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La sensazione di un colore composto apparisce una sola indivisibil- mente, malgrado che sia data dalle azioni moltissime e differenti l’una dall’altra di diversi organi ottici. E così dicasi delle infinite qualità di sensazioni semplici in apparenza e in realtà dipendenti da più elemen- ti dello stesso organo, o anche da più organi, come sopra notammo. A costituire la intensità di una sensazione semplice entra per moltissi- ma parte la molteplicità delle fibre sensibili nello stesso tempo eccita- te, come diremo appresso, parlando di questa intensità. La quale poi dipende anche dal numero dei momenti successivi, nei quali l’eccita- zione è ripetuta; e basti per questo l’esempio della sensazione visiva, nella quale, ad ottenere il minimo della intensità cosciente, occorre la ripetizione dell’urto sopra un punto della retina delle ondate eteree per più migliaj di volte. Non solo; ma la rappresentazione data dalla percezione (come dimostro nel mio scritto su questo argomento)1 è un

concetto di coesistenti, determinato, quanto alla sua intensità, dal numero delle percezioni precedenti, e, quanto a’ suoi componenti, da idee acquistate separatamente in tempi diversi. Il che poi è evidente per le idee in genere e pei sistemi di idee, che noi ci ripresentiamo sic- come una attualità di diversi, e come intuìti tutti quanti nel medesimo tempo, mentre, il loro concepimento si riferisce ad atti succeduti l’uno dopo l’altro.

La fiamma sonante apparisce una sola, guardata coll’occhio fer- mo, perché la sua immagine seguita a cadere sullo stesso punto di esso. Ma, guardata, girando la testa, e quindi l’occhio, rapidamente, apparisce una serie di fiamme coesistenti: e ciò perché così si im- pressiona separatamente e successivamente in diversi punti dell’oc- chio. In ambedue i casi però la percezione è di un dato persistente, onde consegue che, per sé, l’essere un solo il punto dell’impressione o

1 Il fatto psicologico della percezione, nel vol. IV di queste Op. Fil. [Roberto Ardigò,

l’essere molti questi punti non porta necessariamente, che la rappre- sentazione ottenuta sia statica o di coesistenza, ovvero dinamica o di successione.

Nella esperienza del taumatoscopio2 e del cinematografo immagini

successive cadono sullo stesso punto dell’occhio ad intervalli assai vicini; e tuttavia non si ha il concetto statico di qualche cosa, che resti sempre la stessa, come nella fiamma sonante, ma quello dinamico di un oggetto mutantesi o in azione. Le immagini successive di una torre, prese ad intervalli lontani con un cannocchiale, danno una rap- presentazione statica. Statica è pure la rappresentazione di una stel- la, guardata col telescopio, ogni volta che si osserva; ma l’astronomo, componendo insieme le diverse osservazioni, ne fa i diversi momenti del movimento della stella medesima. Se, guardando da una fessura, si osserva in un punto di un fiume o di una processione che passa, le immagini successive dell’acqua e della processione non si fondono in una sola statica, come quelle che si ricevono successivamente guar- dando una torre, ma si coordinano nel concetto dinamico di molte cose, che si succedono. Così il meccanico riassume nel concetto sta- tico della forza di un cavallo cento giri successivi di una puleggia, e viceversa. E lo stesso si fa nell’ordine logico, quando un vero intuìto direttamente, e quindi nella forma statica, lo si esplica in un giudizio o in un sillogismo, nel quale il vero medesimo prende la forma, non intuitiva, ma deduttiva, non statica, ma dinamica, non di esistente complesso attuale, ma di successioni di esistenze. Il che corrisponde al caso della matematica (che è una forma dì conoscenza tramezzante fra la fisica e la logica), quando una formola, indicante un vero suo sotto lo schema statico, la si deduce, o la si analizza, o la si ragiona; perché in questo modo il vero stesso si converte in uno schema logi- camente dinamico.

La rappresentazione visiva di uno spazio di certa estensione, ossia dei suoi diversi punti coesistenti, non può essere costituita se non dal- le sensazioni ricevute, una dopo l’altra, nella parte stessa dell’organo visivo, cioè nella fossetta centrale della retina: e l’analogo avviene per le rappresentazioni delle cose complesse, determinate e precisate in tutte le loro parti. E una eguale estensione di area sensitiva può dar luogo a rappresentazioni di estensione diversa. E in molte maniere. L’occhio può essere affetto in una certa estensione della retina, e lo spazio della rappresentazione relativa variare da una estensione pic- cola ad una grandissima. Una punta, sentita colla estremità di un dito, dà una rappresentazione di estensione minore, che sentita sopra un punto delle labbra Un oggetto sperimentato più volte può essere creduto molti oggetti; e più oggetti sentiti ad uno ad uno possono es- sere creduti un oggetto solo.

[…]

Se una nota musicale, prolungandosi, varia per variazioni di tono minime, ma continue, sì da finire assai più alta, che non abbia comin- ciato, non ci accorgiamo della mutazione mentre avviene, quantunque in realtà si faccia. Crediamo la sensazione una immanenza, mentre invece in realtà è la successione di momenti diversi. Così di un colore, così di ogni altra qualità sentita, insensibilmente digradante. Così di un sentimento, che può passare insensibilmente dal suo grado positi- vo o piacevole a quello negativo o doloroso. Così di una idea, che può passare, da quella che è, in un’altra.

Ma supponiamo, che le mutazioni insensibili accennate si facciano, per così esprimermi, circolarmente. Vale a dire, che la nota musicale (e così uno qualunque degli altri dati suddetti) vada insensibilmente dal tono basso all’alto e poi da questo torni al basso. II circolo totale può parere una immanenza o un periodo solo nella sua totalità, come pare un cerchio solo coesistente in tutti i suoi punti l’immagine puntuale di una bragia, mossa rapidamente in giro. Anzi il cerchio può parere uno solo anche facendone succedere parecchi. Una siffatta sovrapposizione di cerchi o periodi, (per la quale non è impedito che una rappresentazio- ne apparisca e singola e immanente) è pure il fatto della nota musicale in discorso (e di tutti gli altri dati suddetti), tanto se la nota persiste la medesima, quanto se, come dicemmo, varia insensibilmente. Sempre ne viene una rappresentazione singola, di una intensità proporzionale alle grandezze e ai numeri dei circoli sovrapposti. Solo le stesse rap- presentazioni unitarie si possono diversificare per la reduplicazione, specificandosi differentemente. Come, altro è il circolo unitario otte- nuto, girando la bragia come dicemmo sopra, altro è il circolo stesso, girandolo sotto un vetro trasparente a segmenti colorati colle gradazio- ni dello spettro solare; ché allora il colore del cerchio si farebbe sì uno solo, ma composto e quindi diverso. Analogo a questo è l’esperimento del taumatoscopio e del cinematografo, nel quale la figura appare sì la medesima, ma in un periodo circolare di proprio movimento. E analo- ghe alle figure, ottenute così col taumatoscopio, e col cinematografo, sono le rappresentazioni puramente ideali delle entità attive, nelle quali unitariamente, e in modo immanente, sono dati i moti proprj delle stes- se entità. Nel taumatoscopio e nel cinematografo 1’effetto dipende dal- la sovrapposizione delle diverse figure effettivamente vedute; qui, dalla sovrapposizione delle diverse rappresentazioni, che per associazione si risvegliano in mente nel momento medesimo. E non è chi non veda quanto importi questa osservazione, sia per lo studio del pensiero in genere, sia per quello della legge, che stiamo studiando.

Opere filosofiche, vol. VII, Angelo Draghi, Padova, 1898, pp. 91-94,