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4. Altri strument

1.1 Quadro storico-antropologico

Il ladino è una lingua neolatina o romanza che fa parte del gruppo retoromanzo (affine quindi al romancio del cantone svizzero dei Grigioni e al friulano) ed è parlata

59 Sul tema si fa riferimento a: Adami Gallo M. (a cura di), Manuale dell’Alto Adige, per la Giunta Provinciale di Bolzano, Bolzano 24esima ristampa, giugno 2017, disponibile alla pagina www.provincia.bz.it/usp - visitato il 12.04.2019; Angerer S., Glätzle-Rützler D., Lergetporer P., Sutter M., Cooperation and discrimination within and across language borders:Evidence from children in a

bilingual city, in European Economic Review 90, Elsevier, 2016, pag. 254–264; Belardi W., Breve storia della lingua e della letteratura ladina, Institut Cultural Ladin Micurá de Rü, 1996; Bonell L.,

Winkler I., L’Autonomia dell’Alto Adige: Descrizione delle competenze legislative ed amministrative

autonome della Provincia di Bolzano, Karo Druck Sas per la Giunta Provinciale di Bolzano, nona

edizione Gennaio 2010, disponibile alla pagina http://www.provincia.bz.it/usp - visitato il 12.04.2019; Ciancio A., Cenni sulle nuove esigenze di tutela delle minoranze alloglotte nella “Città Globale”,

dalle popolazioni di religione cristiana cattolica che dimorano nelle valli Gardena, Badia, Fassa e i comuni di Livinallongo, Colle Santa Lucia e Cortina d’Ampezzo attorno al massiccio del Sella nell’Italia del Nord. In totale si identificano come ladini circa 40.000 persone (4% circa della popolazione del Trentino-Alto Adige). Fino al 1918 questi territori facevano tutti parte dell’Impero Austroungarico, ma al termine

wordpress/images/stories/pdf/documenti_forum/paper/0362_ciancio.pdf - visitato il 12.04.2019; Cortinovis F., L’Alto Adige vuole Cortina D’Ampezzo, depositato ddl per l’annessione, articolo pubblicato su Montagna.tv il 27.03.2018, disponibile al link http://www.montagna.tv/ cms/121175/lalto-adige-vuole-cortina-dampezzo-depositato-ddl-per-lannessione/?r=1 - visitato il 12.04.2019; Falzone V., Palermo F., Cosentino F., La Costituzione della Repubblica Italiana Illustrata

con i Lavori preparatori, Roma, 1949; Ferrari P. (a cura di), Il nuovo Statuto di Autonomia, Karo Druck

Sas per la Giunta provinciale di Bolzano, 10ima ristampa, dicembre 2009, disponibile alla pagina http://www.provincia.bz.it/usp - visitato il 12.04.2019; Gobbi G., Fasoli M.A. (a cura di), Annuario

statistico della Provincia di Bolzano 2018, Provincia Autonoma di Bolzano/Alto Adige Istituto

provinciale di statistica - ASTAT, Bolzano 2019, disponibile al link: https://astat.provincia.bz.it/downloads/Jahrbuch_2018.pdf - visitato il 10.04.2019; Heinz-Dietrich Schulte, Monatschrift für die Zukunft deutscher Kultur, in Die Tat, Jena, maggio 1924, disponibile in italiano al link: http://www.welschtirol.eu/ettore-tolomei/?doing_wp_cron - visitato il 10.04.2019; Lattanzi G., La tutela dei diritti delle minoranze in Italia, relazione svolta in occasione dell’incontro con la delegazione della Corte costituzionale del Kosovo il 7 giugno 2013 al Palazzo della Consulta, Montagne in rete, 2013, disponibile al link: https://www.montagneinrete.it /uploads/tx_gorillary/ri_20130606_lattanzi-minoranze-linguistiche_1484296780.pdf - visitato il 12.04.2019; Marcantoni M. (a cura di), Piccolo Atlante Ladino - Geografia, Lingua,Storia, Cultura,

