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LANDesign®: il di-segno del colore 1 Maria Dolores Morell

3. Il di-segno colore

Come ben evidenziato dalla nota del MIUR “Linee guida per l’educazione alimentare nella scuola italiana” (n° 7853 del 14/10/11) per educare occorre fare o meglio “far fare” con un approccio sistemico e multidisciplinare. “Far fare” significa discretizzare gli elementi naturali, comprendendone la struttura conformativa, l’aspetto funzionale della forma, il tipo base e la sequenza tipologica, la conoscenza attraverso i sensi, le sfumature del colore o dei colori, la forma in senso pieno, la funzione terapeutica, alimentare ma anche cosmetica e nutraceutica, il doppio segno, il di-segno.

Superando la mera classificazione botanica della raccolta degli esemplari naturali o il loro studio effettuato da artisti, architetti, designer in virtù solo di soluzioni formali, il Progetto di Ricerca Applicata [LANDesign®:ali-ment-azione/Diaeta Mediterranea] attraverso la filiera virtuosa UNIVERSITA’-SCUOLA-ENTI- AZIENDE racconta e mostra come il colore prende forma, diventa sostanza: pigmenti naturali utilizzati per oggetti e progetti di design studiati e prototipati nella collezione "Abito Mediterraneo" con il contributo dei docenti Enrica De Falco e Luca Rastrelli del Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell’Università di Salerno, gli studenti universitari, gli alunni delle scuole, le aziende. L’azione sinergica prevede il recupero di uno spazio esterno della scuola, le realizzazione di un giardino d’agricoltura produttivo, la coprogettazione di un modello della collezione "Abito Mediterraneo”, l’uso di elementi naturali per la composizione, i materiali, il colore.

Il nostro abito è solo un indizio per indicare uno status [habère] nel senso della dimora, dell'abitazione; un habitus, vestito; ovvero un abito mentale, un'abitudine uno stile di vita come disposizione acquisita nella vita individuale per cui per una serie di processi, ripetuti in un ordine determinato, tende a rinnovarsi in quello stesso ordine con crescente facilità fino a divenire spontaneo. [5]

Questo paradigma è un intreccio di trame e ordito, di habìtus e habère che svela e rivela stili di vita, diaetae. La tecnica che produce ante litteram questo intreccio è lo sfilato siciliano, nel quale il disegno si svela per sottrazione piuttosto che per aggiunte: sfilando i fili dalla tela. In modo assolutamente sorprendente questa tecnica è rappresentata nell'elemento parietale della casa di Trebio Valente a Pompei, strutturata tra cardi e decumani che appaiono come intrecci di trama e ordito: in uno sfilato, l'aula denominata diaeta, una sala di accoglienza degli ospiti prima del convivium della culina, del tabliniu, dell' hortus che garantiva un' autosufficienza alimentare e economica. [6]

Il ritorno all’oixonomia , ovvero alle legge di utilizzo di tutte le risorse di una casa e alla ecologia, ha determinato l’interesse per lo studio delle piante officinali che contengono principi attivi estremamente importanti non solo nel settore tradizionale, erboristico o condimentario, ma anche tintorio.

Già gli antichi romani producevano i colori per tingere i tessuti con pigmenti naturali estratti dalle piante e dagli animali, soprattutto il giallo e il rosso in molte tonalità, al contrario le tinte del blu e del verde del marrone e del grigio erano molto più difficili da estrarre. Il colore dato “da una pianta o di una pianta” veniva già descritto nel suo nome latino: le parole che iniziano con flav- spesso presentavano

fiori qualche tonalità di giallo (Aquilegia flavescens), viri all’inizio della parola indicava la presenza di infiorescenze dal colore verde (Ixia viridiflora), albidus o albus piante con fiori bianchi (Nimphaea alba). [7]

Fig.4-5- La nomenclatura in latino botanico suggerisce la provenienza di una pianta, le condizioni ambientali, l’aspetto, la forma,il colore, il sapore il profumo.

Le piante tintorie sono, a tutti gli effetti, piante officinali poiché contengono pigmenti, principi attivi che si utilizzano come sostanze coloranti, prima di tutto per limitare l’impiego di sostanze chimiche di sintesi nelle diverse fasi del processo: oggi uno dei problemi principali è rappresentato dallo smaltimento dei residui dei processi di lavorazione insieme all’incremento di allergie tra la popolazione, la richiesta crescente di naturalità da parte di alcuni consumatori, il recupero di antiche tradizioni dell’artigianato. In questa logica si è inserito il Progetto di Ricerca Applicata che ha lo scopo di valorizzare il patrimonio di risorse umane e naturali in modo da incentivare l’occupazione e lo sviluppo del territorio.

