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UNA PROSPETTIVA NUBIANA

Nel documento … O RIENTE ,O CCIDENTEEDINTORNI (pagine 67-82)

Andrea Manzo

Il commercio nell’Africa nordorientale si è da sempre dipanato lungo due direttrici naturali che connettono il Mediterraneo e l’Africa subsahariana, il Nilo e il Mar Rosso, attraverso cui, fin dalla più alta antichità, le materie prime africane sono affluite verso nord in cambio di prodotti finiti. A sua volta, il Mar Rosso rappresenta anche il primo segmento della rotta marittima, alternativa alle piste terrestri dell’Asia centrale, che mette in comunicazione il Mediterraneo e l’Estremo Oriente per il tramite dell’Oceano Indiano. È per me un privilegio poter offrire questo piccolo contributo allo studio dei contatti e del commercio tra i popoli antichi dell’Africa nordorientale e abitanti lungo il Mar Rosso al Prof. Tamburello, che ha dedicato molta parte della sua attività proprio allo studio dei contatti tra le culture europee e mediterranee e quelle estremo-orientali.

Lo studio del commercio e dei contatti antichi nel Mar Rosso rappresenta un interesse di ricerca tradizionale dell’Istituto Universitario Orientale prima e ora de “L’Orientale”.1 Inizialmente tale interesse si sviluppò grazie agli sforzi di A. de Maigret, R. Fattovich e M. Tosi, che negli anni Ottanta e Novanta hanno guidato missioni archeologiche operanti su ambedue i versanti del Mar Rosso. In particolare, sul versante africano, la Missione Archeologica Italiana in Sudan dell’Istituto Universitario Orientale,2 evidenziò come la regione dei bassopiani eritreo-sudanesi intorno a Kassala (Fig. 1) fosse stata al centro nel III e II millennio a.C. di una rete di contatti che si estendevano dall’Egitto, all’Alta e Bassa Nubia, e fino all’Arabia meridionale.3 Ciò suggerì che quella regione rivestisse un ruolo importante nel circuito di scambi che riforniva l’Egitto e, tramite l’Egitto, il Mediterraneo, di prodotti di lusso africani e che i bassopiani di confine eritreo-sudanesi siano stati se non una parte almeno una regione limitrofa della favolosa terra di Punt4, menzionata nei testi egiziani dall’Antico Regno in poi come area esportatrice di resine aromatiche, avorio, ebano, pelli di animali, animali vivi e “w3d nbw” o “dcm”, espressioni probabilmente utilizzate per indicare un metallo

prezioso, verosimilmente l’elettro.5

In particolare, i rinvenimenti di materiali esotici a Kassala hanno permesso un primo studio diacronico delle dinamiche del circuito d’interscambio nel III e II millennio a.C.6 Si è rilevato come la distribuzione di materiali esotici nei contesti

1 Si veda ad esempio il contributo di A. de Maigret a questa stessa miscellanea.

2 Fattovich, 1989; idem, 1990; idem, 1993.

3 Fattovich, 1991; idem, 1996, a; Manzo, 1993; idem, 1997.

4 Fattovich, 1996, b.

5 Per le caratteristiche di Punt e prodotti che ne provenivano si veda Herzog, 1968; Kitchen, 1971; idem, 1993; idem, 1997; Manzo, 1999, pp. 8-11, 26-29; Posener, 1977, pp. 337-340.

