E’ provato che i comportamenti seduttivi adulti sono costruiti sulla falsariga di questi primi approcci. I preliminari amorosi sono identici a quelli messi in atto nella prima parte della vita. Dice Freud nel Compendio di psicoanalisi: “occupandosi del corpo del bambino, la madre diventa la sua prima seduttrice ed essa fungerà da prototipo per tutte le successive relazioni amorose di entrambi i sessi”. Senza un adulto adorante e quasi corteggiante il bambino potrebbe non provare mai l’eccita-zione di abbandonarsi alle relazioni umane e potrebbe restare fissato nella fase nar-cisistica.
Proprio attraverso Venere noi iniziamo invece a sperimentare quel contatto umano profondo da cui scaturirà il desiderio di entrare in comunione con altre per-sone.
Il simbolo venusiano a volte viene scambiato con quello lunare: in realtà, Ve-nere rappresenta l’incontro con la parte del piacere e della gratificazione che giun-gono dalla relazione e alimenterà la strutturazione di quella funzione psichica che chiameremo “capacità di amare e di entrare in relazione”, mentre la Luna fornisce
holding – protezione e nutrimento emotivo – creando quel senso di attaccamento
che porterà a trovare dentro di sé la capacità di contenere le emozioni, di proteg-gerci dalle situazione distruttive (interne ed esterne) e di imparare a dar vita e far crescere. La Luna è molto legata al bisogno di radicamento e alla creazione di una situazione emotiva stabile in cui poter poi far nascere e crescere qualcosa che dia anche un senso di continuità alla vita. Venere è la modalità con cui abbiamo speri-mentato la relazione e l’amore, ma è anche il senso di umanità condivisa e la voglia di scambiare con altri.
Venere deve spingerci nell’età adulta a cercare nelle relazioni, qualsiasi esse siano, il senso di condivisione e di cooperazione, premesse indispensabili alla vera costruzione di un senso sociale che prenda in considerazione gli altri come esseri aventi uguali opportunità ed uguali diritti pur essendo tra loro molto diversi (pas-saggio dalla Bilancia all’Acquario e dalla settima alla undicesima casa). Importanti studi su ragazzi problematici e con comportamenti antisociali hanno dimostrato che da piccoli hanno subito gravi privazioni e non hanno mai ricevuto quel calore, quel piacere, quel senso di accettazione e di partecipazione necessario per diventare membri del consorzio umano.
Quando il bambino scambia sorrisi con le prime figure di accudimento comin-cia anche ad esprimere le proprie preferenze verso alcuni soggetti invece di altri; questa è la fase in cui si concentra in modo assolutamente privilegiato sulle perso-ne piuttosto che sugli oggetti inanimati. Attraverso Veperso-nere il bambino vieperso-ne “sedot-to” dal viso della madre, dal suo corpo, dal suo modo di toccarlo e di tenerlo; più avanti sarà sedotto da suoni, da parole, da idee, da profumi, da tutto ciò che gli permetterà di scoprire sé stesso e gli altri e di appagare il desiderio e il bisogno di realizzare le proprie aspirazioni. In effetti Venere non è solo la grande seduttrice amorosa: possiamo considerare venusiano (e attrattivo) tutto ciò che ci piace e che, pertanto, vorremmo portare nella nostra vita. Così, da adulti, attraverso questo
simbolo, ci innamoreremo non solo di persone, ma anche dell’arte, della musica, della filosofia e di tutto ciò che stimola il nostro desiderio di conoscere purché que-sto sia il riflesso di qualcosa che è anche dentro di noi e che una volta conquistato aumenterà il nostro senso di valore personale e di gratificazione.
Venere è importantissima per la formazione dell’Io perché è proprio dalla spe-rimentazione dell’interazione basata su abbracci, sorrisi, sulla reciproca voglia di stare insieme che il Sé permetterà all’Io di sentire che esiste perché è in relazione
con l’altro. Da questi primissimi scambi nasce l’idea di essere parte di una
comu-nità (Venere in seconda casa) e, dalle innumerevoli sensazioni che investono il neo-nato nella sua relazione più importante, nasce l’idea che si possa trovare un’armo-nia affettiva; da qui impariamo i fondamenti rudimentali dei rapporti umani ed ap-procciamo l’idea che noi occupiamo solo una parte di mondo, perché l’altra è occu-pata da altri e che il senso di armonia nasce dalla possibilità che noi e gli altri pos-siamo relazionare.