La collaborazione del Dipartimento di Farmacia ha permesso l’individuazione di piante tintorie all’interno della flora spontanea autoctona nei Parchi del Vesuvio, del Cilento e Vallo di Diano [8] un tentativo, cioè, di trasferire nell’oggetto realizzato profumi e colori del territorio stesso insieme alla sostenibilità dei sistemi produttivi con materiali poveri, di facile reperibilità, di basso costo economico ed ambientale. Oltre a lavorare su piante storiche e tradizionali anche ciò che offriva il territorio,

cercando di recuperare i residui che derivano da altre coltivazioni o lavorazioni agricole (ricci di castagno, residui di potatura degli olivi, scarti di lavorazione dei carciofi), mettendo a punto processi di estrazione e tintura eco-compatibili, poiché non ha senso utilizzare delle piante per tingere se poi il processo non usa sostanze a basso impatto ambientale per quanto riguarda i solventi, i detergenti, i mordenzanti. Il lavoro di ricerca è stato condotto in modo da giungere alla individuazione delle piante tintorie e quindi del tempo balsamico, cioè del momento ottimale di raccolta per un determinato colore. Inoltre i bagni colore ottenuti sono stati analizzati mediante spettri UV e le fibre tinte sono state sottoposte al test di solidità alla luce, perché se un colore non è solido è improponibile l’inserimento in una filiera tessile. Sono state studiate la Robbia selvatica (Rubia peregrina), le cortecce di castagno ma anche i ricci e l’acqua di scarto di bollitura, ecc. Fra le specie testate sono state individuate alcune molto interessanti sia perché avevano un elevato potere tintorio ed un’elevata solidità alla luce sia perché di facile reperibilità. Oltre all’Olivo, pianta molto presente nel Parco del Cilento e Vallo di Diano di cui sono state utilizzate sia le foglie di potatura che lo scarto anche parti del Castagno, del Mirto, del Lentisco e del Cisto perché tipiche della macchia mediterranee e molto diffuse. Sono state inoltre avviate delle prove, tuttora in corso, sulle radici da piante spontanee utilizzate per le prove di tintura e preparate talee di cui si sta valutando l’attitudine alla radicazione.

La sobrietà dei processi produttivi e della " forma del tempo" sono stati tradotti in oggetti di LANDesign®: ad esempio dallo studio del Cynara cardunculus, il carciofo, annoverato tra gli ortaggi più apprezzati sotto il profilo nutritivo ed organolettico, ricco di ferro con azione epato-protettiva, dal quale viene estratto un colore giallo-rossiccio e dalla sua struttura formale è stata di-segnata la struttura base per un porte-enfant cooprogettato dal Comitato Scientifico multidisciplinare del Progetto di Ricerca, da studentesse del corso di Laurea in Design per la Moda, da bambini della scuola dell’infanzia, da insegnanti e genitori. Pod, questo è il nome del porte-enfant è costituito da quattro foglie realizzate in due tessuti, canapa

Fig.4-5- [LANDesign®:ali-ment-azione/Diaeta Mediterranea]: Pod, porte-enfant costituito da quattro foglie realizzate in due tessuti, canapa e cotone biologico colorate naturalmente è nato dallo studio del Cynara cardunculus, il carciofo. (studentesse: R. Di Paolo, S. De Martino- CdL Design per la Moda)

e cotone biologico colorate naturalmente, che grazie all’aiuto di fasce elastiche contengono e supportano il bambino. Ancora dalla Lavandula stoechas, pianta aromatica erbacea, arbustiva, dal colore suggestivo per l’abbondante fioritura, dalla quale viene estratto il colore con cui tingere le fibre dopo mordenzatura, si con- forma Lavandula borsa sportiva con funzioni terapeutiche, rispondenti ai 6 requisiti (3F+ 3E).

Fig.6 [LANDesign®:ali-ment-azione/Diaeta Mediterranea]: Lavandula borsa sportiva con funzioni terapeutiche dallo studio della Lavandula stoechas, collezione ARS (studentesse: E. Borriello, M. Piccirillo con F. Crisci- CdL Design per la Moda)

4. Conclusioni

LANDesign® attraverso il di-segno del colore è una delle azioni Progetto

di Ricerca Applicata che coniuga la salvaguardia del territorio all’uso dei suoi prodotti in maniera creativa attraverso la rispondenza ai 6 requisiti: funzione, forma, fattibilità, economia, ecologia ed emozione già dallo studio della nomenclatura in latino botanico che suggerisce la provenienza di una pianta, le condizioni ambientali, l’aspetto, la forma, il colore, il sapore, il profumo.

Bibliografia

[1] L. CH’AI, W. SHIN, W. NIEH, Gli insegnamenti della pittura del giardino grande come un granello di senape, (tradotto da MAINARDI Riccardo dall’ingl.) , Leonardo, Milano 1989 (titolo originale del libro: &KLHK7]X<ȨDQ+XD&KXDQ .

[2] F. CELLINI, Disegnare un albero, in F. CELLINI, V. SABELLA, Sull’arte dei giardini. Raccolta di saggi critici e lezioni, Flaccovio Editore, Palermo, 1998

[3] L. CH’AI, W. SHIN, W. NIEH, Gli insegnamenti della pittura del giardino grande come un granello di senape, (tradotto da MAINARDI Riccardo dall’ingl.) , Leonardo, Milano 1989 (titolo originale del libro: &KLHK7]X<ȨDQ+XD&KXDQ .

[4] idem

[5] M. D. MORELLI, Design Mediterraneo, La scuola di Pitagora, Napoli, 2012 [6] S. MARTUSCIELLO, Landesign, La scuola di Pitagora, Napoli, 2012

[7] L.HARRISON, Latino per giardinieri, Guido Tommasi Editori, 2013 (titolo originale del libro: Latin for Gardners, 2012).

[8] E. DE FALCO, N. DI NOVELLA, Guida alle Piante Tintorie del Cilento e Vallo di Diano, MIDA, Pertosa, 2011

Il colore nella Domus romana