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SPUNTI RIFLESSIVI PER UNA GESTIONE EFFICIENTE

4 CONFRONTO ONTOLOGICO TRA SOCIETÀ MISTE E SOCIETÀ IN HOUSE: ELEMENTI DI DIVERGENZA TRA ISTITUTI A PRIMA

5 IL SERVIZIO IDRICO INTEGRATO

5.3 SPUNTI RIFLESSIVI PER UNA GESTIONE EFFICIENTE

Prima di procedere all'individuazione di alcuni, forse opinabili, suggerimenti in ordine alla forma di gestione più efficiente per il sevizio idrico in relazione allo stato in cui versano le reti e gli impianti idrici, nonché conforme all'esito referendario, occorre anzitutto tentare di chiarire la questione circa il primato della miglior gestione pubblica o privata in un'ottica del tutto avulsa da prese di posizioni soggettive.

È ben noto che un efficiente impianto di liberalizzazione espleti i suoi effetti solo se si apre al mercato munito di regole preventive, certe e chiare e se dotato di controlli successivi adeguati ed efficaci, nell’intento di scoraggiare, ab origine, eventuali comportamenti opportunistici, da parte dei potenziali vincitori delle gare, frutto delle inevitabili asimmetrie informative di cui godrebbero questi ultimi.

Il rischio a cui il sistema si espone può concretizzarsi a prescindere dalla natura pubblica o privata del gestore, pertanto, il punto nodale della questione non è tanto questionare in astratto sulla migliore resa di una gestione pubblica rispetto ad una privata, o viceversa, quanto, piuttosto, individuare e creare un sistema di regole finalizzato a prevenire comportamenti dettati da interessi squisitamente privatistici, ovvero evitare, in altri termini, l'indizione di gare “su misura” per agevolare pochi volti noti ( o mantenere, in alternativa, un servizio internalizzato e distribuire commesse a prezzi palesemente gonfiati ) o, ancora, ad impedire che, all’indomani dell’aggiudicazione, il gestore si limiti solo a svolgere il minimo indispensabile

procrastinando, invece, nel tempo, tutti gli investimenti necessari, dunque senza realizzare in concreto quanto concordato nel contratto346.

Alla luce di quanto detto si può evidenziare come non sia il tipo di gestione in sé a fare la differenza347, in quanto una gestione privata assistita da una regolamentazione ben

congeniata può essere efficiente quanto ( o più ) di una gestione pubblica, e viceversa.

Pertanto, a rendere migliore una gestione rispetto all'altra sono, nella sostanza, le circostanze di contorno e, dunque, non solo il presupposto di una buona regolamentazione, ma anche, e soprattutto, il quadro politico/economico di riferimento e le necessità tecniche richieste dal servizio ( per esempio, lo stato in cui versano le reti e gli impianti idrici dai quali dipendono manutenzione ed investimenti). Ebbene, l’indagine sullo stato del settore idrico in Italia ha rivelato, come già constatato in precedenza, un’elevata esigenza di manutenzione infrastrutturale, originata, in particolare, dall’elevato tasso di dispersione idrica e dall’insufficiente copertura del territorio nazionale da parte dell’attività̀ dei gestori.

Da tale situazione si origina un alto fabbisogno di investimenti, che non sempre il soggetto preposto alla gestione del servizio riesce a colmare con la semplice applicazione della tariffa, dovendo spesso la società̀ idrica, per sostenere i suddetti

346 Cfr. F. CASTOLDI, Il servizio idrico nazionale: problematiche attuali e prospettive di riforma, in www.diseade.unimib.it 347 Di parere contrario, tra tutti, F. DIMARNO , Acqua pubblica o privata, secondo cui appare evidente come

“l'efficienza della gestione dipenda fondamentalmente dalle regole che dovranno sopperire alla naturale

incompletezza dei contratti, ma poiché tali regole promanano da un soggetto pubblico, parrebbe più opportuno, a parere dello scrivente, che quest’ultimo si concentri sugli aspetti essenziali del mercato, ovvero regole e controlli, lasciando invece il resto alla competitività̀ dello stesso.

In tal modo si eviterebbero potenziali conflitti d’interesse all’interno dello stesso soggetto pubblico che,

contemporaneamente, gestisce, si autoregolamenta e controlla, attraverso affidamenti diretti in relazione ai quali è quasi impossibile distinguere e separare i reali costi operativi di gestione da quelli gonfiati della politica”.

investimenti, procedere a ricapitalizzazioni ed accensioni di debiti, che finiscono per gravare sul bilancio della società̀ e su di quello dei soci.

I dati dimostrano, allora, come non sempre le società̀ di gestione, per lo più̀, ancora oggi, interamente o in maggioranza partecipate dagli enti pubblici, procedano ai debiti investimenti sulle infrastrutture, bloccando la competitività̀ del settore.

E’ anche vero che, in siffatto quadro, non è certo che il ricorso alla concorrenza per il mercato, a più riprese auspicato dal legislatore, possa stimolare concretamente l’ingresso di imprenditori privati nella gestione del servizio.

