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3.5 Morfosintassi

3.5.7. Analisi dei tratti sintattici

3.5.7.4. Uso delle congiunzioni

Testimonia l’apertura a strutture più moderne o di uso incipiente la presenza della

congiunzione siccome ad introdurre una causale, talvolta anche correlata a un così nella

successiva reggente, secondo un modulo tipico della comparazione d’analogia che

testimonia la fase intermedia dello sviluppo di questa struttura dal valore originario a

quello moderno116:

- «Siccome in quel punto ei non teneva ufficio pubblico, non si era ridotto ad abitare i quartieri» (AF, 37);

- «E siccome l'Albizzi/ esterrefatto/ si guardava attorno e poi i suoi occhi negli occhi del Ferruccio fissava/ quasi per domandare chi fosse quel suo implacabile nemico ed in qual modo lo potesse accusare dopo che egli con tanto sottile accorgimento gli aveva onestata la fuga/ il Ferruccio/ forte percotendosi il petto/ esclamò» (AF,41);

- «E siccome so in che condizioni si trova/ e la disgrazia di sua sorella... vorrei perdonargli la pigione/ affinché porti un regaletto a lei» (GA,20).

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L. Serianni, Grammatica italiana. Italiano comune e lingua letteraria. Suoni, forme e costrutti, con la collaborazione di Alberto Castelvecchi, Torino, UTET, p. 332.

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Com’è prevedibile, all’interno di ogni categoria di nessi subordinativi prevalgono

quantitativamente quelli più tipici della lingua scritta e aulica e dello stile informale: ad

esempio, non stupisce che tra i nessi causali perché presenti un numero totale di

occorrenze (67) di gran lunga superiore a quelle di poiché o di giacché (5). In direzione

opposta rispetto all’apertura alla lingua contemporanea e allo stile informale, si può

registrare l’uso di numerose congiunzioni nel loro valore arcaico.

Si segnala comunque la presenza di nessi subordinativi più tipici della lingua scritta e

aulica: imperocchè, imperciocchè, perocchè che tuttavia convivono con tratti più

informali come giacchè:

- qualcosa significava mai quel cenno, significava che Carlo stesse sicuro

imperocchè Carlo sapeva Roberto re di Sicilia essere stato avvelenato nell’ostia e

di pari morte è rimasto spento l’imperatore Enrico VII (AF, 74);

- la miseria ti die’ la tisi/ perocchè se tu non fossi stata povera/ non saresti andata a prenderti la malaria nelle tinaie/ e non ti si sarebbe ‘attossicato’ il petto/ i ricchi ti han dato la morte perocchè se il duca infame me lo avesse mandato a ‘scacciarti’ da questa casa/ tu non saresti morta così presto/ giacchè io ti conosco sorella/ tu ti sei lasciata morire perché non hai voluto lasciar viva la tua famiglia/ a questo tetto sotto cui nascesti/ e sotto il quale morirono, tua madre e i tuoi fratelli (MN,146);

- seguitate voi giovani, codesta bandiera, tenete sempre in lei fissi gli sguardi,

imperciocchè egli la condurrà sempre nella via dell'onore e della vittoria (AF,212)

Arcaizzante è anche conciossiaché con valore causale:

- Caso fosse o piuttosto astutezza/ Carlo con siffatta sentenza veniva a porre il dito proprio sopra la piaga aperta nel cuore del papa/ conciossiachè questi, messo subito da parte il pensiero del danaro/ del quale come colui che grandemente misero e taccagno era/ intendeva domandargli conto per industriarsi a rattrappirlo/ se non tutto, almeno in parte, uscì nelle considerazioni gravissime che seguono (AF,48)

- conciossiachè la fama mi piaccia, e ogni uomo senta in sè il gentile - orgoglio di essere salutato magnanimo» (AF,168).

Molto frequente nelle serie "Romanzo popolare italiano" è la congiunzione

subordinante onde, con valore di connettivo consecutivo-causale, usato talvolta in

posizione forte, ad apertura di periodo, come nel primo esempio che segue:

- Onde l'una e l'altro, non che consolar Nicla della perdita di Bruno, l'avrebbero rimproverata duramente perchè invece di provvedere al suo avvenire si perdeva in frasche e in fantasie non più perdonabili alla sua età (FF,134);

- Così dicendo sferrò una bastonata a un mucchio d'ortiche, onde sorse un gran fruscìo (FF,58);

- Gli esseri che sono intorno, dalle cose alle persone, agiscono su noi, onde noi siamo ricevitori, condensatori, trasmettitori... (GA,61)

Ancora sul fronte dei connettivi che pertengono alle modalità di realizzazione orale del

sistema linguistico all’interno della lingua letteraria, si trova l’avverbio allora

regolarmente usato con valore temporale, e non solo nelle battute dialogiche, ma anche

negli interventi autoriali:

- «finalmente il santo padre gli cinse le chiome della corona/ Carlo allora giusta la formalità, si prostrava curvandosi al bacio dei piedi santi» (AF,68);

- «E allora sentivo qualcosa che entrava in me/ qualcosa di tutti quegli esseri/ con un senso quasi di molestia» (MN, 131);

- la ragazza è qui da un’ora e mezza,l’ho chiamata io, passando ho udito il

lamento del giovanotto, allora lei è arrivata tutta affannata e li ho lasciati soli (GA, 17);

Anche il connettivo allora in diversi casi è stato usato in posizione forte, ad

apertura di periodo.

- «allora è salva/ Margherita è salva» (LO, 11);

-«allora domani non perdiamo tempo/ verrò a prenderti/ e lei che fa ora? » (FF, 34);

-«allora è deciso! Troverai in villa la zia Amelia che tu non conosci!» (FF, 111);

-«allora / è a Lucerna la tua mamma? » (FF, 19);

-«allora perchè non lasci che ti accarezzi? » (FF, 21).

Rimanendo nelle sequenze dialogiche si trova l'uso del ma ad apertura di frase,

come segnale della presa di turno:

-«ma è proprio vero che tu ami Margherita?» (LO, 15)

- «ma la Delfina non era la sola amante del cambista Valero? » (LO, 16) -« ma perché non avvisavi /chiamerò subito il medico/ la levatrice» (LO, 28)

-« ma non mangiate voi…il pane del Signor duca? » (MN, 123) - « ma poi si è saputo che Cecatiello ha…» (MN, 31)

- «ma è il figlio del conte Traldi /signorina? Signorina / mi scusi / ho bisogno di sapere dove sia il conte Fabiano Traldi di Sampietro (FF, 44)