Tra le molteplici serie che vengono realizzate nella città sul finire del XVI secolo, quelle che attirano la nostra attenzione sono di carattere mitologico, con ogni probabilità create per la residenza di Poggio a Caiano287. Le storie, che erano state commissionate da Francesco de'
Medici prima della sua scomparsa, vengono completate dal fratello; sono quasi esclusivamente cicli profani tra cui quello con Storie dei Centauri. Queste storie vengono tessute in un primo momento per la villa di Poggio a Caiano su cartoni realizzati intorno al 1580 da Allori; la prima serie comprendeva sei panni ma di questa non abbiamo traccia dal momento che, una volta completati nel 1590288, sono stati inviati in Spagna quattro panni insieme ad una portiera con lo
stemma dei Medici tra le personificazioni di Siena e Firenze289.
Una volta restaurati i cartoni290 da parte di Alessandro Allori e Maria Giovanni Butteri,
Ferdinando decise di far eseguire una seconda serie che sarebbe andata a decorare la residenza medicea di Pisa; di questo nuovo gruppo rimangono quattro arazzi su sei (si presuppone che il numero dei panni fosse lo stesso perchè si basa sugli stessi cartoni), di cui tre vengono lasciati incompiuti dallo Squilli nel 1588 e completati dal Guasparri Papini.
Detlef Heikamp fa notare l'importanza del registro dei conti dell'Arazzeria Medicea, leggendo i documenti scritti si possono desumere informazioni che riguardano precisamente anno, pagamento e artista; della prima serie vengono riportate annotazioni riguardo i pagamenti relative alle consegne dei cartoni e degli arazzi, comprese tra il 1580, l'anno in cui inizia la consegna dei cartoni, ed il 1588 anno in cui il duca decide di sostituire l'arazziere; infine nel 1590 compare 286Caroline Elam, Il giardino delle sculture di Lorenzo de' Medici, in Il giardino di San Marco maestri e compagni del giovane Michelangelo (catalogo di mostra a cura di) Paola Barocchi, Silvana Editoriale, Firenze, 1992, cit. p. 166. Cosimo I possiede ancora il giardino ma non svolge più il ruolo di un tempo, maggiore rilievo è dedicato a Palazzo Vecchio e a Palazzo Pitti luoghi nevralgici della storia fiorentina. Cosimo I dedica una sala (al cugino del nonno) a Lorenzo il Magnifico all'interno di Palazzo Vecchio con un ciclo di panni d'arazzo che lo celebravano. 287Spesso le residenze di campagna avevano decorazioni profane o con immagini di genere, argomenti molto più
frivoli rispetto ai cicli ricchi di significati politici che si trovavano all'interno dei palazzi signorili di città. 288Secondo Lucia Meoni gli arazzi con le Storie dei Centauri vengono mandate in Spagna per eliminare le
commissioni inziate dal fratello Francesco una volta salito al potere Ferdinando. A mio avviso questa ipotesi sembra fragile dal momento che Ferdinando decide di far tessere un seconda serie, presumibilemente identica se non fosse per gli stemmi, da mettere nella residenza di Pisa.
289Lucia Meoni, La nascita della manifattura di Arazzi e il periodo dei creati fiorentini, in La Magnificenza alla corte Medici, Arte a Firenze alla fine del Cinquecento, catalogo di mostra Firenze Palazzo Pitti-Museo degli Argenti 24 settembre1997-6 gennaio 1998, Mondadori Electa, Firenze, 1997, vedi p. 395.
290Nel restauro dei cartoni si aggiungono nei fregi le armi di Ferdinando I,cambia il committente degli arazzi per il primo ciclo era stato Francesco (anche se poi muore e li fa realizzare Ferdinando) mentre per il secondo è il fratello; soltanto in uno dei quattro arazzi conservati sopra lo scudo, che accoglie a metà lo stemma della famiglia Medici e l'altra parte dei Lorena, compare il cappello cardinalizio che suggerisce come termine post quem il matrimonio tra i due nobili avvenuto nel 1589.
Guasparri Papini che realizza, o meglio termina, quattro panni da mandare in Spagna. Con questi documenti, precisi ma concisi, si osserva che i pagamenti registrati riguardano una mansione precisa legata ad un solo artista e ad un lavoro ben preciso nella maggior parte dei casi specificato (uno o più arazzi/cartoni).
