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Lo scenario comunitario

Nel documento Volume Rapporto 2001 (.pdf 1.5mb) (pagine 27-36)

2. LE POLITICHE PER IL SETTORE AGRO-ALIMENTARE

2.1. Lo scenario comunitario

L’anno 2001 è il primo anno in cui le misure di Agenda 2000 entrano ef-fettivamente a regime. Si può quindi effettuare un primo bilancio e trarre al-cune conclusioni sulle misure contenute in tale documento programmatico, per gli anni dal 2000 al 2006, su cui si è tanto discusso. Inoltre, si apportano gli ultimi aggiustamenti normativi per una più chiara interpretazione dei re-golamenti attuativi. Si pensi infatti ai due rere-golamenti approvati nel maggio 2001 e relativi alle misure orizzontali. Ulteriori novità riguardano l’approva-zione, nel primo semestre del 2001, delle riforme relative all’organizzazione comune di mercato dello zucchero e a quella dell’olio d’oliva, che interessa-no a pieinteressa-no titolo l’Italia, in attesa della riforma più complessiva che entrerà in vigore dal 2007.

Nonostante l’avvio delle misure di Agenda 2000, lo scenario comunitario è comunque dominato dalla discussione sul futuro di Agenda 2000 e in par-ticolare sulle modifiche da apportare nella revisione di medio termine che entrerà in vigore nel 2003 e di cui parleremo nei paragrafi successivi.

2.1.1. L’andamento congiunturale dei redditi agricoli

I redditi agricoli, nel 2001, sono cresciuti rispetto all’anno precedente mediamente del 2,7% nell’UE-15, mentre all’interno degli undici Paesi che hanno aderito all’euro, la crescita è stata leggermente inferiore e pari al 2,4%, secondo le stime fornite dall’Eurostat. Le differenze sono molto mar-cate a livello di Paese. L’Italia e il Lussemburgo sono gli unici Paesi con il dato in controtendenza. Infatti, in Italia i redditi agricoli diminuiscono dello 0,8% e per il Lussemburgo del 2,4%. Il primato della crescita spetta alla

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nimarca, (+12,5%), seguita dal Portogallo (+9,5%) e dall’Austria (+8,5%) (tab. 2.1, App. Fig. 1). Per quanto riguarda l’UE-15 l’aumento del reddito pro capite è sostanzialmente dovuto al concorso di un aumento dell’1,1% del valore aggiunto dell’agricoltura al costo dei fattori e ad una ulteriore ridu-zione dell’1,6% del volume di mano d’opera agricola.

L’aumento del reddito agricolo nell’UE-15 ha visto il contributo di diver-si fattori tra cui i più rilevanti, un aumento dello 0,2% del valore della pro-duzione agricola totale in termini reali e un consistente aumento delle sov-venzioni e degli aiuti comunitari in termini reali, pari al 9,7%.

Come si era verificato nel 2000, l’aumento dello 0,2% del valore della produzione agricola ha visto il contribuito in modo estremamente differen-ziato delle singole produzioni. Mentre, infatti, crescono sia le produzioni a-nimali del 2,4% che i prodotti di origine animale del 3,7%, il valore della produzione vegetale diminuisce dell’1,8%. L’incremento del valore della produzione animale è dovuto sostanzialmente ad una crescita dei prezzi alla produzione suinicoli pari al 16,4%. D’altro canto, nel settore bovino, si è ve-rificato il crollo dei prezzi alla produzione (-13,2%) e una riduzione del vo-lume della produzione pari a -1,5% come conseguenza della profonda crisi della BSE nei primi mesi del 2001.

Tab. 2.1 - Redditi agricoli nell’Unione europea nel 2001

Paesi Reddito pro capite (%)

2000/99 2001/00

Belgio +12,2 +6,2

Danimarca +24,1 +12,5

Germania +6,9 +5,7

Grecia 0,0 +1,4

Spagna +4,6 +2,7

Francia +1,3 +0,8

Irlanda +6,5 +7,3

Italia -4,3 -0,8

Lussemburgo +0,4 -2,4

Olanda +3,7 +4,3

Austria -4,8 +8,5

Portogallo -7,5 +9,5

Finlandia +22,0 +3,0

Svezia +4,9 +2,8

Regno Unito -10,8 +4,3

EU-11* +1,9 +2,4

UE-15 +1,3 +2,7

* Sono gli 11 Paesi che hanno aderito all’euro.

