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Le indagini e le ricerche svolte sui fenomeni migratori, hanno individuato molteplici ipotesi sul perché le persone si spostino da una parte all’altra del pianeta, o per quale motivo “attraversano le frontiere dei Paesi vicini caricandosi il fardello di una vita segnata, da quel momento in poi, dalla separazione dagli affetti, dalle relazioni, dalla propria terra e da un passato che il più delle volte invoca l’anelata meta del riscatto”212.

Nella ricerca delle cause, bisogna considerare che il più delle volte agiscono contemporaneamente i cosiddetti push and pull factors. I primi sono i fattori di allontanamento da condizioni di deprivazione e di mancanza di opportunità, che caratterizzano i Paesi di origine, mentre i secondi sono i fattori di attrazione, propri dei Paesi di arrivo che sono visti come luoghi dove è possibile condurre un’esistenza migliore. Senza dubbio la suddivisione push and pull factors deve essere interpretata poiché sulla decisione di ciascun individuo influiscono in modo determinante le caratteristiche soggettive. Ma, nel momento in cui si evidenzia l’elemento soggettivo dei processi migratori al contempo è opportuno rilevarne anche l’elemento oggettivo, evitando di ridurne la spiegazione a sole cause di natura economica.

La presenza dei minori soli negli spostamenti umani -, che è divenuto un fattore comune delle migrazioni a livello mondiale interessando indistintamente Stati di vecchia e nuova migrazione -, ha portato diversi Paesi, soprattutto europei, a porre il tema dei “minori soli” al centro dell’azione pubblica e dell’agenda politica213 e al contempo ha spinto molti

212 BUTTICCI A. e SBRACCIA A., Minori stranieri tra inserimento comunitario e percorsi irregolari, in SBRACCIA

A. e SCIVOLETTO C. in Minori migranti diritti e devianza. Ricerche socio-giuridiche sui minori non accompagnati, l'Harmattan Italia, Torino, 2004, pag. 148.

213 “Il piano d’azione individua vari problemi e presenta una serie di soluzioni relative alla situazione dei minori

non accompagnati e propone tre linee d’azione principali: prevenzione, programmi di protezione e soluzioni durature (…)”, in Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio - Piano d’azione sui minori non accompagnati (2010-2014).

A questo proposito si veda anche la Relazione sulla situazione dei minori non accompagnati nell’UE della Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, 2012/2263(INI), del 26 agosto 2013 e la Risoluzione del Parlamento europeo del 12 settembre 2013 sulla situazione dei minori non accompagnati nell’UE 2012/2263(INI).

106 ricercatori214 ad interrogarsi sulla propensione dei giovani all’emigrazione e a comprendere

i fattori che li orientano a lasciare i propri Paesi di origine.

Dagli studi effettuati, le motivazioni risultano essere frammentate e rappresentano, in un quadro corale, “un riassunto delle più antiche e delle più moderne aspirazioni migratorie”215: dalla fuga dalla guerra, alla ricerca di nuove opportunità lavorative, fino

all’inquietudine generazionale che spinge verso la sperimentazione di nuovi modelli di vita. Senza trascurare, infine, il ruolo dei comportamenti e l’importanza della filiera migratoria, ovvero per seguire l’esempio di amici o parenti che prima di loro hanno abbandonato il Paese.

Proprio analizzando le biografie dei minori migranti e soffermandosi in particolare sulla varietà dei principali fattori (push and pull factors) che ne hanno determinato il percorso migratorio, un’interessante dottrina216 ha offerto un’altra possibile classificazione dei

minori stranieri non accompagnati. Le informazioni ottenute grazie a questo studio, nonostante riflettano solo le vicende dei soggetti protagonisti dell’indagine, risultano comunque utili per la comprensione di alcune cause del particolare processo migratorio di bambini e adolescenti stranieri non accompagnati. La suddivisione, quindi proposta sulla base dei principali push and pull factors riscontrati nell’indagine, è quella che segue.

Primo gruppo:

Minori stranieri non accompagnati in fuga da guerre, persecuzioni e conflitti.

