratici della CDU e i cristiano‐sociali della CSU). L’opposizione dell’SPD nei confronti di una politica di governo volta alla maggior integrazione possibile della Germania occidentale nelle strutture del sistema transatlantico era dovuta in primo luogo al timore che – proprio mediante tale processo – ci si sarebbe resi responsabili di un grave allontanamento dall’obiettivo della riunificazione nazionale. Ciò sarebbe
26 Un articolo che mette in rilievo l’importanza del ruolo politico‐strategico del Piano Marshall è:
William J. Hitchcock, “The Marshall Plan and the creation of the West”, in Melvyn P. Leffler, Odd Arne Westad (eds.), The Cambridge History of the Cold War (Cambridge University Press, 2010) vol.1, pp. 154‐
174.
27 L’inserimento della Repubblica Federale Tedesca nella NATO era peraltro divenuto l’unico strumento a disposizione del blocco occidentale per ottenere un’organizzazione integrata delle forze armate che comprendesse anche quelle tedesche, dopo il fallimento nel 1954 dell’opzione della Comunità Europea di Difesa (CED). Mark Smith, NATO enlargement during the Cold War. Strategy and system in the Western Alliance (Houndmills: Palgrave, 2000), pp.96‐126; Geir Lundestad, “Empire” by Integration. The United States and European Integration, 1945‐1997 (New York: Oxford University Press, 1998).
avvenuto – secondo l’SPD – a causa di una sempre più marcata separazione delle due parti divise della Germania.
I principi fondamentali su cui Adenauer basava la propria azione politica erano l’integrazione della Repubblica Federale Tedesca nelle istituzioni del blocco occidentale e il perseguimento di un’uguaglianza nei confronti degli altri stati della comunità internazionale.28 L’inserimento della BRD nelle strutture europee e transatlantiche rappresentava pertanto nello stesso tempo il prerequisito per ottenere una rapida ricostruzione e riabilitazione tedesca e lo strumento a disposizione degli alleati per controllare i rischi impliciti nella ripresa della Germania.29
Nell’idea del Cancelliere tedesco, la Germania occidentale attraverso tale percorso di ricostruzione si sarebbe in breve tempo rafforzata fino al punto di poter negoziare con il campo comunista da una posizione di forza (il noto concetto di “negotiation from strenght”) per cercare di ottenere in tal modo la propria riunificazione nazionale. In attesa del raggiungimento di tali condizioni i vari governi tedesco‐occidentali guidati da Adenauer e succedutisi per tutti gli anni ‘50 – fondati su una coalizione dei conservatori CDU‐CSU con i liberali dell’FDP – intendevano portare avanti una politica di assoluta rigidità e chiusura nei confronti dell’altro stato tedesco, denominato “die Zone” ovvero “la zona di occupazione sovietica”, in modo da sottolinearne la totale dipendenza da Mosca e negarne esplicitamente ogni legittimità statale. Tale politica di totale non‐
riconoscimento si estendeva – per effetto della “Dottrina Hallstein”30 derivante dal già menzionato Alleinvertretungsanspruch – anche a tutti gli stati del Patto di
28 W. F. Hanrieder, Germany, America, Europe, cit., p.39.
29 H. Haftendorn, Coming of age, cit., pp.9‐42.
30 Tale politica prendeva il nome da Walter Hallstein, giurista di ispirazioni conservatrici che fu negli anni ’50 Sottosegretario del Ministero degli Esteri della BRD sotto i primi governi Adenauer.
Varsavia, reputati “colpevoli” di intrattenere relazioni con la Germania comunista e pertanto privi delle caratteristiche necessarie per avere un qualsiasi tipo di rapporto con Bonn. La Dottrina Hallstein sarebbe dovuta servire dunque ad isolare a livello internazionale la Germania comunista e ad evidenziarne il carattere di satellite sovietico e di entità statale priva di ogni legittimazione democratica.
In questa fase la linea tedesca corrispondeva inoltre alle necessità dettate dai limiti imposti dall’esterno, in quanto la politica statunitense di double containment coincideva almeno parzialmente con una certa politica tedesca di
“self‐containment”.31 Quest’ultima era dovuta allo scetticismo del Cancelliere nei confronti della maturità politica degli stessi cittadini tedeschi nella delicata fase post‐nazista, che impediva ad Adenauer di poter prendere in considerazione qualsiasi scelta di tipo nazionalista e/o neutralista. Coerentemente a questa combinazione di containment e self‐containement si deve leggere in una certa misura la scelta‐imposizione compiuta dal governo Adenauer nel 1954 di rinunciare alla produzione e all’uso di armi atomiche, biologiche e chimiche (ABC) sul territorio tedesco.32
Il sistema internazionale a partire dalla seconda metà degli anni ’50 cominciò a smussare le sue caratteristiche di conflittualità più intensa in favore di una coesistenza competitiva ma più pacifica dei due blocchi. Questa trasformazione era dovuta soprattutto al ruolo giocato dagli armamenti nucleari nell’equilibrio delle relazioni internazionali.33 L’accresciuta capacità atomica
31 W. F. Hanrieder, Germany, America, Europe, cit., pp.7; 144.
32 Tale scelta fu in realtà l’esito di un percorso alquanto complesso, di cui si parlerà nel capitolo dedicato alla questione nucleare (quarto capitolo, primo paragrafo).
33 Per quanto riguarda l’influenza dell’elemento nucleare nel contesto politico internazionale della Guerra Fredda si vedano soprattutto: John Lewis Gaddis, Philip H. Gordon, Ernest R. May, Jonathan Rosenberg (eds.), Cold War statesmen confront the bomb: nuclear diplomacy since 1945 (New York:
Oxford University Press Inc., 1999); McGeorge Bundy, Danger and survival. Choices about the bomb in the