Fonte: Eurostat.

2.1.2. Agenda 2000 e le sue possibili revisioni

La seconda metà del 2001 è stata caratterizzata dalla discussione sulla re-visione a medio termine di Agenda 2000 che implicherà un’ulteriore riforma della Politica agricola comunitaria (PAC). L’approvazione delle riforme contenute in Agenda 2000, avvenuta nel marzo 1999, conteneva già in sé il germe di un nuovo dibattito: riforme troppo blande e all’insegna della ricon-ferma dello status quo non potevano evitare, ma solo rimandare la presa di coscienza di un cambiamento radicale come quello dell’allargamento. Nel capitolo 13 di questo volume si affronteranno in dettaglio le problematiche relative all’agricoltura e all’ingresso nell’UE dei Paesi candidati. Le discus-sioni e le deliberazioni per la revisione di medio termine dovranno avvenire entro il 2002. Sempre entro lo stesso anno dovranno concludersi le decisioni in merito ai criteri per l’ingresso dei Paesi candidati. La riforma complessiva della PAC prevista per il 2006 non potrà questa volta non tener conto del nuovo assetto geografico e questo influirà in modo sostanziale su quella par-te di agricoltura dell’UE che dipende maggiormenpar-te dal sospar-tegno ai prezzi e dagli aiuti al reddito.

Il dibattito sugli strumenti utilizzati nella gestione della PAC si possono sintetizzare in tre punti principali: mantenimento o meno delle politiche ac-coppiate e cioè il sostegno ai prezzi agricoli (mediante dazi all’importazione e meccanismi di interventi pubblici sul mercato); riduzione dell’importanza della politica dei mercati (attualmente primo pilastro della PAC) a vantaggio di un consistente incremento della politica di sviluppo rurale; il mantenimen-to dell’attuale livello di budget agricolo comunitario che assorbe il 46% del-le risorse dell’UE-15. Questi sono i tre punti fortemente connessi tra loro ed hanno risvolti internazionali notevoli (WTO e allargamento ai PECO).

Le proposte di revisione intermedia e di riforma di Agenda 2000 che, ri-guardano principalmente la PAC come principale politica comunitaria, si stanno indirizzando in tre possibili ipotesi e percorsi.

Il primo si basa sul mantenimento dello status quo, cioè una linea politica di proseguimento graduale delle riforme stabilite in Agenda 2000, con la di-fesa delle strategie adottate nell’Accordo di Berlino. Con tale ipotesi si vuole conservare un modello agricolo di tipo europeo in cui si vorrebbero concilia-re due aspetti, non particolarmente in sintonia, quali quelli di un’agricoltura competitiva e vocata alle esportazioni e la “multifunzionalità”. Gli unici strumenti per ottenere questi obiettivi sono un’azione sulle protezioni alle importazioni e le restituzioni alle esportazioni e un contemporaneo raffor-zamento degli aiuti “disaccoppiati”.

La seconda ipotesi pone l’accento sulla liberalizzazione degli scambi, nel

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senso di un mercato sempre più aperto e di un potenziamento della politica dello sviluppo rurale, ma anche nella direzione di un aumento della sicurez-za alimentare e di un maggior benessere degli animali e della protezione dell’ambiente. E’ una posizione piuttosto radicale, che va nel senso dello smantellamento dei sostegni alla produzione, con un evidente rafforzamento della politica di sviluppo rurale a discapito della politica dei mercati. In que-sto caso gli agricoltori dovranno accettare una maggiore variabilità dei prez-zi e i consumatori sostenere una maggiore spesa per le compensaprez-zioni.

La terza ipotesi è di segno opposto alla precedente per quanto riguarda la liberalizzazione dei mercati. Se l’obiettivo generale, di un’agricoltura multi-funzionale e rispettosa dell’ambiente, viene perseguito con maggior forza, cambiano però gli strumenti per raggiungerlo. Infatti ogni Paese ha diritto al-la sovranità alimentare ed ad un’autosufficienza sui prodotti agricoli di base che si ottengono solo tramite una forte protezione alle importazioni; si eli-mina così il rischio di assoggettare gli agricoltori alla volatilità del mercato mondiale e il sostegno dei prezzi garantisce il reddito degli agricoltori nel mercato interno. Bisogna però nello stesso tempo avere un rigido controllo dell’offerta in modo da evitare sovrapproduzione e quindi aumento dei costi per sovvenzioni alle esportazioni.

Il Commissario per l’agricoltura dell’UE, Fischler, presenterà nel corso del 2002 le proposte di revisioni da apportare ad Agenda 2000 sulla base an-che dei risultati delle discussioni già avviate nei singoli Stati membri. Sem-bra probabile che il commissario insisterà a chiedere una diminuzione degli aiuti (degressività) o il trasferimento allo Sviluppo rurale di parte dei fondi per gli aiuti diretti, tramite la modulazione obbligatoria, anche nell’attuale periodo di programmazione.

In Italia, dal canto suo, il Ministero dell’Agricoltura ha già avviato la di-scussione sulla revisione di medio periodo di Agenda 2000. A tal fine il mi-nistro ha predisposto un documento che contiene otto punti intorno ai quali verrà sviluppata la posizione italiana. Il documento presenta forti elementi di discontinuità fra le analisi e le proposte; si afferma che la PAC debba essere profondamente rivista ma allo stesso tempo dovrà mantenere il suo ruolo e la sua rilevanza, senza essere ridimensionata e rinazionalizzata. Il secondo pun-to contesta l’evoluzione della PAC nel senso di trasferire, in modo aupun-tomati- automati-co, risorse finanziarie dal primo pilastro delle politiche di mercato al secon-do pilastro, quello dello sviluppo rurale; ci si augura invece che la Commis-sione faccia evolvere e modifichi la politica dei mercati. Nel terzo punto si esprime un parere negativo sul completo “disaccoppiamento” del sostegno rendendolo completamente disgiunto dai parametri fisici di produzione. An-che il quarto punto esprime delle riserve del ministro dell’Agricoltura, volte

questa volta a rendere obbligatoria la modulazione in tutti gli stati membri fino all’anno 2006. Il punto successivo chiede una maggiore libertà di azione degli Stati membri, per poter destinare maggior sostegno alle aziende “eccel-lenti” dal punto di vista dell’ambiente, della qualità e dell’occupazione. Il settimo punto parte dal rifiuto della logica di “degressività” degli aiuti e pro-pone in alternativa l’aumento del co-finanziamento degli Stati membri per garantire gli stessi livelli di sostegno rispetto a quelli attuali. In sede UE-15 la degressività viene proposta per poter finanziare il regime PAC ai paesi PECO senza incrementi di spesa, ma nello stesso tempo avanza l’ipotesi di rimandare di 10 anni l’inizio di applicazione del sostegno ai nuovi Paesi.

L’ultimo punto riguarda la revisione di alcune OCM che coinvolgono in par-ticolare i Paesi e le produzioni mediterranee.

Le associazioni degli agricoltori rispetto alle ipotesi di revisione interme-dia di Agenda 2000 si trovano d’accordo nel rifiutare la logica della “degres-sività” che per la Confagricoltura, che rifiuta anche ogni ipotesi di modula-zione degli aiuti, porterebbe ad una perdita di competitività notevole delle imprese agricole. Una posizione più morbida nei confronti della modulazio-ne è sostenuta dalla CIA e dalla Coldiretti, che chiede anche di cogliere l’occasione della revisione intermedia di Agenda 2000, per effettuare un’ampia riforma della PAC.

Mentre le discussioni per giungere ad una proposta di revisione di Agen-da 2000 andranno avanti con maggiore intensità nel corso del 2002, risulta però utile effettuare un breve bilancio delle principali novità e attuazioni di Agenda 2000 a due anni dall’inizio della sua applicazione e a breve distanza dalla sua revisione. Il bilancio UE del 2001 si è chiuso con una spesa FEOGA pari a 42.034 milioni di euro e cioè 1.988 in meno di quelli previsti, 44.024 miliardi di euro. Il risparmio più elevato di 1.856 miliardi di euro, si è avuto nelle misure di sostegno ai mercati. Questi dati, che sembrerebbero confermare un successo della Commissione, in particolare nella gestione delle crisi BSE e Afta epizootica, in realtà nascondono l’aumento delle spese degli Stati membri provocato da queste epidemie, che ammonterebbe a oltre 1 miliardo di euro.

Le misure di accompagnamento introdotte nel 1992 sono state riproposte nell’ambito della programmazione dello Sviluppo rurale e inserite nei relati-vi Piani di srelati-viluppo per la programmazione 2000-2006.

Dall’esame di applicazione dei piani di Sviluppo rurale relativi al 2001, risulta evidente che dei 4.165 milioni di euro assegnati all’Italia per il perio-do 2000-2006 a favore delle misure di sviluppo rurale, il 67,8% pari a oltre 2.820 milioni, va alle quattro misure di accompagnamento, di cui oltre la metà a favore delle sole misure agro-ambientali. Questo significa che scarso

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è il finanziamento a favore degli investimenti aziendali e quindi anche nella direzione della “multifunzionalità” delle aziende agricole.

L’applicazione dei regolamenti orizzontali è avvenuta il 18 maggio 2001, nonostante la Commissione europea abbia approvato due nuovi regolamenti (GU CE 963/2001 e 1017/2001) che vanno a completare il quadro normati-vo relatinormati-vo alla corretta applicazione del regolamento 1259/99, in materia di modulazione e di clausole ambientali obbligatorie. Il regolamento 963/2001 stabilisce le modalità di applicazione e i criteri, in base ai quali possono es-sere utilizzati gli importi detratti dal regime dei pagamenti diretti. Una delle novità riguarda la fissazione di un termine entro cui, il sostegno comunitario supplementare in favore delle quattro misure, rimane nella disponibilità del-lo Stato membro. In particolare i finanziamenti, derivanti dall’applicazione della modulazione e della ecocompatibilità, devono essere utilizzati entro il terzo esercizio finanziario. I fondi supplementari possono ampliare la platea dei beneficiari e possono essere impiegati per attivare nuove misure. Inoltre questo regolamento prevede una quota nazionale di cofinanziamento pari al 50%. Il regolamento 1017/2001 stabilisce le disposizioni contabili, che sa-ranno applicate dalla Commissione per gli importi ottenuti in applicazione della modulazione e della ecocompatibilità.

Un nuovo regolamento importante per l’agricoltura regionale relativo alla produzione bieticola e dello zucchero è stato varato il 22 maggio 2001. La discussione precedente all’approvazione del regolamento aveva preoccupato notevolmente i produttori, ma il risultato finale risulta piuttosto soddisfacen-te, anche se rimangono alcuni aspetti negativi. Entrando nel merito vediamo che il regime delle quote a prezzi garantiti rimarrà in vigore per altri cinque anni. I prezzi garantiti mantengono la regionalizzazione che si applicherà anno per anno. Questo è stato visto come l’aspetto più positivo, perché ga-rantisce al settore stabilità in un ampio periodo di tempo. Importante è anche la conferma degli aiuti nazionali per il Sud Italia, oltre che per la Spagna e il Portogallo. Le difficoltà sono, invece, emerse riguardo all’abolizione del

“regime di perequazione delle spese di magazzinaggio” e al taglio perma-nente di 115.000 t alle quote di zucchero dei Paesi membri di cui 12.000 t circa a carico dell’Italia.

2.1.3. Le quote latte

Sono ormai trascorsi quasi dieci anni dall’entrata in vigore della legge 468/92 che ha introdotto, anche in Italia, il sistema comunitario di contin-gentamento della produzione lattiera. In questi anni le quote latte sono state oggetto di un forte dibattito: da un lato i produttori, i quali hanno dovuto

su-bire tale restrizione e dall’altro le Istituzioni, impegnate a fare osservare le regole, i regolamenti e le norme.

L’applicazione della normativa è andata via via regolarizzandosi: molto è cambiato e al contempo migliorato, anche se si continua a produrre e com-mercializzare una quantità di latte maggiore rispetto al quantitativo naziona-le garantito assegnato dall’Unione Europea. Anche la compensazione relati-va alla campagna lattiera 2000/2001 ha confermato uno splafonamento; a fronte di una quota di riferimento nazionale di oltre 10 milioni di tonnellate, il quantitativo effettivamente consegnato è stato più elevato, registrando un superamento di oltre 398 mila tonnellate, con un prelievo pari a circa 153 milioni di euro (296 miliardi di lire). Dall’inizio dell’applicazione delle quo-te latquo-te, i produttori italiani sono complessivamenquo-te debitori di oltre un mi-liardo di euro (circa 2 mila miliardi di lire), già addebitati dalla UE al bilan-cio comunitario, di cui soltanto una minima parte (circa il 6%) è stata effet-tivamente pagata e versata, con un trend di pagamenti, tra l’altro, discenden-te nelle ultime campagne, dovuto alle sospensive concesse dai diversi tribu-nali amministrativi (tab. 2.2).

Anche in Emilia-Romagna la situazione sta lentamente normalizzandosi, benché il problema dell’eccedenza di produzione e del relativo contenzioso non sia ancora completamente risolto. Nella campagna lattiera 2000/2001, a fronte di una quota assegnata di oltre 1,6 milioni di tonnellate, si è registrato un esubero di circa 130 mila tonnellate per una quota non compensata di 41 mila tonnellate. Le aziende soggette a prelievo si sono ridotte in modo molto significativo, basti pensare che in quest’ultima campagna sono state 951, mentre nella prima, quella 1995/96, le aziende con eccesso di produzione non compensata, erano 2.867. L’importo delle multe è stato, per la campa-gna in corso, di oltre 14 milioni di euro (tab. 2.3).

Tab. 2.2 - Sintesi nazionale dei processi compensativi (t/€)

Campagne Quota di Quantitativo Esubero Prelievo Prelievo riferimento consegnato nazionale imputato versato

(t) (t) (t) (.000 €) (.000 €)

1995/96 9.678.324 10.247.154 568.830 112.726 41.688 1996/97 9.753.552 10.324.327 570.775 178.488 6.095 1997/98 9.721.543 10.352.951 631.408 210.612 7.720 1998/99 9.729.037 10.406.455 677.418 222.530 6.228 1999/00 9.710.725 10.282.742 572.016 169.948 1.633

2000/01 10.094.846 10.493.545 398.699 152.903 -

1.047.207 63.365

Fonte: Elaborazione su dati Agea.

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Nella campagna 2001/2002 sono stati assegnati gli aumenti concordati in ambito di Agenda 2000. Come si ricorderà in quella trattativa furono con-cessi all’Italia 600 mila tonnellate, suddivise in due parti, di 384 mila tonnel-late per la campagna 2000/2001 e di 216 mila tonneltonnel-late per la campagna in corso. All’Emilia-Romagna sono stati assegnati, con la prima parte, 64,5 tonnellate pari al 16% del totale, già attribuiti ai produttori che avevano subi-to il taglio di quota B e ai giovani tisubi-tolari e contisubi-tolari d’azienda.

Nel 2001 è stata distribuita l’ultima assegnazione, pari ad un quantitativo di latte di 36 mila tonnellate. Tale aumento è stato assegnato prioritariamente ai giovani produttori titolari di quota, compresi anche soci di cooperative a-gricole, e per la prima volta sono stati riconosciuti anche i giovani coadiuvan-ti di azienda da almeno tre anni. I coadiuvancoadiuvan-ti, per mantenere l’assegnazione, hanno l’obbligo di diventare titolari o contitolari entro l’anno.

In totale il numero dei giovani beneficiari delle misure di Agenda 2000 per la campagna 2001/2002 sono stati 1.686 giovani imprenditori e 469 coa-diuvanti.

Sempre, in attuazione della legge 118/99, recante disposizioni urgenti per il settore lattiero-caseario, sono state attribuite ulteriori quote resesi disponi-bili a livello nazionale per revoche, abbandoni o rinunce effettuate ai sensi della normativa nazionale o comunitaria, per un quantitativo di circa 20 mila tonnellate destinato ai produttori che avevano subito il taglio di quota B.

La tabella 2.4 riporta la sintesi provinciale dell’attribuzione delle quote A e B in Emilia-Romagna. La quota A presenta ormai dei valori sostanzial-mente stabili mentre la quota B si è ulteriorsostanzial-mente ridotta (-2,7 %). Partico-larmente significativa è la riduzione dei titolari di quota. Solo il confronto con la campagna precedente pone in evidenza una diminuzione che si aggira intorno al 7,4%. Naturalmente ciò ha interessato prevalentemente la Roma-gna, segno di un ancora più marcato bipolarismo strutturale tra le province occidentali e quelle orientali.

Tab. 2.3 - Sintesi regionale dei processi compensativi (t/€)

Campagne Quota disponibile Produzione in Quota non Aziende soggette Importo prelievo (A+B) esubero compensata a prelievo (.000 €)

1995/96 1.600.064 238.706 45.236 2.867 17.450

1996/97 1.584.020 232.327 93.189 2.686 33.848

1997/98 1.584.889 262.788 111.728 2.776 40.582

1998/99 1.581.635 281.551 120.245 2.644 42.844

1999/00 1.597.260 190.972 66.687 1.511 23.759

2000/01 1.646.251 131.941 41.377 951 14.710

Fonte: Elaborazione su dati Agea.