Arte, Sociale, Economia, dei Ladini Dolomitici, Edizioni IASA 2006, con il patrocinio della Regione

Autonoma Trentino-Alto Adige Assesorato alle Minoranze Linguistiche; Palla L., I Ladini fra Austria

e Italia: vicende Storico-Politiche di una minoranza nel corso del Novecento, Istitut Cultural Ladin

Micurä de Rü, 1997 disponibile al link: https://www.micura.it/upload-ladinia/files/291.pdf - visitato il 12.04.2019; Pescosta W., Storia dei ladini delle Dolomiti, Institut Ladin Micurà de Rü, San Martin de Tor 2010; Pescosta W., I ladini nelle proposte di riforma degli Statuti, Rivista Politika 2018, 2018; Piergigli V., Art.6 Costituzione Italiana - La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze

linguistiche, Carocci Editore, Roma, 2017; Piergigli V., Commento all’articolo 6, in Bifulco R., Celotto

A., Olivetti M. (a cura di), Commentario alla Costituzione I, Torino, 2006; Piergigli V., La tutela delle

minoranze linguistiche storiche nell’ordinamento italiano tra principi consolidati e nuove (restrittive) tendenze della giurisprudenza costituzionale, per www.astrid-online.it, disponibile al link:

http://archivio.rivistaaic.it/dottrina/libertadiritti/Piergigli.pdf - visitato il 12.04.2019; Redazione Giornale Trentino, Minoranze, i ladini come i tedeschi, articolo del 15.11.2017, disponibile al link: http://www.giornaletrentino.it/cronaca/minoranze-i-ladini-come-i-tedeschi-1.1452850 - visitato il 12.04.2019; Redazione Giornale Il Gazzettino, Cambia lo Statuto, la minoranza ladina equiparata a

quella tedesca, articolo pubblicato il 15.11.2017 disponibile al link: https://www.ilgazzettino.it/nordest/bolzano/alto_adige_Südtirol_minoranza_ladina-3368958.html - visitato il 12.04.2019; Redazione Giornale Repubblica Online, Referendum Cortina, trionfo dei "sì"

superato il quorum nei tre Comuni, pubblicato il 29.10.2007, disponibile al link:

http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/cronaca/referendum-cortina/referendum-

quorum/referendum-quorum.html - visitato il 10.04.2019; Richebuono G., I Ladini delle Dolomiti, Rivista Etnie, 19.01.1986 disponibile al link: https://www.rivistaetnie.com/ladini-dolomiti/ - visitato il 12.04.2019; Toniatti R. (a cura di), La cultura dell’Autonomia: le condizioni pre-giuridiche per

un’efficace autonomia regionale, Atti del Seminario organizzato nell’ambito della celebrazione della

Giornata dell’Autonomia 2017, Trento 2018, disponibile al link: http://www.liatn.eu/images/ebook/LIA-eBook-Cultura-dellautonomia.pdf - visitato il 12.04.2019; Trabucco D., Le minoranze nell’ordinamento costituzionale italiano, disponibile al link: https://www.diritto.it/pdf_archive/26530.pdf - visitato il 12.04.2019; Wand A. E. L., Half spaghetti -

half Knödel: cultural division through the lens of language learning, PhD Thesis presso il Linacre

College University of Oxford, 2016, ottenuta su gentile concessione dell’autrice tramite il sito https://ora.ox.ac.uk/objects/uuid:d6391d08-30ea-4b78-8fce-c7ac684eb74a - visitato il 12.04.2019

del primo conflitto mondiale sono stati annessi all’Italia che, a partire dal 1923 ha deciso di suddividerli amministrativamente in tre province: quelle di Trento, Bolzano e Belluno. Ciascuna delle zone ladine presenta alcune particolarità idiomatiche, pertanto più che di lingua comune ladina, sarebbe meglio parlare di comunione linguistica, ossia della partecipazione, con la propria lingua, ad un insieme dialettale spiccatamente omogeneo, ma internamente differenziato. Una delle questioni più dibattute a livello locale riguarda quale delle diverse varianti di ladino dovrebbe venire considerata come “maggioritaria” e comune.

