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Primi esempi dell’iconografia del martirio in Italia ed Europa

IL MARTIRIO DI SANTO STEFANO: UN’ICONOGRAFIA

4.1. Una breve storia iconografica della Lapidazione di Santo Stefano prima della pala di Giulio Romano

4.1.2. Primi esempi dell’iconografia del martirio in Italia ed Europa

Stefano viene rappresentato generalmente come un giovane sbarbato, vestito con la dalmatica diaconale e la stola. I suoi attributi sono le pietre, simboli del suo martirio, i quali cominciano ad apparire a partire dal Trecento dorate o rosse di sangue. Gli attributi che compaiono meno sono, invece, il libro del Vangelo, simbolo del suo diaconato e la palma del martirio. La figura del santo compare già nel V secolo, nel grande mosaico che si trova nell’arco trionfale di San Paolo fuori le mura a Roma e, sempre nella capitale, nell’ VIII secolo, Stefano viene raffigurato, ad esempio, negli affreschi di Santa Maria Antiqua. Ma in questo capitolo non viene presa in esame la questione riguardo lo sviluppo dell’iconografia del santo ma, piuttosto, le rappresentazioni del suo martirio.

Una delle prime rappresentazioni compare, ad esempio, nel IX secolo nella cripta di Saint Germaine ad Auxierre, in Francia, datata 841-57 circa [Fig. 134].

In un timpano dell’arco viene rappresentata uno dei primi esempi della lapidazione del santo. Quasi la metà della superficie, a destra, è occupata dalla raffigurazione di una città. Si possono scorgere torri e varie parti di edifici e una porta in primo piano, quella dalla quale Stefano viene trascinato dai giudici per il martirio153.

Nella parte di sinistra due lapidatori stanno scagliando delle pietre su Stefano, il quale, di dimensioni più grandi, è il protagonista della scena ed è posto in primo piano.

All’estrema destra si trova la dextera domini, la quale viene fissata attentamente da Stefano. Egli non appare sofferente e anche i lapidatori hanno uno sguardo privo di emozioni, stanno semplicemente guardando il santo e lo stanno martirizzando.

In Italia, nello stesso secolo, quest’iconografia compare negli affreschi del complesso monumentale di Volturno, a Castel San Vincenzo, in provincia di Isernia.

153 Ehrenfried Kluckert, Pittura romanica, in Rolf Toman (a cura di), L’Arte del Romanico, Milano, Ready- made, 1999, pp. 407- 408.

86 In particolare, l’opera raffigurante la Lapidazione si trova nella cripta del vescovo Epifanio [Fig. 135]154. La cripta è decorata con un ciclo di affreschi che rappresenta uno degli esempi

più importanti per la pittura altomedievale europea, sia per la sua qualità formale, sia per il fatto di essersi conservato quasi del tutto integro. Da un punto di vista iconografico essi si presentano come una riflessione sulla figura di Cristo e sul nuovo senso che la sua venuta conferisce al tempo e al destino dell'uomo, anche di fronte al mistero della morte.

In particolare, nell’affresco tre individui sono immortalati nell'atto di lanciare pietre contro Stefano il quale, inginocchiato a terra e con le braccia rivolte al cielo in posizione di orante, attende stoicamente la morte per lapidazione. Egli non guarda il Dio Padre ma è di fronte lo spettatore ed ha la bocca spalancata.

Un secolo dopo in Spagna compare un caso di iconografia della lapidazione in un altorilievo nel portale romanico della chiesa di Leon.[Fig. 136].155

Questo frammento a rilievo ha piccole dimensioni, circa 47 centimetri e rappresenta la Lapidazione del santo. L’opera è molto interessante perché è uno dei primi esempi di quest’iconografia in scultura. Della scena si conserva solo la figura del santo, frontale e con l’aureola. Egli ha nella mano destra il libro del Vangelo e nella sinistra la palma del martirio. L’altra è, invece, quella del lapidatore, il quale sta scagliando una pietra contro Stefano, mentre l’altra mantiene una sorta di cestino con dentro altre pietre che serviranno a lapidare il giovane diacono156. Si può notare che l’opera presenta notevoli differenze con quelle viste

precedentemente in pittura ad affresco.