Attraverso l’analisi della situazione regionale e anche di quella nazionale si può osservare come l’obiettivo di fondo, che era quello di stabilizzare de-finitivamente il settore latte, non sia ancora stato pienamente raggiunto. La soluzione principale, presentata dal Ministero delle Politiche Agricole e pe-raltro ampiamente condivisa, sarebbe quella di aprire un’altra trattativa con la Comunità per richiedere un ulteriore aumento di quota per raggiungere il tanto auspicato equilibrio tra quote assegnate e latte commercializzato. Tutti i protagonisti della vicenda della quote sanno però che tale richiesta dovreb-be necessariamente passare attraverso un recupero di credibilità, teso a far chiarezza e risolvere alcuni nodi ancora irrisolti.

E’ del novembre 2001 il documento del Ministero delle Politiche Agrico-le, che proprio per cercare di recuperare tale credibilità, affronta il problema nel suo complesso e attribuisce anche alla normativa esistente, spesso incoe-rente, le ragioni del mancato equilibrio tra quote e produzione. Nella proposta si evidenzia quindi la necessità di un intervento di razionalizzazione, che pas-sa attraverso l’abrogazione di tutte le leggi e i decreti nazionali attualmente in vigore, per introdurre elementi particolarmente necessari e definitivi.

Il primo elemento di riflessione riguarda l’unificazione delle varie tipolo-gie di quota (A e B) in un’unica quota, già fissata con la legge 468/92, ma non ancora attuata.

Uno dei punti più innovativi della proposta di riorganizzazione riguarda il riequilibrio fra quantità assegnata e la produzione reale da raggiungere at-traverso il “passaggio” di quote tra zone, regioni deficitarie e regioni che presentano una quota produttiva non utilizzata, per conseguire una ridistri-Tab. 2.4 - Assegnazione quote per provincia nelle campagne 2000/2001 e 2001/2002 (t)

Quota A Quota B N. titolari quota

Provincia 00/01 01/02 (a)-(b) 00/01 01/02 (a)-(b) 00/01 01/02 (a)-(b)

(a) (b) % (a) (b) % (a) (b) %

Piacenza 221.823 234.655 5,4 10.336 9.870 -4,5 811 756 -6,8 Parma 450.307 464.283 2,7 32.768 31.798 -3,0 2.393 2.224 -7,1 Reggio E. 457.177 470.502 2,5 30.137 29.446 -2,3 2.227 2.082 -6,5 Modena 289.064 300.372 3,5 25.188 24.601 -2,3 1.692 1.564 -7,6 Bologna 71.660 73.153 1,7 8.701 8.540 -1,8 439 403 -8,2 Ferrara 27.942 28.381 1,2 2.551 2.486 -2,5 110 90 -18,2

Ravenna 17.224 20.551 18,9 987 954 -3,4 66 54 -18,2

Forlì 4.328 4.533 4,4 357 341 -4,6 46 38 -17,4

Rimini 2.015 1.988 -1,7 327 327 0,0 11 9 -18,2

Totale 1.541.539 1.598.417 3,3 111.352 108.363 -2,7 7.795 7.220 -7,4 Fonte: Regione Emilia-Romagna - Assessorato Agricoltura, Ambiente e Sviluppo Sostenibile.

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buzione nazionale salvaguardando al contempo le aziende di montagna, per evitarne la marginalizzazione progressiva, in coerenza con uno dei principi fondamentali della disciplina comunitaria.

Un’altra argomentazione particolarmente rilevante riguarda la disciplina dell’affitto temporaneo in corso di campagna, per consentire alle aziende di effettuare aggiustamenti tempestivi nel caso di esubero di produzione.

Altre proposte riguardano le revoche in caso di mancata produzione o di utilizzo inferiore al 70%, il versamento mensile da parte del primo acquiren-te ad Agea, delle somme dovuacquiren-te a titolo di prelievo supplementare e la rego-lamentazione del prelievo trattenuto in eccesso una volta acquisiti i dati

Altre proposte riguardano le revoche in caso di mancata produzione o di utilizzo inferiore al 70%, il versamento mensile da parte del primo acquiren-te ad Agea, delle somme dovuacquiren-te a titolo di prelievo supplementare e la rego-lamentazione del prelievo trattenuto in eccesso una volta acquisiti i dati

Nel documento Volume Rapporto 2001 (.pdf 1.5mb) (pagine 27-36)