Trovandosi in regioni diverse dal punto di vista amministrativo, il gruppo altrimenti tendenzialmente omogeneo dei ladini dolomitici si trova ad essere amministrato in maniera piuttosto differenziata a seconda della provincia in cui si trova. Prendendo atto di questa situazione, per evitare fraintendimenti, quando più avanti ci sarà scritto ladini senza specificazioni sarà da intendere la comunità nell’insieme, la dicitura “ladini altoatesini” invece sarà riferita ai soli abitanti della Val Badia e Gardena, con “ladini trentini” si indicheranno i ladini della Val di Fassa e saranno detti “ladini bellunesi” quelli residenti nella val Fodom, a Santa Lucia e ad Ampezzo. I ladini vengono ritenuti popolazione autoctona delle valli in cui risiedono, sarebbero quindi i discendenti dei reti, celti e romani che nei vari periodi della storia antica si sono a turno stabiliti nella zona dolomitica. Un ruolo sicuramente importante per lo sviluppo dell’identità ladina fu svolto dal principato vescovile di Bressanone a partire dall’XI secolo, che comprendeva i territori della Val Gardena, di Fassa, Livinallongo e Badia. Alla fine del 1200, grazie soprattutto all’azione di Mainardo II conte del Tirolo (1258-1295), i territori ladini vennero assorbiti dalla Contea del Tirolo, che a sua volta divenne parte del Regno Asburgico dal 1363 al 1919. Un destino leggermente diverso l’ha avuto la zona di Ampezzo, che fece parte del Patriarcato di Aquileia fino al 1420 e poi della Repubblica di Venezia, venendo aggregato all’Austria solo a partire dal 1511, in seguito alle guerre tra Massimiliano d’Asburgo e Venezia. Altri eventi importanti per la storia ladina quelli del 1785, quando l’Imperatore d’Austria Giuseppe II soppresse il convento di Castel Badia e del 1803, quando con le leggi napoleoniche i principati vescovili di Bressanone e Trento vennero secolarizzati. Le valli ladine restarono da un punto di vista ecclesiastico sotto la diocesi di Bressanone - tranne Fassa e Gardena che invece passarono sotto Trento nel 1818 - mentre vennero tutte sottoposte direttamente all’autorità asburgica nell’ambito del Land Tirol. Nel 1809 i ladini si schierarono con

Andreas Hofer contro Napoleone e contro la cessione del Tirolo alla Baviera. Con la Restaurazione i territori ladini tornarono sotto il controllo degli Asburgo. Le guerre napoleoniche contribuirono a suscitare consapevolezza nei ladini rispetto ai loro legami e differenze con i tirolesi tedeschi e proprio dalla lotta contro i francesi nasce una delle figure eroiche dei ladini: Caterina Lanz, una ragazza originaria di Marebbe che avrebbe cacciato i francesi da Spinges (sopra Bressanone) con un forcone.60

Sempre durante l’epoca napoleonica si ebbe una prima divisione forte della “Ladinia” altrimenti unita, poiché Napoleone aveva assegnato le valli di Badia e Gardena al Regno di Baviera, mentre Fassa ed Ampezzo al nuovo Regno d’Italia. L’Austria, una volta tornata in possesso dei territori non annullò completamente questa divisione, accentuandola anzi con l’assegnazione nel 1817 della val di Fassa alla circoscrizione di Trento. Tale mossa provocò un gran malcontento nella popolazione, che fino a quel momento era stata invece legata a Bolzano e Bressanone. Questa divisione venne poi ripresa dal regime fascista nel 1923, con lo scopo di indebolire le richieste di tutela della loro specificità.

