• Non ci sono risultati.

La valutazione dei beni ambientali: la comprensione del valore economico quale garanzia per la loro conservazione.

CAPITOLO QUARTO

8) La valutazione dei beni ambientali: la comprensione del valore economico quale garanzia per la loro conservazione.

Il crescente bisogno collettivo di preservare gli ambienti naturali da un degrado quantitativo e qualitativo dovuto, sia all’interferenza delle attività umane che impiegano le risorse naturali negli ambienti produttivi, sia ad un’eccessiva pressione d’uso ricreativa, ha determinato la necessità di una più oculata gestione delle risorse ambientali al fine di garantire la loro conservazione in un’ottica di utilizzazione ai fini economici432.

La realizzazione di questo obiettivo passa attraverso il miglioramento del livello delle conoscenze riguardanti gli aspetti economici connessi con la loro utilizzazione.

La valutazione economica dei beni ambientali ha subito, nel corso del tempo, una notevole rielaborazione teorica. Accertati i limiti della valutazione riferita al valore di scambio, si è fatto ricorso a una nozione di valore che trae origine dalle ragioni per le quali il bene stesso viene apprezzato433. Il più

importante valore di apprezzamento delle risorse ambientali è sicuramente l’uso, legato all’utilità percepita dai consumatori con la sua fruizione.

Aldilà del valore d’uso, vi sono altre valenze che possono essere considerate parte del “valore economico totale” di una risorsa ambientale. Gli individui possono attribuire un valore ad una risorsa anche prescindendo dal suo utilizzo effettivo.

Tali valori, definiti di non uso, tengono conto del desiderio di assicurarsi la disponibilità del bene in futuro, come nel valore di opzione; della possibilità di preservare il bene da una possibile distruzione, come nel valore di esistenza; della usufruibilità di un determinato bene da parte delle generazioni future434.

Possiamo così affemare che il costo opportunità dello sfruttamento dell’ambiente è il beneficio della conservazione al quale si rinuncia sfruttando l’ambiente invece che preservandolo.

432 “Uno storico esempio dell'intreccio tra degrado delle risorse e crisi socio-economiche è quello che si verificò negli Stati Uniti, a cavallo del 1929, durante la grande depressione. In quegli anni era in atto una migrazione interna di coloni verso le grandi pianure centrali, alla ricerca di nuove terre coltivabili. Furono così dissodate estese porzioni di prateria vergine, fidan- do nella promettente fertilità di quei suoli. In realtà, una volta che questi furono privati della stabile protezione del manto erboso, suborno la rapida e disastrosa erosione da parte del vento, con il limo che, trasportato dal vento, seppellì a distanze case, strade e coltivazioni. Fu la crisi tremenda deldustbowl, che condusse alla carestia le popolazioni rurali negli Stati centrali

ed indusse il presidente Roosevelt ad istituire ilSoilConservation Service, un nuovo servizio federale per la gestione e la conser-

vazione della risorsa suolo.

Tra i primi compiti del Soil Service vi fu quello di elaborare metodi per la valutazione delle terre, per guidare le scelte di uso

delle stesse, promuovere ed assistere le attività agro-forestali, assicurando il mantenimento nel lungo periodo delle condizio- ni di fertilità e produttività delle terre, ritenute d’importanza strategica per la nazione.

Il più noto sistema di valutazione è probabilmente quello del landcapability che, prevedendo la classificazione delle terre in

otto classi, si propone di valutare la diversa capacità di carico dei differenti ambienti agro-forestali. In questo sistema di valu- tazione le risorse di valore strategico sono quelle in grado di sostenere durevolmente una vasta gamma di usi, con il ricorso a tecniche ordinarie, ed in assenza di fenomeni degradativi in grado di compromettere nel tempo il flusso di servizi produttivi ed ambientali. Tali terre dovrebbero essere preservate il più possibile da usi impropri, quali, ad esempio, quelli urbani od in- frastrutturali.” cfr. A. Di Gennaro, Un’introduzione alla VIA. Analisi dei sistemi ambientali e valutazione d’impatto, Napoli, 2004, p. 84

433 G. Stellin – P. Rosato, La valutazione economica dei beni ambientali –Metodologia e casi di studio, pagg. 10 e ss. 434 Definito come valore di lascito.

Il valore di opzione si concretizza al realizzarsi di situazioni di incertezza sulla disponibilità futura della risorsa ambientale, riguardando beni irriproducibili o beni la cui offerta non è in grado di adeguarsi alle variazioni della domanda, come i parchi e le opere d’arte435; considerare pertanto i soli benefici derivanti

dall’uso di una data risorsa comporta una sottostima del suo valore economico complessivo436.