In questi casi, il percorso di arrivo dei minori che provengono dall’Afghanistan217,

dall’Eritrea, dal Gambia o dalla Somalia è caratterizzato da una molteplicità di tappe e dal susseguirsi di cambiamenti nelle aspettative e da una ridefinizione continua della meta da raggiungere.

Secondo gruppo:

Minori stranieri non accompagnati «mandati» e cioè sollecitati ad emigrare per ragioni economiche alla ricerca di opportunità lavorative.

214 Cfr. GIOVANNETTI M. (a cura di), in I comune e le politiche di accoglienza dei minori stranieri non

accompagnati. Un’analisi longitudinale a guida dei percorsi futuri, in Rapporto VI, Cittalia Fondazione ANCI Ricerche, 2016, pag. 9.

215 Cfr. MELOSSI D. e GIOVANNETTI M., in I nuovi sciuscià, Donzelli Editore, Roma, 2012.

216 Cfr. GIOVANNETTI M., in op. cit., L’accoglienza incompiuta. Le politiche dei comuni italiani verso un sistema

di protezione nazionale per i minori stranieri non accompagnati, pag. 100 e ss.

217 Il caso del minore afghano è esemplare: una diaspora individuale consumata nel cuore dell’adolescenza

per sfuggire conflitti e persecuzioni interminabili che lo inseguono anche al di fuori del proprio Paese. Per un approfondimento, Cfr. Ibidem, pag. 105.

107 La scelta dell’Italia come Paese in grado di offrire opportunità di lavoro è il punto di arrivo di un processo informativo ed esperienziale indiretto, cioè mediato dalle reti sociali e dalla cultura dell’emigrazione che ormai fanno parte della formazione culturale del Paese di provenienza. I casi più rappresentativi sembrano essere quelli dei minori albanesi e marocchini che hanno un ampio bagaglio conoscitivo sull’Italia e nutrono grandi aspettative sulle possibilità da essa offerte.

Terzo gruppo:

Minori stranieri non accompagnati che emigrano perché attratti da nuovi modelli e stili di vita.

Spesso sono i media e le immagini televisive che alimentano questo desiderio, ma a volte anche le parole e le testimonianze di amici e parenti che, come “pionieri”, hanno già fatto esperienze migratorie e, per tale motivo, possono costituire una fonte rilevante di ispirazione. Si tratta insomma di una porzione di giovani, specialmente provenienti dalla Penisola Balcanica e dai Paesi del Medio Oriente, che emigrano principalmente per il desiderio di sperimentare un nuovo modo di vivere e che sono attratti non solo dal supposto benessere economico vigente nei nostri Paesi, ma soprattutto dallo stile di vita occidentale e da un modello di esistenza che vedono non segnati dalla deprivazione in termini esistenziali ancora prima che economici.

Quarto gruppo:

Minori stranieri non accompagnati spinti ad emigrare a causa della destrutturazione sociale nei loro Paesi di origine.

In alcuni casi la partenza è la conseguenza dello svuotamento progressivo del proprio contesto di socializzazione, che avviene per il tramite dell’emigrazione: quando il gruppo dei pari o dei propri familiari e parenti diminuisce perché essi sono emigrati, anche gli ultimi rimasti sono a loro volta spinti a partire.

Quinto gruppo:

Infine, anche le disfunzionalità del sistema scolastico spiegano, entro certi limiti, la scelta migratoria dei minori stranieri non accompagnati. Un sistema, difatti, che si dimostra incapace di facilitare l’inserimento post scolastico nel mercato del lavoro nazionale, non offrendo prospettive per il futuro, produce potenziali migranti.

108 Per quanto riguarda i minori comunitari non accompagnati si suppone218 che, in assenza di

specifiche indagini rappresentative, i fattori determinanti siano gli stessi appena esaminati per minori stranieri non accompagnati, nonostante sussistano rispetto a questi ultimi, diversità nel percorso migratorio, nella normativa di riferimento e nelle aspettative.