della cultura del Gruppo del Gash (ca. 2500-1400 a.C.) (Fig. 2) suggerisca per le fasi del Gruppo del Gash Medio e Classico (ca. 2300-1700 a.C.) la presenza di contatti solo con l’Alta Nubia. Al contrario, nelle fasi iniziale e finale, rispettivamente Gruppo del Gash Antico (ca. 2500-2300 a.C.) e Gruppo del Gash Tardo (1700-1400 a.C.), i materiali esotici hanno una provenienza più varia e indicano contatti anche con la Bassa Nubia, l’Egitto e l’Arabia meridionale. Si è suggerito7 di spiegare questa particolare distribuzione dei materiali con il ruolo quasi monopolistico nella gestione dei contatti tra Egitto e entroterra africano che tra la fine del III e la metà del II millennio a.C. avrebbe potuto avere un potente stato alto-nubiano, noto come Kush nei testi egiziani del Medio e del Nuovo Regno e la cui capitale coincide con il sito archeologico di Kerma,8 poco a sud della terza cataratta. Questa interpretazione sembrava confermata da ulteriori studi quantitativi sulla distribuzione della ceramica egiziana nelle regioni a sud della prima cataratta9 e, più recentemente, da prime considerazioni sulla ceramica egiziana rinvenuta nelle tombe della necropoli di Kerma, la cui quantità sembra aumentare stabilmente nei primi secoli del II millennio a.C., indicando così per quelle fasi un crescente accesso delle aristocrazie alto-nubiane ai beni importati dall’Egitto.10 In questa prospettiva si era anche suggerito che le spedizioni marittime egiziane nel Mar Rosso dirette verso Punt sarebbero state dei tentativi di aggirare la potenza di Kerma-Kush in Alta Nubia11 e, conseguentemente, non avrebbero più avuto motivo d’essere realizzate nel momento in cui fossero stati stabiliti dei contatti via terra con le regioni del Sudan sudorientale e centrale.12 Un’altra via alternativa per evitare di transitare attraverso l’Alta Nubia sarebbero poi potute essere le carovaniere del Deserto Occidentale egiziano-sudanese.13

Negli ultimi anni ulteriori ricerche archeologiche e nuove evidenze epigrafiche hanno considerevolmente aumentato la quantità di dati disponibili e permettono ora una prima verifica del modello interpretativo allora proposto.

Dopo la scoperta a Kassala della finora più meridionale e più ampia collezione di frammenti ceramici egiziani a sud dell’Alta Nubia14, nuove evidenze di contatti con l’Egitto sono state scoperte in diversi siti del Sudan centrale e del Deserto Occidentale.

Nel Deserto Occidentale, all’evidenza già raccolta nelle oasi egiziane che indica la loro integrazione nel sistema amministrativo egiziano almeno a partire dalla V dinastia,15 vanno aggiunti alcuni resti individuati sulle piste che da Dakhla si dirigono a sud-ovest. Su una di quelle piste è stata segnalata un’iscrizione di un

7 Manzo, 1997; idem, 1999.

8 Bonnet, 1986; idem, 1995; idem, 1997; Bonnet (a cura di), 1990; Trigger, 1976.

9 Manzo, 1999, pp. 57-58. 10 Bourriau, 2004, p. 12. 11 Manzo, 1999, pp. 37. 12 Bradbury, 1996, pp. 37-39. 13 Manzo, 1999, pp. 37, 54. 14 Manzo, 1993.

Commercio e potere nell’Africa nordorientale antica 1561 funzionario di nome Meri che risale alla VI o, più probabilmente, alla XII dinastia.16

Ancora più a sud-ovest, l’ampia concentrazione di vasi da stoccaggio egiziani da tempo nota a Abu Ballas è stata finalmente esaminata e datata a un arco cronologico che si estende tra la VI dinastia e il Medio Regno.17 Probabilmente questi vasi erano destinati a conservare approvvigionamenti e la loro concentrazione in questo luogo suggerisce che si trattasse di un importante punto di sosta per le carovane che si muovevano lungo le piste che attraversavano l’area.

A Laqiya, nel Deserto Occidentale nubiano, è stato raccolto un singolo frammento di una coppa di tipo Maidum databile alla VI dinastia.18 Questo rinvenimento appare interessante anche da un punto di vista tipologico perché non si tratta di un contenitore da stoccaggio né tanto meno di un contenitore da trasporto ma di ceramica da tavola, destinata alla consumazione del cibo. Benché un singolo frammento non possa senz’altro indicare una sostanziale frequentazione egiziana a Laqya intorno al 2400 a.C., la sua presenza suggerisce che Laqiya sia stata quanto meno un punto di passaggio nella rete di piste che si inoltrava dall’Egitto nel Deserto Occidentale.