Ricordo che anche nel Mito di Adamo ed Eva, la percezione della “caduta” (fuoriuscita dal Paradiso Terrestre) deriva dalla rottura della relazione con Dio. Esse-re in Esse-relazione significa specchiarsi negli occhi di qualcuno, significa esisteEsse-re.
I bambini iniziano fin dalla nascita a legare nella memoria fenomeni e senti-menti e lo fanno attraverso il senso del gusto molto ben sviluppato che reagisce istintivamente alle sollecitazioni mostrando con chiarezza di preferire una cosa piuttosto che un’altra, la voce della mamma a quella di altri, il profumo della madre a quello di altre persone e una pappa dolce invece di una salata. Il gusto personale nasce dalla sensazione “piacevole o spiacevole” che fa sì che il bambino accolga o respinga in modo immediato ed istintivo. E’ il primo e fondamentale codice binario su cui imposterà una serie di scelte basate sull’attrazione: “ciò che mi piace lo vo-glio portare a me perché mi procura sensazioni di benessere, mentre ciò che non mi piace lo voglio tenere lontano da me perché mi crea disarmonia e malessere”.
Una delle tematiche più frequenti a livello psicologico è la diffusa sensazione di non conoscere in modo chiaro ciò che si desidera, cosa piace veramente, e questo produce insoddisfazione che alimenta il bisogno di compensare il vuoto interno at-traendo a sé surrogati che non faranno altro che aumentare il senso di svalutazione perché non conducono ad alcuna gratificazione. Venere è parte del “principio di piacere” e quando noi siamo in linea con questo archetipo proviamo gratificazione in ciò che facciamo, desideriamo o amiamo, e ciò aumenta il nostro senso di iden-tità. Possiamo dire con maggior precisione che ciò che ci piace è ciò che valorizzia-mo; ciò che non ci piace ci lascia indifferenti perché non ha valore per noi .
Il senso di valore ha bisogno di costellarsi nel bambino attraverso gesti, tene-rezze e cure che lo facciano sentire amato e, appunto, valorizzato; in una parola de-ve essere accettato e dede-ve ade-vere la sensazione di piacere e di essere importante per chi si occupa di lui.
Non c’è modo di formare qualcosa a livello psicologico se prima non lo speri-mentiamo fisicamente attraverso un’altra persona; proprio dal riflesso che la madre
rimanda al suo bambino nascerà quella prima impressione di sé, quel primo senso di valore e di stima personale che sarà il substrato su cui il bambino imparerà a va-lutare ciò che ha di fronte e ciò che conta per lui (vava-lutare significa letteralmente “dare un valore” ). Senza una relazione e un contatto fisico stabile e duraturo con una figura importante, il bambino non svilupperà neppure un buon rapporto con il corpo e, a quel punto, il piacere di entrare in relazione intima con un’altra persona sarà perduto a livello profondo, così come sarà perduto il rapporto con il proprio corpo.
Senza aver sperimentato l’idea di essere importante e di piacere alla figura di riferimento, il bambino si sentirà senza valore e, in seguito, non solo non si valoriz-zerà, ma non saprà neppure valorizzare gli altri e questo influirà in maniera negati-va sulla sua futura capacità di scegliere e di avere rapporti di scambio affettivo. E senza avere valore diventerà impossibile strutturare “i valori” personali che sono i parametri che aiutano a orientarsi nelle scelte.
