CAPITOLO II: DIRITTO ALLA SALUTE DEGLI STRANIER
11. Uno sguardo alla situazione di fatto
Se dal punto di vista legislativo la tutela della salute degli stranieri è sufficientemente garantita su tutto il territorio nazionale, la riflessione deve spostarsi su cosa, nel dettaglio dell’attività amministrativa praticabile, si frapponga tra la teoria e la pratica. Cosa manca, in altri termini, affinché quanto stabilito nel quadro normativo possa trovare realizzazione pratica e soprattutto effettiva nella realtà?
Secondo la pregevole impostazione di una ricerca148 esistono una serie di attività, in parte sopra già indicate, in grado di rendere effettiva la tutela del diritto alla salute degli stranieri. Si tratta di attività che identificano altrettanti aspetti ritenuti essenziali nella caratterizzazione di una politica inerente l’immigrazione e la salute e che possono essere assunte come variabili con le quali misurare la virtuosità delle singole Regioni. Tali attività sono: la redazione di linee guida, ovvero
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RONCHETTI LAURA, Il diritto di cittadinanza degli immigrati e il ruolo delle Regioni, in Issirfa – Istituto di studi sui sistemi regionali federali e sulle autonomie, consiglio nazionale delle ricerche, quaderni per la ricerca, I diritti di cittadinanza dei migranti. Il ruolo delle regioni, a cura di L. RONCHETTI, Giuffrè Editore, Milano, 2012. Cit., p. 34 ss.
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direttive ufficiali emanate dalle giunte o dagli assessori regionali, finalizzate a fornire chiarimenti sulla direttiva nazionale nell’ottica di uniformare l’applicazione all’interno delle strutture sanitarie regionali149; poi l’analisi del bisogno, ovvero utilizzo di strumenti per monitorare in maniera sistematica il bisogno di salute degli stranieri in ogni Regione, che può portare alla costituzione di un osservatorio per l’analisi complessiva del fenomeno migratorio nel proprio territorio150; inoltre prevenzione e promozione della salute, ossia azioni di prevenzione rivolte agli stranieri, in particolare per i settori chiave della salute materno/infantile e della salute nei luoghi di lavoro; inoltre è necessaria una formazione degli operatori, su temi specifici della salute degli stranieri, della medicina delle migrazioni e dell’approccio transculturale151
; poi la mediazione in sanità, ovvero strumenti per favorire l’accesso ai servizi e la fruizione dell’assistenza sanitaria per gli stranieri, attraverso meccanismi di facilitazione come l’utilizzo di materiale informativo multilingue, l’introduzione dei mediatori culturali nei servizi, l’orientamento e l’adeguamento organizzativo e procedurale152; e infine l’assistenza agli irregolari, che
149 In argomento di registra una bassa attenzione diffusa verso il tema della garanzia
dell’applicazione delle norme nazionali e locali: in generale sembra che non sia così condiviso il riconoscimento dell’importanza di assicurare un’uniformità nell’offerta dei servizi, pur essendo una criticità che solitamente è alla base del mancato accesso o non completa fruizione dei servizi stessi da parte degli stranieri e quindi di forti disuguaglianze nell’assistenza.
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Si è consolidata negli anni l’attenzione delle politiche sanitarie verso l’analisi del bisogno di salute degli stranieri, e tante delle regioni italiane (tra cui Piemonte, Toscana, Marche e molte altre) ha sancito la costituzione di Osservatori dedicati al monitoraggio e valutazione del fenomeno migratorio nei suoi molteplici aspetti e delle sue ricadute in termini di impatto in ambito sanitario.
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I dati a disposizione dimostrano che nelle Regioni le indicazioni sono di tipo generico rispetto al bisogno di formare il personale sanitario sui temi della salute degli stranieri, non venendo esplicitati negli atti le modalità con cui tale formazione dovrebbe essere realizzata, rispetto ai temi da trattare, alla tipologia degli operatori da coinvolgere, né tanto meno al tipo di metodi didattici da privilegiare.
152 In tale ambito invece si registra un alto livello di attenzione. Le politiche locali
hanno tuttavia, modalità diverse di esplicitare la necessità di garantire l’inserimento di strumenti di mediazione per favorire l’accesso ai servizi e la fruizione dell’assistenza sanitaria per gli stranieri.
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può avvenire o attraverso direttive centrali o demandandola alle singole aziende sanitarie locali153.
Attraverso la valutazione qualitativa delle attività regionali appena descritte possono essere elaborati due indici in grado di orientare su altrettante scale il livello di avanzamento e la qualità dell’impatto delle politiche sanitarie regionali nei confronti della popolazione straniera. In particolare, l’indice sintetico sul livello di avanzamento delle politiche sanitarie locali risulta alto in Piemonte, nella Provincia di Trento, in Emilia-Romagna, Liguria, Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Puglia e Sardegna; medio nella Provincia di Bolzano, in Valle d’Aosta, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo, Molise, Campania e Sicilia; e basso in Basilicata e Calabria.
Con riguardo invece all’indice di impatto delle politiche sanitarie locali, la sola Regione Puglia risulta eccellente154.
In conclusione si possono trarre le seguenti, brevi considerazioni. Una tutela efficace della salute degli stranieri soggiornanti (dunque regolari) o semplicemente presenti (irregolari) è un obbiettivo che è già stato posto e sufficientemente delineato nella legislazione e nella giurisprudenza costituzionale: ma è altresì un obbiettivo che per essere pienamente e soprattutto effettivamente centrato attende ancora il pieno adeguamento della macchina amministrativa, ancora indietro nella gestione corretta di un fenomeno che, (e ciò dovrebbe spiegare in parte le ragioni del ritardo), è relativamente recente. L’immigrazione
153 Per quanto riguarda l’assistenza agli irregolari, si osserva che in tutto il territorio
italiano viene mediamente assicurata in linea con le disposizioni normative nazionali. Si registra però la persistenza ancora in alcune realtà regionali (tra cui la Lombardia, Basilicata e Calabria) di un livello non adeguato di assistenza, fornita attraverso il solo pronto soccorso, o da ambulatori di volontariato non convenzionato, ambulatori pubblici e privati o ambulatori convenzionati con le aziende sanitarie, ma comunque senza una direttiva regionale che uniformi l’assistenza e garantisce livelli essenziali adeguati.
154 GENTILINI ALESSANDRO, La tutela della salute dei migranti, in Issirfa –
Istituto di studi sui sistemi regionali federali e sulle autonomie, consiglio nazionale delle ricerche, quaderni per la ricerca, I diritti di cittadinanza dei migranti. Il ruolo delle regioni, a cura di L. RONCHETTI, Giuffrè Editore, Milano, 2012. Cit., p. 209.
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nel nostro Paese, cioè, rappresenta ancora una novità cui l’adeguamento, amministrativo ma forse e soprattutto culturale, ancora non può dirsi completato. Restano indubbiamente casi in cui tale percorso di adeguamento è in fase più avanzata, specie laddove il sistema dei sevizi che connotano il welfare delle Regioni italiane ha tradizioni più consolidate.
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