Se questi rinvenimenti vengono visualizzati in mappe sincroniche che mostrano la distribuzione dei reperti nell’Antico, nel Medio e nel Nuovo Regno, i reperti già noti 19 e l’estensione dello stato faraonico, sembra che si possa evincere un’utilizzazione più intensiva da parte egiziana delle piste del Deserto Occidentale nell’Antico Regno (Fig. 3 a). Inoltre, la datazione della frequentazione di queste piste può essere ulteriormente precisata alla fine di quel periodo, visto che i nuovi reperti ascrivibili all’Antico Regno datano tutti alla VI dinastia. Le carte evidenziano che in fasi coeve all’Antico Regno ceramica egiziana è stata rinvenuta anche nel Sudan centrale e ciò suggerisce un potenziale accesso, per qualunque via esso avvenisse, delle popolazioni di quella regione ai prodotti egiziani.

Nel Medio Regno la situazione si presenta differente (Fig. 3 b). Infatti, la presenza egiziana nel Deserto Occidentale sembra limitarsi ai settori più settentrionali della regione. I dispacci di Semna evidenziano come nel Deserto Occidentale nubiano l’attività egiziana si limiti al pattugliamento delle piste più prossime alle fortezze che allora difendevano il confine meridionale dello stato faraonico alla seconda cataratta.20 Anche nel Sudan centrale non sono presenti materiali egiziani, con l’unica possibile eccezione di un frammento rinvenuto a Jebel Makbor, la cui datazione è peraltro incerta e potrebbe anche essere più antica.21 L’accesso del Sudan centrale ai prodotti egiziani sembra dunque venire meno, come pure l’attività egiziana nel Deserto Occidentale nubiano.

La situazione riscontrata nel Medio Regno e caratterizzata dall’assenza di elementi riconducibili ad attività egiziane nel Deserto Occidentale nubiano si perpetua anche nel Nuovo Regno, quando però riappaiono i frammenti ceramici egiziani nel

16 Burkard, 1997.

17 Kuper, 2002, p. 9.

18 Kuper, 1995, Fig. 7; Lange, 2004, p. 317, Pl. 1.1; Kaper – Willems, 2002, p. 90.

19 Manzo, 1999, p. 49.

20 Smither, 1945.

Sudan centrale ed orientale (Fig. 3 c).

Va infine notato come non sembrino esistere attestazioni di attività egiziane nel Deserto Occidentale né di presenza di oggetti egiziani nel Sudan centrale nel corso dei periodi intermedi, come d’altro canto ci si aspetterebbe in fasi di minore coesione interna dello stato egiziano.

Da queste considerazioni sembra quindi potersi evincere una maggiore possibilità di accesso ai prodotti egiziani da parte delle popolazioni delle regioni a sud dell’Alta Nubia nell’Antico e nel Nuovo Regno, viceversa la possibilità di accesso pare essere stata minore nel corso del Medio Regno, ovvero proprio nella fase di rafforzamento dello stato di Kerma-Kush in Alta Nubia, come ci si aspetterebbe se il modello interpretativo precedentemente illustrato fosse valido. La maggiore possibilità di accesso da parte delle popolazioni delle regioni a sud dell’Alta Nubia ai beni egiziani nel corso del Nuovo Regno può essere agevolmente spiegata dal fatto che tutta la Nubia fosse in questa fase una provincia egiziana e che la frontiera egiziana fosse stata posta tra la quarta e la quinta cataratta, ovvero nel punto più meridionale mai raggiunto nel corso della storia dello stato faraonico. Non è possibile specificare invece per quale via, lungo la valle, attraverso il Deserto Occidentale o addirittura dalla costa del Mar Rosso, i beni egiziani arrivassero a sud dell’Alta Nubia nel corso dell’Antico Regno.

