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Il reportage: cos’è e quali sono gli elementi che lo contraddistinguono

Per il fatto di privilegiare l’esperienza diretta e di analizzare in maniera ampia e concreta una situazione, il reportage è uno dei generi della scrittura giornalistica più apprezzati dai lettori. La chiarezza e nello stesso tempo la semplicità della scrittura sono i punti forti di questo genere, ma non solo. Procediamo con ordine.

2.1.1. Cenni storici sul reportage

La struttura del reportage ha una grande tradizione che per diverso tempo è stata molto affascinante per i lettori, che in esso hanno trovato quell’intreccio tra azione e scrittura che nessun altro genere offriva. Il genere è strettamente legato al viaggio e all’esperienza diretta che il reporter si trova a vivere e a raccontare. La

mediazione letteraria, che apparentemente poco aveva a che vedere con i fatti in questione, col passare del tempo è divenuta una componente non trascurabile e che alla fine valorizza la narrazione. Questo modo di vedere il reportage come qualcosa di prettamente giornalistico-letterario si afferma a partire dall’Ottocento,

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un secolo che ha visto numerosi autori cimentarsi in questo genere e produrre degli ottimi lavori.

Prima del diciannovesimo secolo il reportage era comunque conosciuto, ma aveva delle funzioni diverse rispetto a quelle che acquisì col passare del tempo. Pensiamo per esempio alle opere di carattere storiografico del passato, come ad esempio il De bello gallico di Giulio Cesare o al Milione di Marco Polo: ci troviamo in presenza di due grandi capolavori del passato che possono essere considerati, per certi versi, gli antenati del reportage. In queste opere troviamo i resoconti del viaggio compiuto, dettagli preziosi di carattere geografico, appunti sul comportamento culturale degli abitanti dei luoghi in questione. Tuttavia, nonostante vi siano elementi comuni, non possiamo inserire questo tipo di scritti all’interno del filone del reportage moderno. Solo dopo qualche secolo infatti il genere assumerà la forma che conosciamo oggi.

Uno degli innovatori della struttura può senz’altro essere considerato Henry Morton Stanley, giornalista che nel 1871 ritrovò in Africa l’esploratore David Livingstone, procurando molto scalpore nell’opinione pubblica58; la narrazione

riscosse molti apprezzamenti tra i lettori: sembrava si fosse trovato il giusto equilibrio tra l’azione compiuta e il modo in cui l’autore la raccontava.

Una delle più grandi figure che ha segnato la storia del reportage è Ernest Hemingway, inviato di diverse testate e corrispondente anche durante il conflitto civile spagnolo e la seconda guerra mondiale59. I suoi lavori risultano essere molto

apprezzati dalla critica per la puntualità e la vivacità stilistica. Tra i suoi scritti più

58BERTONI 2015, p. 23. 59 Ivi, p.24.

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riusciti ricordiamo Mussolini, il più grande bluff d’Europa del 1923, che profetizzava la caduta della dittatura in Italia (cosa che in realtà si verifico qualche lustro dopo) e Verdi colline d’Africa del 1935, reportage realizzato in Kenya e giocato sulla contraddizione tra l’avventura del safari e i rischi che questo comportava60.

Un altro importante esponente del reportage moderno è stato Goffredo Parise, autore nel 1976 di Guerre politiche, un insieme di articoli riguardanti la guerra in Vietnam, e di altri servizi riguardanti la lotta partigiana in Laos e la repressione militare in Cile.

Questi esempi ci aiutano a comprendere meglio cos’è un reportage e di cosa si

occupa nello specifico. Come tutti i grandi eventi che abbiamo citato (cadute di dittatori, guerre, repressioni), anche gli anni di piombo rappresentano un periodo buio e ricco di interrogativi che meritavano risposte.

2.1.2. Reperire il materiale e raccontarlo

Nel paragrafo precedente si faceva riferimento al genere del reportage nella sua forma originaria, ovvero quella scritta. Con le invenzioni di fotografia e televisione anche la struttura del genere si evolve, dando spazio alle nuove tecnologie per favorire la comprensione del pubblico.

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Che si tratti poi di un reportage scritto o televisivo bisogna comunque procedere con ordine, compiendo determinati passaggi. Il primo passo è quello del reperimento del materiale e della documentazione da trattare; questo perché è molto importante rimanere fedeli alla realtà dei fatti, e quindi più informazioni si avranno e più sarà facile riuscire a ricostruire dettagliatamente il fatto. Nulla deve essere lasciato al caso e i particolari risultano fondamentali per la buona riuscita del testo nonché per la scorrevolezza della ricostruzione. Molto importante è l’utilizzo dei tempi verbali appropriati e degli elementi linguistici in generale che, all’interno di una narrazione più intrecciata, sono necessari per la buona riuscita del testo; la scelta non ponderata di questi elementi potrebbe infatti creare confusione nel racconto della vicenda.61

