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Un caso applicativo: un modello ABM della mobilità sistematica

5.2 Una descrizione informale: la narrativa del modello

5.2.1 I sottosistemi del modello: mercati e sistema della mobilità

Nel modello si prende in considerazione un’economia su scala regionale com- posta dai mercati dei beni, del lavoro e del credito su cui operano imprese e forze di lavoro. Il mercato del credito è stato considerato alla stregua di garante delle disponibilità finanziarie necessarie all’equilibrio tra gli altri due e non è sta- to modellizzato se non in forma estremamente stilizzata. Come per il mercato del credito, anche i rapporti con l’esterno dell’economia sono considerati come effetti riequilibratori ma non vengono modellizzati se non nella misura in cui, in mancanza di forze lavoro è consentito l’afflusso di migranti dall’esterno e in caso di residui nella vendita della produzione d’impresa può essere prevista l’ipotesi di realizzo sul mercato estero.

I tre mercati e il sistema della mobilità rappresentano i sottosistemi del modello all’interno e a cavallo dei quali gli agenti agiscono e interagiscono perseguendo i loro obiettivi di guadagno, soddisfazione dei bisogni di bene e profitto. Alcuni dettagli sui compoenenti e processi che li caratterizzano vengono forniti nel se- guito.

Mercato dei beni

Si assume che le imprese siano eterogenee nelle loro dotazioni (patrimonio, ad- detti) ma omogenee rispetto alla loro tecnologia di produzione: idealmente il si- stema produttivo si comporta cioè come settore d’attività economica alla stregua di un’industria mono-prodotto. Le imprese sono price-taker ovvero nessuna può influenzare unilateralmente la dinamica del mercato ma il prezzo di vendita della singola impresa è determinato da uno shock idiosincratico, ovvero da un aggiu- stamento individuale e imprevedibile del prezzo medio di mercato che è venuto formandosi dalla sovrapposizione dei diversi comportamenti d’impresa. Sebbene dotate della stessa tecnologia e di una funzione di produzione che prevede un solo fattore (il lavoro), le imprese possono fare scelte differenti circa le strate-

gie di programmazione e produzione orientandosi verso processi (più o meno) proporzionali rispetto ai fattori produttivi impiegati. Questo garantisce un buon livello di eterogeneità del sistema imprenditoriale.

Al termine della fase di programmazione le imprese aprono o chiudono posizioni occupazionali per colmare il proprio fabbisogno di addetti e quindi realizzare la produzione: questo processo consente l’allocazione dei lavoratori in posizioni occupazionali in zone anche diverse da quelle di residenza (il che determina la fondamentale distinzione tra occupati ed addetti).

Le imprese producono e vendono quanto programmato, e questa vendita è sod- disfatta sia dalla domanda dei lavoratori sia dalla domanda dei disoccupati che sono sostenuti da un fondo di sussistenza: in tal modo viene garantito l’equilibrio dinamico artificiale del mercato dei beni. Le forze di lavoro-consumatori guada- gnano un reddito (se occupate) o percepiscono un sussidio (se disoccupate) che impiegano: (a) per acquistare i beni finali prodotti dalle imprese; (b) per pagare i costi impliciti del trasporto necessario per recarsi al lavoro.

Mercato del credito

Quella che si descrive è un’economia che si regge su un impianto finanziario ele- mentare. Infatti, si assume che nell’economia viga un mercato del credito molto stilizzato e regolato da un meccanismo di riserva in cui tutti possono depositare o da cui tutti possono prelevare senza limite o disposizione rispetto alla doman- da-offerta nel mercato dei beni e servizi di mobilità: solo i disoccupati non pos- sono domandare credito ma possono depositare in conto corrente.

A fronte di questa semplificazione si assume che imprese e forze di lavoro in surplus di fondi possano offrire credito con certezza di restituzione, in aggiunta alla quota d’interessi esigibili: tali flussi costituiscono redditi finanziari che van- no a sommarsi ai ricavi dalle vendite delle imprese, al reddito da lavoro dei loro addetti e al sussidio dei disoccupati. In contropartita si assume che chi domanda fondi li ottenga ed assuma l’impegno di restituire almeno gli interessi sul debito, considerando il capitale ottenuto come a fondo perduto.

Imprese e forze di lavoro in difficoltà possono quindi domandare credito con certezza di ottenerlo. A fronte dell’impegno di ripagare anche solo la quota di interessi si espongono però al rischio di bancarotta per le imprese o di insolvenza per i lavoratori.

Mercato del lavoro

Al pari delle imprese, che sono omogenee rispetto alla tecnologia e al prodotto, allo stesso modo si assume che i lavoratori siano eterogenei rispetto alle loro preferenze allocative ma omogenei per competenze, fintanto che sono occupati. Dal momento in cui entrano in stato di disoccupazione si assume che le loro competenze si deteriorino progressivamente e proporzionalmente al perdurare

della disoccupazione.

