* Silvia Viviani, Presidente Nazionale dell'INU
come un insieme complesso di interventi utile per l'erogazione ottimale dei servizi e la qualità delle condizioni di vita, finalizzato alla produzio- ne e alla distribuzione di ricchezza pubblica e privata, caratterizzato da un approccio eco- sistemico, con il quale la città è trattabile come un organismo dinamico.
L'immagine ideale di città sicura e sana è ricca di verde e di blu, di mobilità pulita e di tecnologia amica. Ne consegue una relazione strutturale fra ecologia urbana e paesaggi di città, sostenuta da processi di cittadinanza attiva, che favoriscono inclusione, propensione alla cura e socialità, pro- duzione di beni comuni. Pertanto, la rigenerazio- ne urbana non è una categoria di intervento con- finata nel settore tecnico, può diventare un pro- getto collettivo, un patto sociale nel quale ridefi- nire i ruoli di tutti gli attori, pubblici e privati, per declinare il futuro delle città nelle quali vorrem- mo vivere, assegnando ai valori sociali e ambien- tali una rilevanza economica, mettendo al cen- tro dell'attenzione l'abitabilità, definendo nuovi tipi di spazi pubblici, superando la stagione delle premialità volumetriche, per un'effettiva e con- creta soluzione alle disuguaglianze.
La riqualificazione fisica delle città deve accom- pagnarsi alle azioni finalizzate a promuovere l'istruzione, lo sviluppo economico e l'inclusione sociale, contestualmente alla protezione
ambientale.
La riorganizzazione degli ambienti urbani può appoggiarsi alla rappresentazione di telai e map- pe, che intercettano le relazioni tra servizi, domande e individui, in un disegno che si muove contemporaneamente dal generale al particolare e integra le nuove tecnologie negli interventi di adeguamento strutturale della città. La tecnolo- gia digitale sta modificando radicalmente la pro- duzione e lo scambio di servizi nei campi della logistica urbana, del turismo, della mobilità, del welfare, della progettazione, dei servizi alle imprese, dell'ecologia applicata ai cicli energetici, idrici, dei rifiuti, dell'illuminazione, della sicurezza, dell'incremento di conoscenza.
In questo quadro, le ipotesi operative per la tra- sformazione della città richiedono appropriatezza ai contesti, conoscenza delle condizioni di stato, informazione della cittadinanza, qualità delle com- petenze necessarie e sostenere le economie e le filiere locali, declinazione dei nuovi standard di funzionalità eco-sistemica e di accessibilità degli ambienti urbani. Piuttosto che tendere a un assetto predefinito, affidandone la realizzazione al controllo di conformità, l'urbanistica si può occu- pare di connessioni e continuità, in un progressivo avvicinamento alle condizioni di sostenibilità, che riguardano anche l'utilizzo delle risorse, la defini- zione dei processi e la loro gestione, le relazioni nella filiera pubblica abbandonando l'abitudine alla settorialità.
Le città si configurano sempre più come luoghi di accesso ai servizi materiali e immateriali, sistemi interconnessi e infrastrutture complesse ove non è possibile trattare separatamente ambiente, pae- saggio, ecologia, economia, servizi, salute, sicu- rezza, informazione, accessibilità, mobilità, abita- zione. Termini vari e diversi, che richiamano obiet- tivi generali della pianificazione urbanistica, di piani e progetti utili per allocare correttamente risorse e produrre impatti. Per sostenere il miglio- ramento delle condizioni di convivenza delle popolazioni e lo sviluppo delle capacità produtti- ve, contrastare la dissipazione e la frammentazio- ne, individuare le dimensioni ottimali di riferimen- to spazio-temporale per le azioni, razionalizzare gli investimenti, il progetto va riorientato secondo la logica delle reti e dell'integrazione degli inter- venti convergenti su obiettivi.
La logica progettuale appoggiata alle reti e all'integrazione, intesa a ritrovare equilibri fisici e sociali e a promuovere economie sostenibili, pro- duce interventi manutentivi e rigenerativi di siste-
ma, che garantiscono connessioni e con- tinuità dei sistemi insediativi, infrastrut- turali, naturali e che si definiscono e si gestiscono in modalità intersettoriale, multiscalare, multiattoriale.