Nel suo articolo Heikamp fa notare che lo Stradano, che aveva realizzato per Cosimo I degli arazzi da esporre nella villa di campagna, influenza molto Allori che, durante la sua carriera, si avvicina molto al fiammingo; il vero padre del pittore però fu Bronzino291. Tuttavia l'aspetto che
più ci interessa di Allori è il suo incarico di disegnatore di cartoni preparatori per i panni d'arazzo:
“Il Vasari non sopravvisse molto tempo al Bronzino e nel 1574 la bottega di Alessandro Allori divenne la sola in città capace di fornire cartoni per arazzi, dipinti storici, devozionali, e cicli d affreschi, ma, soprattutto, di produrre modelli e invenzioni che soddisfacessero i gusti raffinati e colti dei committenti più prestigiosi, come i Salviati, i Gaddi, i Cini, i Pitti, lo Spedalingo di Santa Maria Nuova e lo stesso Francesco I”292.
Nel 1578 il pittore disegna una serie a soggetto mitologico che prende spunto per la maggior parte dalle Metamorfosi ovidiane. Le storie che ritrae sono le più varie, si ricordino le Storie di Plutone, quelle di Proserpina, le Storie dei Centauri in due edizioni diverse e anche arazzi più piccoli dallo stesso tema, Storie di Paride andate perdute, Storie di Niobe di cui rimangono solo tre pezzi dei sei originali, e le Storie di Bacco.
I documenti per la prima serie riportano come prima data l'ottobre del 1580 quando Squilli viene pagato per quattro panni in cui compaiono un centauro che tira un trespolo, uno che lancia un candeliere, un centauro che rapisce la giovane ed infine Eurito morto; l'anno successivo all'arazziere è versato un compenso per degli arazzi con favole di centauri. Nel luglio 1581 il pagamento riguarda invece Allori per i cartoni con le battaglie dei centauri per la villa di Poggio a Caiano, tessute dallo Squilli. L'ultima voce che riguarda la prima edizione delle storie risale al 7 giugno 1590 e parla di Guasparri Papini che fa quattro panni dei centauri da mandare in Spagna. La prima serie delle storie dei centauri nasce dai cartoni di Allori del 1580 che Squilli traspone magistralmente in tessuto; durante i lavori tuttavia, quando sale al potere Ferdinando, Squilli viene sostituito da Guasparri Papini che, altrettanto abilmente, porta a compimento il lavoro iniziato dal suo predecessore.
Gli arazzi con i centauri dovevano già essere pronti nel 1588 quando, in occasione della festa di 291Bronzino era molto vicino alla famiglia di Allori, tantochè, quando rimane orfano del padre, il Bronzino decide di
prendersi cura del ragazzo, non solo guidando la sua formazione artistica ma anche accogliendolo nella sua famiglia.
San Giovanni che si tiene il 24 giugno, compaiono esposti in via Por Santa Maria in direzione di Ponte Vecchio insieme alle Storie di Bacco293; i sontuosi panni si riversavano sulle vie di Firenze,
da Palazzo della Signoria (Storie di San Giovanni), nella Loggia dei Lanzi (Storie di San Giuseppe), passando per via Vaccheria (celebrazione del casato Medici con gli arazzi di Squilli- Stradano 1569-74) e via Por Santa Maria, fino a Ponte Vecchio (Storie di Ercole e Storie di Giove).
La lettera di Valerio Ruggeri a Pietro de' Medici racconta che “A correnti di legnami posti alle
due muraglie delle vie, al di sopra delle botteghe, furono fermate pregevolissime tappezzerie, arazzi cavati dalla Guardaroba di S.A.R., drappi, broccati, telette, drapperie d'oro e di seta, di tale ricchezza che la mostra fu giudicata da pratici e da mercanti del valore di un milione d'oro e più”294.
Per quanto riguarda la seconda serie invece il registro annota il 24 novembre 1588, giorno in cui Guasparri Papini consegna tre panni per la storia dei centauri cioè Teseo ammazza Eurito (2^ panno), Reto centauro brucia il capo a Carasso (5^ panno) e morto Cillaro, Silonome sua moglie lo piange (6^ panno). Di questi tre panni descritti soltanto uno corrisponde agli episodi di quelli ancora oggi conservati ed è il primo che viene citato. Alcuni mesi dopo Guasparri Papini tesse un centauro che ammazza Calidonte con un candeliere, anche questo arazzo è conservato.
Nel 1590 Allori e Butteri vengono pagati per aver restaurato i cartoni. Nello stesso anno a distanza di pochi mesi Guasparri Papini realizza “Teseo si riprende la moglie da Eurito”, “Peleo ammazza centauro con trespolo”; nel 1591 Allori riceve del denaro per aver modificato un cartone con i centauri per Pisa, non viene specificato di quale si tratta.
C'è un ulteriore ciclo decorativo che riguarda ancora le Storie dei Centauri ma viene realizzato in un formato leggermente minore (in genere invece che dieci braccia sono sei o otto). L'arazziere che si occupa di questa serie secondaria è sempre Guasparri Papini ed i “nuovi” cartoni sono disegnati ancora da Alessandro Allori; nonostante i cartoni preparatori vengano definiti nuovi nel registro, gli episodi raccontati della centauromachia rimangono i soliti295, si aggiungono
sopraporte e fregi decorati con erme e animali.
Degli arazzi della seconda serie ancora oggi conservati se ne osservano quattro: Teseo uccide il 293Almeno alcuni degli arazzi dovevano essere finiti non sappiamo il numero di panni che venne esposto con le
storie dei centauri.
294L. Meoni, Gli arazzi nei musei fiorentini, Cfr. nota 21 pag. 94.
295Gli episodi che compaiono nel ciclo minore sono: Eurito che tira un candeliere a Teseo, un centauro che si ripara ( questo titolo potrebbe corrispondere ad un arazzo in cui compare un centauro che, dietro un albero osserva la battaglia, panno con verticale descritto in seguito), centauro che lancia un trespolo, sopraporta con centauro, sopraporta con armi medicee.
centauro Eurito con una brocca da vino, Il centauro Amicio uccide Celadonte con un candeliere, Teseo libera Ippodamia dal centauro Eurito e Peleo uccide un centauro con un trespolo.
Il primo racconta il momento in cui Teseo uccide il centauro Eurito con una brocca da vino296.
Teseo è un prestante soldato romano abbigliato all'antica, lo spettatore vede il protagonista di spalle che, dopo aver ucciso Eurito con una brocca da vino, lascia il corpo esanime della bestia a terra e si dirige verso la zuffa, quest'ultima si svolge in secondo piano sulla sinistra. Sullo sfondo si vedono da un lato delle persone combattere furiosamente tra due palazzi, Lapiti e centauri; sul lato opposto invece si trovano le donne, imprigionate da un recinto realizzato legando dei tronchi tagliati a degli alberi attraverso robuste corde. Altri due alberi in primo piano incorniciano la scena insieme a due bronconi; ad uno dei due alberi si trova appeso il teschio di un cervo, dettaglio da non trascurare dal momento che, nel testo delle Metamorfosi, il lapita Essadio usa un corno di cervo come arma contro il centauro Grineo, cavandogli gli occhi (azione presente anche in Piero di Cosimo). Secondo la fonte letteraria Teseo risponde per primo all'offesa dei centauri, punendo Eurito che ha rapito la sposa dell'amico: l'eroe, dopo aver strappato la giovane dalle grinfie della bestia, trova un cratere istoriato li vicino (contenitore da vino definito brocca nel titolo) e con quello colpisce in testa il selvaggio animale. Da qui inizia battaglia dei centauri per vendicare compagno, il panno viene indicato come secondo nei documenti dal momento che prima l'eroe libera la donna.
Le bordure dell'arazzo sono principalmente a motivi vegetali, alternano figure ibride, centauri, cavalli e anfore; sui bordi laterali si vedono due scudi con le sei palle medicee sormontati da un cappello cardinalizio.
Il secondo arazzo, descritto col titolo il centauro Amicio uccide Celadonte con un candeliere297,
racconta di un centauro, che sta per colpire il lapita Celadonte con un candeliere; Amico ha le zampe anteriori equine sollevate e con le braccia alza l'improvvisata arma, il suo nemico con la spada sguainata cerca di scappare dalla furia della belva. In secondo piano si vedono gli oggetti che dovevano servire per il banchetto: trespoli ribaltati, pannelli di legno usati come tavole coperti da stoffe/tovaglie, anfore e cibi rovesciati per terra. Dietro ai protagonisti si apre un paesaggio di campagna dove si vedono uomini e centauri già caduti; al centro si giunge, salendo una breve scalinata, ad un tempio antico, dedicato a Bacco di cui compare una statua. Il dio del vino rappresenta in questo contesto la scelleratezza scatenatasi dal furor e dal troppo alcol bevuto 296 il manufatto era stato lasciato incompiuto dallo Squilli nel 1588, viene completato dal Papini che subentra; il disegno si basa sul cartone restaurato da Allori e Butteri.
297Anche questo arazzo viene completato dal Guasparri Papini intorno al 1590, su cartone restaurato dai pittori dopo il 1589.
dalle bestie che, essendo tali non frenano i loro desideri. Il passo di Ovidio racconta che, per primo, Amico non si fa scrupoli ad usare oggetti di culto e doni votivi: prende un candelabro carico di torce sfavillanti e lo usa come arma. Non è da escludere la relazione tra il candelabro e il piccolo altare dedicato a Bacco dietro ai due personaggi: il candelabro, seppure abbia una sola fiamma rispetto a quello descritto dal libro delle Metamorfosi (come viene dipinto più fedelmente da Piero di Cosimo) è identico agli altri quattro che si vedono sull'altare vicino alla statua del Dio.
Il fregio che corre lungo il perimetro del tessuto ha la stessa decorazione del precedente, l'unica modifica è stata apportata allo scudo di destra che accoglie lo stemma dei Lorena, quello a sinistra ha le sfere medicee ma non è sormontato dal cappello cardinalizio; la datazione può prendere come riferimento post quem il 1589, anno in cui fu celebrato il matrimonio Medici- Lorenza, dal momento che compaiono lo stemma della nuova famiglia ed il cappello cardinalizio. Il terzo arazzo rappresenta Teseo libera Ippodamia dal centauro Eurito298. In questo caso il modulo del duello è stato sostituito dal contendersi di una donna tra due personaggi, il gruppo che emerge in primo piano comprende Teseo che sostiene con il braccio sinistro la sposa dell'amico mentre il centauro Eurito cerca di riprendersi la donna, dietro di loro un uomo armato di spada li segue. I tre personaggi stanno salendo una scala, che conduce ad una statua femminile con attributi incerti, un arco e una torcia; tra gli alberi che fanno da sfondo, stanno combattendo altri uomini e centauri dopo aver rovesciato le tavole. La cornice sembra ripetere la precedente, presente lo stemma dei Lorena.
Questo episodio dovrebbe essere analizzato per primo seguendo il testo ovidiano: si è appena scatenata la lotta tra uomini e centauri per il rapimento delle donne da parte dei primi; Teseo, prima di uccidere Eurito con un cratere, strappa dalle braccia del nemico la giovane donna rapita.
Peleo uccide un centauro con un trespolo299 è l'ultimo arazzo conservato della seconda edizione della serie dei Centauri. Il panno presenta solo due personaggi in primo piano che stanno combattendo: Peleo, il soldato Lapita, sta per scagliare contro il nemico un sostegno ligneo usato probabilmente per sorreggere le tavole di legno sulle quali si svolgeva il banchetto, il centauro di fronte a lui cerca di coprire il volto con le braccia per difendersi, ha le zampe equine sollevate tipiche del cavallo imbizzarrito. Nel paesaggio circostante si vedono alcuni cadaveri, mentre nella parte sinistra, dietro agli oggetti che testimoniano l'interruzione del pranzo nuziale, il paesaggio è oscurato da una roccia davanti alla quale si può osservare una fontana; l'acqua zampilla 298Panno concluso da Guasparri Papini entro il 22 agosto 1590, presenti disegni preparatori con il medesimo
episodio.
