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Un’alternativa al capitale di rischio: l’equity crowdfunding

In linea con la metodologia giuridica nazionale, ancora una volta, il legislatore interno non ha lasciato il fenomeno in espansione mondiale del crowdfunding privo di un’analitica e rigorosa disciplina. “In via generale, può rilevarsi che esso non risulta

ricadere nell'ambito delle discipline armonizzate”186 e l’Italia si identifica come il primo Paese ad avergli fornito un corpus di regole. La politica governativa ha individuato il crowdfunding come una possibile buona alternativa al mercato carente dei venture capitalists attivi in Italia. Il finanziamento collettivo (in italiano)187 è un processo collaborativo che avviene attraverso piattaforme web, dove un gruppo di soggetti conferisce il proprio denaro per sostenere e finanziare startup e piccole e medie imprese (innovative e non). Originariamente in realtà era nato come strumento il cui utilizzo era riservato alle sole startup con il fine per l'appunto di facilitare la raccolta di capitale di rischio, attività nella quale sono sicuramente più svantaggiate rispetto ad altri soggetti. La novità del

crowdfunding è rappresentata dalle modalità di utilizzo degli

strumenti informatici che, ancora una volta, si configurano come strumenti con un alto potenziale nel miglioramento della competitività economica dei singoli stati e della capacità di raccogliere e orientare risorse di ogni genere al fine di affrontare le sfide globali. Le piattaforme mostrano di coinvolgere un vasto numero di investitori che possono essere professionisti e non, così creando “un sistema di finanziamento innovativo e democratico, dal

186 M. L.VITALI, Equity crowdfunding: la nuova frontiera della raccolta del

capitale di rischio in Rivista delle Società, p. 371, 02 Marzo 2014.

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momento che l’esito della raccolta dipende solo dalla valutazione sulla qualità del business plan esposto in <<vetrina>> e non da fattori collaterali come il network di conoscenze o zona di provenienza”.188

Come prima accennato, in Italia il fenomeno è disciplinato in maniera scrupolosa in norme di rango primario, ossia il T.U.F. che il D.L. 179/2012 è intervenuto a modificare introducendo il concetto giuridico di “gestore di portali” e in norme di tipo secondario, ossia il Regolamento n. 18592 adottato dalla Consob nel 2013, in attuazione degli artt. 50 e 50-quinquies T.U.F.

I due livelli di disciplina si intersecano con lo scopo di portare a un sistema più funzionale possibile, prestando attenzione a colmare la situazione di asimmetria informativa inevitabilmente sussistente tra l’emittente e l’investitore, tramite la previsione di una serie di obblighi informativi precontrattuali di cui risulta destinatario l'investitore e responsabile il gestore del portale su cui l'emittente pubblica la propria offerta. Le previsioni del T.U.F. e, in particolare, l'art. 50-quinquies T.U.F. hanno infatti attribuito alla Consob poteri tra i quali la vigilanza sui gestori di portali per verificare l'osservanza delle disposizioni di cui al presente articolo e della relativa disciplina di attuazione.189

A partire dal 2018, dati statistici dimostrano gli effetti di un sistema in “decollo”, l’Italia ha subito un incremento del 200% delle risorse raccolte tramite crowdfunding; il totale messo insieme dai

188 A. MAGNANI, Equity crowdfunding, come funziona in cinque punti in Un

volano per le imprese, 05 gennaio 2018.

189 In tal senso E. FREGONARA, op. cit.; G.P. POLICARO, Lo sviluppo in Italia

dell’equity crowdfunding. Un fenomeno sempre più regolamentato a fronte di prospettive potenzialmente dirompenti, Osservatorio del diritto civile e commerciale, Fascicolo 1, gennaio 2019.

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portali supera i 36 milioni di euro.190 La legge di bilancio del 2019, in linea con l’indirizzo politico-economico precedente, ha confermato la normativa in materia.

190 M. CHICCO, Equity crowdfunding: decolla anche in Italia l'investimento di

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CAPITOLO III

UNO SGUARDO COMPARATO: ITALIA-

PORTOGALLO

SOMMARIO: Introduzione al capitolo terzo: Le ripercussioni della grande recessione nel tessuto economico portoghese - 1. Principi costituzionali in materia economica - 2. La nozione di startup nell’ordinamento giuridico portoghese - 3. Politiche pubbliche per lo sviluppo e l’innovazione - 3.1 Il ruolo delle pubbliche autorità nelle politiche di sostegno all’imprenditoria innovativa - 3.2 Misure di sostegno a favore dell’imprenditoria innovativa - 3.2.1Semplificazione amministrativa. Deroghe al diritto commerciale e al diritto del lavoro - 3.2.2 Vantaggi monetari - 3.2.3 La creazione di una rete di contatti – 3.2.4. Attrazione Risorse estere - 3.3 L’innovazione e le nuove sfide - 3.4 Il settore dell’istruzione - 3.5 Le fonti del finanziamento dell’imprenditoria innovativa - 3.5.1 Capitale di rischio - 3.5.2 Crowdfunding.