E' possibile, per questa via, promuovere la riquali- ficazione della città per parti, sviluppare azioni condivise, coordinare gli interventi pubblici e pri- vati, favorire imprenditoria creativa ad alta com- patibilità, privilegiare la flessibilità degli usi, svinco- lare gli assetti urbani da rigidità che contrastano le nuove pratiche urbane, sostenute dal flusso dei dati ad alto contenuto organizzativo. Con questo cambiamento di approccio, di metodo e di strate- gia, si possono modificare i comportamenti e gli stili di vita, i costi finanziari e ambientali associati alle attuali condizioni urbane; si attivano nuove economie, occasioni di lavoro, pratiche sperimen- tali di solidarietà sociale. Per quanto riguarda alcu- ni dei principali strumenti operativi di tipo urbani- stico, è tempo, perciò, di passare dagli standard pensati per la crescita della città alle dotazioni per la qualità delle diverse forme urbane, dalle desti- nazioni d'uso alle attività, dalla predeterminazio- ne alla compatibilità e all'idoneità ambientale. L'accordo di Parigi sul clima ha avuto il grande merito di farci avanzare un passo di più nella con- sapevolezza delle condizioni di stato e nell'assunzione di impegno, ma non possiamo illuderci che il cambiamento arrivi da sé.
Cinquant'anni fa per regolare la città in crescita, vennero istituiti gli standard urbanistici, minimi inderogabili di verde e di servizi. Era una questio- ne di diritti e va ancora oggi ritenuta tale, in una nuova declinazione, per risanare la città esistente con standard ambientali, culturali e sociali accet- tabili e per stabilire convenienze non riferibili alla contabilità finanziaria o edilizia.
Il volume è un dialogo sulla città, raccontato attraverso immagini e testi che ripercorrono il percorso di ricerca e progettazione dell'autore, sul tema delle reti ecologiche come strumento di rigenerazione urbana. L'antologia di testi pre- sentata, ripercorre una riflessione complessa, ad ampio spettro, sulla città, partendo dal ruolo dell'urbanista all'interno della sua attività di pro- gettista del territorio chiudendo con uno sguar- do sulla città di Napoli, vista come campo di spe- rimentazione per processi di riconfigurazione del tessuto urbano.
La riflessione dell'autore parte dal dibattito internazionale che sta andando oltre l'approccio autoreferenziale delle città, facendosi portavoce di quei "movimenti trasversali che permettono di guardare la città a partire dalle domande di occu- pazione e riappropriazione degli spazi, per costruire sguardi d'insieme e visioni strategiche credibili." Questo è stato possibile attraverso il superameno di confini disciplinari, grazie all'avvicinamento dei concetti di "landscape" e "urbanism", alimentando pratiche sperimentali, che vanno dal recycle alla landscape ecology. Ciò che viene sottolineata è la scarsa capacità di tra- durre in azione questi concetti, che negli ambienti di formazione divengono pure nozioni che difficilmente hanno un riscontro concreto nella professione, tendendo sempre a reiterare " stancamente temi e percorsi formativi consoli- dati e rassicuranti, non formando professionisti in grado di cambiare la percezione al progetto." Quella che viene sottolineata è la crisi dell'urbanistica legata soprattutto ad una perdi- ta di capacità di gestire la complessità del pro- getto, portando all'indebolimento dei piani e della figura dell'urbanista, che pur essendo "tec- nicamente competente e socialmente consape- vole" delle dinamiche tra spazio, società e pro- getto, rimane un attore debole predisposto a subire i processi decisionali di altri soggetti coin- volti. I profondi cambiamenti spaziali, economici e sociali hanno nuovi caratteri urbani che hanno permesso " un profondo e complesso rinnova- mento di temi, paradigmi, approcci disciplinari, strumenti e metodi del progetto, in cui le decli- nazioni ecologiche, economiche e sociali del pae- saggio assumono un ruolo centrale". Tutto que- sto impedisce facili semplificazioni strategiche e tattiche sul futuro dell'urbanista, spesso associa- te al rapido invecchiamento dei paradigmi inter- pretativi, analizzati in maniera oculata dall'autore nel volume.
L'atteggiamento dell'urbanistica quindi assume un ruolo più pragmatico, integrandosi con ambiti
LA RECENSIONE
recensione di Gaia Sgaramella