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Teramo Piaggio e un confronto con Antonio Semino

Teramo Piaggio nasce a Zoagli, una località non lontana da Genova, da Antonio Piaggia (il cognome viene poi modernizzato in Piaggia) tra il 1480 e il 1490. Si hanno poche notizie sulla sua vita. Egli è stato allievo di Ludovico Brea, Luca Baudo e Lorenzo Fasolo e sposa Andreola Cozio, dalla quale ha due figli, Agostino e Cattaneo, i quali diventeranno a loro volta pittori. Teramo esegue nel 1534 una tavoletta per la Cappella del Battista nella Cattedrale di San Lorenzo a Genova con il Battesimo di Gesù. Questa è l’unica opera eseguita interamente da Teramo, testimoniata da un’iscrizione del cartiglio a destra: “Theramus De Plazio De Zoaglio qui- 1534”. Un anno dopo è la volta del Trittico per i Confratelli di San Bartolomeo di Varazze e nel 1536 lavora all’opera con la Vergine del Rosario per la chiesa di San Domenico a Savona, nel ponente ligure. Tre anni dopo egli esegue uno dei cicli di affreschi più importanti della sua carriera pittorica, quello del Santuario di Nostra Signora delle Grazie presso Chiavari, cittadina vicina a Genova, commissionato dal nobile Franchino Vaccario, il quale appartiene ad una delle famiglie più prestigiose del chiavarese [Fig.41]. Il ciclo è una testimonianza importante dello stile lombardo e padano, rielaborato poi dall’artista. Questo è in parte rovinato a causa dell’umidità dell’ambiente. Gli affreschi raffigurano storie della vita della Passione (parete a sinistra) e di Maria (parete sud) e vogliono rappresentare il prestigio sociale della famiglia del committente. Questi sono composti di ventidue scene, inserito all’interno di scomparti, intervallate da finti marmi e disposte su due registri. La Deposizione, ad esempio, presenta figure delineate e delicate, si veda il volto di Maria. La Fuga in Egitto, invece, è una delle storie più belle, anche se molto rovinate. Il volto di Maria è dolce ed è raffigurata a cavallo dell’asino con in braccio il Gesù che sta stringendo al petto. Il viso è umile e concentrato, ma privo di paura. Il referente principale per le scene dedicate alla Madonna si ritrova nella serie di xilografie della Vita della Vergine di Durer, datate 1511. Anche l’Ultima cena è un affresco molto significativo perché presenta richiami leonardeschi [Fig. 42, 43] 56.

56 L’Ultima cena è un affresco che si trova nel presbiterio ed è la più intatta delle pitture del ciclo. La composizione è dominata da una freddezza data dalla fissità dei gesti, i quali sembrano quasi cristallizzati e dalla tovaglia bianca che è la vera protagonista della scena ed evoca una sensazione di gelo e immobilità vitrea. Al pittore doveva essere presente l’affresco rappresentante il Cenacolo di Leonardo in Santa Maria delle Grazie a Milano grazie ad un’incisione del 1500 di Giovanni Andrea da Birago: si notino l’impostazione della figura di Cristo e alcuni dettagli della tavola. Da Franco Ragazzi, Il santuario delle Grazie a Chiavari, Genova, Sagep Editrice, 1992, pp. 74- 75.

33 Nella Crocifissione dietro l’altare e nei medaglioni dei pennacchi della volta del presbiterio, raffiguranti i quattro Evangelisti, Teramo riprende molti elementi figurativi dalle varie scuole, come quella lombarda e padano, per poi aggiungere un tocco di “pietà”, caratteristica ricorrente nelle opere dell’artista di Zoagli. Secondo la studiosa Elena Armani nel ciclo è privilegiato l’effetto narrativo.

I personaggi raffigurati sono esili e le figure sono proporzionate dalla tenue gamma cromatica e prive di espressività e consistenza57.

Negli anni quaranta del Cinquecento egli lavora a un San Giorgio per la chiesa di Portofino e, insieme ad altri artisti, collabora per i festeggiamenti in onore del principe Filippo di Spagna. Negli anni cinquanta Teramo è impegnato nell’esecuzione di opere per la chiesa di Borzonasca, un paese nell’entroterra chiavarese, e una per La Spezia. Egli muore probabilmente nel 1570 e viene sepolto nella chiesa di Sant’Agostino a Genova.

Teramo Piaggio riesce a cogliere i vari stili importati sia dai pittori lombardi e padani, come Bernardino Fasolo e Pier Francesco Sacchi, sia dai piemontesi, come Mazone e Perin Del Vaga, aggiungendo, come sostiene il critico Mario Bonzi, “un animo riposato una frugalità casalinga di tinte” e, come viene detto dal Soprani, “un gusto per le vedute prospettiche”58.

Antonio Semino è un altro importante artista che domina la scena pittorica genovese, parallelamente a Teramo Piaggio. I due artisti nascono entrambi tra il 1480 e il 1490 e vengono spesso sottovalutati dalla critica come artisti di passaggio. Piaggio e Semino sono, in realtà, molto diversi fra loro. Il primo appare “minore” e attardato, mentre il secondo ha una volontà di aggiornarsi e sperimentare. Si hanno poche notizie anche sulla vita di Antonio. Quello che è certo che egli, come Teramo, si è formato presso gli artisti lombardi e padani: Semino è in stretto legame con la bottega di Bernardino Fasolo. Infatti, nel 1522 i due affrescano la cappella per Giovan Battista Spinola. Verso la fine degli anni trenta Antonio deve aver raggiunto già un buon grado di successo. Ne è una testimonianza il fatto che egli decora il coro della cattedrale di San Lorenzo a Genova, lavoro purtroppo andato perduto dopo i rifacimenti salesiani. Il Martirio di Sant’Andrea è una delle opere più importanti dei due artisti e anche questa sarà oggetto del terzo capitolo [Fig.44].

La tavola ha un impianto monumentale anche se la composizione è disorganica e affollata di figure. Al contrario, però, la trattazione pittorica risulta delicata.

57 Laura Lagomarsino, Una collaborazione discutibile: Antonio Semino e Teramo Piaggio, da Elena Parma Armani, cit., pp. 57-65.

58 Mario Bonzi, Teramo Piaggio da Zoagli, da << La Grande Genova. Bollettino municipale>>, anno VIII, num.6, giugno 1928, pp. 309-314.

34 I due artisti, inoltre, eseguono una Deposizione [Fig.45], commissionata da Giovan Battista Cattaneo e suo nipote per la loro cappella in San Domenico, a Genova.

Sicuramente Semino, il quale ha lavorato quasi interamente all’opera, riprende anche la Deposizione di Multedo di Pier Francesco Sacchi per il senso monumentale delle figure. Semino opta per uno stile semplice e concreto, che sia in grado di accontentare la committenza e sia di facile lettura59.

59 Elena Parma, cit., pp. 37-65.

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CAPITOLO 2

UN CASO DI RAFFAELLISMO A GENOVA: