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Il Rinascimento è un fenomeno culturale che si sviluppa nell'Italia del XV secolo portando con sé un'aria di frizzanti novità intellettuali ed artistiche. Interpretato da molti studiosi come momento di passaggio tra la fine del Medioevo e l'avvento dell'età Moderna, la rinascita dell'antico e la riscoperta dell'uomo, svolgono un ruolo fondamentale per tutta la società Quattrocentesca. Il clima che si respira nella penisola italiana è denso di cambiamenti su vari fronti, non solo intellettuali e artistici; il Rinascimento coinvolge con il suo impeto anche gli ambiti scientifici. La riscoperta e la volontà di conservazione dell'antico modificano radicalmente il pensiero dell'uomo che diventa il fulcro della società, microcosmo al centro del cosmo, intelletto capace di indagare con i propri mezzi la natura sotto vari aspetti: artistici e scientifici in prima istanza. Tutti gli interrogativi che emergono in questa epoca, ricca più di domande che di risposte, cercano soluzioni e dimostrazioni nella scienza e nell'arte. Tutti gli artisti del rinascimento portano infatti con sé un bagaglio culturale molto ampio che permette di inserirli in un sapere totalizzante. L'arte del rinascimento permette al fruitore di immergersi completamente in una realtà nuova e rivoluzionaria: l'uomo diventa misura del mondo e strumento attivo della scienza.

Il rinascimento non è solo ripresa delle forme antiche ma è un modello da usare per forgiare il presente. In quanto ad opere d'arte il primo passo per avvicinarsi all'antico è il tentativo di imitazione della perfezione classica, strumento principale usato da ogni artista per familiarizzare coi maestri del passato81. L'arte degli antichi, giunta fino a noi principalemente con le architetture

e le sculture, è la manifestazione più durevole dei millenni precedenti, e costituisce per l'uomo Quattrocentesco il simbolo di una intera cultura da imitare. Ogni artista del periodo cerca qualcosa del passato da studiare, osservando dal vero o riproducendo disegni di altri artisti, dando vita a veri e propri taccuini di esempi.

Durante il Quattro e Cinquecento si dovette assistere ad una serie di “mirabili recuperi,

determinando in pratica la nascita della maniera moderna”82 tra le maggiori scoperte si possono segnalare la Domus Aurea, che dà vita all'impulso creativo della grottesca83, il Torso del

Belvedere ed il Laocoonte, exempla di drammaticità84 e di resa anatomica, senza considerare tutte

81 Annamaria Petroli Tofani (a cura di) , Il disegno fiorentino del tempo di Lorenzo il Magnifico, mostra Gabinetto Disegni e Stampe, Uffizi, Firenze, 8 aprile-5 luglio 1992, Silvana Editoriale, Firenze, 1992, p. 22.

82 A. Petrioli Tofani, Il Disegno Fiorentino, cit. p. 30.

83 Filippino Lippi primo creatore della grottesca, si reca all'interno della Domus moltro spesso tra il 1488 ed il 1493, molti suoi disegni sono ispirati sia agli affreschi che alle decorazioni a grottesche, imput importantissimo per l'artista.

84 Salvatore Settis, Laocoonte: fama e stile, apparato documentario a cura di Sonia Maffei, una nota di Ludovico Rebaudo e quindici fotografie di Pino dall'Aquila, Donzelli Editore, Roma, 1999.

le meraviglie che erano già affiorate sul suolo di Roma.

Insieme alle testimonianze antiche, i pittori e gli scultori rinascimentali avevano come altra fonte di studio i pittori del recente passato e quelli moderni della tradizione fiorentina, primi tra tutti Giotto e Masaccio; le chiese fiorentine di Ognissanti, Santa Croce, Santa Maria del Camine e Santa Maria Novella diventano luogo di sacra contemplazione: la scuola toscana è considerata il punto di partenza per tutta l'arte rinascimentale.

La pittura fiorentina conferma l'importanza nel rinascimento della pittura di storia; lo studio della figura acquista importanza, insieme alla composizione dei personaggi all'interno dello spazio ed il gesto diventa il veicolo principale con cui trasmettere il messaggio desiderato.

Insieme allo studio della figura e alla resa della storia, l'arte del rinascimento concentra la sua attenzione anche sulla natura. L'influenza fiamminga fa riflettere gli artisti italiani sull'importanza dei particolari naturalistici, Firenze era già da tempo in contatto con le Fiandre e, alla fine del XV secolo, un'opera capitale della cultura fiamminga giungerà in Toscana modificandone radicalmente l'arte: il trittico Portinari85.

La nostra attenzione deve necessariamente focalizzarsi su uno dei maggiori centri rinascimentali italiani, se non il più importante almeno per quanto riguarda la nascita del movimento:

«Firenze è certamente figlia di Fiesole, la sua vicina molto più antica […] quando lo stabilirsi della conquista romana ebbe assicurato una certa tranquillità alla regione, questi edifici aumentarono di numero, dando vita ad un nucleo cittadino che si circondò di mura. Dal perimetro tracciato attraverso i campi di fiori, la nuova residenza fu chiamata Fiorenza»86

La città toscana nasce dunque come colonia romana alle soglie del I secolo a.C., dopo una prima distruzione nell'anno 82 a. C., venne ricostruita un ventennio dopo dalla “madre Fiesole” per scopi economici e commerciali. Dopo il dominio dei Longobardi, fu la volta di Carlo Magno che secondo la tradizione rifondò la città figlia di Fiesole; la storia di Firenze prosegue silenziosa fino alla nascita del comune nel XII secolo, momento in cui la cittadina diventa protagonista della storia italiana ed europea.

