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Figura 95: il logo della certi- ficazione V.I.V.A.

http://www.viticolturasostenibi- le.org/,

vamente quantificabili. Le principali tematiche affrontate, divise per ambiti, sono:

• AMBIENTE: consumi energetici, emissioni gas serra dirette ed indi rette, consumi idrici, valutazione della biodiversità, gestione e conser- vazione del suolo, tutela del paesaggio;

• SOCIETÀ: sicurezza e salute dei lavoratori, formazione continua del personale, attività a favore dei giovani e delle donne, relazioni con la comunità locale, trasparenza nei confronti del consumatore;

• ECONOMIA: investimenti di pubblica utilità, interesse per la green eco- nomy e per l’economia circolare, compenso equo per l’intera filiera. Oltre a questo è importante sottolineare l’attenzione che V.I.V.A. pone ver- so l’identità territoriale e alla cultura locale, infatti alcuni temi di interesse e tutela sono le tradizioni, i beni archeologici, artistici, naturali, architetto- nici, i prodotti tipici, etc.

Lo strumento di analisi di tale progetto può riferirsi all’organizzazione, quindi alle prestazioni dell’azienda, e/o al singolo prodotto, a seconda dell’oggetto dell’analisi cambierà il riferimento su cui basare il calcolo de- gli indicatori, infatti per il caso dell’azienda l’analisi sarà riferita all’intero anno solare, mentre per il prodotto si considera una bottiglia da 0,75 l. Gli obiettivi dell’analisi sono la raccolta dei dati per la valutazione della sostenibilità dell’organizzazione o del prodotto e la pianificazione di una prospettiva di miglioramento.

Il programma si basa sui seguenti indicatori:

ARIA

: questo indicatore valuta l’impatto dell’azienda o del prodotto sul cambiamento climatico. Per la certificazione di prodotto si calcola l’im- pronta climatica (CFP) per l’intero ciclo di vita, quindi comprendendo le fasi di gestione del vigneto, di cantina, packaging, distribuzione e consu- mo. Nell’analisi vengono considerate le emissioni dirette ed indirette: le prime sono le emissioni generate da combustibile fossile per scopi energe- tici, legate al trasporto, emissioni fuggitive da uso di CO2 in azienda o da HFC per raffrescamento e le emissioni GHG da processi chimici, mentre il secondo gruppo contempla l’energia elettrica e termica importate, la pro- duzione di materie prime ausiliarie (uva comprata) e il relativo trasporto, smaltimento e trasporto dei rifiuti, distribuzione dei prodotti finiti. Attraver-

so quest’analisi il produttore può capire quali fasi della lavorazione provo- cano maggiori emissioni dannose per l’ambiente.

Nel caso di un’organizzazione invece si effettua l’inventario dei gas ad effetto serra (GHGI), che raccoglie il totale delle emissioni che influiscono sul cambiamento climatico generate dall’azienda e permette di compren- dere dove è necessario attuare un contenimento delle stesse. I gas serra che devono essere valutati nell’analisi sono, secondo quanto stabilito dal Protocollo di Kyoto, l’anidride carbonica, il metano, il protossido d’azoto, gli idrofluorocarburi, l’esafluoruro di zolfo e i perfluorocarburi. Le norma- tive prese come riferimento sono la UNI EN ISO/TS 14067 per il calco- lo dell’impronta carbonica (prodotto) e la UNI EN ISO 114061-1 per la quantificazione e rimozione dei gas serra (organizzazione).

ACQUA

: con questo indicatore si valuta l’impronta idrica, ovvero il quan- titativo di acqua dolce consumato dall’azienda o per il prodotto. A seguito dell’aggiornamento di luglio 2019 questo ambito ha subito notevoli varia- zioni, infatti la terminologia è stata modificata rispetto alla versione pre- cedente e non si ritroverà più la suddivisione in acque blu, versi e grigie. L’impronta idrica totale è data dalla somma di due indicatori:

• Direct Water Scarcity Footprint, che rappresenta la carenza idrica po- tenziale dovuta ai consumi diretti di acqua dolce (acqua blu utilizzata in vigneto per l’irrigazione e per i trattamenti, in cantine per tutte le al- tre attività che ne necessitano) che non è più riutilizzabile nel processo produttivo oppure lo è, ma secondo tempistiche diverse;

• Non-Comprehensive Direct Water Degradation Footprint, ovvero il de- grado della qualità dell’acqua rappresentato dal volume di acqua in- quinata, equiparabile al quantitativo di acqua grigia di cui si parlava nelle precedenti versioni del disciplinare.

Come riferimenti per la valutazione dell’impatto idrico sono stati conside- rati il Water Footprint Network e il WULCA – Working Group on Water Use LCA.

VIGNETO

: viene qui analizzata la gestione del vigneto, in particolare ri- spetto al conseguente inquinamento delle acque e del suolo. L’indicatore se applicato a livello di organizzazione si applica sull’intera superficie vitata aziendale, se riferito al prodotto può basarsi su tutti i vigneti utilizzati per la produzione di tale vino oppure su un campione degli stessi stabilito in base

alle regole di campionamento. Le tematiche valutate in questo ambito sono: • Uso di agrofarmaci, determinandone l’impatto in base alla varietà di

terreno e caratteristiche climatiche della zona;

• Uso di fertilizzanti, che potrebbero danneggiare il suolo ed inquinare le falde acquifere, e le loro conseguenze sulla biodiversità;

• Valutazione delle problematiche di erosione del suolo e la sua compat- tazione;

• Pratiche adottate a favore della biodiversità.

In questo caso i riferimenti per la definizione dei criteri sono la Direttiva 2009/128/CE per l’uso dei fitofarmaci e le linee guida dell’OIV sulla so- stenibilità (guida CST 1-2008).

