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Tecniche tradizionali di strutturazione del testo orale danzato

IL BALLO CANTATO IN ITALIA

D) Le fasi di un percorso etnografico

V.02. IL VERSO DANZATO

V.02.3. Tecniche tradizionali di strutturazione del testo orale danzato

I testi dei canti a ballo vengono formulati durante l'esecuzione tradizionale in modi diversi secondo i tipi e le consuetudini locali. È possibile analizzare

Giuseppe Michele Gala, Etnocoreologia italiana. Ricerca e analisi sui balli tradizionali in Italia. sinteticamente i sistemi di costruzione dei testi a ballo raccolti secondo due criteri prevalenti: le tecniche espositive dei contenuti e le tecniche di organizzazione e di miscellazione dei testi. Adottando il primo criterio di analisi si individuano due categorie: il testo compiuto e il testo indefinito. Approfondendo poi ulteriormente quest'ultima categoria si ricavano quattro modalità diverse di strutturare i testi indefiniti, secondo il seguente schema:

Testo compiuto: Testo indefinito:

- monostrofico - a incatenatura

- polistrofico - a ripresa

- a intreccio

- ad ampliamento

1) Testo compiuto o fisso: si ha quando un canto prevede una sola lezione testuale specifica, che viene modulata in genere nella sua interezza, o verso il quale comunque da parte degli esecutori v'è la coscienza di un testo definito e unico. Le composizioni possono essere monostrofiche (testo in un'unica strofa come strambotti o rispetti) o polistrofiche (come nelle ballate antiche o con strofe che affrontano ciascuna un sottotema previsto). (Esempi: sor Cesare, la danza del serpente, la lunga tela,

lu papagne, ballo del chiamo, ballo della sala, ecc.).

2) Testo indefinito: si ha quando l'esecuzione di un canto non attinge ad un solo testo preciso di forma compiuta ma ad un più vasto repertorio di materiali canori a tema vario, che può essere utilizzato anche in altre “arie”. Appartengono a questa tipologia compositiva le grandi famiglie italiane di canti a ballo: tarantella, saltarello,

ballo sardo (tenore, mutos, muttettos), veneziana, furlana, paroncina, ecc. L'organizzazione

dei testi indefiniti può avvenire:

- a) a incatenatura: testi diversi vengono cantati uno dopo l'altro in forma più o meno completa, ma senza sovrapposizione. Questa tecnica riprende il sistema di incatenatura delle villotte, passando da un tema ad un altro, ma lasciando ciascuno di essi autonomo e ben riconoscibile: si veda a tal proposito il canto della Veneziana raccolto dal Giannini in Garfagnana.

Giuseppe Michele Gala, Etnocoreologia italiana. Ricerca e analisi sui balli tradizionali in Italia. - b) a ripresa: quando ogni distico o strofa inizia ripetendo il secondo emistichio o l'intero ultimo verso del precedente raggruppamento, (a questo tipo di ristrutturazione appartengono i canti a tarantella in uso sul Gargano in Puglia) oppure quando l'esposizione di distici o strofe giocano su temi o parole chiave già esposte precedentemente per fornire un esito rimico diverso o per insistere sul concetto:

la luce ti esce dalla bocca

profuma più di un mazzo di viole (bis) mazzo di viole e di spighetto

bella se mi vuoi bene donami il petto (bis) un mazzo di spighetto e di viole

bella se mi voi bene donami il core (bis)

(da un canto di accompagnamento del saltarello o del cantamaggio di Nocera Umbra - PG)

- c) a intreccio: mescolanza di testi diversi in un'unica sequenza con interposizione di distici o di versi sciolti di varia provenienza: questo accade in genere quando la sequenza di un canto a ballo è eseguita da più cantatori, ognuno dei quali svolge un tema proprio sulla medesima “aria”; oppure quando un solo cantatore attinge alla rinfusa versi, distici o strofe da composizioni canore differenti; in questi casi ogni frammento della lunga esecuzione proviene da un'unica fonte.

- d) ad ampliamento: alcuni stili esecutivi prevedono un'espansione o ridondanza del testo di base, trasformando ad esempio un distico in terzina (con la ripetizione dell'ultimo verso) o in quartina (con la triplice ripetizione del primo verso o la doppia ripetizione di ciascun verso del distico)

bella che son venuto per sapere se la tua mamma te vol maritare se la tua mamma te vol maritare

(da un canto di accompagnamento del saltarello di Nocera Umbra - PG) Viva Venezia e viva veneziana

Giuseppe Michele Gala, Etnocoreologia italiana. Ricerca e analisi sui balli tradizionali in Italia.

viva Venezia e viva veneziana viva Venezia e viva veneziana viva Santa Maria di Gavinana

(da una versione della veneziana di Maresca - PT) O Santu Paulu mia di li tarante

o Santu Paulu mia di li tarante pizzica li carose an miezzu all'anche pizzica li carose an miezzu all'anche

(dal testo di una pizzica tarantata di Nardò - LE)

oppure raddoppiando ciascun verso o triplicando il primo emistichio, come se il testo essenziale di base fosse un canovaccio da sviluppare in vario modo:

Ih commë è bellë la patrona mia Ih commë è bellë la patrona mia

Uhé quannë së mettë la, uhé quannë së mettë la Uhé quannë së mettë la gunnella nova

S'avota attuórnë attuórnë a massarië S'avota attuórnë attuórnë a massarië

uhé më parë na palommë, më parë na palommë uhé më parë na palomma quannë vòla

(dal canto di un ballo sul tamburo di Terzigno - NA)

infine vi può essere un ampliamento di canto attraverso l'aggiunta di frasi stereotipe previste dalla tradizione, con funzione anche di aumento di durata della parte coreutica:

E bellina che ti piace l'allegria piglielo pe' marito un suonatore piglielo pe' marito un suonatore che allegra notte e giorno ti fa stare che ti fa stare e là

su pe' la spiga la fece passà fece passà là su pe' la spiga su pe' la fila la fece filà

Giuseppe Michele Gala, Etnocoreologia italiana. Ricerca e analisi sui balli tradizionali in Italia.

e che allegra notte e giorno damme la mano girimo lo torno oh ti fa stare

(dal canto a saltarello di Petriolo - MC) Amore amore 'n ti pozzi lasciare

amore amore 'n ti pozzi lasciare

chë 'm braccë a n'altr'amante mi ni 'n ghi vòi fa' chë 'm braccë a n'altr'amante 'n ti vòi vedere là (gh)e qua vòjë vedere

(dal canto a saltarella di Montorio - TE)

Nella scrittura dei canti a ballo riporteremo i testi nella loro forma reale, cioè così come è stata eseguita per fini etnocoreutici. Purtroppo talvolta i canti raccolti in vitro, fuori di un reale evento coreutico o perché caduti in disuso, sono stati dagli stessi esecutori ridotti e impoveriti a semplice pro-memoria decontestualizzata.

NOTE

5 Il seminario, organizzato dal Dip. di Studi Glottoantropologici dell'univ. “La Sapienza” di Roma e dal Centro per le Applicazioni della Televisione e delle Tecniche di Istruzione a Distanza, si è tenuto a Roma dall'aprile al giugno 1988.

6 AA. VV., Il verso cantato, Università degli Studi “La Sapienza”, Roma 1994, p. 9. Cfr. anche A. M. CIRESE,

Ragioni metriche, Palermo, Sellerio Ed., 1988.

7 Ibidem, p. 10. 8 Ibidem, p. 10.