È dunque importante la documentazione che il reporter ha a disposizione, ma la chiave per comprendere il genere è il modo in cui il materiale viene ordinato e quindi trattato. Chi scrive un reportage non si limita a esporre una serie episodi con prove a supporto, ma deve coinvolgere e testimoniare al lettore le emozioni che il fatto ha provocato aggiungendo quel pizzico di soggettività che possa far procedere un’intrecciata narrazione nel modo più scorrevole possibile. Non bisogna però dimenticare l’impronta oggettiva del racconto giornalistico, che sta alla base del reportage; pertanto quando si parla di soggettività si fa riferimento a particolari situazioni in cui l’autore sente l’esigenza di mostrare qualcosa, abbandonando ogni pretesa di onniscienza62. In questo caso l’incertezza della visione o del racconto lascia la normale prassi del documentario e si trasforma in

61CARDINALE 2011, pp. 62-63. 62 DONNARUMMA 2014, p. 212.

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esperienza che trasmette al lettore la sensazione del reale. Tutto questo, comunque, non compromette la visione veritiera e persuasiva del reportage, che in ogni caso nasce proprio per raccontare con chiarezza dei fatti storici. Anche Zavoli, all’interno del suo lavoro sugli anni di piombo, ricorre a commenti e opinioni soggettive che sono fondamentali per far luce su delle circostanze non del tutto chiarite. La forma e il modo di narrare gli episodi sono indispensabili per rendere persuasivo un fatto, addirittura più dei documenti stessi, e sta all’autore presentare un testo che possa colpire sia nell’esposizione che nello stile adottato.

Un altro importante elemento che caratterizza abitualmente la stesura di un reportage è l’utilizzo della prima persona plurale. Non si tratta in realtà di un’innovazione vera e propria, in quanto il «noi» era molto usato nella scrittura giornalistica anche in precedenza; cambia però il significato: se nei semplici articoli e in alcune inchieste la prima persona plurale stava a indicare non solo il giornalista scrittore, ma la redazione del giornale nel suo insieme, nel reportage, che ha il compito di fare chiarezza su importanti questioni che riguardano tutti (e quindi anche il lettore), il «noi» assume un altro ruolo, in cui chi legge si sente partecipe e si avvicina inevitabilmente a chi scrive.

2.1.3. Le fonti e il lead

La sostanza del reportage rimane comunque la notizia o l’episodio di cronaca, e per esser presentato e spiegato al lettore necessita di una cospicua documentazione che testimoni il fatto; è utile in tal senso accennare un discorso riguardante le

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fonti. Queste si dividono in dirette e indirette: le prime sono essenzialmente frutto di un lavoro sul campo del cronista, il quale esce dalla redazione in cerca di informazioni che possano risultare utili nella stesura del lavoro. Questo sistema implica chiaramente la presenza di informatori, con i quali il cronista intrattiene rapporti di fiducia, in quanto rivelatori di notizie riservate, indiscrezioni e scoop di varia natura. Per quanto riguarda le fonti indirette, invece, si tratta di informazioni recuperate tramite materiali d’archivio, per cui vengono chiamate «fonti istituzionali»63. In genere queste si dividono in primarie e secondarie: delle prime

fanno parte tutti i documenti d’archivio, le epigrafi e i manufatti; delle seconde le scritture sui fatti, ad esempio le opere degli storici o le successive ricostruzioni. È chiaro che per la realizzazione di un buon reportage è meglio fare affidamento più sulle fonti dirette, che offrono certamente notizie uniche e non alla portata di tutti.

I reportages sono molto apprezzati dai lettori, vuoi per l’interesse che suscitano nel trattare un determinato fatto di cronaca, vuoi per lo schema narrativo che il genere utilizza di solito. Tale struttura è molto interessante, soprattutto nella parte iniziale, dove è presente quello che nel gergo giornalistico è chiamato lead (ovvero “condurre”), che rappresenta il cappello al testo in cui l’autore introduce il suo lavoro e il modo con cui procederà nella narrazione. Troviamo il lead non solo nei reportage, ma in un qualsiasi articolo di un quotidiano. Fino a qualche tempo fa la prerogativa era quella di rispondere alle regola delle “5W”64: questa

norma, figlia del giornalismo anglosassone e adottata anche in altri Paesi, riprende le iniziali delle cinque domande («who?», «when?», «what?», «where?», «why?»)

