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di Silvia Cioli e Luca D’Eusebio*ESPERIENZE DI RESILIENZA NELLA PROGETTAZIONE E GESTIONE DEI BENI COMUN

* Silvia Cioli e Luca D'Eusebio di “Zappata romana”

VERSO UNA MAPPA DELLE CITTÀ E DEI TERRITORI RESILIENTI

zione urbana basato sul recupero del territorio e

sul rafforzamento dell’identità culturale della comunità.

La condivisione di nuovi e antichi saperi in via di estinzione, con la partecipazione fisica in base alle proprie abilità e interessi, costituisce un tassello per l’accesso alla cultura. Il coinvolgimento di cit- tadini nel recupero e nella cura dell’area abban- donata li avvicina al territorio, all’istituzione Par- co, generando opportunità di cittadinanza attiva con un ritorno immediato per il benessere collet- tivo e l’ambiente di vita di ognuno.

Lo spazio fisico condiviso, la sua cura, le attività che vi si svolgono, caratterizzate da partecipazio- ne attiva, sono un presidio e arricchimento per il capitale sociale poiché generano l’opportunità di intessere relazioni dirette coagulando il vissuto di ognuno intorno a valori comuni accrescendo il per un progetto creativo comune che ha visto la

partnership dell’Ente Parco regionale dell’Appia Antica e di altre istituzioni, fondazioni, realtà straniere, associazioni, la Rete degli orti e giardi- ni condivisi, vivai specializzati, professionisti e singoli cittadini. L’area ospita un orto condiviso inteso come bene comune della collettività con una forma di sharing economy adatta alle reti collaborative e partecipative locali, attuando un diverso modello di gestione culturale con alta resilienza, basato sull’incontro, sul tempo libero, sulla condivisione dei saperi. Le sinergie che vi si attuano accrescono le possibilità di azione dei singoli e apportano nuove relazioni. In tal senso Hortus Urbis produce innovazione sociale per- ché trasforma l’esperienza di fruizione di un parco in un’attività costante e coinvolgente, legando il territorio e la comunità a un progetto

concreto, dove le persone sono direttamente coinvolte in un percorso di cura e manutenzione dell’ambiente naturale; estendendo la capacità di coinvolgimento di diverse componenti sociali del territorio viene costruita un’identità culturale e un patrimonio collettivo.

Hortus Urbis risponde ai bisogni elementari dell’umanità trascurati nei contesti urbani delle società evolute in crisi verso la sostenibilità ambientale e l’adattamento climatico. L’orto con- diviso è luogo per eccellenza ove rimboccarsi le

maniche per recuperare aree abbandonate e

farne spazi pubblici di socializzazione per attività culturali, sentirsi utili alla collettività, recuperare un rapporto con la natura, eliminare barriere cul- turali, sociali e generazionali, sentirsi al sicuro, rilassarsi, apprezzare il valore del tempo, impara- re dagli altri. E’ un esempio concreto di rigenera-

raggio d’azione dei singoli.

Oggi, dopo Mafia Capitale, è tempo che a Roma si parli di spazi di innovazione sociale, di beni comuni e di pratiche collaborative. Una storia che si può scrivere solo tutti insieme per rispon- dere a domande semplici. Come utilizzare le

tante energie positive presenti a Roma per il bene comune? Come avviare pratiche collabora- tive tra amministrazione, cittadini e privati? In attesa che qualcosa accada i cittadini continua- no a far da soli, introducendo di fatto una nuova modalità di pianificazione e gestione dello spazio

pubblico, non in opposizione alle istitu- zioni, non proseguendo la diffusa pratica dell'abusivismo, bensì, all'opposto, col- mando il vuoto che le istituzioni lasciano, restituendo alla collettività spazio pubblico abbandonato.

