Gli strumenti ex ante, come abbiamo detto, tentano di prevenire l’insolvenza del debitore-consumatore, e possono essere distinti in due macro-categorie: due tipi di approcci normativi , che si differenziano 49
v. prossimo paragrafo. 47
in tema, v. anche infra, cap. VII. 48
Il riferimento principale per l’analisi svolta in questo paragrafo è PELLECCHIA, 49
L’obbligo di verifica del merito creditizio del consumatore: spunti di riflessione per un nuovo modo di guardare alla “contrattazione con l’insolvente”, in Le nuove civili commentate, fasc. n.5/2014 , CEDAM.
fra loro per essere l’uno rivolto ai soggetti che elargiscono il credito, l’altro invece verso i soggetti che di quel credito sono i destinatari.
Per approccio responsible borrowing si intende, in termini generali quella serie di strumenti normativi congegnati al fine di responsabilizzare il consumatore, cercando di incentivarne la conoscenza e la consapevolezza nel fare ricorso al mercato del credito. Per approccio responsible lending si intende, invece, tutta una serie di strumenti volti, per contro, a responsabilizzare la figura del creditore professionale, cercando di regolarne i comportamenti nella concessione di credito, in particolare verso soggetti a rischio insolvenza. Lo scopo di questo approccio è, in primo luogo, quello di rivolgere le attenzioni verso il comportamento dei soggetti finanziatori, che per preparazione professionale sono maggiormente in grado, rispetto al singolo consumatore, di verificare i rischi derivanti dalla concessione di un credito; in secondo luogo, l’approccio responsible lending mira ad arginare il fenomeno del c.d. credito predatorio.
Per credito predatorio si intende quelle forme di finanziamento concesse senza una minima verifica della solvibilità del debitore, con lo scopo di coinvolgere più consumatori possibili nel circuito del credito, spesso per esigenze prettamente commerciali-aziendali dei singoli soggetti che concedono il credito. Questi tipi di finanziamento sono molto rischiosi sia per i debitori, ma anche per gli stessi finanziatori, in quanto su di essi graverà il peso dell’insolvenza. Esempi lampanti del fenomeno del credito predatorio sono le carte di credito revolving ed i mutui subprime. Questi ultimi, in particolare, sono stati una delle cause principali della crisi l’intera economia statunitense e mondiale iniziata nel 2008, e si sostanziavano nella concessione di finanziamenti per l’acquisto di abitazioni a soggetti ad
altissimo rischio di insolvenza, per poi vendere quei debiti tramite cartolarizzazione insieme a stock di altre azioni. Classificati in maniera estremamente positiva dalle agenzie di rating, questi pacchetti di azioni hanno avuto molto successo sul mercato azionario: ma la loro ampissima diffusione ha fatto sì che, una volta emerse le insolvenze dei debitori, queste si siano riversate con un effetto domino sul valore delle azioni, innescando una crisi finanziaria di portata gigantesca.
Gli approcci responsible borrowing e responsible lending cercano, con modalità diverse, di assicurare una corretta valutazione del merito creditizio del consumatore, al fine di concedere crediti soltanto ai soggetti che siano ragionevolmente in grado di sostenere il peso del finanziamento, e non incorrano invece in fenomeni di sovraindebitamento.
La cattiva concessione di credito non ha riflessi soltanto sul patrimonio del debitore in stato di crisi, ma ha una portata più generale. Se i finanziamenti vengono concessi ad un soggetto in stato di sovraindebitamento, il rischio è che venga nascosto la reale situazione deficitaria del consumatore: conseguentemente i creditori, ignari della situazione critica, continueranno ad intrattenere rapporti con il loro debitore, confidando nella sua solvibilità, oppure tarderanno ad azionare gli strumenti a tutela del proprio credito.
Gli approcci responsible borrowing e responsible lending, pur avendo riguardo della posizione creditoria, hanno in primo luogo funzione di proteggere il debitore/consumatore stesso, in quanto questo è sicuramente il soggetto più debole nel rapporto con i creditori professionali, e quindi la sua posizione merita una tutela preminente e specifica.
Nell’esporre le modalità con cui i vari legislatori si sono approcciati al fenomeno dell’insolvenza del debitore-consumatore, occorre tenere presente che il sovraindebitamento è un processo graduale: gli approcci responsible borrowing e responsible lending si fondano proprio sul fatto che si possa interferire con questo processo, rendendolo meno veloce e, soprattutto, meno probabile.
2.1. L’approccio ‘responsible borrowing’
L’approccio più immediato da regolare, e che tutt’ora è dominante tra quelli ex ante, è sicuramente quello responsible borrowing, in quanto ha come diretto referente il consumatore. Esso mira a incrementare le informazioni da fornire al soggetto che voglia accedere al mercato del credito, in modo tale da responsabilizzarlo e da metterlo nelle condizioni di compiere una scelta corretta e consapevole.
L’approccio responsible borrowing nel corso del tempo ha però manifestato limiti molto significativi. Il punto focale del problema è proprio l’attitudine di ogni soggetto ad elaborare informazioni. Vari studi in materia economica e psicologica dimostrano infatti che non 50
c’é un rapporto di proporzionalità tra l’aumento delle informazioni e il miglioramento qualitativo delle scelte del consumatore.