Introduzione al capitolo terzo: Le ripercussioni

della grande recessione nel tessuto economico

portoghese

“C’è un paese in Europa che ha un debito pubblico al 130% e un sistema bancario a pezzi, ma che è riuscito a superare la crisi e ha ricominciato a crescere fortissimo. Non è l’Italia, ma il Portogallo che, dopo anni di austerity e di politiche pubbliche virtuose, si è messo alle spalle un periodo nero per la propria economia”.191

Senza dubbio, i lusitani, si collocano tra i popoli che maggiormente hanno risentito della grande crisi del 2008, la quale ha portato le economie del mondo occidentale sull’orlo del collasso. Neanche il Portogallo si è salvato dalla tendenza comune al ricorso delle politiche di austerity che sono state individuate come “l’unica

191 L. PIERATTINI, Trasformare l’Italia in una miniera di startup, copiando il

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possibile risposta, inevitabile e necessaria”.192 Nel dettaglio, il

governo guidato da Pedro Passos Coelho, a capo di una coalizione fortemente europeista formata da socialdemocratici e popolari, ha tagliato fortemente la spesa pubblica a seguito di un prestito da 78 miliardi di euro, avvenuto nel 2011 per opera della Troika (ovvero la Commissione Europea e la Banca Centrale Europea oltre al FMI). A conferma di quanto già detto nel capitolo precedente, anche in questo caso, possiamo affermare che tale indirizzo politico-economico non ha fatto altro che peggiorare la situazione. Nel 2015, in occasione dell’elezioni politiche si pone, infatti, a capo del paese, un governo formato dal partito socialista del nuovo premier Antonio Costa e da una serie di partiti minori di sinistra che avevano posto a fondamento della loro campagna politica la fine delle misure restrittive imposte dall’Unione Europea. Il nuovo governo sposava “un semplice ragionamento di natura keynesiana”: i tagli alla spesa pubblica comprimono la domanda, per tornare a crescere bisogna stimolare in modo importante i consumi e gli investimenti.193

“Il disastro preannunciato dalle cassandre favorevoli all’austerità non si è materializzato”194, e anzi, ad oggi, il Portogallo

pare essere in netta ripresa, con tanto di crescita del PIL (+1,8% nel 2017)195. La chiave della ripresa è stata individuata nell’attenzione

192 C. FRESCHI, La grande bugia dell’austerità: la lezione portoghese, Rivista

online, 23 Febbraio 2019.

193 E così è stato, con una serie di provvedimenti il governo portoghese ha

aumentato i salari minimi, ha riportato le pensioni e gli stipendi pubblici ai livelli pre-crisi (alcuni erano stati tagliati di oltre il 30%) ed ha addirittura ridotto le ore lavorative ed aumentato le giornate di ferie. Allo stesso tempo la spesa per la sanità e per l’assistenza sociale delle famiglie meno abbienti è stata incrementata in maniera significativa, così come quella per gli investimenti attraverso sgravi fiscali alle aziende e finanziamenti alle piccole e medie imprese. Interessante anche l’idea di detassare le pensioni estere, che ha portato moltissimi anziani europei a trasferirsi in questo paese.

194 C. FRESCHI, op. cit.

195 L. VERONESE, Lisbon Story, Portogallo dal bailout alla crescita record (con

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dedicata dal governo portoghese all’innovazione e soprattutto nelle azioni concrete di politica pubblica intraprese che sono state in grado di sostenere le piccole e medie imprese innovative e soprattutto l’ecosistema, attraverso la creazione di numerosi networks.

“Riconosciuta in passato come una capitale in crisi, Lisbona oggi fa parlare di sé più che mai”196. Il corriere della sera, in un suo articolo

parla del “risveglio di Lisbona”, che oggi punta su una generazione imprenditoriale tutta nuova che si affaccia dirompente sul mondo europeo e non solo. Nel 2015, il Comitato delle regioni europeo ha premiato il Portogallo con il titolo di “European entrepreneurial

region” per aver fatto di se stessa uno snodo economico importante,

sfruttando la posizione di confine con l’Atlantico. 197 Inoltre, dal 2016 Lisbona, ogni anno, diviene nel mese di Novembre “la

protagonista indiscussa del mondo digitale”.198 Ospita, infatti, “The

best technology conference on the planet: il Web summit”199,

sostituendosi alla vecchia capitale irlandese che ne ha ospitato le prime edizioni.