Abbiamo fino ad ora sottolineato i motivi principali che spingono i minori stranieri non accompagnati ad emigrare, ma non spiegato perché emigrano in Italia. Premettendo che l’approccio neo-classico sul rapporto costi-benefici che caratterizza il più delle volte la decisione migratoria degli adulti non è applicabile in modo assoluto al caso dei minori stranieri non accompagnati e a prescindere dal miraggio dell’Occidente in genere che è sempre più diffuso, l’Italia è percepita dai giovani migranti non accompagnati come una terra in grado di offrire enormi opportunità. Si tratta di aspettative create dallo “spazio virtuale”, ma anche da esperienze migratorie positive pregresse di parenti e conoscenti che, tuttavia, ingenerano nei minori una sottovalutazione dei rischi implicati nella scelta migratoria e finiscono purtroppo per rivelarsi troppo spesso terribilmente insoddisfacenti.

218 Così: Crf. AA. VV., in op. cit., Minori non accompagnati: aspetti quantitativi e politiche in materia di

accoglienza, rimpatrio e integrazione. Analisi del caso italiano per uno studio comparativo a livello comunitario, pag. 9

109

CAPITOLO 3

I DIRITTI DEI MINORI NELLE CONVENZIONI

INTERNAZIONALI ED EUROPEE

Premessa

I minori stranieri non accompagnati, in quanto minori, sono titolari di diritti riconosciuti al livello internazionale ed europeo da convenzioni e dichiarazioni che hanno stabilito quelli che sono i parametri di protezione fondamentali.

Le convenzioni acquisiscono valore giuridico in uno Stato nel momento in cui da tale Stato vengono ratificate, divenendo, quindi, parte del relativo ordinamento legislativo; ciò implica l’assunzione di un vero e proprio impegno da parte dello Stato che ha provveduto alla ratifica, il quale deve adottare tutte le misure necessarie e far applicare le disposizioni della convenzione nei tribunali. Se, invece, non vengono ratificate, la sola firma da parte di uno Stato non fa entrare la convenzione nel diritto interno, ma si configura come un semplice impegno politico sotto la forma di una raccomandazione per lo Stato parte contraente. I vari Stati firmatari possono, inoltre, ratificare la convenzione in tempi diversi e può pure accadere che uno Stato non provveda a recepire una convenzione quando questa risulta, in alcuni punti, in contrasto con le sue leggi.

Al contrario della convenzione, la dichiarazione219 non è un documento legalmente

vincolante: il termine è spesso scelto deliberatamente per indicare che gli Stati parti non intendono creare obbligazioni giuridicamente vincolanti, ma vogliono semplicemente affermare una serie di principi e di aspirazioni.

Nei paragrafi seguenti220 si è cercato di ricostruire quello che è stato il percorso che ha

condotto all’adozione delle principali convenzioni e dichiarazioni che regolano, esclusivamente o contestualmente alla disciplina relativa agli adulti, i diritti dei minori in genere, esaminando prima quelle adottate a livello internazionale e, successivamente, quelle inerenti l’ambito europeo.

219 La parola «dichiarazione» è usata per indicare differenti tipologie di strumenti giuridici internazionali. 220 Per la ricostruzione della normativa internazionale ed europea sui diritti dei minori, Cfr. PIZZI F., in op. cit.,

110 Senza la pretesa di voler elencare e descrivere in questa sede tutti i diritti in materia di protezione dei minori sanciti dagli atti che ci apprestiamo ad analizzare, si è cercato di far risaltare221 - soprattutto nello studio di alcuni documenti222 - quelli che, in modo particolare,

vanno garantiti ai giovani migranti che arrivano nel nostro Paese privi di una figura adulta di riferimento per loro legalmente responsabile223, dato che proprio questa loro condizione

li rende la categoria di minori più vulnerabile. Alcuni di questi diritti sono stati, da ultimo, menzionati anche nella Legge 7 aprile 2017, n. 47 intenzionata, dunque, ad assicurarli espressamente proprio ai minori stranieri non accompagnati224.

3.1 LE AZIONI DELL’ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE