• Non ci sono risultati.

Il ritorno della Magnifica come soluzione alla Legge 56/14

Capitolo 4. Il Cadore dei cadorini

4.9 Il ritorno della Magnifica come soluzione alla Legge 56/14

«Il Cadore ha avuto una storia illustre; se si pensa che al tempo della scoperta dell’America in Cadore si costituiva la Magnifica Comunità. Se si pensa agli statuti sono delle leggi avanzate: analitiche, particolari e che si occupavano del territorio» (Ilde Pais Marden Nanon).

La Magnifica Comunità di Cadore nasce (come ci testimonia la docente sopracitata) nel 1338 come ente istituzionale primario, con l’avvento di Napoleone venne abolita. Nell’intervista fatta a Emanuele d’Andrea, vicepresidente dell’istituzione – avvocato di professione e residente a Padova - mi spiega come è sopravvissuta e come si è evoluta in un’istituzione culturale:

[…] nel 1875 è rinata per merito di un sacerdote di Selva di Cadore, che era Don Natale Talamini. Da allora ha vissuto una vita un po’ ambigua e difficile perché erano anni difficili, nasceva l’amministrazione del Regno, doveva nascere anche la nuova Comunità Cadorina; c’è stato un lascito da un personaggio cadorino che si chiamava Candido Coletti che ha lasciato tutti i propri beni, che sono stati messi insieme per poi realizzare materialmente questa comunità. […] moltissimi vorrebbero che la Magnifica Comunità fosse un organismo politico-amministrativo, però non ha la struttura e la capacità di essere tale; da un lato perché non ha una legislazione alle spalle che le consenta di fare questo, d’altro lato perché sappiamo che i Comuni vivono nei campanili, perché sono i campanili quelli che impediscono l’unione del Cadore. La Magnifica è cultura perché la Magnifica è un simbolo, è il simbolo dell’unità. Tanti vorrebbero che la Magnifica fosse un organo amministrativo perché in realtà vorrebbero l’unità; si rendono conto che sono su uno stesso territorio, che hanno le stesse tradizioni, che hanno lo stesso modo di parlare.

109

La Magnifica rappresenta il simbolo dell’unità del Cadore, un’unità volontaria ma non obbligatoria in quanto i Comuni della collettività sentono un forte legame con questa istituzione storica e per questo oggi interagiscono nelle attività culturali. Il presidente della Pro Loco del Centro Cadore, Giovanni Giacomelli mi dice:

Dobbiamo ragionare assieme perché siamo pochi e se non andiamo avanti assieme non contiamo niente. La Magnifica Comunità secondo me è l’organismo ideale per unire il Cadore, da Sappada a Cortina, e già comincia a ragionare in grandi linee e a progettare qualcosa; secondo me il futuro è sulla Magnifica Comunità. Noi abbiamo le nostre tradizioni che le stiamo anche un po’ perdendo perché eravamo troppo presi nel lavorare l’occhiale quindi non avevamo tempo per altro; adesso che c’è la crisi riemergono tutti i nostri caratteri storici, le tradizioni devono riemergere perché il futuro sarà sul turismo e il turismo non è fatto solo di accoglienza, è fatto anche di servizi.

C’è però chi considera che il ruolo della Magnifica non sia così significativo per l’unione. Martina Casanova Fuga vive a Santo Stefano di Cadore ed è impegnata in attività culturali e artistiche nella Val di Comelico. Questa ragazza critica la funzione culturale che la Magnifica Comunità ha oggi, dicendo:

Il ruolo della Magnifica Comunità di Cadore vista come una “Mater Regola” è avvertita come lontana e disinteressata a quanto si realizza nel territorio. Gli eventi che organizza come la consegna dei riconoscimenti per il diploma di laurea non ha il senso di un evento che unisce le persone. Negli eventi organizzati da altre entità del territorio (CostaltArte, Comunità montane, ecc.), questi non vedono mai la presenza della Magnifica e quindi non si sa bene quale sia il suo ruolo, poiché se si pone come entità culturale dovrebbe interessarsi direttamente di ciò che accade nel territorio. Non riesco a vedere la Magnifica come una madre culturale mentre in una realtà come il Cadore si avrebbe bisogno di sproni per essere più uniti ma non c’è nessuno a tirare il carro e la Magnifica dovrebbe proprio assumere un ruolo di Guida nella costellazione di paesi, regole e differenze.