Va inoltre rilevato come l’attività egiziana nel Deserto Occidentale sembri intensificarsi alla fine dell’Antico Regno, significativamente in una fase che archeologicamente pare segnare l’inizio della cultura di Kerma, già caratterizzato da indizi di gerarchizzazione sociale22 e in cui i testi ci descrivono nella valle nubiana del Nilo una situazione di disordini e tensioni,23 presumibilmente poco propizia al transito di carovane e merci.

Se il modello interpretativo inizialmente illustrato fosse valido, ci si aspetterebbe però un intensificarsi dell’uso delle piste del Deserto Occidentale a partire dal 2000 a.C. circa, quando il regno di Kerma-Kush si era ormai rafforzato24

e lo stato faraonico, ritrovata la propria coesione interna poteva nuovamente organizzare spedizioni oltre i propri confini. Stando ai nostri dati, invece, ciò non sembra accadere. La spiegazione potrebbe risiedere in un estendersi dell’influenza di Kerma-Kush al Deserto Occidentale. Sappiamo che una situazione del genere si determinò intorno al 1600 a.C., come suggerisce la vicenda del messaggero tra il sovrano Hyksos allora al potere in Basso Egitto e quello di Kerma-Kush che fu intercettato sulla “via delle Oasi” dai Tebani.25 Quanto questa direttrice di comunicazione potesse essere efficiente è probabilmente anche dimostrato dalla grande abbondanza e varietà di ceramica basso-egiziana rinvenuta nella capitale di Kush, a Kerma, databile a partire dalla metà della XIII dinastia e a tutto il Secondo Periodo Intermedio.26 Un ulteriore fattore che potrebbe aver scoraggiato l’attività egiziana lungo le piste più interne del Deserto Occidentale nubiano nel corso del

22 Bonnet, 1995; idem, 1997. 23 Manzo, 1999, pp. 19-20. 24 Bonnet, 1995; idem, 1997. 25 Habachi, 1972. 26 Bourriau, 1991; idem, 2004, pp. 4-12.

Commercio e potere nell’Africa nordorientale antica 1563 Medio Regno è certamente quello climatico, visto che dagli inizi del II millennio a.C. sembrano instaurarsi condizioni climatiche più aride anche a sud del 22° parallelo, dove fino ad allora si era mantenuta una situazione di maggiore umidità.27

La verifica del modello interpretativo proposto tentata sulla base dei dati archeologici del Deserto Occidentale è dunque solo parziale. La situazione che sembra evincersi dai dati per il Medio Regno pare discostarsi da quanto ci si poteva aspettare anche se, come detto, esistono forse delle spiegazioni politiche e ambientali che potrebbero dare ragione di questa difformità.

Sul versante del Mar Rosso nuovi dati sia archeologici sia testuali sono venuti dalla ripresa delle ricerche archeologiche a Marsa Gawasis, l’antica località di S3w o Sww, il solo porto finora individuato sul Mar Rosso da cui partivano delle spedizioni egiziane verso al terra di Punt, da parte di una missione archeologica de “L’Orientale”.28 I risultati della missione de “L’Orientale” non solo hanno dato la conferma definitiva che la terra di Punt potesse essere raggiunta attraverso spedizioni marittime nel Mar Rosso,29 ma hanno anche cambiato la nostra conoscenza della durata dell’uso del porto. In effetti, pare che il sito sia stato utilizzato a partire dalla fine dell’Antico Regno (Fig. 4) e non dall’inizio della XII dinastia, come precedentemente ritenuto. Dopo una possibile interruzione nel Primo Periodo Intermedio, il porto fu utilizzato almeno dall’inizio della XII dinastia e continuò ad esserlo almeno fino alla fine del Medio Regno. Infine, dopo un possibile secondo iato nel Secondo Periodo Intermedio, è stata raccolta evidenza di attività marittima egiziana agli inizi del Nuovo Regno. Va notato come queste fasi di frequentazione attestate a Marsa Gawasis siano fedelmente rispecchiate anche dall’evidenza delle iscrizioni rupestri rinvenute nell’entroterra, lungo le piste che probabilmente erano utilizzate per recarsi a S3w / Sww.30