Innanzitutto Stefano non guarda in alto ma dritto lo spettatore e, anche se lo stato di conservazione non è buono, si può vedere che il volto non esprime nessun sentimento di sofferenza. Il lapidatore guarda fisso la sua vittima e anche egli non esprime nessuna emozione.

154 La cripta fu realizzata insieme alla ristrutturazione della chiesa soprastante. L'ambiente ha una forma grossolanamente a croce greca, è coperta da una volta a botte e solo parzialmente è ipogeo. Nel braccio Est si trovano i resti di una sepoltura forse pertinenti ad un personaggio di rilievo legato all'abbazia.

http://www.sanvincenzoalvolturno.it/pg/sez3_c_ii.htm (consultazione 20-09-17).

155 La chiesa di Santo Stefano a Corullon, nella regione di Castiglia e Leone, è stata costruita intorno all’anno 1086 ed è stata termina nel 1100. Questa rappresenta un vero capolavoro del romanico spagnolo. Dell’edificio originale resta il corpo centrale a tre navate e la torre chiamata, appunto, di Santo Stefano. Il portone centrale è decorato con motivi vegetale, come palmette, e i materiali di cui è fatto sono il marmo e il granito rosa. Da

http://www.santamarialareal.org/proyectos/enciclopedia-del-romanico (consultazione 22-09-17). 156 Cit., http://www.santamarialareal.org/proyectos/enciclopedia-del-romanico (consultazione 20-09-17).

87 Di notevole interesse è anche un affresco dello stesso periodo che si trova nell’abbazia di Novalesa, in provincia di Torino [Fig. 137]157. Alla sinistra dell’altare maggiore, in una nicchia

parzialmente sotto il livello del pavimento attuale, si trova un affresco del secolo XI, raffigurante la Lapidazione di Santo Stefano. Come si può notare, tre lapidatori sono rappresentati al centro della scena mentre stanno scagliando con violenza delle pietre su Stefano. Egli è posto nell’angolo in basso a destra, inginocchiato e in atteggiamento di pietà, mentre sta guardando il Dio Padre, sotto forma di dextera domini al centro, in alto: i due sono collegati da una sorta di fascio di luce, ora verdognolo, probabilmente, a causa dell’umidità che lo ha rovinato.

Nel XII secolo il martirio compare negli affreschi dell’abside laterale della chiesa del monastero di San Giovanni, a Mustair, località situata nel cantone dei Grigioni, in Svizzera [Fig. 138]. L’affresco carolingio è di un’eccezionale abilità compositiva e presenta una disposizione dei personaggi molto simile a quella di Saint Germain a Auxierre. A sinistra un gruppo di lapidatori sta scagliando le pietre contro Stefano, il quale è inginocchiato al centro della scena, vestito con la dalmatica. Anche in quest’opera il giovane diacono guarda verso l’alto il Dio Padre, questa volta rappresentato come dextera domini in una mandorla. In questo affresco, rispetto a quello di Auxierre, vi è un intento di realismo da parte dell’artista.

Si veda, ad esempio, il personaggio sull’estrema sinistra, il quale esprime un’emozione di rabbia e cattiveria. Da notare è anche l’albero stilizzato in primo piano: vi è una volontà di creare una prospettiva.

157 Si tratta di un’abbazia benedettina in Piemonte, in provincia di Torino, la quale è dedicata ai santi Pietro e Andrea, situata in val Cenischia ai piedi del colle Moncenisio, presso il centro abitato omonimo. La chiesa è stata costruita nel XVIII secolo al posto di una preesistente chiesa romanica dell'XI secolo, della quale rimangono alcuni affreschi tra cui la Lapidazione di Santo Stefanomentre del periodo tardogotico rimangono alcuni affreschi con Santi benedettini e Profeti attribuitiad Antoine de Lonhy. La chiesa attuale è in stile barocco e presenta una navata unica con volta a botte e due cappelle per lato. Da http://www.treccani.it/enciclopedia/abbazia-di- novalesa_%28Enciclopedia-dell%27-Arte-Medievale%29/ (consultazione 22-09-17).

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