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* Vincenzo Donato, Capo del Dipartimento per le Politiche di Coesione della Presidenza del Consiglio dei Ministri

politica energetica del nostro paese frutto delle scelte strategiche che vengono definite nel qua- dro degli obiettivi di sviluppo sostenibile stabiliti dall’Unione europea. La scarsa efficienza che si registra degli usi finali dell’energia, nelle città e in particolare nei trasporti, sia privati, sia collettivi, nell’edilizia residenziale e nella gestione del patri- monio immobiliare pubblico, accresce la necessi- tà d’interventi di riqualificazione strutturale volti a perseguire obiettivi di risparmio energetico. Secondo il Rapporto Statistico GSE⁴ del 2014, che fornisce il quadro statistico completo sulla diffu- sione e sugli impieghi delle fonti rinnovabili di ener- gia (FER) in Italia nei settori elettrico, termico e dei trasporti, nel 2014 la quota percentuale dei consu- mi finali lordi di energia in Italia coperta da fonti rinnovabili si è attestata al 17,1%, un valore supe- riore al target assegnato all’Italia dalla Direttiva 2009/28/CE per il 2020 (17%)⁵.

Il rapporto Eurostat sulle energie rinnovabili nell’Ue⁶ del 2016 sottolinea, inoltre, che dal 2004, la parte delle fonti rinnovabili nel consumo finale lordo di energia si è considerevolmente accresciu- to in tutti gli Stati membri e nel 2014 è aumentato in 24 dei 28 stati membri. L’Italia è 13esima in clas-

sifica, e precede la Spagna la Francia e la Gran Bre- tagna.

Lo sviluppo delle fonti rinnovabili se da un lato ha permesso all’Italia di posizionarsi in linea con l’Energy Roadmap⁷ al 2050, dall’altro richiede di riconfigurare le reti di distribuzione locale per mas- simizzare i benefici ambientali dell’energia rinnova- bile⁸.

Tale necessità si traduce, ad esempio, con riferi- mento al trasporto sostenibile, in un’adeguata dotazione di linee ferroviarie, di stazioni, di nodi di interscambio, che rappresenta la precondizione per lo sviluppo del paese, sia in termini di accessibi- lità dei territori che di qualità della rete viaria. In par- ticolare, le aree rurali risentono ancora oggi di pro- blemi legati all’accessibilità e alla qualità della rete viaria, fattori che ostacolano lo sviluppo delle attivi- tà economiche e che incidono sulla qualità della vita di ampia parte della popolazione.

In Italia, attraverso l’Accordo di Partenariato 2014- 2020 e i programmi operativi regionali 2014-2020, sono state avviate molteplici azioni di manutenzio- ne e prevenzione del rischio e per nuove economie urbane in grado di mobilitare attori istituzionali, sociali ed economici.

Se guardiamo ai Fondi 2014-2020 (Fondi strutturali e di Investimento Europei - Fondi SIE), program- mati per il settore (Cfr. Tabella 1), l’Italia è al secondo posto, dopo la Francia, per disponibilità di risorse assegnate, pari a oltre quattro miliardi di euro. E’ una quota molto rilevante che, se utilizzata in modo efficace, può consentirci di raggiungere buoni risultati in quanto a prevenzione dei rischi e sicurezza del territorio.

Le risorse finanziarie sono state allocate sulla base della situazione economica e sociale del Paese, delle sfide comuni poste da Europa 2020 e di un’attenta analisi del tipo di politica di sviluppo necessaria ad affrontare i divari territoriali interni, accresciuti dalla recente crisi economica.

In ragione della complementarietà con il Fondo Sviluppo e Coesione (FCS) che si caratterizza per una prevalente vocazione sull’investimento infra- strutturale e ambientale, i fondi SIE sono stati pre- valentemente concentrati su innovazione, raffor- zamento e sviluppo del sistema di imprese nonché sull’aumento delle opportunità di lavoro, accumu- lazione di competenze e inclusione sociale delle persone⁹ (cfr. Tab. 2).

