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Sperimentazioni sulla rappresentazione: il processo di indagine secondo una graduale e progressiva immersione nel paesaggio

Per una raffigurazione contemporanea del paesaggio I colori dell’Altopiano di Lasithi (Creta)

3. Sperimentazioni sulla rappresentazione: il processo di indagine secondo una graduale e progressiva immersione nel paesaggio

“Un luogo o un paesaggio non esistono se non per come li vedono i nostri occhi. Si tratta perciò di renderlo visibilmente presente, scegliendo il meglio di tutto o parti di esso” [7]. Per Le Corbusier saper “inquadrare” un paesaggio significa saper indirizzare lo sguardo verso ciò che vogliamo raccontare di esso, ovvero essere capaci di percepire, selezionare e in seguito analizzare lo spazio che ci circonda. La lettura di un paesaggio corrisponde all’interpretazione di alcuni “segni”, trame geometriche impresse sulla superficie terrestre, custodi della memoria storica di quel determinato ambiente e della sua evoluzione, passando attraverso la sua (parziale o totale) antropizzazione. Le grandi distanze rivelano la geometria del tutto, dell’insieme, mentre per comprendere le relazioni tra le parti è necessario avvicinare progressivamente lo sguardo, così da saper cogliere lo specifico ruolo di ogni elemento all’interno del territorio.

Nella rappresentazione di un paesaggio, nel caso dell’altopiano di Lasithi una tipologia unica nel suo genere, occorre considerare tanto le componenti oggettive quanto quelle soggettive: è necessario dunque partire dalla morfologia del territorio per comprendere come avviene la percezione soggettiva di esso [8]. Si tratta di una grande superficie piana incorniciata dalle montagne, scandita da un forte ritmo di elementi lineari verticali ed orizzontali (le strade primarie e secondarie) che la dividono in innumerevoli ritagli colorati, le cui caratteristiche mutano con il passare delle stagioni.

Alla geometria regolare dei tracciati stradali si contrappone il taglio spesso irregolare ed eterogeneo dei differenti tasselli a colori e attraverso il ri-disegno di questi elementi è possibile raccontare il connubio che si viene a costituire tra le parti, ricorrendo a trame, spessori e segni differenziati. Saper definire i contorni, ponendosi non più a distanza satellitare, significa saper individuare ciò che caratterizza quel particolare paesaggio e riprodurne i suoi limiti, ma anche la materia di cui è composto, poiché disegnare è saper sintetizzare la realtà (Fig. 4).

Ad una visualizzazione planimetrica dei pattern che descrivono il paesaggio dell’altopiano di Lasithi sono stati affiancati una serie di schizzi dei suoi profili altimetrici, o meglio del suo skyline: a partire dalla visione zenitale si scende nel dettaglio della visione ad altezza d'uomo.

Sul fondale montuoso dai tratti sfumati appaiono piccoli edifici bassi in muratura, circondanti da distese di verde di diverse tonalità. Il paesaggio è caratterizzato da una sequenza di piani in successione, i diversi colori e gli elementi, soprattutto naturali, si avvicendano lungo la profondità di campo come le quinte di una scenografia teatrale, e come accade nella scenografia i telari che corrispondono ai piani più lontani hanno i contorni e i colori sempre più indefiniti. La rapidità e la volontaria imprecisione di uno schizzo permette di fissare in pochi minuti gli aspetti fondamentali del soggetto e delle sue proporzioni con il contesto. Attraverso la sequenza di profili si vuole fissare nella memoria una rappresentazione sintetica indice della percezione soggettiva che si ha nell’attraversare questo genere di paesaggio (Figg. 5-6).

Fig. 4 – Composizione astratta. Altopiano di Lasithi. Tracciati primari e secondari dove è evidente la gerarchia dei segni. Elaborazione digitale a cura di Francesca Porfiri.

Fig. 5 – Alcune combinazioni di immagini sul paesaggio interpretato. Sequenza di profili. Elaborazione con tecnica tradizionale a cura di Emanuela Chiavoni.

Fig. 6 – Alcune combinazioni di immagini sul paesaggio interpretato. Vedute. Elaborazione con tecnica tradizionale a cura di Emanuela Chiavoni.

4. Conclusioni

La dimensione astratta e a volte convenzionale delle rappresentazioni del territorio può essere integrata con modalità espressive soggettive, in grado di trasmettere nuove suggestioni [9]. Coniugare la dimensione naturalistica con le esigenze umane ha spesso portato alla perdita dell’unitarietà originale del luogo attraverso trasformazioni che progressivamente ne hanno modificato la morfologia [10] [11]. Tentare di rappresentare l’essenza dei luoghi, ciò che si vede e ciò che è invisibile e sotteso, è una delle finalità della sperimentazione che si presenta in questo contributo.

All’aspetto descrittivo (oggettivo) del territorio si contrappone l’aspetto percettivo (soggettivo) riguardante le gerarchie dei segni. La scala di rappresentazione varia rispetto agli elementi che si vogliono mettere in risalto nelle varie elaborazioni presentate, l’attenzione in questo modo viene focalizzata sui diversi aspetti che compongono il territorio, suggerendo una necessaria astrazione dal reale, a tratti simbolica, adeguata a mettere in risalto i diversi “attori” di questa scena. Nella figurazione dei luoghi l'aderenza alla realtà e l'astrazione simbolica tendono ad avvicinarsi, rendendo possibile l'espressione della qualità originaria del paesaggio e dei contenuti impressi nella memoria del disegnatore.

Bibliografia

[1] B. Lassus, “Il Paesaggio” in M. Biraghi e A. Ferlenga (a cura di), “Architettura del Novecento. Teorie, scuole, eventi”, vol. I, Einaudi Editore, 2012, p. 671.

[2] Guida di Creta, Lonely Planet, 2012.

[3] M. Georgopoulou, “Venice’s Mediterranean colonies, architecture and urbanism”, Cambridge University Press, 2001.

[4] [12] P. Klee, “Teoria della forma e della figurazione”, Feltrinelli, 1984 (1956) [5] M. Brusatin, “Storia dei colori”, Einaudi Editore, 1983.

[6] J. Itten, “Arte del colore: esperienza soggettiva e conoscenza oggettiva come vie per l’arte”, Il Saggiatore Editore, 1992.

[7] Le Corbusier, “Maniera di pensare l’urbanistica”, Laterza Editore, 1997.

[8] Quaestio, Studi e ricerche per il disegno e la documentazione dei beni culturali, 17-18, Anno IX, Edizioni Kappa, Maggio 2007.

[9] T. Pericoli, “I paesaggi” , Adelphi, 2013.

[10] M.G. Cianci, “La dimensione figurativa del paesaggio. La rappresentazione del paesaggio nel progetto contemporaneo, in Il disegno dell’architettura tra tradizione e innovazione”, Gangemi Editore Roma, 2002.

[11] M. Petrangeli, “Architettura come paesaggio, Gabetti e Isola-Isolarchitetti”, Umberto Allemandi &C., 2005.

Emanuela Chiavoni ha curato il paragrafo 1 “Introduzione” e il paragrafo 4 “Conclusioni”, Gaia Lisa Tacchi ha curato il paragrafo 2 “Sperimentazioni sulla rappresentazione: Il landscape design come strumento di analisi delle trasformazioni”, Francesca Porfiri ha curato il paragrafo 3 “Sperimentazioni sulla rappresentazione: il processo di indagine secondo una graduale e progressiva immersione nel paesaggio”.

L’incidenza dei fenomeni astronomici transienti nell’arte del