Il valore di esistenza si riferisce all’utilità percepita dai soggetti per il solo fatto che le risorse continuano ad esistere, indipendentemente dalla possibilità di trarne un beneficio dall’uso attuale o futuro; questo valore, indipendente da qualsiasi fruizione, viene misurato dalla disponibilità a pagare per l’esistenza o la salvaguardia di determinati beni437. Strettamente collegato al valore d’uso è il valore di lascito, questo si

identifica con l’utilità derivante dalla consapevolezza che, grazie al proprio interessamento, anche le generazioni future potranno godere di determinate risorse ambientali.

I metodi di valutazione ambientale si distinguono in diretti ed indiretti: nei primi, il giudizio è espresso direttamente dai soggetti interessati, nei secondi, esso deriva dalla valutazione di mercato connesso al bene ambientale.

L’espressione di un giudizio distingue il primo metodo, a preferenza dichiarata438, dal secondo, a

preferenza rivelata.

9) “The worth of a songbird”: la storia di unparticolaremetodo di valutazione.

L’economia ha tradizionalmente mantenuto la sua credibilità relegando ai margini le incertezze della conoscenza e le complessità etiche439; le questioni più difficili sono state a lungo risolte mediante

“paradigmi”, la cui applicazione ha fatto sì che l’economia si potesse considerare come una “normal science”.

Il successivo confronto tra economia, nuovi enigmi scientifici (in primis: il cambiamento climatico) e le difficili scelte di politica ambientale globalenon ha reso possibile continuare a mantenere una scienza economica “normale”. Le variabili ecologiche non sono risultate “misurabili” secondo i criteri 435 Brookshire D.S., Eubanks L.S., Randall A. (1983), Estimating Option Prices and Existence Values for Wildlife Resources, Land Economics, 59, pp. 2-15

436 E’ il caso di un’area naturale o di un bene storico-culturale, volendo fare esclusivo riferimento all’utilità percepita dai fre- quentatori. Si correrebbe il rischio di trascurare i benefici di coloro che, pur non avendo ancora usufruito del bene, potreb- bero farlo in futuro, qualora questo venisse conservato.

437Cummings R.G., BrookshireD.S., Schulze W.D. (1986), ValuingEnvironmentalGoods: An Assessment of the ContingentValuation

Method,Rowman and Littlefield, Totowa, p.145: “ il valore di esistenza è rincoducibile a posizioni di tipo etico, morale o i-

deologico; il legame ideale che esiste tra i diversi beni: un individuo, anche se non è coinvolto direttamente in fenomeni che si verificano in un certo luogo, può crearsi delle aspettative circa la possibilità che gli stessi si verifichino in ambienti da lui frequentati”.

438 Il più diffuso tra i metodi a valutazione diretta è il metodo della valutazione contingente. Ci si riferisce alla dichiarazione di una valutazione che la persona esprime come se si trovasse in un mercato effettivo. Uno dei criteri sui quali basare questa scelta è la comunità di riferimento, coinvolta in un ipotetico progetto. Il lavoro empirico sulla valutazione contingente mostra

come, nella maggior parte dei casi, i valori della compensazinoe richiesta sono stati significativamente maggiori dei valori della disponibilità a pagare.

439 Kuhn T. S., La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Torino, 1969

dell’economia tradizionale, a suo tempo indicati da Adam Smith: se la valutazione dei beni che danno ricchezza alle nostre vite viene orientata in modo unidimensionale ed in considerazione delle “commodities” dagli stessi beni procurate, va riconsiderato ciò che rende significative le nostre vite. In via preliminare, occorre chiarire come nessuna scienza, neppure quella empirica, sia priva di incertezze. Gli strumenti fondamentali individuati sono principalmente due: la democratizzazione della conoscenza ( per tale si intenda l’essenzialità delle strategie di comunicazione in materia ambientale) e l’estensione della “peer community”.

Con la pubblicazione su EcologicalEconomics440di un articolo scritto dai medesimi autori, e

provocatoriamente dedicato alla determinazione de “Il valore di un uccello canterino”441viene espresso

il paradosso insito nella valutazione monetaria della insostituibile melodia dei volatili.

I due Autori, nel saggio apparso nel 1994, si sono posti in modo più specifico l’interrogativo circa la validità dei tradizionali canoni di valutazione, rispetto alle nuove e diverse esigenze universalmente sentite: la crisi dell’ambiente e la necessità di rimediare alle patologie del sistema globale industriale, ispirandosi al principio dello sviluppo sostenibile.

In relazione alla esemplificazione proposta, il quesito discusso da Funtowicz e Ravetz riguarda l’opportunità di identificare il “valore” dell’uccello canterino nel semplice prezzo di mercato, orientato esclusivamente al beneficio che il possesso di un bene può produrre alle persona del compratore. Relativizzato al conteso attuale, il “valore” di un pettirosso esprime l’importanza, non per il singolo ma per la collettività, della salvaguardia su scala globale di una specie a rischio estinzione442.

Outline

Documenti correlati