In particolare, esiste una branca degli studi economici - la behavioural economics - che ha approfondito gli effetti dell’aumento delle informazioni sul consumatore. Gli studi hanno evidenziato che su ogni soggetto intervengono dei meccanismi psicologici che influenzano e ne condizionano le scelte. I consumatori, solitamente inesperti in materia di mercato del credito, tendono infatti a ad essere eccessivamente
La materia, a cavallo tra l’economia e la psicologia, che ha come oggetto questi 50
studi è la behavioural economics. Questa infatti si occupa di studiare come i comportamenti pratici dei soggetti si discostino dai modelli razionali delineati dall’economica neo-classica.
ottimisti, a sovrastimare le propria capacità di evitare eventi negativi e a sottovalutare la possibilità di subire un evento avverso.
Per far sì che all’aumento delle informazioni corrisponda un miglioramento delle scelte del consumatore, bisogna tenere in considerazione non solo il fatto che le maggiori informazioni devono essere fornite, ma anche che queste devono essere decodificate ed utilizzate : la disponibilità delle informazioni è infatti soltanto uno 51
degli elementi che influenzano il processo decisionale del soggetto, che dovrà prima acquisire e poi comprendere i dati fornitigli.
Questo processo cognitivo si scontra sia con la propensione del consumatore medio a non leggere , sia con gli irrazionali meccanismi 52
psicologici di cui abbiamo detto sopra.
Inoltre, altro grande problema nel trasmettere informazioni ad un soggetto è quello della c.d. information overload. Molti studi, compiuti già a metà del secolo scorso, hanno infatti dimostrato l’incapacità delle persone di memorizzare più di un certo numero di informazioni contemporaneamente: anche questo elemento depone a favore dell’inutilità (e, anzi, della dannosità) del mero aumento quantitativo delle informazioni comunicate al soggetto consumatore.
Dalle riflessioni cha abbiamo fatto, appare evidente che il semplice incremento delle informazioni fornite si può rivelare un approccio controproducente al fine di migliorare le scelte dei consumatori. Ed allora la strada più giusta, nell’approccio responsible borrowing, può essere quello di aumentare la qualità delle informazioni: ma ciò da solo non appare comunque sufficiente, senza la collaborazione dei soggetti finanziatori e la regolamentazione dei loro comportamenti.
v. PELLECCHIA, op.cit., pag.1094. 51
Come sottolineato da BEN SHAHAR, in The myth of the “Opportunity to read”, 52
leggere è «incomprensibile, alienante, dispendioso e soprattutto inutile». (v. PELLECCHIA, op.cit. pag.1093, nota 13).
2.2. L’approccio ‘responsible lending’
La difficoltà nel trasmettere e far comprendere dati e informazioni ai consumatori, negli ultimi anni ha stimolato le ricerche verso un nuovo modo di informare il debitore-consumatore, e conseguentemente evitarne il sovraindebitamento. La risposta a questo problema è individuabile nel secondo tipo di approccio a cui abbiamo fatto accenno, e cioè l’approccio responsible lending. Questo, infatti, pone l’accento sulla responsabilizzazione del soggetto che eroga il credito, che dovrà selezionare e limitare l’accesso ai finanziamenti ai soggetti indebitati e ad alto rischio di insolvenza.
Questo tipo di soluzione, fortemente innovativa (e con tutta probabilità molto più efficace per contrastare gran parte dei fenomeni di sovraindebitamento), fatica però ad imporsi, in quanto, come detto, limita fortemente l’agire dei soggetti che professionalmente erogano credito: le banche ed i finanziatori professionali, infatti, mal tollerano che siano imposti vincoli al loro agire, e, in quanto soggetti molto potenti e influenti sulle scelte del legislatore, di fatto hanno limitato il progresso dell’approccio del responsible lending. Prendendo come riferimento la legislazione europea, si nota che, se nei vari progetti e proposte di legge molto spesso si è spinto per una forte responsabilizzazione del soggetto creditore, successivamente sono sempre stati fatti passi indietro, approdando a discipline di accesso al credito vaghe e ‘morbide’ nell’enucleare gli obblighi dei finanziatori. Il rischio che in definitiva il legislatore ha voluto evitare è quello di un c.d. credit crunch: l’eccessiva regolamentazione del settore potrebbe infatti comportare una drastica selezione dei consumatori, con conseguente difficoltà nell’accesso al credito e forte riduzione dei finanziamenti. E ciò metterebbe in seria discussione la sopravvivenza dell’attuale sistema finanziario.
Per comprendere quale sia lo stato attuale degli approcci ex ante all’interno della nostra realtà giuridica, quali siano i progressi apportati e i problemi nel contrasto al sovraindebitamento, ci concentreremo sulla normazione prodotta negli ultimi anni dal legislatore europeo, e di come questa sia stata attuata all’interno dell’ordinamento italiano.
3. Lo sviluppo degli approcci di prevenzione del sovraindebitamento