• Non ci sono risultati.

UN RIFERIMENTO ALLA LETTERATURA

2. IMPLEMENTAZIONE ED EFFETTI DEL NUOVO QUADRO REGOLAMENTARE: LA

2.4 IL PROBABILE IMPATTO DELLA RICAPITALIZZAZIONE SULLA

2.4.1 UN RIFERIMENTO ALLA LETTERATURA

Prima di procedere all’espletamento del modello utilizzato e dei risultati ottenuti dell’analisi, occorre precisare che in letteratura sono stati numerosi i lavori di chi ha cercato di analizzare e argomentare la sussistenza o meno di una correlazione tra l’andamento del capitale e quello dei principali indicatori di redditività e rischiosità delle banche. La scelta degli indicatori sopra riportati, dunque, non è stata casuale. Diverse sono state le considerazioni in letteratura sugli effetti della detenzione di un capitale più elevato.

Se si fa riferimento alle relazioni tra patrimonializzazione e redditività si può citare il lavoro di Witowschi e Luca (2016), i quali, tramite un modello di equazioni simultanee in cui il capitale e la redditività sono state considerate a turno l’una la variabile dipendente dell’altra, hanno valutato il modo in cui il capitale ha influenzato la redditività delle banche di 7 Paesi europei: Austria, Bulgaria, Grecia, Italia, Romania, Paesi Bassi e Ungheria. Il modello ha incluso 68 banche analizzate in un intervallo temporale che va dal 2006 al 2011 e i risultati ottenuti hanno rivelato l’esistenza di una relazione positiva tra capitale e redditività in duplice direzione, in quanto un'elevata redditività avrebbe potuto determinare rapporti patrimoniali più elevati poiché gli utili sono una fonte di capitale136.

Un ulteriore contributo è quello di Gary (2016), il quale ha condotto un’analisi di regressione lineare prendendo in esame la relazione sussistente tra CET1 ratio e le principali misure di performance (ROE e ROA) di un campione di 58 banche dell’Unione Europea nel triennio 2013-2015. I risultati di tale analisi hanno messo in evidenza la sussistenza di una correlazione positiva tra il livello di capitale detenuto dalle banche e il ROE, infatti, le istituzioni finanziarie con una percentuale maggiore di capitale sembravano generare più utili con i soldi investiti dagli azionisti. Per quanto riguarda il ROA, è stato trovato che il livello del capitale di qualità primaria ha avuto un impatto positivo e significativo anche su di esso, in quanto le banche con un rapporto più alto di CET1 facevano un uso più efficiente dei loro assets per generare profitti.137

Già in tempi passati, Berger (1995), analizzando la relazione tra ROE e PV/RWA di alcune banche americane tra il 1983 e il 1989, aveva notato una relazione positiva

136 I. R. B. Witowschi, , F. A. Luca, Bank Capital, Risk and Performance in European Banking. A Case Study on Seven Banking Sectors. Prague Economic Papers, vol. 2, 2016.

115

costante tra i due rapporti; secondo lui l'aumento della redditività era dovuto principalmente a una riduzione dei tassi passivi, conseguente a una ridotta rischiosità della banca.138

Numerosi sono stati anche i sostenitori del secondo punto di vista, ovvero quello che si concentra sugli effetti negativi del detenere più capitale.

Goddard, Molyneux e Wilson (2004), che hanno analizzato le dinamiche di crescita e la performance del sistema bancario europeo dal 1992 al 1998, hanno notato che le banche che mantenevano un elevato capitale tendevano ad avere un rendimento relativamente basso sul capitale e a mostrare una crescita lenta.139

In Italia, F. Panetta, capo del servizio Studi di Congiuntura e Politica Monetaria della Banca d’Italia, nel suo intervento al seminario “Bankin in the rain. Il sistema bancario in un mondo che cambia” del 12 marzo 2009, in vista dell’entrata in vigore delle nuove regole di Basilea 3 ha affermato che una minore leva finanziaria, con conseguente riduzione dei rischi e delle complessità nel settore bancario, avrebbe determinato una diminuzione del valore aggiunto e della redditività del capitale bancario.