63 CARDINALE 2011, pp.64-65. 64 Ivi, p. 73.

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che il lettore solitamente si pone per avere una buona comprensione del pezzo di cui si interessa. Col passare degli anni la regola sta perdendo la sua importanza: si punta infatti più su frasi a effetto e su una riduzione sostanziale delle parole utilizzate65. Anche in Italia, da qualche decennio, c’è stata una sostanziale innovazione del lead: a partire dagli anni Sessanta, infatti, la schematicità delle “5W” è abbandonata per dare maggior spazio ad un solo ambito, accompagnato però da maggiori dettagli che creano nel lettore la curiosità che lo avrebbe portato a leggere la storia66. Il lead, tuttavia, continua ad essere molto importante:

nonostante l’evoluzione subita nel corso del tempo, che lo ha visto ridursi sempre più, siamo pur sempre di fronte al biglietto da visita di un testo che ha l’ambizione di raccontare un fatto storico. All’interno del cappello possiamo trovare di tutto, dalle citazioni agli aneddoti, fino ad elementi che saranno fondamentali all’interno del racconto. Sia che si esponga un fatto, sia che si privilegi un particolare, i punti di partenza del lead possono essere: 1) l’enunciazione, in cui solitamente l’autore si concentra su un dettaglio della vicenda; 2) la situazione, dove ci ritroviamo proiettati in medias res nella vicenda che il cronista vuole raccontare; 3) la dichiarazione, che riprende direttamente le parole di un protagonista, e anche in questo caso il lettore si ritrova al centro della scena; 4) l’interrogativo, che consiste nel porre un quesito di natura generale che solitamente viene percepito come problema collettivo e che provoca nel lettore una riflessione67. Da quanto detto, si evince l’importanza del lead: è attraverso l’incipit che possiamo iniziare a

65 Ivi, pp. 72-73.

66 PAPUZZI 2010, pp. 184-185. 67 Ivi, pp. 185-188.

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comprendere realmente la notizia, anzi è fondamentale capirlo per evitare di perdere parte della narrazione.

È inutile dire che oltre all’introduzione è fondamentale lo svolgimento vero e proprio del testo. Se attraverso l’incipit ci catapultiamo subito all’interno della trama del reportage, i successivi passaggi sono altrettanto importanti per la buona riuscita della narrazione. Un altro importante passo è la presentazione del protagonista, specialmente se questo non è noto al lettore. In tal caso è molto utile procedere con degli esempi per giungere a una caratterizzazione che possa sembrare credibile in relazione ai fatti narrati. Nel momento in cui invece ci troviamo in presenza di una personalità famosa il tutto risulterà più semplice, in quanto il protagonista non ha bisogno di presentazioni.68

Nel momento in cui parte il vero e proprio svolgimento del racconto bisogna essere quanto più chiari possibili per facilitare la comprensione del pubblico. È infatti molto importante inserire anche i particolari più banali per andare offrire al lettore una corretta informazione69.

68 CARDINALE 2011, pp.77-78.

69 Particolarmente rilevante in questo caso, è l’esempio del De bello gallico di Giulio Cesare. Ivi,

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2.1.4. Evoluzione del genere: foto e televisione

Da quanto detto fin qui, ci rendiamo conto delle evoluzioni che il genere del reportage ha subito nel corso del tempo. Inizialmente furono le fotografie ad aprire un vero e proprio filone: alla fine dell’Ottocento, con l’invenzione della lastra a mezzatinta che consentiva di stampare le fotografie con la stessa macchina usata per i caratteri tipografici, fu molto più semplice per i reporter dare avvio a un processo di innovazione del loro lavoro.70Il vero banco di prova del genere fu la prima guerra mondiale, che rappresentò la verifica dal punto di vista pratico delle nuove tecniche di fare giornalismo, con ottimi risultati. Se la Grande Guerra risultò essere la prova generale di un nuovo modo di produrre reportage, la seconda guerra mondiale ne confermò il successo. Illustri reporter, tra i quali spicca il nome del fotografo ungherese Robert Capa, furono la prova che il genere era riuscito ad evolversi grazie ai nuovi mezzi tecnologici di cui disponeva. Con i suoi scatti, Capa riuscì a raccontare le sofferenze e la fatica che la guerra aveva provocato sfruttando al massimo la potenza delle immagini.

In Italia il reportage fotografico ebbe grande successo grazie al prezioso contributo dell’istituto Luce, ma inevitabilmente fu segnato dalla censura del regime fascista. Pertanto il fotogiornalismo italiano risulta essere circoscritto ad episodi isolati.

Con la diffusione della televisione, il genere compie ulteriori passi avanti dal punto di vista tecnologico. Le foto vengono sostituite dai video e i reporter furono

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maggiormente incoraggiati nel produrre dei lavori, anche per confrontarsi con i nuovi attrezzi di cui potevano disporre. Nel nostro Paese fu la RAI a dare slancio a inchieste e reportages realizzati da diversi cronisti (oltre a La notte della

Repubblica, lo stesso Zavoli si era cimentato in un altro lavoro, chiamato Nascita

di una dittatura).

Abbiamo dunque elencato le caratteristiche e il modo di procedere che sono propri di questo genere: dal solo testo, all’ausilio tecnologico di foto e video ci rendiamo conto di aver a che fare con un modo di fare giornalismo che per la sua completezza ha sempre trovato all’interno del pubblico un gran numero di interessati.