Questi ultimi potrebbero, infatti, non individuare alcuna convenienza nell’ingresso in un settore vistosamente in perdita, necessitante di introiti notevoli.

Alla fotografia uscente dello stato di salute del servizio idrico italiano deve essere aggiunto un ulteriore dato che non può essere trascurato, ovvero la marcata volontà popolare contraria ad una gestione privata dello stesso espressa con il referendum popolare del 2011.

Difatti, il tentativo di apertura al mercato del settore soffre una marcata diffidenza da parte della società̀ civile, convinta che una risorsa fondamentale come l’acqua difficilmente possa conciliarsi con una gestione managerialmente orientata.

Probabilmente, simili reazioni sono il frutto di una scarsa informazione e partecipazione dell’utenza alle dinamiche gestionali del settore, caratterizzato, tra le altre problematiche, anche da un’alta asimmetria informativa dei livelli di governo tra di loro e con il gestore, e del gestore con l’utenza servita348.

Forse, almeno in parte, questo stato di cose ha contribuito al grande successo dei due quesiti referendari, di cui si è già discusso in precedenza ( paragrafo 3.4 ).

Appurata, dunque, la necessità ( o meglio, l’inevitabilità ) di un apporto di capitale privato per far fronte agli ingenti investimenti richiesti dal settore, non resta che domandarsi quale possa essere la forma di gestione preferibile che legittimi, invogli e stimoli la partecipazione del privato alla gestione del servizio senza, tuttavia, dare l’impressione alla pubblica collettività̀ di esserne “espropriata”.

Pertanto, nell’attuale momento storico, per individuare la soluzione più ottimale in grado di conciliare ambedue le esigenze di cui sopra occorre intraprendere una via intermedia tra la gestione totalmente pubblica e la completa apertura alla concorrenza per il mercato.

E, in tale prospettiva, cattura l’attenzione il modello gestionale della società̀ mista; essa, in effetti, è ampiamente diffusa anche in ambito europeo, soprattutto in Germania349.

Tale modello permette di assicurare un buon bilanciamento tra soggetti pubblici e privati, e dunque, di garantire la permanenza di un forte potere di controllo e di indirizzo in capo ai primi, lasciando, però, notevole autonomia gestionale ai secondi. In un simile scenario, dunque, l’operatore pubblico e quello privato sono accomunati dalla necessità di acquisire un più̀ elevato grado di “legittimità̀ sociale”: l’operatore pubblico vorrà̀ dimostrare di realizzare politiche efficaci per il soddisfacimento, tramite l’erogazione dei servizi, dei bisogni della collettività̀ amministrata, mentre il privato vorrà̀ rafforzare la propria posizione nel mercato, allargando il proprio bacino

349 Per un maggiore approfondimento L. BRACCHETTA, E. STEFANINI, A. TARZIA, I servizi idrici in Europa,

d’utenza servita, senza sobbarcarsi il peso (ed il rischio) di tutti gli investimenti all’uopo necessari, ottenendo contemporaneamente la fiducia dell’utenza medesima350.

In tal modo si potrebbe raggiungere un compromesso per superare la storica dicotomia tra pubblico e privato che altrimenti rischierebbe di distogliere l'attenzione dal reale problema, ovvero l'individuazione di una forma di gestione ottimale alla luce di quelle che sono le circostanze economiche e tecniche di contorno, come in più occasione è stato fatto presente da parte di personalità autorevoli351.

D'altronde l’attività̀ dell’operatore totalmente privato, nell’immaginario collettivo, si caratterizza per la presenza di professionalità̀ più̀ elevate di quelle proprie del settore pubblico, sì da giustificare l’applicazione di tariffe più̀ elevate di quelle pubbliche. Peraltro, la critica notoriamente mossa alla gestione totalmente privata di un servizio pubblico è che non è interesse prioritario dell’operatore privato che tutti i cittadini possano usufruire del servizio, qualora essi non siano in grado di sostenerne il relativo prezzo; quest’ultimo, d’altra parte, è stabilito in funzione diretta del costo (...) di produzione, comprensivo della quota di profitto idonea alla remunerazione del capitale investito352.

Peraltro, anche il ricorso alla gestione totalmente pubblica, tutt’ora molto diffuso, non si è rivelato particolarmente idoneo allo sviluppo del settore idrico, data

350 Cfr. G. GROSSI ( a cura di ), La corporate governance delle società miste. L’esperienza in Italia e negli altri paesi europei,

Padova, 2005.

351 Cit. A. MASSARUTTO, L’acqua, Milano, 2008, “mentre noi stiamo qui a imporre moratorie sull’affidamento

dei servizi (...) e a litigare tra di noi su amene questioni di principio come pubblico e privato, fiscalità̀ e tariffa, mentre ci chiediamo angosciati se le Spa pubbliche e le gare sono di destra o di sinistra, gli investimenti restano al palo, la qualità̀ delle reti degrada, l’ecosistema idrico perde pezzi, e qualcuno, prima o poi, se ne accorgerà̀ a sue spese”.