La Tabella evidenzia buone percentuali di risorse

Fondi strutturali e di Investimento Europei - Fondi SIE destinati all'Obiettivo 5

(Cambiamento climatico e prevenzione del rischio)

(valori in milioni di euro)

Italy 3.355,6 1.398,6 4.754,2

Allocazioni finanziarie per Obiettivo Tematico ad esito dell'adozione dei Programmi Operativi FESR e FSE

(valori in milioni di euro, incluso il cofinanziamento nazionale).

fonte: elaborazione PCM-Dipartimento per le politiche di coesione su Programmi Operativi 2014-2020 adottati fonte: http://ec.europa.eu

destinate alla ricerca e al sostegno ad una econo- mia a basse emissione di carbonio in tutti i settori (efficienza energetica) e significative allocazioni finanziarie per la prevenzione dei rischi ambientali e per la tutela e valorizzazione delle risorse natu- rali e culturali.

Le risorse derivanti dalla politica di coesione 2014- 2020 svolgono, quindi, un ruolo trainante, ma solo a condizione che i risultati siano quantificati e veri- ficabili in termini di indicatori di qualità della vita dei cittadini (per esempio in termini di regolazione dei servizi pubblici, metodi di valutazione dei risul- tati, organizzazione e capacità istituzionale, con- correnza dei mercati,) e legati alla dimensione territoriale. Le città sono, infatti, i nodi delle reti di relazione economiche, sociali e culturali e sono protagoniste della competizione economica. Ma i grandi poli urbani sono anche i punti di accumula- zione di tensioni e conflitti e dunque necessitano di risposte adeguate.

Tre mi sembrano gli obiettivi prioritari sui quali istituzioni centrali e locali debbano agire in modo coordinato e sinergico:

- accrescere l’efficienza energetica sfruttando l’enorme potenziale di risparmio che caratte- rizza il patrimonio edilizio delle città e delle aree urbane, investendo nell’edilizia sostenibi- le e nell’housing sociale;

- riorganizzare la mobilità pubblica e privata nelle aree urbane;

- ridurre la quantità di rifiuti prodotta come car- dine per un’efficace politica di gestione del pro- blema dei rifiuti urbani realmente orientata al loro riciclo e al loro recupero.

Si tratta di interventi che hanno un profondo rilie- vo non solo sotto il profilo ambientale, ma anche dal punto di vista economico ed occupazionale. Investire nelle città rappresenta, dunque, un passo determinante per lo sviluppo e la competi- tività del paese e, in tale contesto, assumono un peso rilevante le intese tra attori pubblici e privati che mettono a disposizione risorse, capacità pro- gettuale e gestionale, reti di relazioni.

Ed è determinante la capacità di affermare sul territorio un sistema di governance in grado di programmare e gestire soluzioni che coinvolgano tutte le parti interessate con particolare rilievo alla capacità di integrazione di soggetti, strumenti e risorse, alla diffusione di funzioni e servizi di quali- tà per attrarre investimenti e capitali ed, infine, al rafforzamento di reti e collegamenti per dare con- cretezza alle strategie di sviluppo del sistema eco- nomico e sociale.

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Note

1. Cfr:

http://ec.europa.eu/regional_policy/sources/docoffic/offi cial/reports/cohesion6/6cr_it.pdf

2. An EU Strategy on adaptation to climate change, 16.4.2013 COM(2013) 216 final, Commissione europea. 3. European Environment Agency, Climate change,

impacts and vulnerability in Europe 2012. An indicator-based report, no 12/2012.

4. Rapporto del Gestore Servizi Energetici, elaborato nell’ambito delle attività di monitoraggio dello sviluppo delle energie rinnovabili in Italia, affidate al GSE dall’articolo 40 del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28. 5. L’Italia è tra i 9 Stati Membri dell’Ue ad aver già raggiunto gli obiettivi assegnatici per il 2020, insieme a Bulgaria, Repubblica ceca, Estonia, Croazia, Lituania, Romania, Finlandia e Svezia.