Note

1. Variazione Superficie agricola utilizzata nel decennio 1990-2000 nella Provincia di Roma -22,2% secondo Istat, 5° censimento dell’agricoltura. Variazione Superficie agricola utilizzata nel decennio 2000-2010 nella Provincia di Roma -8,2 secondo Istat 6° censimento dell’agricoltura. Fonte: www.istat.it

2. Zappata Romana (ZR) nel 2010 ha mappato orti e giardini condivisi romani, realtà caratterizzate dalla generosità di tanti cittadini che hanno recuperato aree abbandonate per farne spazi pubblici aperti per attività culturali, educative e sociali. La mappa su GoogleMaps (oltre 100.000 visite) e il lavoro di ZR hanno contribuito a dare impulso alla costituzione di una rete collaborativa delle realtà censite. ZR ha incoraggiato questa pratica con il sito (ove si può reperire un manuale su “come fare”, video testimonianze dei protagonisti e altri materiali), e attraverso l’organizzazione di seminari e laboratori, campagne di stampa e l’uso massiccio di social networks. A Roma gli orti sono passati da 40 nel 2010 a 200 nel 2016. ZR è stata in seguito chiamata dal Parco dell’Appia Antica per la realizzazione di un orto didattico. Nel 2012 ha preso il via il progetto dell’Hortus Urbis, orto didattico e giardino condiviso con piante antico romane, unico nel suo genere in Italia.

3. Northeast Modern Languages Conference, Rochester, New York, March 17, 2012, “Zappata Romana” and Spontaneous Urbanism in Rome.,

Prof. Stanley Mathews, AIA, Chair, Architectural Studies, Department of Art and Architecture, Hobart and William Smith Colleges, Geneva, New York.

L'attuale periodo di crisi finanziaria ed economico- produttiva ha determinato, per il Paese, un forte freno alla modernizzazione e al potenziamento della “città pubblica” e, al tempo stesso, una cre- scente difficoltà, per le Amministrazioni pubbliche, nella gestione dei “beni comuni”. Una condizione che mette sempre più a rischio il funzionamento urbano, la tenuta delle relazioni sociali e il regolare svolgimento dei cicli naturali, proprio in concomi- tanza con il raggiungimento di una maggiore con- sapevolezza dei rischi connessi alla metropolizza- zione del territorio, alla frammentazione sociale, ai cambiamenti climatici.

A Roma tale condizione ha fortemente indebolito l'attuazione della strategia di riqualificazione urba- nistico-ambientale prevista nel PRG 2008¹, tuttavia non ne ha impedito alcune sperimentazioni, per esempio attraverso l'elaborazione di alcuni Pro- grammi integrati, e ha innescato la messa in campo di innovative esperienze che, in alcuni casi, hanno stimolato l'azione dell'Amministrazione comunale verso nuove modalità di progettazione e gestione dei blue, green and grey networks. Tali sperimentazioni sono accomunate dall'esigenza di dare una risposta integrata alle istanze di rigenerazione ambientale, di rivitalizza- zione sociale, di valorizzazione economica e cultu- rale di “beni comuni” secondo principi di sostenibi- lità, di resilienza e di adattamento ai cambiamenti

ambientali e socio-economici, intesi sia come

concetti operativi², attraverso i quali fare avanzare

ricerca e sperimentazione sui temi della tutela e della valorizzazione delle risorse ambientali, sia come valori collettivi, etici e estetici³, sui quale rifondare non solo le forme del paesaggio urbano ma anche il senso dell'uso collettivo degli spazi. Le sperimentazioni in corso nel territorio romano possono essere ricondotte a esperienze avviate “dall'alto”, nell'ambito di progetti internazionali finalizzati a intercettare risorse e competenze sui temi della sostenibilità e della resilienza, ed espe- rienze nate “dal basso”, a partire da reti di sog- getti sociali costituitesi sul territorio per promuo- vere azioni di gestione innovativa e partecipata di contesti degradati o sottoutilizzati di valore eco- logico-ambientale e storico-identitario.

Tra le iniziative “dall'alto”⁴, riveste particolare inte- resse il Programma TURAS⁵, finanziato dal VII FP dell'UE. Nell'ambito di questo network euro- peo, che coinvolge Roma Capitale, BIC Lazio e Sapienza, il Programma affronta le questioni rela- tive ai rischi connessi ai cambiamenti climatici e al consumo di suolo, alla tutela e valorizzazione delle infrastrutture verdi e blu, alla filiera corta, al recupero di siti ed edifici degradati.

Molte di queste questioni trovano un punto di incontro nel tema della gestione delle aree agri- cole periurbane, affrontate in questa esperienza