Venere, dal suo domicilio primario in settima casa ci ricorda che le relazioni so-no basate su gusti personali, su scelte razionali e sulla capacità di valorizzare prima sé stessi e poi gli altri, e sono mosse dal desiderio di superare il senso di separazione che l’Io sperimenta, cercando punti di condivisione con le persone che ci piacciono, che amiamo e con le quale desideriamo entrare in un rapporto di reciproco scambio e condivisione. In questo Venere è inconfondibilmente diversa dalla Luna che invece ricerca sempre la fusione emotiva sperimentata nella diade madre-bambino; Venere imposta relazioni paritetiche e pertanto necessita che entrambi abbiano acquisito il senso di separazione e cerchino spazi di condivisione. Venere rappresenta cosa noi intendiamo come “amore”, ma questa parola non avrebbe alcun senso se non fosse stata sperimentata nell’infanzia sotto forma di abbracci, di calore, di desiderio di scambio e di interazione.
Purtroppo però, se nella primissima parte della vita, quando il bambino comin-ciava a manifestare i suoi gusti, i suoi bisogni e i suoi desideri, questi non sono stati rispettati o peggio ancora, se ha avuto la sensazione che fossero “sbagliati”, l’Io avrà lavorato per rimuoverli, falsarli e sostituirli con altri accettati da chi si prendeva cu-ra di lui.
Questa è una delle motivazioni per cui, da adulti, possiamo trovarci a conqui-stare ed attrarre persone e situazioni che poi non ci stanno bene, da cui o in cui non ci sentiamo valorizzati e non riusciamo a scambiare nulla o non troviamo gra-tificazione alcuna. Ogni volta che facciamo una scelta “sbagliata” abbiamo una sen-sazione di malessere interno, quasi di svuotamento, ed è allora che dobbiamo riflet-tere su quelli che sono i nostri gusti, i nostri valori, sul perché attraiamo a noi ciò che non ci piace e che, di conseguenza, sembra toglierci valore anziché aumentarlo. Se i nostri gusti sono stati messi in scacco o alterati, saranno stati sostituiti da gusti di altre persone che avremo fatto nostri ma, proprio per questo, percepiremo la sensazione di non verità e fedeltà con il nostro interno profondo. La cosa più grave verrà però perpetrata ai danni del nostro senso di identità poiché non
sapre-mo con precisione cosa vogliasapre-mo e il più delle volte finiresapre-mo per essere poi orienta-ti da chi ci sta intorno.
Per poter scegliere abbiamo bisogno di una scala di valori personale ed abbia-mo bisogno di razionalità; questa è la abbia-motivazione per cui Venere è un pianeta di Aria poiché tutto quello che la riguarda deve giungere da un atto cosciente: l’amore stesso deve basarsi su una scelta ed una valutazione contrariamente all’innamora-mento che è una pulsione che deriva direttamente dall’inconscio e che spinge alla riproduzione (casa quinta).
Nel mito di Afrodite ci sono alcuni punti interessanti da analizzare a livello psi-cologico per meglio capire questo archetipo. Afrodite sceglieva sempre, non era mai scelta: era lei che sfoggiava il portentoso cinto magico che la rendeva irresistibile agli occhi di chi desiderava conquistare; tuttavia, per colpire il cuore dell’altro e far scattare la scintilla dell’amore e la voglia di relazione, doveva rivolgersi ad Eros, poi-ché era lui che possedeva le frecce ed era lui l’unico che poteva lanciarle. Questo si-gnifica che tra il momento della vista dell’altro e quello dello scatenarsi del deside-rio che prelude al sentimento, deve passare del tempo che, a livello simbolico, rap-presenta lo spazio di “riflessione” in cui entrano in gioco la valutazione e la ragione. L’amore – ci dice il mito – esige riflessione; senza una necessaria valutazione delle reali capacità di accettazione di sé e dell’altro, non si passerà mai dallo stato di innamoramento a quello di amore e mai si arriverà ad una vera relazione adulta.
Ecco perché Venere è un pianeta personale, perché ha a che fare con la cono-scenza e con la coscienza: amare, attrarre l’altro significa aumentare il senso di co-noscenza di sé poiché ciò che ci attrae è ciò a cui diamo valore ed è il riflesso di qualcosa di nostro che possiamo scoprire attraverso la relazione. Se c’è corrispon-denza tra l’interno e l’esterno noi avremo gratificazione, aumento dell’autostima e senso di benessere e di identità; se invece ciò che attraiamo e portiamo a noi non ci gratifica significa che l’interno e l’esterno non corrispondono e che stiamo ancora valorizzando qualcosa che non ci appartiene, che magari viene valorizzato dalla so-cietà ma che non corrisponde ai nostri valori personali i quali, di conseguenza, sa-ranno svalutati e denigrati.
