• Non ci sono risultati.

vete mai sentito parlare del “mal d’africa”’ Per me è stato così.

Ho fatto molti viaggi in giro per il mondo ma quando, nel 1989, ho messo piede per la prima volta nel continente nero, non ho poi più cambiato destinazione.

Come un matto in cerca d’avventure, mi inoltravo in quelle terre sconosciute, io e la mia moto, immedesimandomi nei centauri che ogni anno percorrevano la famosa tratta Parigi-Dakar. ogni inverno partivo per co-noscere nuovi popoli e nuove terre. la moto, poi, l’ho posteggiata a Roveredo procurandomi autoveicoli da lasciare laggiù. È così che la vecchia autolettiga di “mesolcina e Calanca”

ha continuato a fare il suo dovere nel lontano niger. Ho stretto sempre più conoscenze lun-go il percorso d’accesso e ogni volta lasciavo materiale a persone o a organizzazioni che si

occupavano di bambini e di disabili. La nostra casa a Meneké

Moreno consegna materiale didattico alla scuola di Rock

Poi ho conosciuto Jojo.

anche lei aveva un sogno nel cassetto: l’africa! Così, a bordo di un autocarro per consegnare il materiale sempre più voluminoso, nell’inverno 2007/08 ci siamo imbarcati a Genova su un traghetto per Tange-ri, diretti poi in Camerun.

siamo così arrivati in Costa d’avorio e una sera abbia-mo trovato una bellissima spiaggia dove ci siamo fer-mati per passare la notte.

l’indomani però non è stato più possibile ripartire:

il camion si era insabbiato.

122

C’è voluta una settimana e l’aiuto della gente del vici-no villaggio che si chiamava meneké, persino il taglio di un albero per poter liberare le ruote. Per noi, questo aiuto da parte loro, è stata l’occasione per presentarci al capo del villaggio, prassi inderogabile in africa. se il capo del villaggio ti riceve, allora ti viene offerto, in segno di benvenuto e di accoglienza, un impasto di noce di cola, di peperonci-no e un fortissimo distillato alcolico. Devi veramente impegnarti per mangiare e bere quella roba, anche se ti fa rizzare i capelli!

la porzione di spiaggia dove c’eravamo fermati, circa 5000 metri quadri, era veramente molto bella e c’erano pure due stabili lasciati in rovina. abbiamo cominciato a pensare di comprarla, ma la cosa non si presentava semplice. ma in seguito abbiamo cono-sciuto un francese, alain, unico bianco residente nella regione, che ci ha introdotti alle particolarità locali. I terreni, delimitati approssimativamente, pos-sono venir presi in affitto

per la durata di 30 anni. Il terreno viene dato quasi gratis, a condizione che si costruisca e quindi che si crei lavoro per la gente del posto.

Così abbiamo deciso di affittarlo, ma per le pratiche avevo bisogno di un nuovo passaporto perché il mio era pieno zeppo di timbri. Doveva-mo quindi recarci nella capitale, abidjan, tanto più che Jojo si era presa la malaria. Per le cure di Jojo e per le pratiche consolari siamo stati assenti da meneké una buona settimana. al nostro ritorno abbiamo trovato una bella sorpesa: la gente del villaggio si era preparata ad accoglierci

festosamente costruendo per noi delle capanne provvisorie. Con Jojo ristabilita e il mio nuovo passaporto abbiamo firmato il contratto d’affitto per 30 anni con il proprietario, in presenza del capo del villaggio e di due testimoni. e’ così che meneké è diventata la nostra casa! Viviamo a Roveredo, ma ogni giorno sogniamo di tornare sulla spiaggia di meneké per l’inverno.

meneké è un piccolo villaggio, con un nucleo di qualche centinaio di abitanti. non c’è rete di distribuzione dell’acqua, non c’è elettricità.

l’acqua potabile viene attinta da pozzi trivellati

Jojo con il direttore della scuola e il capo villaggio

Squadra di calcio con le magliette dei Grandinani del Moesano

123 ad una buona profondità. abbiamo cominciato

a lavorare rendendo sempre più agibili, secondo i criteri africani, i due stabili diroccati. Gli uomini del posto ci hanno aiutato nella costruzione e ci hanno introdotti nella vita del villaggio.

meneké purtroppo non possiede una propria scuola quindi gli allievi devono fare diversi chilometri a piedi fino ad un altro villaggio, Rock, per frequentarla. Questa scuola ospita poco più di 250 allievi di diversi villaggi ma, anche se l’edificio scolastico è abbastanza buono, la mensa per i ragazzi è una vera catapecchia.

nell’estate 2008 abbiamo così organizzato una festa a Roveredo per poter raccogliere i soldi per fornire il materiale necessario per l’educazione scolastica. anche quest’anno abbiamo pensato di organizzare una nuova festa, questa volta per poter finanziare la ristrutturazione della mensa.

Con i capi dei vari villaggi abbiamo accordato che noi avremmo fornito il cemento e le lamiere

La spiaggia di Meneké

e avremmo pagato il muratore: loro avrebbero pensato a tutto il resto. siamo anche riusciti a procurarci delle magliette di diverse squadre di calcio del moesano, tra cui anche dei Grandina-ni, così che ora i ragazzi dei vari villaggi hanno la loro propria squadra di calcio.

Durante la nostra assenza da meneké, un guardiano custodisce e cura il terreno e i nostri due edifici, che da catapecchie semi-diroccate sono diventate due belle casette. C’è anche una cerbiatta che ci aspetta, adottata quando ancora camminava a stento, e cresciuta nutrendola con il poppatoio. e’ poi tornata nella foresta, ma ogni giorno ritornava a farci visita nella nostra proprietà.

Jojo ed io ci rallegriamo di passare il prossimo inverno in africa: sulla nostra bella spiaggia a meneké.

124

S