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L E R EGIONI : PUNTI DI SNODO NEL ‘ VILLAGGIO ’ DELLA ‘ GLOCALIZATION ’

COOPERAZIONE INTERREGIONALE PER LA CREAZIONE DI UN NETWORK REGIONALE

6 ‘APERTURE’ E ‘CHIUSURE’ DEL PROCESSO DI ‘EURO-

1. L E R EGIONI : PUNTI DI SNODO NEL ‘ VILLAGGIO ’ DELLA ‘ GLOCALIZATION ’

All’interno dei processi multidimensionali di globalizzazione276 e mondializzazione277, i sistemi statali si presentano come entità dai contorni ‘sfumati’ non tanto e non solo per la crisi che attraversa la concezione classica di ‘Stato nazionale’ quanto per le nuove esigenze di governance che esulano i confini propriamente nazionali, impongono una ‘mappatura’ multilevel dell’azione governativa e richiedono una necessaria interazione tra i diversi

government’s level che insistono sul medesimo spazio giuridico-territoriale. .

L’integrazione europea e la progressiva definizione di questo nuovo soggetto, a partire dal piano economico sino al più attuale e ‘problematico’ piano giuridico, costituiscono una delle più significative manifestazioni del fenomeno di ‘dispersione’ dei confini e di costruzione di una identità civica più ampia e articolata. Questo nuovo scenario impone l’adozione di una prospettiva differente che non può più avvalersi delle tradizionali categorie utilizzate dal diritto pubblico per studiare i rapporti tra i diversi livelli governativo-istituzionali. I criteri di ‘gerarchia’, ‘superioritá’, ‘separazione’ perdono il ruolo di principi guida nella scala assiologico-interpretativa, lasciando spazio ai concetti di ‘sussidiarietá’, ‘cooperazione’, ‘collaborazione’ che rimandano ad una dimensione ‘reticolare’ o ‘relazionale’ dei rapporti tra i differenti livelli di governo. L’utilizzo di questa nuova lente focale non solo rappresenta una scelta imposta dai processi integrativi

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Adottando una visione “critica” ma non negativa dei processi di globalizzazione , ciò che si vuole sottolineare è la dimensione di interazione tra le classiche sfere del potere – economico, politico e culturale ed ora anche sociale – che il fenomeno menzionato produce. Appare in maniera evidente l’ambiguità del processo di globalizzazione caratterizzato dalla presenza contemporanea e sistemica di due ‘facce’ di segno contario ma non auto-annulantesi: la potenzialità, intesa in termini di sviluppo in senso ampio, e il rischio. Come sottolinea A. MELUCCI “funziona come un passepartout e in realtà segnala soltanto un aspetto dei processi in corso: l’interdipendenza globale, cioè il fatto che ciò che accade in ogni elemento del sistema ha effetti su tutti gli altri […] trascurando il fatto che, divenendo totalmente interdipendente, il sistema raggiunge i suoi limiti”. Cfr. A. MELUCCI, Diventare persone. Conflitti e nuova cittadinanza nella società planetaria, 2000. La letteratura sul tema è quanto mai vasta e diversificata ma interessante è quel filone che guarda al fenomeno in termini di progressiva ‘mitologizzazione’. Così A. TOURAINE che studia la globalizzazione sotto l’aspetto della ideologia definendola come una “grande suggestione” (Cfr. A. TOURAINE, Ideologia della globalizzazione, 1996).

277

Come sottolinea P.DICKEN, i termini di ‘globalizzazione’ e ‘mondializzazione’ vengono spesso usati come se fossero dei sinonimi pur non essendo tali poiché mentre l’ “«internazionalizzazione» indica semplicemente la crescente espansione geografica di attività economiche attraverso le frontiere nazionali e in quanto tale essa è un fenomeno niente affatto nuovo”, la “«globalizzazione»” costituisce un fenomeno “qualitativamente differente”, ovvero “una forma più avanzata e complessa di internazionalizzazione”. Cfr. T. SPYBEY, Globalizzazione e società mondiale, Trieste, 1997, p. 93

europei, ma avrebbe il chiaro vantaggio di facilitare una lettura dinamica dei processi interistituzionali, in grado di cogliere caratteri, trend e potenziali orientamenti del nuovo ciclo di ‘federalizzazione funzionale’.

I processi di cooperazione si inseriscono in un quadro bidimensionale – globale e locale – dominato dai fenomeni, complementari e ‘alternativi’, di globalizzazione e ‘glocalizzazione’278, dicotomia tipica dell’era postmoderna della “Weltinnenpolitik”279. L’emersione di uno schema di connessione ‘circolare’, ovvero di tipo collaborativo, si deve principalmente all’effetto di “de-

gerarchizzazione” creato dal rapporto “globale/locale” che predilige un tipo di

relazione il cui equilibrio viene ricercato “al di fuori di quello gerarchicamente garantito dallo Stato-nazione”280.