A livello affettivo, se abbiamo introiettato l’amore in modo ambiguo, falsato, o se lo abbiamo legato in qualche modo alla sofferenza, all’umiliazione, al sacrificio o alla violenza, il nostro senso di integrità e di valore sarà tradito e ciò che intendere-mo come “aintendere-more” sarà una brutta copia contrabbandata per buona; questo, pur-troppo, ci porterà ad attirare persone che non solo non ci piaceranno e non ci grati-ficheranno, ma ricaveremo un senso di svalutazione, di non avere il diritto ad essere amati ed accettati e tutto questo azzererà il nostro senso di autostima .
Il potere seduttivo di Venere è un gioco sottile e prezioso poiché ci spinge ver-so atteggiamenti e qualità che ci attraggono e di cui l’altro è asver-solutamente ignaro in quanto appartengono a noi; tuttavia saranno proiettati sull’altro che diventerà l’inconsapevole complice del nostro bisogno di conoscenza. Spesso si attiva attra-verso lo sguardo, al punto che Platone parlava dell’amore come della “malattia
de-gli occhi” poiché – secondo lui – l’amore scatta quando si stabilisce un legame tra
la forma interna e la forma esterna ovvero tra l’immagine di una figura amata ed interiorizzata a suo tempo e il suo risuonare improvviso all’esterno. Tuttavia, se l’immagine interna è deteriorata quello che accadrà all’esterno sarà altrettanto de-teriorato ed ecco perché questo pianeta personale – più di altri – utilizza il mecca-nismo della proiezione che consente di rimettere in scena un certo tipo di relazione che avrà il solo intento di riportare alla luce l’immagine interiorizzata dell’amore e della relazione, permettendoci di riparare i nostri gusti personali e il nostro senso di valore.
In astrologia, analizzando il simbolo di Venere nel segno e nella casa in cui si trova possiamo farci un’idea precisa delle cose che possono piacere a quella persona e che dovrà portare nella sua vita per sperimentare incremento di benessere e di autostima.
A Venere si associa anche quella zona della nostra psiche che è preposta alla solidarietà, alla cooperazione e all’altruismo: la prima testimonianza letteraria in cui si parla di altruismo è il poema di Gilgamesh scritto in sumero intorno al 2200 a.C.; esso narra le grandi gesta di Gilgamesh per ritrovare il fedele compagno Enkidar nell’Oltretomba e per riportarlo a nuova vita. Con la nascita delle grandi religioni si afferma anche l’idea dell’altruismo come base sociale da contrapporsi alla pura competizione. Eccles – biologo del cervello – sostiene che a livello cerebrale le aree destinate all’affettività e alla solidarietà nel corso dell’evoluzione si sono di molto ampliate rispetto a quelle preposte all’aggressività.
Buoni aspetti di Venere nel nostro tema natale ci rimandano ad una relazione sana in cui ci siamo sentiti amati, valorizzati ed accettati e in cui è stato possibile creare un buon senso di fiducia personale e di autostima: questa sarà la premessa importante per cercare e creare relazioni in cui sentirsi bene e scambiare ciò che si è e si ha; infatti, chi ha introiettato l’amore attraverso una relazione valida e rispetto-sa dei desideri e dei gusti personali permettendo di sentirsi amato in quanto “perso-na a pieno titolo”, non sarà mai attratto da situazioni che possano sminuire il valore e ancor meno da situazioni in cui l’amore diventi, per qualche deformazione, sino-nimo di masochismo, di vittimizzazione o di strani giochi di potere.
Una Venere molto lesa nel tema natale ci rimanda a una sensazione di non amore, di non valore e di non accettazione e questa modalità diventerà il radar con cui cercheremo le relazioni e l’amore ed è per questo che, rimettendo in scena si-tuazioni simili, si avrà la possibilità di ridefinire i propri confini, valori e il senso di sé: solo questo potrà condurre alla reale condivisione di spazi affettivi ed intimi con un’altra persona mantenendo il proprio senso di integrità e di armonia interna.