6. Cfr:

http://ec.europa.eu/eurostat/documents/2995521/7155577 /8-10022016-AP-EN.pdf/38bf822f-8adf-4e54-b9c6- 87b342ead339 .

7. La strategia di de-carbonizzazione dell’economia europea che prevede il passaggio a una economia europea a basse emissioni di carbonio entro il 2050 (-80- 95% di gas serra rispetto al 1990, come fissato nella Comunicazione COM(2011) 112 della Commissione

Europea Roadmap for moving to a low carbon economy in 2050 della Commissione Europea).

8. Accordo di Partenariato 2014-2020 per l'impiego dei fondi strutturali e di investimento europei, adottato il 29 ottobre 2014 dalla Commissione europea.

9. Documento di Economia e Finanza 2016- Relazione sugli interventi nelle aree sottoutilizzate. L. 196/2009, art. 10 integrata dal D. Lgs. 88/2011, art. 7.

Le profonde mutazioni delle forme urbane, avve- nute negli ultimi settant'anni, si rivelano diverse nei differenti contesti locali, ma sono accomunate dalla crescente rapidità del fenomeno di espansio- ne, dal progressivo incremento del consumo di suolo, dallo scarso investimento in dotazioni infra- strutturali, dalla radicalizzazione di sistemi di mobi- lità sostanzialmente affidati al trasporto privato su gomma, dall'esposizione ai rischi indotti dai grandi cambiamenti climatici.

La città si rivela insostenibile e poco amicale, carente di spazi pubblici, gravata dal continuo traf- fico privato su gomma, dissipatrice di suolo e divo- ratrice di energia. Sono comuni ai diversi contesti urbani la sostituzione sociale nei tessuti urbani storicamente consolidati, i fenomeni di rarefazio- ne e di congestione, l'allocazione di quote ingenti di funzioni commerciali e terziarie in aree esterne al tessuto consolidato della città, la mobilità della popolazione, che organizza progetti di vita, di lavo- ro, di tempo libero, favoriti dall'avanzamento della tecnologia, in territori che si rivelano interdipen- denti.

Se lo sviluppo sostenibile è stato e rimane un obiettivo generale della pianificazione, che si rife- risce alle aspettative di benessere individuale e collettivo, a finalità generali di miglioramento delle condizioni di vita, oggi è indiscutibile la priori- tà delle strategie operative della rigenerazione

urbana e della riconversione ecologica delle cit- tà.

Il cambiamento strutturale delle condizioni urba- ne è questione che richiede di assumere tanto le potenzialità quanto le fragilità degli ambienti urbani come fattori di progetto, mentre le moda- lità di gestione delle risorse assumono un valore specifico nelle politiche locali, combinando risparmio e produzione.

Si pone pertanto la necessità di rivedere processi e strumenti per intervenire efficacemente nella città esistente, ove le qualità ambientali siano assunte quali fattore trainante delle ipotesi di sviluppo, secondo una visione di lungo periodo. Serve un chiaro orientamento dei principi e degli obiettivi della pianificazione urbanistica verso interventi in grado di ripensare in chiave ecologi- ca la qualità paesaggistica delle nostre città com- binando e integrando, a tutte le scale (morfolo- gie territoriali, città, quartieri, edifici) azioni di difesa dei suoli, riciclo delle acque e dei suoli, atti- vazione di cicli energetici virtuosi, riduzione di CO2, incremento di dotazioni vegetali e perme- abilità, modifiche microclimatiche e riduzioni delle isole di calore, valorizzazione della porosità urbana, conservazione attiva del suolo da non consumare (in senso ecologico, sociale, fruitivo, produttivo).

La rigenerazione urbana e territoriale si qualifica

Città sostenibile