All’interno della dialettica globale-locale la ‘europeizzazione’ del sistema di relazioni ‘internazionali’ degli enti infrastatali costituisce un unicum in cui locale e globale non sono due piani inconciliabili ma, piuttosto, dimensioni caratterizzate da una asimmetria qualitativa o funzionale che ne determina la complementarietà: il globale è lo spazio d’azione di un livello locale consapevole della condizione di ‘nodo’ nella trama delle interdipendenze relazionali, tanto politiche che socio-economiche. Si tratta di una “strategia combinatoria continua”281 di reciproco sviluppo e potenziamento tra e delle due dimensioni globale e locale. In tale contesto in cui confini territoriali e geografici non hanno più ragione d’esistere sembra scomparire il primato del tradizionale nesso Stato- Nazione con la conseguenza di una necessaria rimodulazione dei classici elementi che configurano il fenomeno statuale – sovranità, territorio e popolazione –. Non sorprende, dunque, una considerazione della nazione – “entro cui storicamente si è formata la democrazia moderna” – come “uno dei possibili contenitori in cui essa [la democrazia] può trovare applicazione”282 ed un ripensamento dello stesso concetto di cittadinanza che oltrepassa e assume un quid novis rispetto alla mera identità nazionale.

278

Cfr. R. ROBERTSON,Globalizzazione. Teoria sociale e cultura globale, Trieste,1999. 279

Cfr. C. VON WEIZSÄCKER, Der bedrohte Friede Heute, Müchen, 1996. 280

Cfr. A.MAGNIER eP.RUSSO, Sociologia dei sistemi urbani, Bologna, 2002, p. 119. 281

Così C. DIDODATI, “Globalizzazione e dinamiche di ridefinizione delle identità”, in A. MONTANARI E D.UNGARO (a cura di), Globalizzazione, politica e identità, Soveria Mannelli, 2004.

282

Così W.PRIVITERA, Tecnica, individuo e società. Cinque lezioni sulla teoria di Ulrich Beck, Soveria Mannelli, 2004, p. 93, il quale analizza l’interessante tesi proposta da Beck in merito alla necessaria separazione tra Stato e nazione come chiave di lettura dei processi di globalizzazione e di costruzione della cosmopolis.

Al binomio ‘ri-nazionalizzazione’ o ‘governing without government’ 283 si postula un’ulteriore alternativa: il nuovo ruolo delle regioni come punto di snodo sulla scena gloca-locale attraverso l’adozione di strategie cooperazionistiche che consentono di rispondere alle sfide globali e di canalizzare le ‘risorse’ locali e producono una dilatazione dell’attività regionale oltre i confini nazionali. Le Regioni, infatti, rappresentano l’‘ago della bilancia’ o meglio il punto di connessione tanto ‘istituzionale’, come canale di trasmissione tra istituzioni internazionali e comunitarie ed autonomie locali, quanto ‘economico’ – le Regioni costituiscono il livello territoriale più adatto a svolgere le funzioni di marketing territoriale – che ‘sociale’ – pensiamo soprattutto alla gestione di problematiche generate dalla progressiva globalizzazione dei confini territoriali che necessitano, però, di soluzioni locali come le migrazioni284. Potrebbe sembrare paradossale ma i processi di allargamento dei confini e di costruzione di un ‘sistema mondo’ procedono in parallelo alla progressiva regionalizzazione dei sistemi statali. Fenomeno di ‘causa-effetto’ reciproco che è possibile spiegare se, contravvenendo alla diffusa idea di una equivalenza tra globalizzazione e omogeneizzazione, consideriamo che la ‘crisi’ che attraversano, loro malgrado, gli Stati nazionali apre spazi sempre più consistenti ad organizzazioni politiche di più ridotte dimensioni.

Internazionalizzazione delle Regioni e “multi-level governance” rappresentano lo scenario entro cui analizzare la proiezione estera delle politiche e del soggetto giuridico-istituzionale regionale dopo l’innovazione intervenuta nel quadro fondamentale delle regole costituzionali. Il processo integrativo europeo svolge, infatti, la funzione di “motore” di sviluppo di un sistema di interconnessioni e interdipendenze285, dando vita ad una struttura decentrata e multi-dimensionale che si pone in veste di “gestore” dei processi reticolari di provenienza economica, traendo dalle direzioni globalizzanti un “profitto politico” democraticamente inteso.

283

Come riporta R.A.W.RHODES in “The New Governance: Governing without Government”, in Political Studies, n. 4, 1996, pp. 652-667.

284

Sul ruolo di ‘snodo’ delle Regioni si veda B.BIANCHERI, “Introduzione”, in A.ALFIERI (a cura di), La politica estera delle regioni, Bologna, 2004.

285

Interdipendenza tra integrazione europea e sviluppo delle relazioni estere delle regioni lucidamente sottolineato e quasi anticipando i tempi da R.TONIATTI, “La bozza di statuto della regione europea”, in P.PERNTHALER,S.ORTINO (a cura di), Euregio Tirolo, Trento, 1997.

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