A tal proposito, i risultati ottenuti dalle analisi poste in essere in tempi più recenti da Poblocka (2014) e Trujillo-Ponce (2013), non hanno fatto altro che confermare queste tesi.

Tali autori dallo studio delle relazioni tra l'incremento dei requisiti patrimoniali e le performance del sistema olandese e spagnolo, tramite l’osservazione dell’indice di correlazione di Pearson, si sono accorti che il crollo del ROE è strettamente correlato all’incremento dei Tier 1 e Total Capital ratios, giungendo alla conclusione che la redditività delle banche olandesi e spagnole è influenzata negativamente dall’incremento delle riserve patrimoniali.

Tuttavia, mentre Poblocka140 nell’analisi delle banche olandesi negli anni 2005- 2013 ha mostrato un’analoga correlazione negativa tra ROA e coefficienti patrimoniali, Trujillo-Ponce141, esaminando la redditività delle banche spagnole nel periodo 1999-2009, ha trovato che un’elevata capitalizzazione ha un impatto

138A. N. Berger, The relationship between capital and earnings in banking. Journal of money, credit and Banking, vol. 2, 1995.

139 J. A. Goddard, P. Molyneux, J. O. Wilson, Dynamics of growth and profitability in banking. Journal of Money, Credit, and Banking, vol.6, 2004.

140 I. Poblocka, The Dutch system banks throughout the crisis. The Basel framework as a hampering factor on bank performance, University of Twente, 2014.

141 A. Trujillo‐Ponce, What Determines the Profitability of Banks? Evidence from Spain, Accounting & Finance, vol. 53, 2013.

116

positivo sulla redditività delle banche solo quando viene utilizzato il ROA come indice di profittabilità.

Tanti sono stati anche gli economisti e letterati che si sono dedicati allo studio e alla verifica dell’esistenza e del tipo di correlazione intercorrente tra capitale e misure di rischio.

Anche in questo caso i risultati di tali analisi sono stati spesso contraddittori, rendendo il rapporto tra capitale e rischio bancario estremamente ambiguo. Da un lato, alcuni ricercatori hanno ritenuto che una maggiore quantità di capitale aumentasse la propensione al rischio delle banche, altri invece hanno sostenuto la tesi opposta, ovvero che più capitale portasse a una riduzione della rischiosità delle stesse.

Tra i primi, si possono citare:

₋ Aggrawal and Jacques (2001), i quali hanno trovato una significativa relazione positiva tra i cambiamenti nel livello del capitale e il rischio delle banche americane rispettivamente nei periodi 1984-1987 e 1993-1997.142

- Haq and Heaney (2012), studiando un campione di 117 banche di 15 Paesi europei nel periodo 1996-2011, hanno evidenziato un’analoga relazione positiva tra capitale e rischio bancario.143

- In tempi più recenti, Fatnassi, Hasnaoui, Ftiti (2014) hanno analizzato 113 banche dei Paesi islamici negli anni 2003-2011 trovando che le banche con un elevato grado di patrimonializzazione erano anche le più rischiose.144

Tuttavia, numerosi sono stati anche coloro che sono giunti alla conclusione opposta, ovvero quella che un incremento del capitale, rendendo la banca più solida, tende a ridurre il rischio della stessa, evidenziando, quindi, una relazione negativa tra livello di patrimonializzazione e rischiosità delle banche. Tra questi si possono citare: - Agusman et al. (2008) che, studiando 46 banche asiatiche nel periodo 1998-2003

hanno dimostrato l’esistenza di una correlazione negativa, anche se non significativa, tra PV/Attività Totali e misure di rischio;145

142 R. Aggrawal, K. Jacques, The impact of FDICIA and prompt corrective action on bank capital and risk: Estimates using a simultaneous equations model, Journal of Banking and Finance, vol. 25, 2001. 143 M. Haq, R. Heaney, Factors determining European bank risk, Journal of International Financial Market Institutions and Money, vol. 22, 2012.