Avendo accolto nel corso della sua vita nuclei molto diversi tra loro, la popolazione fiorentina è da sempre caratterizzata da una forte disomogeneità, che ne giustifica il carattere litigioso: l'unica regola che vigeva nell'antica Firenze era infatti inseguire i propri interessi.

La città aveva fondato il proprio potere sull'artigianato e sul commercio a sua volta costruito sulle corporazioni87 che dividono uomini e mestieri in vari livelli: «quella che fondarono fu una

85 Il trittico Portinari è un'opera di Hugo Van Der Goes, databile intorno al 1477-78, arriva a Firenze soltanto alcuni anni dopo nel 1483; l'opera venne commissionata dal famoso banchiere fiorentino Tommaso Portinari.

86 Andrieux Maurice, I Medici, traduzione dal francese e note di Antonio Cettuzzi, Dall'Oglio Editore, Milano, 1963 (ed. or. Les Medicis, Libraire Plon, Parigi, 1958), cit. p 10.

87 Le corporazioni sono associazioni di individui che svolgono le stesse funzioni o il medesimo mestiere, in tal senso i cittadini appartenenti allo stesso ambito economico-commerciale si univano al fine di tutelare diritti e

repubblica di api umane, nella quale il lavoro e la fortuna nata dal lavoro creavano e giustificavano le gerarchie e le classi. Secondo Lamartine, il lavoro che creava i ricchi creò anche i dirigenti politici. Doveva finire per creare i re.»88

Con il passare del tempo lo sviluppo economico e demografico si fa sempre più evidente: nel corso del Duecento e alla fine del XIV secolo Fiorenza era una florida città, capitale economica e finanziaria d'Europa, aveva saputo forgiare il suo destino partendo dall'energia ed il lavoro dei suoi cittadini, come celebrano le parole di Maurice Andrieux:

«questa ineguagliabile razza di uomini di finanza fu la vera fortuna di Firenze, fu essa a portare la città dei fiori al primo posto tra le nazioni, nel campo commerciale ed economico. Ma il miracolo sta nell'averla sollevata ancora più in alto nell'ordine della spiritualità: miracolo che si attuò nel messaggio offerto al mondo dai fiorentini, inestimabile in quanto il premio conseguito dai loro sforzi fu il rigoglioso sviluppo delle lettere e la fioritura delle arti»89.

Come già anticipato, un'altra ricchezza di Firenze era l'arte. Da sempre culla di importanti personalità, la città toscana vede fiorire tra il XIII ed il XVI secolo una rosa di indimenticabili artisti attivi in tutti i campi dell'arte: dalla scultura all'architettura passando per la pittura e senza dimenticare le arti minori. La condizione rinascimentale dell'artista è il risultato di un complesso rapporto tra la manifattura, la domanda da parte di un committente90 e le condizioni culturali

proprie del tempo.

Michael Baxandall spiega perfettamente le molteplici sfaccettature che caratterizzano il Quattrocento fiorentino91. Il committente, che ordina l'esecuzione di un'opera, era inizialmente

un'istituzione, ad esempio una confraternita ecclesiastica o una corporazione laica; solo in un secondo momento, quando emerge nella Firenze una classe borghese (principalmente mercanti, banchieri, notai); saranno i privati a commissionare personalmente manufatti artistici.

La precisione con cui venivano redatti i contratti, di cui ci parla ampliamente lo studioso, era sintomo della serietà con cui l'uomo rinascimentale si avvicinava all'arte, non considerandola un semplice abbellimento ma un vero e proprio prodotto culturale oltre che testimonianza dell'economia del tempo. Nelle pagine magistralmente scritte da Baxandall infatti si riesce a comprendere la stretta relazione tra arte e contesto sociale, sempre riflesso l'una dell'altro.

Anche Martin Wackernagel indaga il contesto fiorentino in cui la figura chiave è, senza alcuna esitazione anche secondo il suo punto di vista, il committente: regolatore della domanda di opere

interessi.

Confronta con vocabolario Treccani e Dictionaire des art metieres et professions. 88 Andrieux Maurice, I Medici, cit. p 41.

89 Andrieux Maurice, I Medici, cit. p 55.

90 In questo periodo artistico i maestri d'arte dipingono solo se hanno una commissione, Si prendano come esempi i libri di Baxandall e Wackernagel che analizzano la stuazione artistica del Quatrocento.

91 Michael Baxandall, Pittura e esperienza sociali nell'Italia del Quattrocento, Einaudi Editore, Torino, 2001 (ed. or. Painting and Experience in Fifteenth Century Italy, Oxford University Press, Oxford, 1972).

d'arte, finanziatore dell'opera dal punto di vista economico-materiale, e fruitore per eccellenza. Secondo lo studioso: “La situazione artistica di Firenze nel Rinascimento era determinata

fondamentalmente dall'esistenza di una richiesta di arte insolitamente forte e varia e di un'altrettanto vasta resenza di committenti di ogni livello sociale”92.

Non c'è paragone con nessun altro periodo della storia dell'arte per quantità di artisti attivi e opere realizzate. Gli artisti venivano considerati come un gruppo, dal momento che il loro lavoro si svolgeva nelle botteghe; il nome del singolo artista era sempre riferibile ad una scuola ben precisa. Le numerose opere prodotte coinvolgevano personalità di ogni ceto della società, sia committenti che fruitori (opere pubbliche hanno come fruitori tutti i cittadini). Il committente si tramuterà nel corso del XV secolo nella figura del mecenate, un esperto di manufatti artistici in grado di apprezzare e collezionare opere di valore. Comune ad entrambi i libri è la riflessione sulle due tipologie di commissioni: religiose, nate dalla fede e atte a glorificare Dio, profane- civili, strumento per evidenziare il contributo del singolo ai posteri93; in ogni caso la commissione

risponde al primario bisogno di immagini da guardare.