Nel corso dell’Ottocento cominciano a comparire i primi testi di una certa rilevanza in ladino e sul ladino. Una figura particolarmente importante da questo punto di vista è il sacerdote badiotto Nicolò Bacher (poi noto come Micurà de Rü) - da cui prende il nome una delle più attive associazioni ladine tuttora esistenti - il quale nel 1833 scrisse un testo sulla lingua ladina, descrivendone le caratteristiche differenziate nelle varie valli. Nel 1864 poi il sacerdote fassano Giuseppe Antonio Vian scrisse la prima grammatica del ladino gardenese. Per poter parlare di una vera e propria presa di coscienza ladina bisogna però aspettare il 1905, quando venne creata l’organizzazione Union Ladina - Ladiner Verein (nome in ladino e in tedesco), questo ritardo nella presa di coscienza politica si può spiegare con la presenza di due forze etniche opposte - quelle italiane/trentine e quelle tedesche/tirolesi, che per affermarsi e legittimarsi tentavano di guadagnare alla propria causa la minoranza ladina, rendendo più difficile un suo sviluppo politico autonomo. Durante la I guerra mondiale furono alleati fedeli agli austriaci, ma ciò non impedì che venissero sottoposti a un processo di assimilazione (“tedeschizzazione”, con divieto di uso di lingue diverse dal tedesco in alcuni territori

60 Palla L., Evoluzione Storica [dei Ladini], in Marcantoni M. (a cura di), Piccolo Atlante Ladino -

durante la guerra) da parte austroungarica per evitare defezioni. Nel 1920 con il trattato di Saint Germain, il Trentino e l’Alto Adige con tutti i territori ladini vengono annessi all’Italia. Il nuovo stato non riconosce la loro diversità ma tende a trattarli come “italiani tedeschizzati” che avevano dimenticato la propria origine etnica e la propria lingua. Inizia così un processo di italianizzazione, rafforzato durante fascismo, quando, per velocizzare l’assimilazione, lo studioso nazionalista Ettore Tolomei,61 per conto di Mussolini, riprese la divisione napoleonica delle valli in tre

province differenti togliendo ai ladini la possibilità di organizzarsi per resistere. Negli anni fra le due guerre mondiali il ladino non era riconosciuto come lingua autonoma, ma trattato come semplice dialetto della lingua italiana, il cui insegnamento è vietato. Questa situazione risveglia lo spirito solidaristico dei ladini con i madrelingua tedeschi, altrettanto bistrattati durante il periodo fascista. La divisione amministrativa delle comunità persiste tuttora, con grande rammarico delle comunità ladine.

A seguito dell’accordo del 1939 tra Hitler e Mussolini anche ai Ladini (oltre che ai tedeschi Südtirolesi) venne offerta la possibilità di optare, ovvero la possibilità di scegliere se lasciare tutto e andare in Germania con la promessa di trovare una compensazione per quanto abbandonato e vedersi riconosciuta la propria identità tedesca oppure restare nella propria terra natale rinunciando alla propria identità. La maggioranza della comunità ladina aderisce all’opzione e cioè decide di andarsene, ma lo scoppio della seconda guerra mondiale congela i trasferimenti, per cui di fatto solo una piccolissima parte effettivamente lascia le terre. Interessante notare che come nuova patria da destinare ai sudtirolesi era stata presa in considerazione anche la Crimea.62

Finita la seconda guerra mondiale, per risolvere la “questione altoatesina” viene stretto un accordo tra gli allora ministri degli esteri di Italia e Austria Alcide De Gasperi e Karl Gruber63 dove si conferma l’appartenenza territoriale dell’Alto Adige-

Südtirol all’Italia ma allo stesso tempo si prevede che l’Austria diventi garante delle

61 La figura di Ettore Tolomei è una figura molto contrastata in Alto Adige Südtirol, per alcuni è ancora valida la descrizione fatta da Heinz-Dietrich Schulte, Monatschrift für die Zukunft deutscher Kultur, nella rivista Die Tat, Jena, maggio 1924, disponibile in italiano al link: http://www.welschtirol.eu/ettore-tolomei/?doing_wp_cron - visitato il 10.04.2019, altri ne hanno una visione meno negativa