144 I. Fatnassi, H. Hasnaoui, Z. Ftiti, The impact of bank capital on profitability and risk in GCC countries: Islamic vs conventional,2014.

145 A. Agusman, , G. S. Monroe, D. Gasbarro, J.K. Zumwalt, Accounting and capital market measures of risk: Evidence from Asian banks during (1998-2003), Journal of Banking and Finance, 2008.

117

- Abba et al. (2013) che hanno esaminato un campione di 22 banche in Nigeria dal 2007 al 2011 trovando una significativa relazione negativa tra rischio e coefficiente di adeguatezza patrimoniale delle banche;146

- Witowschi e Luca (2016), i quali si sono concentrati sull’analisi di 68 banche europee nell’intervallo di tempo che va dal 2006 al 2011, i cui risultati ottenuti hanno rivelato anche in questo caso l’esistenza di una correlazione negativa tra capitale e rischiosità.

In ambito bancario, il rischio di credito generato dall’attività di prestito costituisce uno dei principali fattori di rischiosità per gli intermediari, che sono tenuti a fronteggiarlo. Esso consiste nel rischio che il debitore non rimborsi il capitale o non corrisponda gli interessi, in tutto o in parte: i crediti deteriorati (non-performing loans) possono quindi essere ritenuti un prodotto di tale rischio.

In estrema sintesi, tanto più i crediti iscritti in bilancio presentano rischio di default, e quindi sono classificati in una delle categorie previste per i non-performing loans, tanto più le banche dovranno accantonare patrimonio a copertura del rischio.

Difatti, essendo il patrimonio di vigilanza influenzato dai Risk-Weighted Assets (RWA), se aumentano i non-performing loans e la qualità dell’attivo bancario diminuisce, maggiore sarà la quantità di capitale che ogni banca dovrà detenere per soddisfare i requisiti di vigilanza prudenziale, con la diretta conseguenza che parte del patrimonio non potrà più essere impiegato per la concessione di ulteriori prestiti. Non così scontato, tuttavia, è l’effetto inverso, cioè quello che si registra da parte di una variazione del capitale sui NPL. La letteratura in merito, infatti, si divide tra due linee di pensiero differenti.

La prima afferma che un basso indice di copertura patrimoniale causi una crescita dei crediti deteriorati. Come sostenuto da Berger e DeYoung (1997)147 e da Messai e Jouini (2013)148 le banche si trovano in una condizione di incentivo all’azzardo morale quando il rischio è sopportato da una terza parte (gli azionisti), per la quale risulta difficile far pagare o prevenire tale comportamento. Essi hanno affermato che

146 G.O. Abba, P. Zadrariah, E.E. Ingang, Capital adequacy ratio and banking risk in the Nigerian money deposit banks, Research Journal of Finance and Accounting, vol.4, 2013.

147 A.N. Berger, R. De Young, Problem Loans and Cost Efficiency in Commercial Banks, Journal of Banking and Finance, 1997.

148 A.S. Messai, F. Jouini, Micro and Macro Determinants of Non-performing Loans, International Journal of Economics and Financial Issues, vol. 3, 2013.

118

le banche con un livello di capitale relativamente basso rispondono agli incentivi di azzardo morale assumendo maggior rischio, e quindi aumentando l’ammontare dei crediti deteriorati.

L’altra idea, sostenuta da autori come Beck R. et al (2013), è quella secondo la quale un alto tasso di copertura patrimoniale rappresenti per la banca un cuscinetto contro il rischio di default. Proprio a causa di questa maggiore sicurezza, la banca potrebbe essere più incentivata ad effettuare investimenti rischiosi sapendo che, in caso di loro esito negativo, le perdite sarebbero coperte dal capitale.149

Entrambe le linee di pensiero concordano però sul fatto che il capitale abbia un effetto decisivo sul comportamento delle banche nei confronti del rischio, così come trovato dai lavori degli studiosi enunciati in precedenza.