Non possiamo dimenticare che la parola amore non esiste se non comprende libertà personale, valore e integrità: in una parola l’individualità propria e dell’al-tro.
Leggendo il simbolo di Venere nei suoi rapporti con gli altri pianeti possiamo comprendere quale immagine si è introiettata e quale tipo di relazione è presente
nell’inconscio e, di conseguenza, cosa si attirerà nella vita. Se Venere è legata da aspetti dinamici, le prime relazioni sono sempre difficili e non soddisfacenti. Due pianeti in particolare simboleggiano problematiche precoci e bisogno di rimarginare ferite prima di poter raggiungere la possibilità di amare ed essere amati.
Rapporti Venere-Saturno
Se nel nostro tema natale c’è un rapporto tra Venere e Saturno, a maggior ragione se è un rapporto dinamico, significa che nella nostra psiche il concetto di affetto e di amore si è legato a quello di sacrificio, di senso del dovere e, spesso, di non desi-derio o di rifiuto.
Significa che il bambino ha percepito un senso di dis-armonia nel delicato rapporto iniziale con la figura di riferimento. Saturno tende a mostrarci la zona in cui ci sono i nostri punti più fragili e più deboli e quando tocca Venere indica che le difficoltà sono state vissute nella prima grande relazione, per cui entrare in intimità e in contatto con gli altri sarà sempre una cosa difficile, che tende ad essere vissuta con disagio, con paura, in modo rigido e poco accogliente.
Dietro a Saturno ci sono paure del rifiuto, paura di sperimentare frustrazione, paura di avere nuove delusione e, sempre, bassa autostima.
Con Venere-Saturno la figura di riferimento sembra distante, incapace di de-codificare i bisogni del bambino, probabilmente per una difficoltà personale, per una non dimestichezza con le carezze, gli abbracci, le coccole: come se questo fosse qualcosa di negato e di non appreso a suo tempo e di impossibile da passare.
Il bambino con questo aspetto imparerà presto che per essere amato dovrà da-re prova di fada-re delle cose, di esseda-re buono e di pda-rendersi delle da-responsabilità; con Venere-Saturno non esiste l’amore “incondizionato” ed anche il corpo sembra ri-spondere in maniera fredda e rigida nonostante il grande desiderio e la grande fa-me di affetto che si cela al suo interno.
La paura di essere feriti e rifiutati tende a prendere la meglio sul bisogno di darsi, di concedersi e di scambiare e questa è la ragione per cui si ripeterà uno sche-ma che ben si conosce e che porterà ad un circuito difficile e doloroso: “ho bisogno però ho paura; non mi concedo perché temo di essere ferito e rifiutato; sono freddo e distante, vengo lasciato o rifiutato; aumento il senso di paura”. Fino a che non si arriverà a capo di questo circuito di dolore e sofferenza che induce a chiusura e ri-serbo, non ci sarà modo di trovare gratificazione in amore, perché tutto viene mi-nato dalla paura e dal rifiuto che impediscono di entrare in un clima di intimità.
Non possiamo dimenticare che Venere è un pianeta attivo: il suo domicilio Bi-lancia ci ricorda una energia Yang per cui l’amore è una forza che spinge verso qualcosa che si desidera, è un movimento di tutto l’organismo che genera apertura e crea contatto; chiudersi, ritrarsi e trattenere (tematiche indicate in modo inequi-vocabile dal meccanismo di difesa saturniano) non hanno nulla a che fare con il piacere, ma sono indicatori di ansia, di paura e di dolore.
Saturno è il simbolo attraverso cui introiettiamo i principi morali esterni, il senso delle regole e del limite che forgeranno la struttura del nostro Super-Io; se questo è eccessivamente rigido, quando si trova in relazione a Venere, ne scaturisce uno schema mentale inibito e negativo in cui il simbolo del piacere viene associato a qualcosa di proibito o di sbagliato e questo conduce ad un conflitto tra il piacere