299Ultimo arazzo della seconda edizione, viene completato entro il dicembre 1590 sulla base di un cartone del 1580 ma restaurato nel 1589 da Allori e Butteri.
vivacemente ricadendo in un'ampia vasca di pietra. La bordura, come nel caso precedente, accoglie entrambi gli stemmi Medici e Lorena, ma non il cappello cardinalizio. Secondo i versi di Ovidio Peleo, approfittando della ferita già riportata dal centauro Crantore, gli scaglia contro una lancia di frassino, questo riesce a togliere l'arma dalla carne ma rimane conficcata la punta; il dolore causato provoca un maggior coraggio nella bestia che si alza sulle zampe posteriori calpestando con gli zoccoli l'uomo. Il testo risulta molto diverso rispetto all'episodio rappresentato dall'arazzo: l'arma che usa il Lapita è un sostegno di legno e non una spada ed il centauro non è ferito, l'animale tuttavia come racconta il mito solleva minacciosamente le zampe anteriori che diventano le sue uniche armi (l'episodio non ha altre possibilità di confronto visto che non compare neppure nella tavola di Piero di Cosimo).
Mancano due esemplari che sappiamo parte integrante della serie: Reto colpisce a morte Carasso
con un tizzone ardente e un altro con Ilomone piange la morte del marito Cillaro; altri due
episodi fondamentali del racconto della centauromachia. Al fotogramma di Reto vengono dedicati alcuni versi in cui viene raccontata la furia del centauro che, preso un tizzone ardente dall'altare lo conficca nelle tempie del nemico, la descrizione pone una forte attenzione ai dettagli macabri e onomatopeici che caratterizzano questo scontro. Al passo di Cillaro e Ilomone viene concesso maggior respiro: i due amanti attentamente dipinti da Ovidio occupano più di trenta versi; in mezzo a tanta violenza lo scrittore si sofferma in un attimo di eterno amore isolato dal tumulto della battaglia. L'amore tuttavia non può nulla contro la violenza che si porta via anche i due innamorati centauri, Cillaro viene colpito da un giavellotto e la sposa, incapace di reagire alla perdita decide di togliersi la vita con la medesima arma.
Se gli arazzi avessero seguito la narrazione ovidiana avrebbero avuto questa sequenza: Teseo
libera Ippodamia dal centauro Eurito, Teseo uccide Eurito con una brocca da vino, Amicio uccide Celadonte con un candeliere, Reto colpisce a morte Carasso con un tizzone ardente, Peleo uccide un centauro con un trespolo e infine Ilomone piange la morte del marito Cillaro.
Possiamo confrontare gli episodi narrati dagli arazzi con alcuni particolari dell'opera di Piero di Cosimo, la differenza sostanziale che si può leggere tra le due opere è il diverso trattamento dell'episodio singolo all'interno della narrazione: gli arazzi, essendo una serie, rappresentano una successione di monomachie presenti nella centauromachia, cosa che un pittore non può fare dovendo concentrare tutti i momenti da raccontare in un medesimo spazio.La separazione operata dal pittore fiorentino è possibile grazie all'utilizzo di diversi piani in cui agiscono i vari personaggi: sullo sfondo si vede la morte di Ceneo, Piritoo che sta per trafiggere con la lancia il centauro Petreo che cerca di sradicare una quercia, il centauro Dicti che si butta dalla rupe per
cercare salvezza ed invece muore incontrando un albero. Avvicinandosi al primo piano si vede l'incipit della storia: durante il banchetto le donne vengono rapite dai centauri infiammati dal vino e dal desiderio sessuale, non sono ancora presenti gli uomini Lapiti; infine si vedono combattere a sinistra due uomini cercano di liberare una donna e Eracle sta per colpire un centauro dal manto bianco, mentre a destra Teseo compare prima contro Eurito per liberare Ippodamia e poi contro Beinore, in mezzo ad una folla di centauri e uomini tra cui si riconoscono Amicio (con un candeliere), Grineo (prima solleva un altare e poi sta per essere ucciso da Essadio con corna di cervo) e Afidia (ucciso nel sonno).
I punti di contatto tra gli arazzi e la tavola non sono cosi evidenti: Teseo viene rappresentato nel momento in cui porta la sposa in salvo e dopo aver ucciso il più feroce dei centauri; nella pittura invece la dinamicità dei personaggi viene bloccata il momento appena precedente alla morte di Eurito, quando l'eroe sta per scagliare contro di lui un vaso. Un secondo momento compare in