TERRITORIO

: è un indicatore complesso perché contempla sia aspetti quantitativi che qualitativi ed è formulato come un questionario; la sua utilità sta nel poter analizzare il legame tra vino e paesaggio, elemento di fondamentale importanza nel nostro paese, tanto che alcune zone vinicole sono già diventate patrimonio UNESCO, quindi soggette a tutela. Sono stati individuati tra sotto-indicatori:

• Paesaggio e Biodiversità, che contempla le pratiche aziendali volte alla tutela ambientale, alla protezione della biodiversità e dell’ecosistema; • Società e Cultura, ovvero le iniziative che hanno un effetto positivo sul-

la comunità locale o che si riferiscono alla cultura del territorio;

• Economia ed Etica, cioè le attività che hanno una ricaduta economica a favore del territorio.

Per il calcolo degli indicatori V.I.V.A. mette a disposizione del soggetto inte- ressato un applicativo web utilizzabile per ACQUA, VIGNETO e TERRITO- RIO, oltre che manuali e check-list, per quanto riguarda l’indicatore ARIA sono disponibili sempre sul sito web del programma il foglio di calcolo, in database V.I.V.A. per i fattori di emissione, il manuale esplicativo, la check- list e il template da utilizzare per la redazione del report finale.

Per quanto riguarda l’adesione essendo V.I.V.A. un progetto la cui ade- sione è volontaria per prenderne parte è necessario firmare un modulo di accordo volontario da richiedere direttamente al Ministero dell’Ambiente tramite la pagina web www.viticolturasostenibile.org. Dopodiché il richie- dente potrà procedere con la compilazione online degli indicatori AC- QUA, VIGNETO e TERRITORIO e con il completamento offline dell’indica-

tore ARIA. Terminati i vari calcoli e report è necessaria la verifica da parte di un ente terzo44 che validerà i dati forniti dall’azienda e ne attesterà la

conformità con il protocollo. A seguito della verifica potrà essere rilasciata l’etichetta che attesta la certificazione. L’adesione al progetto V.I.V.A. è completamente gratuita, l’azienda dovrà però sostenere i costi relativi al coinvolgimento dell’ente che si occuperà della verifica. Uno dei punti di forza di questo programma è proprio la chiarezza delle varie procedure e la completa autonomia nella compilazione del software online V.I.V.A., in più il tutto è attivabili con costi relativamente bassi e aderendo al program- ma l’azienda otterrà numerosi vantaggi legati soprattutto alla formazione continua.

Al termine della validazione viene rilasciata un’etichetta, diversa in base al campo di applicazione ovvero organizzazione o prodotto. L’etichetta per la certificazione dell’organizzazione può essere a sua volta di due tipologie entrambe a sfondo chiaro: il tipo 1 riporta tutti quattro gli indi- catori, quindi è riferibile alle aziende vinicole e a quelle trasformatrici che includono nella loro analisi anche le operazioni in vigneto, mentre il tipo 2, studiato soprattutto per le aziende imbottigliatrici, esclude proprio questo genere di lavorazioni (indicatore VIGNETO) per cui in etichetta compaiono soltanto gli altri tre indicatori. Per il prodotto è prevista una sola etichetta a sfondo scuro uguale alle precedenti dal punto di vista grafico, riportante quindi i quattro simboli degli ambiti d’interesse, il logo della certificazione e il logo del Ministero dell’Ambiente. Oltre a queste viene rilasciata un’ulte- riore etichetta unificata da utilizzare per il mercato internazionale.

Ogni etichetta è accompagnata da un QR Code in modo da avere accesso tramite smartphone o tablet all’etichetta digitale V.I.V.A., strumento di divul- gazione molto utile al consumatore e agli esperti di settore per ottenere in-

Figura 96 (a sinistra): etichet- ta di tipo 1 su sfondo bianco dedicata alle aziende che conseguono la certificazione http://www.viticolturasostenibi- le.org/,

consultato il 10/11/2019 Figura 97 (a destra): etichet- ta di tipo 2 su sfondo nero dedicata ai prodotti che ot- tengono la certificazione http://www.viticolturasostenibi- le.org/,

consultato il 10/11/2019

44 Attualmente gli enti accre- ditati sono 9, vengono scelti direttamente dalle aziende richiedenti e possono essere visualizzati qui: www.viticol- turasostenibile.org/EntiVeri- fica

formazioni sul programma, un’introduzione all’azienda o al vino, i risultati ottenuti rispetto ai vari indicatori e una sintesi del piano di miglioramento. Ogni etichetta ha una validità di due anni dal rilascio del certificato di verifica fornito dall’ente esterno; passato questo periodo di validità per poter continuare ad utilizzare l’etichetta sarà necessario rinnovare la cer- tificazione.

Sul sito web di V.I.V.A. sono consultabili i risultati di tutte le certificazioni effettuate sia per le organizzazioni che per i prodotti; al momento il di- sciplinare è al suo terzo upgrade (V.I.V.A. 2.1) entrato in vigore da Luglio 2019, perciò in riferimento a questo aggiornamento non vi sono ancora certificazioni, ma sono comunque disponibili e consultabili quelle prece- denti: riferite al disciplinare V.I.V.A. 1.0 in vigore fino ad Agosto 2016 ci sono 24 certificazione di prodotto, mentre rispetto al disciplinare V.I.V.A. 2.0 in vigore da Settembre 2016 a Giugno 2019 ve ne sono 38 relative al prodotto (alcuni di essi già presenti precedentemente e perciò rinnovati, altri invece nuovi) e 21 all’organizzazione.