* Anna Terracciano e Emanuela De Marco, DiARC - Università di Napoli Federico II
ESPERIENZE DI RESILIENZA NELLA PROGETTAZIONE E GESTIONE DEI BENI COMUNI
VERSO UNA MAPPA DELLE CITTÀ E DEI TERRITORI RESILIENTI
in grado di assumere il ruolo di potenziali ele- menti di rigenerazione.
L'interruzione del ciclo virtuoso delle acque ha depositato, tanto in superficie quanto nella stra- tigrafia dei suoli, una molteplicità di materiali che hanno esaurito il loro ciclo di vita determi- nando situazioni critiche in cui, alla storica conti- nuità delle reti ecologiche, si contrappone oggi la sua frammentazione, al valore fondativo ed identitario del Sarno si contrappone spaesamen-
to e sfruttamento.
Inoltre, gli effetti connessi al rischio idrogeologico si intrecciano anche a quello vulcanico e a un grave problema di compromissione delle risorse ambientali per effetto della pervasività chimica dell'agricoltura e della pressione antropica a cui è legata una gestione inappropriata delle reti di col- lettamento e smaltimento delle acque reflue. Una visione multiscalare del territorio è necessa- ria nel momento in cui il riciclo non rappresenta
un gesto isolato di rigenerazione progettuale, ma si avvale dei materiali di scarto sedimentati sul territorio rinnovandone la valenza sistemica per la costruzione di processi incrementali in grado di promuovere un progetto di territorio complesso ed adattivo.
La riproposizione di un nuovo equilibrio tra siste- mi antropici e naturali si propone di recuperare e contestualizzare i segni, gli spazi e le pratiche di un'antica razionalità per la definizione di una
nuova macchina idraulica territoriale in cui si defi- niscono elementi resistenti e quelli resilienti, ovve- ro suscettibili di un modello evolutivo e adattivo a cui oggi diamo il nome di resilienza. La prospetti- va è quella di un sustainable water management capace di ricostruire un ciclo virtuoso delle acque superficiali e profonde, e di garantirne, al con- tempo, la bonifica delle stesse connessa a quella dei suoli.
Il progetto di territorio proposto ricostruisce un racconto dei luoghi ormai poco leggibile e defi- nisce nuovi paesaggi agendo sui network per costruire fruibilità e sostenibilità. Ne risulta una nuova armatura territoriale articolata lungo tre network paesaggistici (blue, green e innovative
use) e suggerita dalla diffusione, capillarità e per-
vasività dei drosscape (Berger, 2006), come stra- tegia possibile ed auspicabile per dare coerenza spaziale e organizzativa a un processo di riciclo del territorio stesso.
Il blue network è il sistema degli spazi che inter-
cettano la rete idrografica superficiale e profon- da e, più in generale, le continuità ambientali. Lungo queste reti i sistemi di bonifica idraulica divengono strumenti di disegno territoriale, facendo del rischio idrogeologico un principio per riscrivere i caratteri della geografia insediati- va.
Il green network è il sistema degli spazi verdi
urbani e della naturalità che ha come obiettivo la costruzione di un mosaico continuo, complesso
e produttivo - in senso economico, energetico e sociale di spazi aperti. I temi progettuali affronta- ti sono spesso connessi con quelli blue, dal supe- ramento della frammentazione alla de- impermeabilizzazione dei suoli anche attraverso tattiche e micro-azioni di recupero delle acque grigie e bianche anche alla scala urbana;
L'innovative use network è invece l'insieme delle
possibilità di usi, anche temporanei ed informali, dello spazio aperto pubblico e di uso pubblico. Si va definendo così una rete potenziale che coin- volge gli spazi deboli e involontari dell'esperienza urbana per riciclarli in una rete di nuovi spazi e nuove attrezzature, pubbliche e di uso pubblico, capaci di proporre una fruizione complessiva dello spazio urbano.
Strategie, tattiche e una molteplicità di azioni e microazioni progettuali diffuse lavorano così con i materiali dei network blue, green e degli innovative
use in maniera integrata ed incrementale al riciclo
del territorio.