110

La Legge n.56 del 7 aprile 2014 “Disposizioni sulle città metropolitane,

sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni”141, produrrà delle

trasformazioni nelle pubbliche Amministrazioni del Cadore col riferimento al numero degli abitanti: «Le unioni di comuni sono enti locali costituiti da due o più comuni per l'esercizio associato di funzioni o servizi di loro competenza; le unioni e le fusioni di comuni sono disciplinate dai commi da 104 a 141». In funzione di detta legge le Comunità Montane sono divenute Unioni Montane, ma la vera sfida rappresenta l’unione dei servizi.

[…] in linea di principio non può che essere un bene, il problema di armonizzare quella che è la struttura amministrativa (soprattutto la parte economico-finanziaria del bilancio) è un problema molto importante perché cade sulle tasche dei cittadini, quindi procedere per gradi con piccole fusioni, ancor più che unioni e servizi, penso più alle fusioni dei centri limitrofi e contigui a livello geografico penso sia quella una strada da intraprendere per poi arrivare alla fine di questo lungo percorso a ricostituire un comune unico e più grande perché la cosa sarebbe positiva ma bisogna vivere e continuare in un’ottica di sviluppo un po’ più sostenibile rispetto a quanto fatto vent’anni fa però non ci si può fermare (Aldo Corte Metto).

I problemi agli occhi dei cadorini però sono altri, sono i problemi quotidiani dei trasporti pubblici, della sanità, della viabilità e l’unione dei servizi sembra quasi un ulteriore criticità di cui non si intravvedono i benefici, ciò anche perché l’informazione è stata piuttosto scarsa. «Il Cadore è purtroppo talmente avvezzato a problemi […] e le fantomatiche promesse di enormi finanziamenti che fino adesso sono solo promesse» (Ernesto Majoni). Va inoltre aggiunto che dal punto di vista elettorale i cadorini non costituiscono un bacino importante e che l’atteggiamento verso i problemi in generale risente di una sorta di rassegnazione – dovuta forse anche a una difficoltà di comunicazione - e quindi piuttosto che farsi sentire i cadorini tacciono. Antonio

111

Genova si sfoga dicendomi: «Non sono il cadorino che si lamenta ma qua ci stanno tirando via tutto. Il problema è questo: in Veneto non si può vivere in montagna. Io penso che qualsiasi forza politica attuale che governi il Veneto non gliene freghi niente della montagna. Ci hanno trascurato, bistrattato, ecc.».

La provincia di Belluno, e più in particolare il Cadore (come già accennato), si ritrova incuneato tra due Regioni a statuto speciale. Questa situazione a parer mio è alquanto critica dal momento che non si possono nascondere le differenze e i “privilegi”. Lo strumento sopraccitato parla di un’unione dei servizi ma già adesso i servizi sono piuttosto scarsi dal momento che si è di fronte a trasformazioni organizzative dei servizi essenziali (scuole, farmacie, ospedali, uffici pubblici, ecc.). La ferrovia non si sa bene quanto ancora sopravvivrà, alla sanità142 stanno facendo dei tagli non indifferenti – ed è vero che

questo è un problema a livello nazionale c’è però da dire che nelle nostre piccole realtà è percepito in modo molto più forte – ciò comporta uno spopolamento forzato. Nonostante il fatto che il popolo cadorino è forte non si può negare che eliminare i servizi non aiuta di certo la crescita e lo sviluppo di un territorio.

I giovani stessi mi dicono: «Spero proprio che si arriverà ad avere un Cadore unito, anche perché non abbiamo molte alternative, sia a livello amministrativo che turistico che di servizi» (Daniele De Meio). «C’è qualcosa di base che manca e che unisca tutti i comuni, c’è la Magnifica Comunità ma ormai è un ente solo a livello di istituzione» (Silvia Pais de Gabriel).

Detto questo, una possibile soluzione sarebbe quella di unire i Comuni (garantendo tutti i servizi), sotto un unico ente; un ritorno alla

142 Nell’intervista fatta alla giovane infermiera Francesca De Riz mi raccontava che, dopo aver già tolto parecchi servizi,

oggi vorrebbero togliere l’elicottero dall’ospedale di Pieve di Cadore; considerando la natura montuosa delle nostre valli e i vari incidenti di montagna sarebbe assurdo. Se ci togliessero anche l’intero ospedale bisognerebbe recarsi a Belluno (che per l’appunto dista 60 km).

112

Magnifica Comunità di Cadore, la quale ancora oggi è «L’unico collegamento rimasto con l’intero Cadore» (Pietro Lorenzini).

113