62 Pescosta W., Storia dei ladini delle Dolomiti, op. cit., pag. 433

63 Il testo dell’accordo De Gasperi Gruber con un breve commento è disponibile al link: http://www.regione.taa.it/codice/accordo.aspx - visitato il 10.04.2019

popolazioni tedesche e ladine residenti nel territorio, non viene però dato ascolto alle istanze ladine che chiedevano la riunione delle comunità entro un’unica provincia, che vengono respinte come residuo di pangermanesimo e nazionalismo. Inizia un periodo di trattamento molto differenziato per i ladini a seconda della loro appartenenza provinciale. La divisione viene rafforzata nel 1964, quando le parrocchie di Livinallongo, Cortina e Colle Santa Lucia vengono trasferite dalla diocesi di Bressanone a quella di Belluno.

Il primo statuto speciale della regione Trentino-Alto Adige venne adottato con la Legge Costituzionale del 26 febbraio 1948 numero 5,64 ma, dato che in un primo

momento l’Italia si limitò a riconoscere l’autonomia della regione Trentino-Alto Adige solo da un punto di vista formale e non sostanziale e a seguito di diverse proteste popolari sfociate anche in fenomeni terroristici, nel 1961 l’Austria aprì una vertenza internazionale contro l’Italia lamentando la mancata tutela delle popolazioni tedesche e ladine. In risposta alla vertenza austriaca nel 1972 viene effettuata una revisione dello Statuto di Autonomia e inizia un processo di tutela maggiore per le due minoranze, tanto che nel 1992 l’Austria chiude la contesa, dichiarandosi soddisfatta delle tutele garantite. I ladini altoatesini a partire da quel momento si vedono quindi riconoscere molti diritti, tra cui quello di essere rappresentati nel Consiglio Provinciale. Ai ladini trentini vengono riconosciute alcune prerogative solo a partire dal 1976, quando viene creato il comprensorio di Fassa, nel quale è previsto l’insegnamento del ladino. I ladini bellunesi restarono invece esclusi dal processo, migliorando solo parzialmente la loro situazione a partire dal 1983 quando la regione Veneto varò una legge (sostituita nel 1994) per favorire la valorizzazione della cultura ladina.

La comunità ladina ha comunque cercato di mantenere ed esprimere la propria identità. Esistono infatti dal 1954 a Ortisei la Cësa di Ladins con annesso museo e biblioteca, dal 1975 a Vigo di Fassa l’Istitut Cultural Ladin Majon di Fashegn, dal 1976 a San Martin de Tor in Val Badia l’Istitut Cultural Ladin Micurà de Rü. Le comunità ladine bellunesi hanno più volte fatto richiesta di indire un referendum così come previsto dagli articoli 132 e 133 della Costituzione per cambiare regione e riunirsi all’Alto Adige. Nel 2007 il referendum si è regolarmente tenuto e ha vinto la

64 Il testo integrale della legge è consultabile al link: https://www.consiglio.provincia.tn.it/leggi-e- archivi/codice-provinciale/Pages/legge.aspx?uid=7747 - visitato il 10.04.2019

parte favorevole alla riunione.65 Per 10 anni però non se n’è più parlato, finché la

questione è riemersa nel marzo 2018, quando i neosenatori altoatesini Meinhard Durnwalder, Dieter Steger e Juliane Unterberger hanno presentato un disegno di legge costituzionale affinché Cortina D’Ampezzo, Livinallongo e Colle Santa Lucia siano annessi all’Alto Adige.66 Nonostante il referendum e il disegno di legge ad oggi

(aprile 2019) la questione è rimasta in sospeso.

immagine presa dal sito: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Ladin.png#/media/File:Ladin.png

65 Cfr. l’articolo Referendum Cortina, trionfo dei "sì" superato il quorum nei tre Comuni pubblicato su

Repubblica Online il 29.10.2007 http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/cronaca/referendum-

cortina/referendum-quorum/referendum-quorum.html - visitato il 10.04.2019