Dal punto di vista delle imprese i lavoratori occupati sono indistinguibili ma risultano distinguibili rispetto ai disoccupati. In fase di assunzione le imprese si orientano innanzi tutto verso chi è già occupato e in migrazione da altra impresa perché si ritiene abbia mantenuto vivo il suo bagaglio di competenze. Qualora i migranti da altre imprese non bastassero a soddisfare il fabbisogno si rivolgono alle liste di collocamento e solo in ultimo ai lavoratori provenienti da fuori regio- ne che si assimilano a lavoratori inattivi. In termini di salario offerto, l’impresa paga un identico salario ai propri dipendenti e ai dipendenti che migrano da altre imprese mentre riconosce un salario ridotto di una certa percentuale ai lavoratori che provengono da liste di disoccupazione o inattivi.

Dal punto di vista dei lavoratori le imprese sono invece soggettivamente distin- guibili in base a schemi di preferenza costruiti sulla base di tre elementi collegati alla zona in cui le imprese sono insediate:

- sicurezza, in termini di fragilità finanziaria (imprese indebitate sul totale delle imprese) e solidità del sistema (imprese fallite sul totale delle imprese); - remunerazione, intesa come media dei salari offerti dalle imprese della zona; - distanza, dalla zona di residenza al posto di lavoro.

Questi elementi di preferenza sono collegati alle zone e non alle imprese poiché si assume, sotto ipotesi di razionalità limitata, che le forze di lavoro non siano perfettamente informate riguardo la situazione delle imprese ma abbiano accesso solo ad alcune informazioni pubbliche riferite alla situazione a livello meso e macro (assimilabili a statistiche ufficiali messe).

Lo schema di preferenza derivante dalla combinazione di questi elementi deter- mina l’eterogeneità nel mondo dei lavoratori.

Gli schemi di preferenza dei lavoratori in merito alla ricerca di lavoro e le pro- spettive di produzione delle imprese sono i determinanti fondamentali della mo- bilità sistematica: su entrambi influisce il ciclo economico ed entrambi contribu- iscono alle sue fluttuazioni (retroazione micro-macro). Il ciclo economico quindi determina la dinamica del mercato del lavoro ed incide sulla mobilità per gli spostamenti casa-lavoro influenzando la possibilità di consumi e le scelte alloca- tive dei lavoratori. I lavoratori possono lavorare presso aziende della loro zona di residenza ovvero di altre zone diverse da quella di residenza. Sebbene allocati in aziende della zona di residenza i lavoratori si spostano dando origine alla mobilità di auto-contenimento, quelli allocati in zone diverse da quella di residenza deter- minano la mobilità di flusso interzonale.

Il sistema della Mobilità

Il sistema della mobilità che viene rappresentato è un sistema estremamente sem- plificato rispetto alla realtà della mobilità territoriale e si può sinteticamente de- scrivere come segue:

- i soggetti mobili sono soltanto i lavoratori occupati che compiono il tragitto dal luogo di residenza (origine) al luogo di lavoro (destinazione). Origine e destinazione possono, ovviamente, anche coincidere;

- le origini e le destinazioni sono aree stilizzate ovvero prive di proprietà geo- morfologiche ma individuate soltanto in base alla loro localizzazione. Esau- riscono l’intero spazio geografico del modello e sono luoghi di insediamen- to per le aziende e di residenza per i lavoratori;

- le infrastrutture sono assenti e in questa prima specificazione del modello non esistono alternative di trasporto ovvero i commuters si spostano senza possibilità di scelta utilizzando un mezzo (non specificato) di cui è noto un costo unitario, ovvero per unità di distanza coperta, uguale per tutti; - sebbene le infrastrutture non siano modellizzate e manchino alternative di

trasporto, è prevista la possibilità di intervenire (da parte di chi ne ha com- petenza) nella fissazione del costo di trasporto. Ipotizzando azioni sul piano delle tariffe, degli incentivi o di eventuali sgravi è possibile quindi incidere sui costi sostenuti dai commuters nello spostamento e influenzare le loro scelte allocative, i loro bilanci e in ultimo i flussi di mobilità generati dal sistema. La semplicità del sistema della mobilità va inteso, con approccio incrementale, come condizione minima necessaria per costruire una simulazione in ottica di scalabilità.

I 4 sottosistemi costituiscono il livello macro del nostro modello, ovvero il livello al quale si possono osservare i risultati aggregati derivanti dalle dinamiche di azione e interazione tra gli agenti a livello micro e meso.

Sottosistema Variabili osservate

Mercato dei Beni a2. valore della produzione a1. produzione a3. prezzo globale

Mercato del Lavoro b1. tasso di occupazione/disoccupazione b2. ammontare salari e sussidi b3. tasso di turnover e mobilità interaziendale Mercato del Credito c2. totale flussi a debito/credito degli individui c1. totale flussi a debito/credito delle imprese

c3. Imprese in bancarotta

Sistema della Mobilità d1. Matrice dei flussi origine/destinazione (output del modello) d2. Distanze percorse d3. Costi di trasporto

5.2.2 La geografia del modello: le aree origine-destinazione dei