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Dalla trasmissione televisiva al libro

La notte della Repubblica nasce inizialmente come reportage televisivo e solo in

seguito verrà trascritto sotto forma cartacea. Zavoli decise di essere fedele allo schema del programma nella successiva trascrizione, quindi è difficile trovare delle vere e proprio differenze tra l’edizione televisiva e quella scritta.

Il programma andò in onda per un totale di circa quarantacinque ore, e rispetto al libro poteva contare sul potere iconico delle immagini: un grande vantaggio rispetto a un testo, considerando sia l’immediatezza con la quale la notizia arrivava allo spettatore, sia la tensione emotiva che poteva procurare. È utile però sottolineare il lavoro che fu compiuto sulle immagini. La televisione infatti non è soltanto qualcosa che si guarda, bensì qualcosa su cui si appare82. Dunque, lavorare sul materiale audiovisivo a disposizione e presentarlo in un determinato modo è la sfida che si pone davanti ai reporter televisivi, che devono ordinare la documentazione in modo da rendere il lavoro svolto fruibile a fasce di pubblico più ampio.

Con l’innovazione delle immagini ci rendiamo conto che il giornalismo si è dovuto scontrare con un linguaggio anch’esso in evoluzione. Negli scritti (articoli,

inchieste, reportage) attraverso il linguaggio bisognava sopperire alla carenza di documenti audiovisivi. Proprio per questo motivo, la nascita del lessico televisivo ha influenzato anche il giornalismo scritto. Ci sono diversi altri elementi da tenere in considerazione che hanno avuto inevitabilmente conseguenze anche nel libro.

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Ci troviamo di fronte, ad esempio, ad un gergo nuovo, adatto a tutti gli strati del pubblico televisivo che era ampio e variegato; in generale, quindi, con la comparsa della TV cambia il linguaggio del giornalismo. Siamo in presenza della cosiddetta «lingua del riuso»83, un codice divenuto proprio di tutti i media, che utilizza citazioni, frasi e locuzioni attinti da campi diversi (letteratura, musica, cinema) per rendere più esplicito un concetto e per favorirne meglio la comprensione. Cambia il modo di presentare una notizia: grazie alle presenza dei video, chi racconta è più libero nella descrizione del fatto, e al contempo cerca di instaurare con lo spettatore un rapporto nuovo, quasi di dialogo, come a volerlo coinvolgere.

Con l’informazione televisiva, inoltre, si afferma l’importanza della figura dell’anchorman, ovvero del conduttore televisivo carismatico che aveva il compito di coordinare la trasmissione. Grazie alla sua grande esperienza all’interno della RAI (di cui fu anche direttore generale), Zavoli fu all’altezza di questo ruolo. Non era la prima volta che si cimentava in programmi del genere, e sapeva benissimo come gestire una trasmissione di quel tipo. Attraverso uno stile pacato e professionale risultò agli occhi del pubblico la personalità giusta per trattare episodi molto delicati.

La notte della Repubblica ha messo in risalto anche un altro tema, ovvero quello

della relazione tra la notizia giornalistica e lo spettacolo, che l’invenzione della

televisione aveva creato. Il programma, in realtà, concedeva poco alla spettacolarità dimostrandosi sobrio ed equilibrato. La trasmissione fu comunque influenzata dalle tendenze televisive dell’epoca, attraverso la formula del talk-

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show. Il momento del dibattito rientrava a pieno titolo all’interno di questo genere che il pubblico apprezzava molto per la capacità di assistere a confronti, a volte anche aspri, tra diverse personalità che discutevano dello stesso argomento. Gli scontri dialettici e la difesa delle proprie posizioni erano ben visti dagli spettatori, tanto che all’inizio degli anni Novanta furono numerose le trasmissioni che ripresero il genere del talk-show.

Cambia quindi poco tra l’edizione televisiva e quella scritta della Notte della

Repubblica. E le intenzioni di Zavoli erano proprio queste: sull’onda del successo

televisivo bisognava non stravolgere un reportage che poteva avere ottenere grandi risultati anche nella forma cartacea.

2.4.1. I pregi del giornalismo televisivo

Il giornalismo televisivo ha a sua disposizione strumenti di indagine agili, efficaci, preclusi sia al giornalismo scritto sia agli stessi storici84.

[Silvio Lanaro]

Le parole dello storico Silvio Lanaro rendono l’idea dell’importanza dei mezzi di cui dispone il reporter televisivo. Questo perché gli strumenti di indagine utilizzati dal giornalismo scritto richiedono uno sforzo maggiore per reperire materiali e

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documenti rispetto a quelli a disposizione di quello televisivo. I reporter della stampa, spesso e volentieri, si imbattono nella burocrazia per reperire fonti, che molte volte risultavano secretate; il reporter televisivo, al contrario, non ha necessariamente bisogno del documento scritto, ma può puntare sull’immediatezza dell’intervista e dell’immagine. Nel caso della trasmissione di

Zavoli questo elemento fu determinante. Ricavare le informazioni e i particolari che i protagonisti di quegli anni raccontarono nel programma avrebbe richiesto uno sforzo di gran lunga maggiore.

Oltre che sull’immediatezza, il giornalismo televisivo può contare anche su un pubblico maggiore rispetto alla carta stampata. In tal senso, nel nostro Paese un ruolo di primo piano è tutt’ora svolto dalla RAI. L’azienda televisiva italiana nasce per dare un pubblico servizio85 e dunque la sua programmazione da tempo annovera documentari, inchieste giornalistiche e programmi di approfondimento che hanno proiettato gli italiani all’interno del mondo dell’informazione. Con il suo stile sobrio (quasi un marchio RAI fino agli anni Novanta) l’azienda è riuscita nell’intento di avvicinare alla cultura gli italiani e non solo, diventando una dei vanti del nostro Paese.

È evidente che i mezzi del giornalismo televisivo siano molto più efficaci rispetto a quelli tipici del giornalismo scritto. Questi strumenti ci hanno permesso, grazie anche ad Internet, di essere sempre più a contatto con le notizie nel minor tempo possibile.

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