Tra i risultati più rilevanti della missione archeologica de “L’Orientale” a Marsa Gawasis va rilevata anche la scoperta di nuovi testi epigrafici che riferiscono di spedizioni a Punt e a Bia-Punt, toponimo traducibile come “la miniera di Punt”, verosimilmente una regione di Punt o una regione ad essa prossima,31 datati al regno di Amenemhat III e Amenemhat IV.32 In un caso le spedizioni a Punt e Bia-Punt erano condotte da due differenti funzionari e ciò potrebbe suggerire che si trattasse di imprese separate, confermando quanto ipotizzato sulla base del fatto che secondo altri testi le spedizioni per le due regioni sembra partissero in stagioni diverse e di un passaggio del Racconto del Naufrago,33 un’opera narrativa

27 Kröpelin, 1993.

28 Per le prime indagini sul sito si veda Abdel Monem Sayed, 1977; idem, 1978; idem, 1983; per le indagini della misisone de “L’Orientale” si vedano i rapporti annuali su www.archaeogate.org, e Bard e Fattovich (a cura di ), 2007.

29 Contra Vandersleyen, 1989, pp. 156, 158; idem, 1991.

30 Bradbury, 1988, pp. 162-163; Kelly Simpson, 1959, pp. 20-21.

31 Abdel Monem Sayed, 1977, pp. 176-177; Manzo, 1999, p. 23.

32 Pirelli, 2006, Elsayed Mahfouz - Pirelli, 2007.

composta tra la fine della XII e gli inizi della XIII dinastia.34 Se le spedizioni a Punt e quelle a Bia-Punt erano imprese separate, il numero totale delle spedizioni egiziane note verso il Mar Rosso meridionale nel corso del Medio Regno salirebbe da quattro a sei,35 facendo del Medio Regno una delle fasi più intense dell’attività egiziana nel Mar Rosso. Va anche notato che due stele ulteriori potrebbero indicare che nel corso dello stesso regno di Amenemhat III siano state condotte anche altre spedizioni a Punt36.

Se si considera la frequenza delle spedizioni come un indice dell’intensità di queste attività nel Mar Rosso va notato che per l’Antico Regno, periodo durato più di 500 anni,37 ci sono noti quattro contatti con Punt.38 Ciò vorrebbe dire, ammettendo pure che in tutti i casi si sia trattato di spedizioni marittime una spedizione ogni 130 anni circa. Notando però che solo due contatti datano al periodo anteriore alla VI dinastia, per la fase finale dell’Antico Regno ne avremmo almeno due nell’arco di 164 anni, ovvero una ogni 82 anni. Nel corso del Primo Periodo Intermedio non sono documentate spedizioni. Per il Medio Regno, durato circa 400 anni, in relazione a quanto precedentemente detto, avremmo almeno una spedizione ogni 67 anni o, meglio, considerando che le spedizioni note si concentrano nella XII e XII dinastia, almeno una spedizione ogni 47 anni. Dopo il Secondo Periodo Intermedio in cui non sono documentate spedizioni, nel Nuovo Regno, periodo di circa 500 anni, abbiamo evidenza di solo due, forse tre spedizioni marittime verso Punt,39 il che significa, adottando la stima più ottimistica, una spedizione ogni 160 anni circa.

Dunque, se si sintetizza quanto fin qui detto in un grafico che rappresenta la frequenza delle spedizioni Egiziane verso la terra di Punt (Fig. 5), ne consegue che il periodo di maggiore attività egiziana nel Mar Rosso corrisponde alla VI e alle XI-XII dinastie. Va notato che la frequenza delle spedizioni nel corso della VI dinastia potrebbe ulteriormente aumentare alla luce delle ultime due parole di dubbia lettura dell’iscrizione di Khenemhotep nella tomba di Khui, ad Assuan, datata al regno di Pepi II, secondo cui quel funzionario si sarebbe recato numerose volte (11?) a Byblos e a Punt.40