Si individuano i temi prioritari del progetto tra cui la Tangenziale dell'acqua, che lungo la dorsale della Strada Statale SS268 si configura, attraver- so un progetto di suolo (Secchi, 1986), come fascia filtro capace di intercettare le acque di dila- vamento del versante vesuviano e quelle di eson- dazione delle sue vasche di assorbimento a mon- te; di ridisegno del paesaggio fluviale del Sarno come connessione ecologica e paesaggistica della Piana, con una successione di aree verdi e a
parco in cui quella che prevale è una vege- tazione in grado di ricostruire quel pae- saggio umido eroso da un uso agricolo intensivo, ma anche di agire, attraverso meccanismi di phytoremediation, al disinquina- mento delle acque di ripascimento della falda superficiale così come quelle del fiume; di costru- zione di un sistema di raccolta e riciclo delle acque
grigie e bianche nei contesti urbani, che sia in grado
di recapitare le acque nel Canale del Conte di Sarno - ripulito, bonifcato e manutenuto - che assumerà così il ruolo di condotta principale di raccolta nei singoli Comuni che attraversa. Si tratta dunque di definire la trama delle azioni strategiche capaci di attuare, nel lungo periodo, quella continuità della dimensione pubblica e dell'abitare collettivo che necessita di nuove politi- che e più in generale di una nuova visione per il territorio contemporaneo. Un telaio nel quale una molteplicità di pratiche temporanee e azioni pro- gettuali diffuse sul territorio sappiano intercettare i tempi interstiziali di un progetto/processo (Corner, 1999) che dispiegandosi con attitudine incremen- tale, ricicla e restituisce quelle geografie del dro-
sscape attraverso le possibilità offerte dagli usi
compatibili alle fasi di bonifica e di realizzazione dei grandi progetti di riqualificazione territoriale, consegnandoci nuove e infinite configurazioni che questi luoghi finiscono per assumere.
Note
1. Le riflessioni che seguono fanno riferimento ad alcune indagini e sperimentazioni tuttora in corso nelle attività nel Laboratorio Re-Cycle di Napoli (responsabile di sede Fabrizia Ippolito, coordinamento operativo Anna Terracciano) nelle aree studio della Piana Campana (il Litorale Domizio Flegreo, Napoli Est e la Piana del Fiume Sarno). L'Unità Re-cycle di Napoli è coordinata da Carlo Gasparrini (UNINA) e fa riferimento alla rete PRIN 2012-2015 Re-cycle Italy. Nuovi cicli di vita per architetture e infrastrutture della
città e del paesaggio, il cui coordinatore nazionale è Renato Bocchi (IUAV).
2. Le strategie e i temi progettuali proposti sono stati sviluppati nelle attività del Puc di Poggiomarino (Na). La Convenzione stipulata in data 29/10/2012 tra il Comune di Poggiomarino e l'Università degli Studi di Napoli “Federico II”, DiARC - Dipartimento di Architettura (ex DPUU - Dipartimento di Progettazione urbana e Urbanistica), per le attività di supporto e di affiancamento tecnico scientifico al Settore Urbanistica e Assetto del Territorio è finalizzate alla redazione del Piano Urbanistico Comunale (PUC), della Valutazione Ambientale Strategica, e del Regolamento Urbanistico-Edilizio Comunale ai sensi della legge regionale n. 16 del 22/12/2004 e successive modificazioni e integrazioni).
Il gruppo DiARC per il supporto e affiancamento tecnico-scientifico è così composto: Responsabile scientifico: Prof. Arch. Carlo Gasparrini; Consulenti specialistici per la VAS (Valutazione Ambientale Strategica): Proff. Arch. Maria Cerreta e Pasquale De Toro con l'Arch. Giuliano Poli; Consulente specialistico per la mobilità e le infrastrutture di trasporto: Prof. Ing. Claudio Troisi; Consulente specialistico per il RUEC (Regolamento Urbanistico Comunale): Prof. Arch. Valeria D'ambrosio con l' Arch. Eduardo Bassolino; Coordinamento operativo: Arch. Anna Terracciano; Consulente per il Gis e i sistemi informativi territoriali: Arch. Marco Facchini; Arch. Emanuela De Marco, Francesco Stefano Sammarco, Ciro Sepe, Danilo Vinaccia.
