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Il ruolo del ricordo e l’importanza dell’oblio: il diritto alla memoria e l’opposto diritto alla cancellazione dei dati non più necessar

SEZIONE II: Il trattamento dei dati personali nell’evoluzione normativa europea, dalla Convenzione di Strasburgo 108/1981: un lento affermarsi, nel quadro europeo,

1) Il ruolo del ricordo e l’importanza dell’oblio: il diritto alla memoria e l’opposto diritto alla cancellazione dei dati non più necessar

L’uomo ha sempre fatto di tutto per non dimenticare, per tenersi stretto i ricordi, nonostante, in passato, dimenticare sia stato più facile e meno costoso che ricordare. Ha cercato di migliorare le sue capacità di trattenere i ricordi, aumentando la quantità d’informazioni da immagazzinare e richiamare alla memoria, perché ricordare aiutava ad affrontare la vita e prendere le decisioni, nella speranza che il ricordo del passato potesse sopperire alla mancanza d’informazioni sul presente e all’incertezza insita nel futuro. Ricordi, che inizialmente veicolavano tra le genti attraverso il linguaggio, ma con il grosso limite che nel tempo, attraverso il racconto, i dettagli si perdevano, il ricordo intero sbiadiva, la storia veniva ad essere alterata.

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Con l’invenzione della scrittura prima e le tecniche di conservazione delle conoscenze poi, si sono aperte nuove frontiere nella gestione del ricordo. La nascita delle biblioteche aperte al pubblico, anche nei centri minori, ha sicuramente favorito l’indelebilità dei fatti passati, anche se, a causa dell’analfabetismo assai diffuso e dell’alto costo, i libri, scritti a mano dagli amanuensi e perlopiù di proprietà dei governanti, di fatto erano consultati da pochi58.

Complice l’invenzione della stampa a caratteri mobili di Gutemberg ed una riduzione drastica del prezzo della carta, a fine ‘800 la produzione di libri e giornali cresceva vertiginosamente, parallelamente all’aumento del numero dei lettori che, attraverso la lettura di massa, soprattutto dei giornali, riuscivano a definire i luoghi in cui si verificavano gli eventi, per cui, prescindendo dalle distanze, avevano la possibilità di sentirsi parte di una comunità in cui le persone si sentivano vicine, non per questioni geografiche, ma in quanto facenti parte della stessa comunità di appartenenza.

Nonostante la memoria prodotta nell’800 fosse di gran lunga superiore a quella precedente, per svariate ragioni, tuttavia, il ricordo a lungo termine continuava a conoscere limiti: la carta si disintegrava rapidamente e i documenti erano destinati all’autodistruzione. Contenevano in sé una scadenza automatica.

Il passaggio tecnologico successivo ha avuto un obiettivo chiaro, ambizioso e alternativo al precedente: quello di eliminare l’oblio, “credo sia questo il vero significato del personal computer: catturare tutta la vita di ognuno di noi59”.

Con il passaggio dall’era tecnologica a quella digitale vengono a modificarsi in maniera sostanziale le tipologie di informazioni che possono essere ricordate, le modalità e il prezzo del ricordo.

Man mano, infatti, che sono venuti meno i vincoli economici, gli esseri umani hanno iniziato ad incrementare massivamente la quantità d’informazioni, affidandole alla memoria digitale, relativamente non solo ai settori economici, ma a tutti gli aspetti della

58 D. V. MAYER-SCHONBERGER, Delete. Il diritto all’oblio nell’era digitale, Milano, 2013, 29: «I Tolomei

pagavano laute somme di denaro per prendere in prestito e copiare testi importanti custoditi all’estero. Tolomeo III, per esempio, versò una cauzione agli ateniesi per ottenere dei loro documenti importanti, ne fece delle copie meticolose e le mandò ad Atene, trattenendosi gli originali, perché riteneva che ogni copia comportasse inevitabilmente degli errori che riducevano il valore del documento».

59 G. SHARON, Total recall: storing every life memory in a surrogate brain, in Computer world, aprile, II, 2008.

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vita dell’individuo, ribaltando il vecchio principio, sicchè oggi ‘ricordare è la norma, non più l’eccezione’. Nel cyberspazio rimane traccia di tutto e di tutti.

L’informazione digitalizzata è ‘a prova di futuro’: una volta digitalizzato il segnale e salvato su memoria è come se fosse stato scolpito sulla pietra. I bassissimi costi di memorizzazione e diffusione delle informazioni hanno realizzato l’obsoleto desiderio umano di una sempre maggiore capacità di memoria: oggi dimenticare è diventato drammaticamente costoso e difficile.

La digitalizzazione, abbinata alla memorizzazione poco costosa e alla facilità delle tecniche di recupero e trasmissione delle informazioni online, fa sì che la stessa sia prontamente disponibile e per sempre.

Ovviamente l’operazione non è esente da rischi! Il più ricorrente è che l’informazione, una volta postata in Rete, attraverso il fenomeno della condivisione, cominci a vivere una vita propria, diversa e autonoma rispetto al suo autore che, in tal modo, ne verrà a perdere il controllo.

Difficilmente il suo titolare ne rientrerà in possesso, né potrà vietare agli altri di condividerla, dal momento che non è neanche in grado di sapere in quali mani i dati relativi alla sua persona siano finiti e per quali vie del cyberspazio stiano navigando. Annullare questi default di memorizzazione è complesso, a volte impossibile; se ai tempi dell’analogico era già un’illusione pensare di esercitare un controllo assoluto sulla circolazione dei dati, con il passaggio al digitale, la possibilità di esercitare il diritto all’autodeterminazione informatica sui propri dati si è enormemente ridotta.

E’ vero, d’altra parte, che la condivisione delle informazioni produce effetti anche positivi, offrendo “opportunità di continuità e conservazione che trascendono la condizione stessa dell’essere umano, lasciando tracce e facendo sì che la vita di una persona abbia significato, e non essere vissuti invano”60.

“La conoscenza è potere”, scriveva Bacon61 e l’accesso alla memoria digitale,

assecondando la sete di conoscenza, offre sicuramente vantaggi enormi, ma non si possono, d’altra parte, negare le conseguenze potenzialmente pericolose, cui i singoli, le società e la comunità intera sono esposti, in conseguenza del controllo sulle informazioni

60 R. NOZICH, Philosophical explanation, in Harvard University Press, 1981, 584. 61 F. BACONE, Religious meditations of heresias, Londra, XVI Sec.

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loro riferibili e sulla loro veicolazione, fenomeni di fronte ai quali sono assolutamente inermi.

La consapevolezza che la perdita del controllo sui propri dati non sia affatto indolore ha indotto i governi di un po’ tutti gli Stati, sin dalla metà del secolo scorso, a correre ai ripari, apprestando nuove regole dirette alla limitazione della circolazione delle informazioni, laddove non ne sia possibile il recupero.

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