Questa stima generale dell’intensità dell’attività egiziana nel Mar Rosso basata sull’evidenza testuale sembra confermata a livello locale dalla ricostruzione archeologica dell’utilizzazione del sito di Marsa Gawasis, che presenta diverse fasi di utilizzazione ascrivibili al Medio Regno e riconducibili a un’attività molto meno episodica di quanto finora generalmente accettato.41 Invece, sono attestate solo frequentazioni più limitate del sito nel corso dell’Antico e del Nuovo Regno, periodi per i quali non si può però escludere l’utilizzazione anche di altri approdi

34 Lichtheim, 1973, pp. 211-215.

35 Bradbury, 1988, pp. 144-145, si veda anche Abdel Monem Sayed, 1983, p. 28.

36 Elsayed Mahfouz – Pirelli, 2006.

37 Per questa come pure per le seguenti stime della durata dei vari periodi cfr. Shaw, 2000.

38 Manzo, 1999, pp. 17-20.

39 Ivi, pp. 25-35.

40 Sethe, 1933, pp. 140-141; Newberry, 1938; Manzo, 1999, pp. 17-20.

Commercio e potere nell’Africa nordorientale antica 1565 non ancora individuati.

In ogni caso, come già notato, la prima metà del II millennio a.C., quando, a giudicare da quanto finora detto, l’attività egiziana nel Mar Rosso sembra essere stata più intensa, corrisponde al periodo di consolidamento e massima potenza dello stato di Kerma-Kush. I nuovi dati provenienti dalla costa egiziana del Mar Rosso paiono quindi confortare l’ipotesi inizialmente proposta di un’utilizzazione del Mar Rosso per aggirare la potenza politica ed economica di Kerma-Kush lungo le carovaniere che si dipanavano lungo la valle nubiana del Nilo.

Dunque, in sintesi, sia i nuovi dati provenienti dalle ricerche effettuate nel Deserto Occidentale sia quelli derivanti dalle ricerche sulla costa egiziana del Mar Rosso suggeriscono che le fasi di maggiore attività egiziana in quelle regioni siano state la fine dell’Antico Regno e il Medio Regno, tra il 2350 e il 2200 e tra il 2055 e il 1773 a.C., ovvero le fasi che sia i testi egiziani sia l’evidenza archeologica indicano come di formazione, consolidamento e massima potenza del regno di Kerma-Kush in Alta Nubia.42 L’ipotesi di partenza di un’utilizzazione da parte egiziana del Mar Rosso e delle piste del Deserto Occidentale come direttrici di comunicazione con l’entroterra africano alternative alla Nubia ne risulterebbe quindi confermata. La sola dissonanza è rappresentata dall’apparente scarsa utilizzazione da parte egiziana delle piste del Deserto Occidentale nel corso del Medio Regno, spiegabile, come visto anche alla luce della parallela grande attività sulla costa del Mar Rosso, con i limiti imposti dalla situazione ambientale e forse anche politica che caratterizzava allora il Deserto Occidentale sudanese. La scarsità delle attività nel Deserto Occidentale e nel Mar Rosso nel corso dei periodi intermedi può invece dipendere in ambedue i casi dalla situazione interna egiziana.

Ulteriori conferme della penetrazione di Kerma nell’entroterra africano e della sua centralità che sembrano ben accordarsi con il quadro finora delineato sono arrivate grazie alle recenti ricerche condotte nella regione della quarta cataratta in Sudan, che hanno dimostrato come l’area nota di diffusione della cultura di Kerma e, forse, con essa quella dell’influenza politica del regno di Kush vada considerevolmente ampliata verso sud-est.43 Anche la già ricordata presenza di ceramiche esotiche di tipo alto-nubiano fino ai bassopiani eritreo-sudanesi e addirittura ai contrafforti dell’altopiano etiopico-eritreo va senz’altro riconsiderata in questa prospettiva: bisogna infatti tenere in considerazione che al di là di alcuni casi di orli di giare e bottiglie presumibilmente utilizzate per il trasporto di beni,

Nel documento … O RIENTE ,O CCIDENTEEDINTORNI (pagine 67-82)