Riferimenti bibliografici
Monografie
AAVV (2008), Urban ecology. An International Perspective on the Interaction Between
humans and nature, Springer NewY ork, USA
Bulkeley, H. (2013), Cities and Climate Change, Routledge Critical Introductions to Urbanism and the City, Routledge
Berger, A.(2006), Drosscape, Wasting land in urban America, Princeton Architectural Press, NewY ork
Corner, J. (1999), Recovering Landscape. Essays in Contemporary LandscapeT heory, Princeton Architectural Press, NewY ork
Fabian L., Viganò P. (2010), Extreme City. Climate change and the transformation of
the waterscape, Lorenzo Fabian, Paola Viganò eds. Pubblicato da Università Iuav di
Venezia
Shannon, K. De Meulder, B. (2013), Water urbanisms east, Park Books, Zurich Viganò, P. Giannotti, G. (2012), Our Common Risk. Scenarios for the diffuse city, et al/ED
Watson, D. Adams, M. (2011), Design for flooding: architecture, landscape, and urban
design for resilience to climate change, John Wiley and Sons Saggio su volume
Secchi, B. (2013), "La nuova questione urbana", in Fabian L. (a cura di), New urban
question. Ricerche sulla città contemporanea 2009-2014, Aracne, Roma Articolo su rivista
Gasparrini, C. (2011), "Città da riconoscere e reti eco-paesaggistiche", in PPC, n. 25 Secchi B. (1986), "Progetto di Suolo", in Casabella, n. 520/521.
In psicologia la resilienza è la capacità di un indivi- duo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà. Nel caso qui esposto l'individuo è una porzione consistente della città storica di Rovereto. Le vicende che hanno interes- sato l'area della Manifattura Tabacchi e gli abitanti del borgo di Sacco e dintorni, costituiscono gli eventi, più o meno traumatici, ai quali la città di Rovereto si è trovata a far fronte.
Questo articolo si pone l'obiettivo di indagare come, nel tempo, città e Manifattura abbiano saputo “adeguarsi” ai cambiamenti, alle difficoltà. Il caso della Manifattura Tabacchi è esemplificativo di come la combinazione di una visione strategica - da PRG - e di elementi quali la continuità - man-
tenimento dell'identità storica - e l'innovazione - Trentino Sviluppo e start-up insediate - siano requisi-
ti determinanti la capacità della città di reagire a fenomeni di stress.
La storia in pillole
·- 1850: Inizia la crisi del settore serico. Si passa alla lavorazione del tabacco, già coltivato in loco. Nel Borgo di Sacco, nel 1854, prende avvio la produ- zione di sigari, sigarette e affini. Vengono costruiti gli edifici della Manifattura Tabacchi.
- I° dopoguerra: le politiche di rilancio dell'economia scommettono sul rafforzamen- to del settore industriale.
- II° dopoguerra: si introducono le moderne tecniche di produzione industriale
- Anni '60: il settore entra in crisi
- 2000/2008: dalla contrazione della produzio- ne alla chiusura dell'attività
Piani e programmi per il recupero, la rigenera- zione e l'innovazione
Dopo la chiusura della Manifattura, la Provincia Autonoma di Trento crea l'agenzia “Trentino Svi- luppo” che acquisisce i beni. Avvia un percorso teso a dare nuova vita all'opificio. Lo fa attraver- so la società Manifattura Domani, chiamata a realizzare un polo produttivo capace di promuo- vere e attivare iniziative di ricerca, formazione e networking, che si configuri quale spazio di speri- mentazione e di innovazione sotto il profilo architettonico, ingegneristico ed energetico. Il percorso verso la riqualificazione e la rigenera- zione può compiersi attraverso l'innovazione delle previsioni pianificatorie e la predisposizione di un progetto. Amministrazione comunale e Manifattura Domani attivano sinergie capaci di dare risposta al cambiamento, innovando. Per quanto riguarda la pianificazione, il PRG viene più volte variato¹, individuando di volta in volta previsioni urbanistiche meglio rispondenti agli obiettivi: recupero, riuso e rigenerazione. Anche la pianificazione sa essere resiliente.